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8. Il regno si fa strada a forza

Matteo 11

Più di qualunque altro episodio, la storia che riguarda i dubbi che assillavano Giovanni Battista ci dimostra che i cosiddetti dubbi oggettivi (dubbi su se le cose scritte nelle Scritture siano vere) non possono essere separati dai dubbi cosiddetti soggettivi (dubbi su se noi abbiamo una parte nella salvezza). Se insistiamo a fare questa separazione i dubbi di Giovanni rimangono un rompicapo. Lui stesso aveva indicato il Cristo dopo che aveva   testimoniato il segno dal cielo (vedi Giovanni 1:32-34). Se fosse stata solo una questione di aver osservato oggettivamente il fatto, nessun dubbio sarebbe stato possibile. Ma questo non è il modo in cui si confessa che Gesù è il Cristo. Quando in precedenza Giovanni aveva additato Gesù aveva completamente ignorato se stesso e aveva guardato solamente a Cristo (vedi la discussione con i rappresentanti venuti da Gerusalemme in Giovanni 1). Quello è l’unico modo in cui si può additare Cristo.

In prigione Giovanni cominciò a guardare a sé. A quel punto non poteva più tenersi stretto alla confessione che Gesù è il Cristo. Siamo capaci di fare questa confessione solo quando ci arrendiamo a lui completamente.

Per Giovanni, questa resa di sé assumeva un carattere molto speciale. Con lui giungeva a termine il Vecchio Testamento. La legge e i profeti avevano condotto a lui. Non mangiando e non bevendo egli portava il messaggio che per i nostri peccati noi perdiamo tutto.

Il comportamento di Giovanni non deve essere confuso con l’ascetismo. Il retroterra dell’ascetismo è invariabilmente un disprezzo per tutto ciò che è materiale o che appartiene al corpo. Pertanto l’ascetismo implica un dualismo pagano. Come predicatore di penitenza, però, Giovanni Battista aveva portato il messaggio che ogni beneficio era corrotto dal peccato e che, a causa del peccato dell’uomo, Dio aveva negato l’accesso ai tesori della creazione.

Le leggi del Vecchio Testamento ancora parlavano di questa perdita. Però il Vecchio Testamento era anche una dispensazione del patto di grazia. Per questa ragione preannunciò la schiusura della creazione da parte del Cristo e per mezzo dell’effusione dello Spirito santo.

I profeti terminarono con Giovanni il quale ebbe il privilegio di presentare il Cristo. Cristo venne mangiando e bevendo, portando il gioioso messaggio che nel suo Regno abbiamo diritto a tutti i benefici. Quei benefici sono stati riguadagnati per noi. Giovanni si trovava precisamente sulla nel mezzo delle due dispensazioni. La sua resa di sé significava che lasciava dietro la prima dispensazione del patto di grazia per la seconda che avrebbe superato la prima nella gloria del Regno.

Da questa posizione di vantaggio possiamo vedere che il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di Giovanni Battista. Come persona, Giovanni Battista sarà  sicuramente di rango superiore a molti nella dispensazione del Nuovo Testamento, e il suo posto nella gloria sarà certamente più alto di quello di molti altri. Per quanto concerne la sua chiamata sulla terra, Giovanni ricevette i massimi onori perché aveva visto più degli altri e aveva di più da dire. Ciò nonostante, quelli che testimoniarono l’effusione dello Spirito santo e il glorioso Regno che ha accompagnato quell’evento hanno visto di più di Giovanni e hanno di più da raccontare.

Forse il verso 12 sarebbe meglio tradotto con: “E dai giorni di Giovanni Battista fino ad oggi, il regno dei cieli si fa strada a forza, e i violenti se ne impossessano con la forza” . Il Regno si fece strada a forza perché molti credettero il messaggio di Giovanni Battista che la venuta di quel regno era vicina.

          Concetto principale: Il Regno si fa strada a forza in modo che noi lo si
                                                  possa prendere a forza.

          Non scandalizzarsi del Cristo. Giovanni Battista aveva avuto il privilegio di presentare il Signore Gesù e di proclamare che era lui il Cristo, il Messia promesso che avrebbe stabilito il Regno della grazia. Ma da allora per Giovanni gli eventi non si erano sviluppati come si era aspettato. Erode Antipa, che governava la Galilea, lo aveva gettato in prigione e non c’erano prospettive che Giovanni riguadagnasse la sua libertà. Sarebbe morto in prigione? Sarebbe stata quella la fine della sua gloriosa carriera?

