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Titolo originale: The Prima Facie Acceptability of Postmillennialism

The Journal of Christian Reconstruction, Vol. III, No. 2, Winter, 1976-77, Covenant Media Foundation, 800/553-3938

Nota del traduttore

Ho pensato di fare cosa utile e gradita rendendo disponibile questo documento in lingua italiana. Fino ad oggi ho tradotto una dozzina di libri tra i quali almeno due: Paradiso restituito, di David Chilton (come leggere la Scrittura e in particolare profezie), Venga il tuo regno, di R.J. Rushdoony (il progresso del Regno di Cristo nella storia come preannunciato in Daniele e Apocalisse), con la possibile aggiunta anche di: Il peso di Dio, di Michael Kelley (Il libro di Ecclesiaste come richiesta che sia edificata una specifica cultura  cristiana) e di I fondamenti dell’ordine sociale di R. J. Rushdoony  (come i credi della Chiesa hanno dato forma all’ordine sociale dell’Occidente) tali libri, dico, avrebbero a mio parere dovuto essere sufficienti per conquistare i cuori degli studiosi cristiani alla visione postmillenialista. Noto invece che c’è ancora molta resistenza e molta di questa è quantomeno male informata. Questa pubblicazione vuole gettare le basi per un rinnovato studio della materia, questa volta ancor più puntuale.

Nelle parole conclusive dell’autore: “Il presente saggio non ha tentato di dimostrare la verità del postmillenialismo; solo un’esegesi scritturale responsabile può farlo, o non farlo”.

Credo tutti possiamo concordare con questa affermazione e pertanto, anche se di malavoglia, a Dio piacendo, nel futuro mi impegnerò a fornire trattazioni del tema che abbiano al centro proprio l’esegesi dei vari testi.

Nella conclusione l’Autore continua:

Tuttavia, è stata spianata la strada per un’onesta considerazione e una possibile dimostrazione della veridicità della posizione. Ho tentato di chiarire esattamente ciò che il postmillenialismo insegna alla base in modo che la posizione stessa, piuttosto che questioni sussidiarie, possa essere centrale nella propria considerazione. Inoltre, ho mirato a respingere i pregiudizi e le distorsioni popolari, nonché a indicare scuse inadeguate per rifiutare il postmillenialismo.

In estrema sintesi, l’A. Dimostra che il postmillenialismo è stata la visione ufficiale delle chiese riformate per quattro secoli da Calvino a B.B. Warfield e solo la concomitanza di alcuni fattori negativi  e  la negligenza missionaria della chiesa ne hanno segnato il momentaneo tramonto. Il lettore frettoloso, interessato solo all’aspetto storico (la documentazione di 400 anni di postmillenialismo nelle chiese della Riforma) può andare direttamente a Calvino a pagina 27 (circa metà del documento) e successive. Per motivi tecnici/pratici ho collocato tutte le note alla fine del documento che può essere scaricato anche come PDF.

Giorgio Modolo

 

 

Prove di prima istanza dell’accettabilità del postmillenialismo

In questo articolo discuto il recente declino nell’adesione al postmillenialismo, lo difendo come sistema di base del pensiero teologico contro certe critiche fuorvianti, elaboro il suo principio chiave in contrasto con l’amillenialismo  e il premillenialismo , e fornisco una difesa generale della sua accettabilità alla luce della storia della teologia riformata. Ciò che si dimostrerà è che la sua recente impopolarità è stata ingiustificata e che la posizione deve essere presa molto seriamente da tutti coloro che aderiscono al cristianesimo della Riforma.

La recessione dell’adesione al postmillenialismo

Gli anni subito dopo la fine del ventesimo secolo hanno assistito a un declino generale nella difesa in pubblicazioni editoriali dell’escatologia postmillenialista . Tra le influenze che hanno generato questo disincanto popolare spiccano tre fattori, meglio compresi nelle loro fasi grezze e iniziali nel diciannovesimo secolo.

