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46: Considerato un nulla

Marco 15:1-20

In questa trattazione del processo davanti a Pilato concentriamo la nostra attenzione sulla scelta tra Gesù e Barabba. Allo stesso tempo, non possiamo perdere di vista il giudice che pose il popolo davanti a questa scelta. Con un assassino come Barabba, Pilato non si sarebbe mai preso le libertà che si prese con Cristo, trattandolo come un uomo già condannato ancor prima che fosse pronunciata la sentenza. Era molto meno necessario col Cristo che nella mente di Pilato non era una minaccia neppure per lo stato. Di fatto, Pilato, il popolo, lo stesso Barabba e la banda di soldati, tutti, considerarono Gesù di nessun conto.

          Concetto principale: Il Cristo è considerato un nulla.

          Da Pilato. Il mattino presto il sinedrio si riunì di nuovo. Fu concordata un’accusa ufficiale. Sulla base dell’accusa artificiosa poterono consegnare Gesù a Pilato. Si era dichiarato re dei giudei con ciò fomentando ribellione contro l’imperatore romano.

Lo legarono e lo trascinarono da Pilato che lo ricevette nel suo cortile e gli chiese se fosse il re dei giudei. Gesù non poteva dare una risposta diretta a quella domanda. Era sì il re dei giudei, ma non nel senso del termine inteso dai giudei né del senso in cui Pilato l’avrebbe inteso. Perciò replicò: “Tu l’hai detto”.

Dopodiché Pilato lo interrogò ulteriormente. Era davanti a un vero e proprio rompicapo perché non comprendeva che potere regale avesse Cristo. Comprese però che quest’uomo non era un pericolo per lo stato e lo disse agli anziani. Cominciarono ad accusarlo di  molte altre cose. A tutte queste accuse non replicò. Questo stupì Pilato e lo convinse ancor di più che Gesù non costituiva alcuna minaccia alla sua autorità.

Nel frattempo, la gente di Gerusalemme era accorsa al pretorio per scegliere un prigioniero da far liberare. I romani avevano concesso ai giudei questo privilegio: ad ogni festività pasquale sarebbe stato liberato un prigioniero a scelta del popolo. In questo modo i romani concedevano ai giudei qualche parvenza di indipendenza. Era probabilmente anche la ragione per cui era stata scelta la Pasqua: era la festa in cui i giudei celebravano la loro liberazione dall’Egitto.

Quando il popolo si radunò per quello scopo, Pilato pensò che sarebbe sicuramente riuscito a presentare al popolo Gesù come il prigioniero che avrebbe dovuto essere liberato. In questa linea di ragionamento commise la più grande delle ingiustizie. Dopo tutto, Gesù non era ancora stato condannato, ma Pilato lo stava trattando come se fosse già stato dichiarato colpevole. In più, Pilato lo contrappose a Barabba, un uomo che era stato arrestato in una rivolta. In quell’evento aveva ucciso qualcuno. Pilato contrappose questo assassino rivoluzionario a Gesù convinto che la gente avrebbe sicuramente scelto Gesù. Le sue intenzioni erano buone, ma aveva violato ogni giustizia.

Ma che differenza c’era, visto che si trattava solo di Gesù? La gente pensò che in questo caso fosse permessa qualsiasi cosa. Gesù non contava nulla: la sua morte non aveva significato. Con uno come Barabba, Pilato doveva stare attento, ma Gesù chi era mai?

Come deve aver sofferto di tutto questo il Signore! Nessuno lo conobbe né considerò il valore della sua vita. Fu considerato perfino meno di un assassino. Se solo Pilato avesse saputo che la sua vita, il suo sangue, era il prezzo con cui il mondo doveva essere riscattato! Ma ciò fu completamente trascurato.

          Dal popolo. Gli anziani del popolo compresero che c’era una buona possibilità che il popolo chiedesse proprio il rilascio di Gesù perciò si insinuarono tra la folla incitando la gente a chiedere il rilascio di Barabba. Il popolo si lasciò guidare nella perpetrazione di questa caricatura della giustizia. Che significato avevano per il popolo la giustizia e la vita umana?

Gesù aveva deluso le loro aspettative. Tutto quello che aveva fatto per  rivelare la grazia di Dio per mezzo della sua misericordia; il modo in cui si era donato; tutte le sue opere di guarigione di aiuto e di liberazione scomparvero davanti al disappunto che la gente provò quando Gesù mancò di liberarla dal giogo romano. In realtà la gente non voleva la redenzione della vita e la sua restaurazione davanti a Dio: voleva indipendenza e libertà dalla dominazione straniera il rilascio dal giogo di grazia del Signore.