Da libero Giovanni aveva conosciuto la tentazione. La gente lo aveva preso per uno importante; si erano chiesti se non fosse stato lui il Messia. Giovanni avrebbe potuto assumere posizioni di guida del popolo, ma di fronte a quelle tentazioni non pensò a sé nemmeno un momento. Additò lontano da sé al Signore Gesù quale Salvatore. A quel tempo fu capace di credere nel Signore Gesù con tutto il suo cuore e arrendersi a lui completamente. Tutta la sua opera e tutto il Vecchio Testamento, di cui lui era la chiave di volta, conduceva al Signore Gesù e glorificava lui.

Che vita gloriosa era stata per Giovanni! Solo in quello spirito possiamo vivere nella gioia e nella pace. In prigione, però, Giovanni cominciò a riflettere su se stesso; cominciò a dispiacersi che la sua vita fosse rovinata. Così non poteva più vedere la gloria del Signore Gesù e cominciò perfino a nutrire dubbi che fosse realmente il Cristo. Fintantoché vediamo la gloria del Signore Gesù, ci va tutto bene indipendentemente da ciò che accade; allora siamo sempre al suo servizio. Dobbiamo lasciare a lui la scelta di come vuole  glorificarsi in noi.

Per Giovanni, in prigione non era più così. Per questo motivo mandò due dei suoi discepoli dal Signore Gesù per chiedergli se fosse proprio lui il Cristo. Che domanda agghiacciante! Giovanni coltivava dubbi sul Signore Gesù! È la cosa peggiore che si possa fare.

D’altro lato, notate che Giovanni fece giungere la sua domanda al Signore Gesù stesso. Questo dimostra che gli era ancora attaccato e che nel suo cuore c’era anche un’altra voce, una voce che diceva: “È lui il Cristo!” Se il dubbio è sorto in noi, non possiamo fare nulla di meglio che andare dallo stesso Signore Gesù. Ucciderà quel dubbio in noi col suo rimprovero.

È quel che fece con Giovanni, ma in un modo suo del tutto peculiare. Non ebbe parole di rimprovero; disse invece agli emissari di Giovanni di riportargli ciò che avevano udito e visto, ovvero che i malati venivano guariti, i morti resuscitati, e la buona novella della salvezza era predicata a quelli che per la Parola erano stati mossi a sentirne il bisogno e a desiderarla. Il Signore Gesù fece questo punto con parole prese in prestito dai profeti. Anche Giovanni aveva usato quelle parole dai profeti e dichiarato che le loro profezie si sarebbero ora avverate. Il compimento era giunto: la vita veniva liberata dalla prigione in cui era ora rinchiusa a causa del peccato. E allora, perché Giovanni aveva dubitato?

Era proprio il Regno che Giovanni aveva preannunciato, ma gli stava costando così tanto! Tutto quello che era stato chiamato a fare era annunciarlo. Ora che il Signore Gesù stesso era apparso, Giovanni doveva ritirarsi sullo sfondo. In aggiunta, col Signore Gesù e il suo Regno si alzava l’alba di una dispensazione della grazia di Dio che era molto più gloriosa di quanto i credenti avessero conosciuto nel Vecchio Testamento. Giovanni doveva riconoscere che la vecchia dispensazione era solo temporanea, che era destinata a passare.

Quanto aveva da mollare Giovanni! Ma anche noi dobbiamo arrenderci completamente al Signore Gesù e permettergli di determinare il corso da seguire. Fare questo ci è molto difficile, che è la ragione per cui Gesù disse: “Beato colui che non si sarà scandalizzato di me”, ovvero: beato colui per il quale non sono una pietra di scandalo su cui inciampa e cade.

          Elia e Giovanni. La folla aveva udito questo rimprovero a Giovanni. Ma non dovevano avere di lui una bassa opinione per questo motivo perché lui era ancora un messaggero mandato da Dio. Il Signore ora volle spiegare quale fosse la valenza di Giovanni.

Per cominciare, la gente avrebbe dovuto imparare a non guardare Giovanni in termini personali. Chi era stato Giovanni? Certamente non era stato un uomo ondivago che si potesse paragonare alle canne sugli argini del Giordano che sono scosse da ogni soffio di vento. Non era stato nemmeno un cortigiano lecchino che non aveva osato dire la verità. Tuttavia, anche un uomo di grande forza di carattere può cadere preda del dubbio. La gloria e la salvezza dell’uomo risiede solamente nella chiamata di Dio.

Quel era dunque stata la chiamata di Giovanni? La gente l’aveva preso per un profeta. Ma era ben più che un profeta perché lui stesso era stato preannunciato dai profeti del Vecchio Testamento. Giovanni era l’Elia la cui venuta era stata predetta dai profeti. Questo non significa che fosse Elia tornato dai morti; il punto era che Giovanni aveva esercitato il suo ministero nello spirito e con la forza di Elia.