Il Liberalismo

In primo luogo, il 1800 ha portato il radicamento della critica testuale della Scrittura, e di conseguenza lo scetticismo nei confronti del dogma cristiano, nei centri accademici di teologia. Il pensiero della fine del diciassettesimo secolo fu caratterizzato dall’insistenza dell’Illuminismo sullo standard intellettuale della ragione autonoma (cioè, l’erudizione non controllata dai presupposti biblici). Gli effetti di ciò sono evidenti nel deismo dell’inizio del diciottesimo secolo e nelle “Vite di Gesù” critiche (ad esempio, di Reimarus e Paulus) che miravano a sradicare la credenza nella genuinità dei miracoli o degli interventi soprannaturali nel mondo e a screditare l’affidabilità della Scrittura quale registro storico. Verso la fine del secolo, Kant insegnò che un Dio genuinamente trascendente non poteva avere alcuna connessione con il mondo fenomenico del tempo e dello spazio. Disse che le dichiarazioni storiche della Scrittura muoiono con gli eventi stessi; quindi, dobbiamo andare oltre il testo per trovare un valore morale-dottrinale duraturo. Una tale prospettiva apre completamente la porta a una trattazione naturalistica e critica della Bibbia nei suoi insegnamenti storici (passati o futuri). Quando arriviamo al diciannovesimo secolo, troviamo una critica testuale incoraggiata da uomini che lavorano sotto l’influenza generale di Kant e Hegel. Nel 1830 Strauss introdusse l’interpretazione mitologica della Scrittura. In seguito Holtzmann contrappose l’insegnamento teologico all’esperienza religiosa nell’interpretazione degli scrittori biblici. Wrede ha fatto un ulteriore passo avanti sostenendo che i documenti scritturali non sono opere storiche affidabili ma piuttosto ricostruzioni teologizzate. Il risultato complessivo è stato il discredito dell’accuratezza storica della Scrittura e l’indebolimento dell’obiettività della sua teologia. Ernst Troeltsch ha spiegato l’approccio critico alla Bibbia, dicendo che ogni evento deve essere compreso in termini di suoi probabili, immanenti, antecedenti storici; viene così assicurata l’autonomia naturalistica dello storico nella ricostruzione del passato e nell’interpretazione del futuro. Un tale approccio sfidava la fiducia in tutto ciò che la Scrittura (come rivelazione verbale soprannaturale, infallibile) aveva da dire, inclusa la sua filosofia della storia. Il postmillenialismo, a causa dei suoi presupposti di un Dio sovrano, Salvatore risorto e Spirito potentemente presente, chiaramente non era congeniale ai presupposti delle critiche.

Il progressismo evolutivo

Come secondo fattore, dovremmo ripensare all’influenza di Kant e Hegel menzionati sopra. Nel suo primo libro: Idea di una storia universale, Kant aveva insegnato che un “piano segreto” insito nella natura spinge l’uomo a costruire un ordine civile, internazionale e razionale. Un resoconto metafisico ancora più audace dell’inevitabile progresso nel processo storico è stato fornito nelle Lezioni sulla filosofia della storia di Hegel e in tutta la sua filosofia dialettica. Secondo Hegel, il tema della storia è l’attualizzazione dell’Assoluto nel tempo; l’auto-sviluppo dello spirito si vede nei successivi tipi di organizzazioni sociali e nelle carriere dei popoli storici del mondo. La storia del genere umano, che segue il proprio innato corso di sviluppo incarnando un principio razionale, è verso una maggiore libertà, la cui forma più alta si poteva trovare nel mondo tedesco, il romanticismo, e il mantenimento da parte dello stato degli ordini e dei gruppi sociali della vita civile.