È ciò che le persone vogliono ancora oggi se il Signore non le vince mediante il suo Spirito e la sua Parola. Preferiremmo idealizzare un uomo come Barabba, l’insurrezionalista, che sottometterci al dominio di grazia di Cristo.

La gente urlò a Pilato che liberasse Barabba. Quando Pilato chiese cosa dovesse farne del re dei giudei, l’odio della gente verso il Signore Gesù esplose a motivo del disappunto che aveva causato loro. Gridarono: “Crocifiggilo!” Quando Pilato chiese che male avesse fatto, gridarono ancor più forte: “Crocifiggilo!”

La vergogna di essere crocefisso doveva  cadere su Gesù di modo che nessuno potesse mai pensare di lui senza disprezzo. Gesù doveva essere rimosso dal popolo mediante la crocifissione, un supplizio tipico dei romani. Nessuno voleva più avere a che fare con lui. Ma la gente aveva ancore delle aspettativa da Barabba. Quando fu rilasciato potrebbero benissimo averlo acclamato e portato a spalle.

Gesù fu disprezzato e rigettato dal suo stesso popolo. Eppure lui era il vero Capo di quel popolo, ancor più di quanto lo fossero stati Davide o Salomone.  Era il Capo che con la sua obbedienza fino alla morte avrebbe raccolto il suo popolo e lo avrebbe riportato a Dio.

Un giorno il suo vero popolo si inginocchierà davanti a lui e lo benedirà. Ma come deve aver sofferto quando il popolo lo rigettò e gli preferì Barabba! Fu solo lungo questo sentiero di sofferenza che divenne il vero Capo del suo popolo.

          Da Barabba. Dopo che fu liberato Barabba deve essere stato gongolante! Molto probabilmente non se l’era nemmeno sognato! Era stato faccia a faccia con la morte certa ma ora era libero – e questo a causa di quel fanatico di Gesù di Nazareth. Come deve averlo disprezzato e deriso nel suo cuore! Lui, Barabba, che aveva trasgredito le leggi della società se ne va libero e riceve un’accoglienza da eroe mentre Gesù che si dà realmente a Dio, perisce. Ma è spesso così nella vita delle nazioni e tra gli uomini. Va al potere la gente che fa i propri interessi.

Fortunatamente Cristo patì anche per questo. Ma un giorno verrà una restituzione quando Dio disprezzerà tutti quelli che l’hanno disprezzato e onorerà tutti quelli che l’hanno cercato, sebbene non per meriti propri, ma perché Gesù li ha mossi a cercare Dio. E come hanno condiviso la sua reiezione un giorno condivideranno il suo onore.

          Dai soldati. Pilato consegnò Gesù alla crocifissione. Il plotone di soldati incaricati di eseguire la sentenza lo portarono nel cortile del tribunale. Si radunarono tutti intorno a lui e lo sbeffeggiarono.

Con un mantello rosso da soldato, una corona di spine e una canna, lo travestirono da re e si misero a ridicolizzarlo. Cosa poteva essere più assurdo di un uomo che aveva attraversato il paese facendo il bene, che si definiva re dei giudei ma che non aveva mai dato seguito alle proprie affermazioni e  preso il potere? Con un ciarlatano così assurdo ci si poteva prendere qualsiasi libertà. Quei soldati avevano maggior rispetto per un insorto come Barabba che per un pazzo come Gesù. Si divertirono nel farlo apparire ridicolo.

Il mondo ridicolizza ancora la crocifissione come pazzia. Cosa mai si potrà compiere con la redenzione? Va completamente contro il sentire delle nostre menti peccaminose e arroganti. Che Cristo sia venuto e si sia arreso alla maledizione e in questo modo sia divenuto una benedizione per il mondo è una cosa che semplicemente non s’incastra in nessun modo nei nostri alteri disegni. Ma i nostri disegni devono essere convertiti facendo della croce la pietra angolare di tutto il nostro pensiero.

Gesù soffrì lo scherno di essere sbeffeggiato come fosse un pazzo. Come risultato, molti adesso si rivolgono a lui in adorazione, ammirano la sapienza di Dio che lo ha consegnato per la nostra salvezza.


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