La sua chiamata molto speciale era stata quella di additare il Cristo. Giovanni aveva avuto il compito più alto che un uomo abbia mai avuto — più alto di quello dei profeti. Pur tuttavia il suo lavoro appartiene a prima della venuta del Nuovo Testamento. Chiunque fosse stato presente all’apparire del Regno, chiunque l’abbia visto venire, avrà visto di più e avrà di più da raccontare che Giovanni.

E quel Regno sta arrivando! Perfino allora, quando era appena stato annunciato che la sua venuta era imminente, era già una forza con cui fare i conti e stava già portando divisione tra la gente. C’erano quelli che si impegnavano con tutta la loro forza per possederlo. Volevano arrendersi ad esso e perdere tutto per averlo. Tale è la gloria del Regno!

          Una generazione arbitraria. Nuovamente il Signore colse l’opportunità per parlare alla folla della gloria del suo Regno. Di fatto il regno stava esercitando la sua forza e c’erano persone che, rinnegando se stesse, vi entravano a forza. Eppure le masse lo rigettavano. Non erano consapevoli del grande cambiamento che stava avvenendo intorno a loro ora che il Regno stava venendo. Non sperimentarono la grande transizione dal Vecchio Testamento al Nuovo. Non volevano né l’uno né l’altro. Come disse il Signore Gesù, erano come ragazzi volubili che vogliono prima fare un gioco poi un altro lamentandosi tutto il tempo che i loro amici non vogliono danzare alla loro aria. Prima volevano giocare alle nozze poi al funerale — e si lamentavano che i loro amici non ci stavano ad assecondare i loro capricci.

La gente di quel tempo era una generazione capricciosa, arbitraria, e Giovanni non era stato capace di compiacerla. Era stato un predicatore di penitenza che digiunava parecchio. I Giudei dissero di lui che era posseduto da uno spirito maligno.

Nemmeno Gesù era capace di compiacerli. Viveva la sua vita nella pienezza e più di una volta accettò un invito a un banchetto. Si sedette perfino a tavola con i collettori di tasse. Ma i Giudei dissero di lui che era un ghiottone e un ubriacone. Nè Giovanni né Gesù avevano compiaciuto i Giudei. Ciò che intendevano, comunque, era che Dio, che aveva mandato ambedue, ciascuno con una chiamata diversa, non aveva fatto le cose per bene. Dio non aveva agito secondo le loro fantasie. Aveva mandato Giovanni, un predicatore di penitenza, col messaggio che tutti i diritti (le rivendicazioni pattizie?) erano stati persi a causa del peccato. E lo stesso Dio aveva mandato Il Signore Gesù col proclama che lui avrebbe riguadagnato tutto.

Né Giovanni né Gesù riuscirono a compiacere quella generazione. Non li soddisfaceva né il messaggio del Vecchio Testamento, che convinceva gli uomini di colpa perché l’espiazione non era ancora avvenuta, né il messaggio del Nuovo Testamento, che proclamava la completa remissione dei peccati e la completa liberazione della vita. Preferivano pensare le cose a modo loro. Ma Dio mantenne la propria linea e sarebbe stato provato giusto mediante le sue opere.

Per il rigetto dei Giudei, il Signore Gesù cominciò a rimproverare le città ove aveva rivelato la gloria del Regno con i suoi miracoli. Le rimproverò per la loro incredulità. Disse che se Tiro e Sidone avessero potuto vedere ciò che avevano visto Corazin e Betsaida, non sarebbero rimaste indifferenti. Invece quelle due città d’Israele erano apatiche. Se Sodoma avesse visto ciò che aveva visto Capernaum non sarebbe rimasta indifferente e non sarebbe stata distrutta. Il peccato di Israele era più grande di quello di Sidone, di Tiro e della Sodoma d’un tempo. Perciò Israele sarebbe stata giudicato con maggiore severità.

          Il giogo di Cristo. Era una cosa piuttosto incredibile: gli Israeliti pensavano di essere così ricchi e savi. Non rendevano più la gloria a Dio per i doni che aveva loro fatto e non confessavano la loro dipendenza da lui. Perciò erano incapaci di ricevere la grazia che il Regno di Cristo offriva loro. Siccome si gloriavano della loro forza erano stati tagliati fuori dalla salvezza. La salvezza era celata a questi “eruditi” Israeliti e rivelata invece a quelli che accettavano la loro dipendenza da Dio come bambini. Il Signore Gesù chiama a sé questi semplici credenti e da loro il riposo che non possono trovare da nessun altra parte.

Inoltre, Gesù stesso dipende dal Padre e pertanto non mette su altri un giogo che è tropo pesante da portare come facevano i Farisei. Non spinge i suoi oltre i loro limiti ma da loro riposo. Il suo giogo è dolce e il suo peso leggero. Dopo tutto è il giogo del servizio nell’amore di Dio datoci nel Signore Gesù. Servire quell’amore non è mai oppressivo, per quell’amore infatti siamo benedetti.


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