L’ottimismo naturalistico e umanistico sul progresso storico ha ricevuto il suo impulso più popolare, tuttavia, nella teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, come si trova nel suo bestseller del 1859, L’origine delle specie. Con i leader teologici che approvavano l’interpretazione e la valutazione delle Scritture alla luce della ricerca e della filosofia autonome, era del tutto naturale che la speculazione evolutiva venisse letta dentro l’insegnamento della Bibbia sulla creazione e la storia. Inoltre, con la riduzione della religione e della rivelazione a questioni di moralità (sotto l’influenza di Kant), i critici testuali o/e i liberali potevano deprecare la teologia ortodossa pur mantenendo un comprensibile interesse per l’etica personale e la riforma sociale promossa dalla Scrittura.

Questi elementi combinati a loro volta hanno prodotto la secolarizzazione del postmillenialismo conservatore, soprannaturale e biblico. Il risultato fu evidente nel movimento cristiano socialista in Inghilterra e nel movimento social gospel in America. Walter Rauschenbusch, ad esempio, nel suo A Theology for the Social Gospel, ha parlato del “millennio” che deriva dallo sviluppo naturale come una società ideale che esprime la fratellanza comunitaria dell’uomo. Shirley Jackson Case, in: The Millennial Hope ha parlato del lungo processo dell’umanità che si evolve e sale più in alto nella scala della civiltà e della realizzazione; il mondo migliora costantemente, i mali della società devono essere curati dall’istruzione e dalla legislazione, e la responsabilità di introdurre il millennio è propria dell’uomo – da produrre con le proprie forze. Questa perversione modernistica della verità di Dio, questa antitesi alla rivelazione redentrice e alla salvezza soprannaturale, richiedeva una strenua e devota opposizione da parte degli ecclesiastici ortodossi. Tuttavia, nel loro zelo di opporsi alla marea liberale, un gran numero di cristiani gettò via il bambino con l’acqua sporca. Disdegnando il vangelo sociale evoluzionistico, i credenti sinceri furono portati a rifiutare la preoccupazione sociale cristiana per una religione esclusivamente interna o ultraterrena e a sostituire la precedente credenza in un progressivo trionfo del regno di Cristo nel mondo con un nuovo catastrofismo pessimista rispetto al corso della storia.

Il Dispensazionalismo

La chiesa avrebbe potuto avere la forza dottrinale necessaria per respingere l’incursione critica e modernista, se un terzo fattore non avesse sovvertito la sua forza dottrinale e operativa. Questo terzo fattore nel declino del postmillenialismo fu l’ascesa e la popolarizzazione della dottrina del rapimento dispensazionale e pretribolazionista. Fin dal 1813, il leader missionario inglese, David Bogue, poteva parlare del premillenialismo  come di una stupefacente “aberrazione” del passato. Tuttavia, quella posizione strettamente minoritaria era stata recentemente riaccesa da numerose predizioni escatologiche e presunti adempimenti profetici al tempo della Rivoluzione francese e dell’ascesa di Napoleone. Quando Napoleone marciò su Roma, alcuni pensavano che l’Uomo del Peccato stesse per essere deposto. George Faber vedeva lo stesso Napoleone come “il re del Nord” (da Daniele 11), James Bicheno vedeva Luigi XIV come la Bestia (di Apocalisse 13), e Samuel Horsley considerava Napoleone l’Anticristo e Voltaire il “mistero dell’iniquità.” L’immaginazione esplose. William Miller predisse che Cristo sarebbe tornato nel 1843.

Nel 1825 Edward Irving, un tempo assistente di Thomas Chalmers a Glasgow, iniziò a predicare che il ritorno premillenario di Cristo era imminente (una dottrina che apprese dal laico, Hatley Frere). Quando un prete cattolico romano in Sud America, Manuel Lacunza, scrisse The Coming of the Missiah in Glory and Majesty sotto lo pseudonimo di un presunto ebreo convertito, Ben Ezra, Irving fu attratto dal premillenialismo  della trattazione. Nel 1826 pubblicò un’edizione della traduzione inglese con il suo lungo saggio introduttivo. Irving guadagnò grande popolarità e portò la sua escatologia in Scozia nel 1828 e nel 1829, dove i ministri evangelici accolsero freddamente il suo insegnamento; Chalmers ha definito la dottrina di Irving dolorosa, mistica, perniciosa e violentemente allegorica. All’inizio del decennio, Irving sosteneva il risveglio dei doni carismatici e sovvertiva la dottrina della natura senza peccato di Cristo e la dottrina della giustizia imputata. Deposto dalla Chiesa di Scozia, Irving fondò la Chiesa Cattolica Apostolica nel 1832, e morì due anni dopo.

Ciò che è importante per i nostri scopi è vedere che il premillenialismo , che era una posizione minore nel 1813, ottenne un seguito significativo negli anni Trenta dell’Ottocento. Questo è stato favorito dagli incontri profetici di Albury Park, così come da quelli di Powerscourt. Henry Drummond aprì la sua casa per conferenze sulla profezia tra il 1826 e il 1830, dove Irving espose il suo sistema di pensiero. Nella tenuta irlandese di Lady Powerscourt, Irving continuò le sue conferenze tra il 1831 e il 1833. In precedenza, nel 1828, Darby aveva iniziato a incontrare il movimento dei Fratelli, essendo disamorato della chiesa nazionale. Nel premillenialismo  trovò la spiegazione dei difetti della chiesa: vale a dire, il declino è inevitabile e il giudizio per il mondo è vicino. Lo schema principale del premillenialismo  di Darby è stato ereditato dall’insegnamento di Irving. Tuttavia, Darby ha continuato ad abbellirlo con rigide distinzioni tra Israele, la chiesa e gli ebrei millenari, nonché una visione dispensazionale della storia (vale a dire, Dio ha utilizzato vari piani per trattare con l’uomo; quando uno fallisce, Dio ne introduce uno nuovo). Inoltre, Darby pubblicò la dottrina secondo cui la chiesa sarebbe stata segretamente rapita prima della Grande Tribolazione, che avrebbe afflitto il mondo come precursore del ritorno di Cristo in giudizio e dell’istituzione del millennio sulla terra. Questo nuovo insegnamento fu apparentemente avanzato per la prima volta negli studi fatti alle Conferenze di Albury, forse dallo stesso Irving; altri affermano che abbia avuto origine in un’espressione in lingue di un membro della  chiesa di Irving, e altri ancora lo attribuiscono alla visione profetica vissuta da una donna scozzese, Margaret Macdonald. Qualunque sia la fonte specifica, il punto rilevante è che la credenza apparve e guadagnò popolarità intorno al 1830, essendo resa popolare nella pubblicazione del premillenialismo  dispensazionale di Darby.

L’effetto degli insegnamenti scaturiti da questi anni fu un drastico pessimismo che precludeva il coraggio di affrontare le defezioni liberali (anzi, tali defezioni erano previste e inevitabili) o di intraprendere progetti a lungo termine per la chiesa. Ad esempio, F. W. Newton dichiarò che l’imminente ritorno di Cristo “proibisce totalmente ogni lavoro per oggetti terreni distanti nel tempo.” Lo sforzo sociale e politico non era più considerato legittimo; si noti, ad esempio, la critica di Zahn a Calvino perché “considerava suo compito rendere le autorità secolari sottomesse alla sua interpretazione dei comandamenti divini.” Le missioni dovettero abbandonare l’obiettivo di stabilire istituzioni cristiane e concentrarsi semplicemente sulla conversione delle anime individuali, come osservò astutamente A. A. Hodge a proposito della strategia premillenialista. La chiesa visibile fu svalutata, il suo ufficio pastorale ritenuto superfluo e la sua dottrina storica disattesa. A Ginevra, nel 1840, Darby dichiarò che la restaurazione è impossibile in questa dispensazione, che è illusorio aspettarsi che la terra sia piena della conoscenza del Signore prima del suo avvento e che dobbiamo aspettarci un costante progresso del male [1]. La speranza fu tagliata via dal cuore della cristianità. Come ci si potrebbe aspettare, tali previsioni pessimistiche sul valore e l’effetto della chiesa sulla terra tendevano a diventare profezie che si autoavverano.

Il rapimento dispensazionale e pre-tribolazione di Darby è stato accresciuto in America dalla sua visita qui su richiesta di D. L. Moody, che in seguito ha fondato un college dedicato a tale pensiero. È stato anche avanzato nel popolarissimo movimento della Prophecy Conference, specialmente nel primo decennio di questo secolo (XX). Tuttavia, il premillenialismo  dispensazionale, con la sua decisa enfasi sul rapimento, una distinzione tra Israele e la chiesa (così come tra la legge e la grazia), e gli inevitabilmente scarsi risultati della predicazione del Vangelo da parte della chiesa nel mondo, ricevette il suo massimo impulso dalla pubblicazione della Scofield Reference Bible nel 1909.  C. I. Scofield era stato fortemente influenzato dagli scritti di Darby e grazie alle sue note di riferimento il sistema ottenne una diffusa popolarità. Gli eventi che presto seguirono nella storia del mondo convinsero i sostenitori di questa teoria che la Scrittura era stata giustamente interpretata come insegnare l’avanzata dell’anomia e l’imminente fine dei tempi.

Pertanto, i tre fattori: liberalismo, progressismo evolutivo e dispensazionalismo vennero a esercitare una pressione simultanea sulla cristianità all’inizio del ventesimo secolo, determinando l’impopolarità del postmillenialismo biblico. Le persone erano ora inclini a diffidare delle speranze progressiste (se erano fondamentalisti) o a scartare le previsioni bibliche per la storia (se erano liberali). Inoltre, sia i credenti che i non credenti erano stati ammaestrati a interpretare la Bibbia in termini di considerazioni extrabibliche (erudizione secolare per i modernisti, eventi mondiali per i dispensazionalisti). Il risultato combinato fu un netto scetticismo riguardo al progresso della chiesa sulla terra prima della seconda venuta in gloria di Cristo; il risultato fu anche una tendenza a fare “esegesi da giornale” (interpretare la bibbia in base alle notizia dei quotidiani. n.d.t.) delle Scritture. Data questa impostazione e la propagazione della teologia secolarizzata insieme al pessimismo pretribolazionista, il postmillenialismo conservatore fu destinato a subire abusi.

Terreno fuorviante per rifiutare il postmillenialismo

Va osservato che il postmillenialismo ha perso il favore (e rimane oggi in disgrazia) presso i teologi conservatori per ragioni manifestamente poco ortodosse e insufficienti. Il ragionamento extra-biblico, così come l’erudizione pigra o scadente, si sono intromessi nelle discussioni cristiane sull’escatologia.

Esegesi da giornale

Alva J. McClain dice del postmillenialismo: “Questa teoria ottimistica del progresso umano ebbe gran parte del suo dominio per il mezzo secolo che terminò con la prima guerra mondiale del 1914.  Dopo ciò le fondamenta furono gravemente scosse; cedette puntello dopo puntello, fino a che l’intera teoria è finita sotto attacco da ogni parte. Il postmillenialismo dedicato è virtualmente scomparso” [2]. L’imponente Encyclopedia of Biblical Prophecy di J. Barton Payne menziona il postmillenialismo solo una volta, e questo semplicemente in una nota a piè di pagina che dichiara tra parentesi “Due guerre mondiali hanno ucciso questo ottimismo”[3]. Merrill F. Unger respinge il postmillenialismo con poche parole, dichiarando: “Questa teoria, in gran parte smentita dal progresso della storia, è praticamente una questione morta” [4].  John F. Walvoord ci dice che “Nell’escatologia la tendenza ad allontanarsi dal postmillenialismo divenne quasi una disfatta con l’avvento della seconda guerra mondiale” perché costrinse i cristiani “a una valutazione realistica del declino del potere e dell’influenza della chiesa” [5].  Quindi dice che

Nel ventesimo secolo il corso della storia, il progresso negli studi biblici e il mutato atteggiamento della filosofia ne arrestarono il progresso e ne provocarono l’evidente abbandono da parte di tutte le scuole di teologia. Il Postmillennialismo non è una questione attuale nel millenarismo” [6].

Walvoord lo accusa di non adattarsi ai fatti della storia attuale, di essere irrealistico, di essere antiquato e fuori moda [7]. Jay Adams riconosce il postmillenialismo come una “questione morta” per gli studiosi conservatori, poiché prevede un’età d’oro mentre il mondo attende una momentanea distruzione; concorda con gli autori di cui sopra che “l’avvento di due guerre mondiali … virtualmente ha suonato la campana a morto per il postmillenialismo conservatore” [8]. A quanto pare Adams offre la sua opinione secondo cui il postmillenialismo a lungo raggio di Boettner “è troppo difficile da concedere quando i cristiani devono affrontare il fatto delle bombe all’idrogeno nelle mani dell’umanità depravata” [9]. The Late Great Planet Earth di Hal Lindsey cattura bene l’atteggiamento di questi scrittori precedenti, affermando che “c’è stato” un gruppo chiamato “postmillenialisti” che fu molto scoraggiato dalla prima guerra mondiale e praticamente spazzato via dalla seconda. La conclusione di Lindsey (insufficientemente documentata) è questa: “Nessuno studioso che si rispetti che guardi alle condizioni del mondo e all’accelerazione del declino dell’influenza cristiana oggi è un ‘postmillenialista’”[10].

Il fatto triste è che i nostri fratelli cristiani di cui sopra dovrebbero essere imbarazzati da ciò che hanno scritto e concluso; l’atteggiamento e il ragionamento che hanno esposto è tristemente carente come rispettabile erudizione cristiana. Per mezzo di tale esegesi da giornale, si potrebbe anche sminuire il ritorno di Cristo in gloria, dicendo “dov’è la promessa della sua venuta?” (cfr 2 Pietro 3,1-4). Questa  reductio ad absurdum deve essere sfidata. Il fatto che un’era di prosperità evangelica e di pace mondiale non sia ancora arrivata non confuta l’insegnamento della Bibbia secondo cui tale era si realizzerà (nella potenza dello spirito di Dio e nella fedeltà della chiesa di Cristo al suo Grande Mandato) non più del fatto che Cristo non sia ancora tornato smentisce l’insegnamento della Bibbia secondo cui un tale evento avrà luogo!

L’unica questione è se la Bibbia insegni effettivamente queste cose. Se lo fa, allora “sia Dio verace, ma ogni uomo bugiardo” (Romani 3:4). Il giornale non ha la prerogativa di sfidare la parola di verità di Dio. E nemmeno quelli che leggono i giornali. Come fedeli discepoli di Cristo, dobbiamo confidare in Dio come il sovrano controllore della storia umana, “che opera ogni cosa secondo il consiglio della sua volontà” (Ef 1:11), “Io dal principio annunzio la fine e, molto prima, quanto non è stato ancora compiuto; io che dico: «Il mio progetto resta valido,

io compirò ogni mia volontà!».” (Is. 46:10), così che “nessuno può fermare la sua mano” (Dan. 4:35). Con il Salmista dovremmo dichiarare: Il nostro Dio è nei cieli, egli opera tutto ciò che vuole (115,3). Se Dio dice che qualcosa deve accadere, allora accadrà; è nostro discredito se siamo uomini di poca fede rispetto alle sue promesse.

Si immagini solo il seguente scenario: il devoto Simeone è nel tempio in cerca della consolazione di Israele (cfr Lc 2), quando un popolare teologo ebreo entra e gli dice: “Simeone, la tua speranza di un Messia personale è una questione morta, un idealistico anacronismo. La tua teoria irrealistica è stata smentita dal corso della storia e scartata da tutte le scuole; è obsoleto, antiquato e non è più una questione attuale. Nessuno studioso che si rispetti che guardi alle condizioni del mondo e ricordi i quattrocento anni di silenzio di Dio crede come te; è crollato paletto dopo paletto e gli eventi che si sono abbattuti sulla nostra nazione hanno ucciso l’ottimismo della tua teoria”. Qualche teologo conservatore direbbe che la fede di Simeone sarebbe stata confutata o resa incapace da tali considerazioni? Qualcuno riterrebbe giustificato non trattarla più come una posizione vitale degna di considerazione scritturale? Ovviamente no. Allo stesso modo, il postmillenialismo biblico non può essere respinto.

Travisamento

Il postmillenialismo non solo è stato scartato in questo secolo per motivi chiaramente non ortodossi; ne è anche stata fatta una falsa rappresentazione in modo che i moderni sostenitori delle altre scuole di interpretazione possano facilmente abbatterla e dedicarsi ad altri interessi. Ai principi postmillenialisti viene data la peggiore interpretazione possibile, oppure l’aspetto eccentrico della posizione di qualche scrittore postmillenialista  viene presentato come rappresentativo della scuola di pensiero di base. Come esempi di queste procedure possiamo notare quanto segue. Hal Lindsey afferma che i postmillenialisti credono nella bontà intrinseca dell’uomo [11], e Walvoord afferma che la posizione non poteva resistere alla tendenza verso il liberalismo [12]. Egli l’accusa anche di non vedere il regno come culminato dal secondo Avvento [13]. William E. Cox afferma che il postmillenialismo è caratterizzato da un’interpretazione letterale di Apocalisse 20 [14]. Adams ritrae il postmillenialista  come incapace di concepire il millennio come coestensivo con l’età della chiesa o come una realtà presente [15], perché (secondo Adams) deve vederlo esclusivamente come futuro – un’età dell’oro proprio dietro l’angolo [16]. Infine, è comunemente pensato e insegnato che il postmillenialismo sostiene che c’è nella storia una progressione ininterrotta verso la rettitudine – che il mondo sta migliorando percettibilmente e continuamente – fino a raggiungere un’era utopica. Geerhardus Vos descrive il postmillenialista  alla ricerca della “perfezione ideale” quando “ogni individuo” sarà convertito e alcuni diventeranno “individui senza peccato” [17].

Tutte le affermazioni di cui sopra sono semplicemente imprecise. Il calvinista, Loraine Boettner, certamente non crede nella bontà intrinseca dell’uomo, e B. B. Warfield difficilmente può essere accusato di non resistere al liberalismo. Che un A. A. Hodge non abbia visto la seconda venuta di Cristo come il grande giorno della consumazione è assurdo. J. Marcellus Kik e molti altri hanno insistito su un’interpretazione figurativa di Apocalisse 20. Alcuni teologi olandesi del sedicesimo e diciassettesimo secolo, così come Jonathan Edwards e E. W. Hengstenberg, erano tutti postmillenialisti che vedevano il millennio come coevo con un’epoca tra i due avventi (che ci sarebbe stata una crescita progressiva per la chiesa in numeri e influenza). Charles Hodge, Snowden e Boettner erano tutti postmillenialisti che hanno spiegato che la crescita del regno di Cristo nel mondo subisce crisi periodiche, e Boettner ha particolarmente sottolineato il fatto che cresce a gradi impercettibili durante un lungo periodo. Infine, chiunque pensi al postmillenialismo come a una posizione utopica fraintende l’uno o l’altro nei loro principi storicamente essenziali. In effetti, un capitolo del libro di Boettner, The Millennium, è intitolato “The Millennium not a Perfect or Sinless State” (“Il millennio non uno stato perfetto o senza peccato”), contrariamente alle false dichiarazioni di Vos. Nessuno ha mai proposto, in nome del postmillenialismo evangelico, ciò che sosteneva Vos (meno di tutti i suoi colleghi o predecessori di Princeton). Pertanto, i recenti oppositori del postmillenialismo non sono stati onesti nei confronti dei suoi genuini tratti distintivi, ma piuttosto l’hanno travisato come una categoria generale di interpretazione. Questo sicuramente non fornisce una base solida per rigettare la posizione.

Critiche a doppio taglio

Un terzo modo infelice in cui il postmillenialismo è stato scartato è per mezzo di (presunte) considerazioni critiche che in realtà si applicano tanto alle altre posizioni escatologiche quanto al postmillenialismo. Ad esempio, è stato sostenuto che vi è incoerenza tra vari postmillenialisti piuttosto che una teologia unificata, e in relazione a questa critica si è osservato che al postmillenialismo aderiscono scuole teologiche estremamente divergenti [18]. Tuttavia, questo è altrettanto vero per l’amillenialismo e il premillenialismo; numerosi dettagli differiscono tra i fautori di queste posizioni (si è infatti portati a pensare che  ci siano differenze più ampie e significative tra i fautori di queste posizioni di quelle che ci sono tra i postmillenialisti), ma questo non dice nulla sulla verità dei loro principi centrali. Inoltre, a volte si pensa che il postmillenialismo sia falsificato imputandogli la colpa per associazione: osservando che a volte è stato sostenuto in qualche forma da unitari e liberali.  Ma il “premillenialismo” è stato sostenuto dagli ebrei apostati e da aderenti a sette moderne, e l'”amillenialismo” è sostenuto dalla teologia dialettica neo-ortodossa. Il fatto che ci siano somiglianze funzionali tra vari teologi evangelici ed eretici non risolve di per sé la questione chiave di quale posizione sia insegnata dalla parola di Dio: quale posizione millenaria sia quella scritturale, il fatto però è comunque soggetto a uso improprio e inappropriazione. Quindi l’uso di una di queste posizioni da parte di uno scrittore non ortodosso non fa nulla di per sé per screditare la posizione.

Un’ulteriore critica che non può essere applicata unicamente al postmillenialismo è che interpreta la profezia biblica sia in senso figurato [19] che letterale [20]. I premillenialisti vedono l’interpretazione simbolica come una mancanza di nerbo, e gli amillenialisti considerano rozza e insensibile la comprensione letterale della profezia. Ma resta il fatto che nessuna delle tre scuole interpreta la profezia biblica esclusivamente in modo letterale o figurativo. (E, a proposito, nessuno aderisce davvero alla regola “Letterale dove possibile”, come è evidente dai rispettivi trattamenti della bestia dell’Apocalisse, che potrebbe essere un mostro letterale ma ovviamente non lo è.) Tutte e tre le scuole finiscono col trovare entrambi i tipi di letteratura nei passaggi profetici, ed è disonesto dare un’impressione opposta. Semmai, il fatto che il postmillenialismo sia visto come troppo letterale dagli amillenialisti e troppo figurativo dai premillenialisti forse suggerisce (certamente non prova) che solo esso abbia mantenuto un giusto equilibrio. Il risultato è questo: l’accusa di spiritualizzazione soggettiva o iper-letteralismo contro una qualsiasi delle tre posizioni escatologiche non può essere risolta in generale; piuttosto, gli avversari devono scendere a un combattimento esegetico corpo a corpo su particolari passaggi e frasi.

Accuse premature

Infine, oltre ai tentativi fuorvianti e falliti di respingere il postmillenialismo basati su (1) esegesi da giornale, (2) travisamento e (3) applicazione della critica a doppio taglio (che si applica sia al critico che alla posizione criticata) , ci sono accuse in corso contro la posizione che sono premature o infondate. A questa categoria appartiene l’affermazione secondo cui il postmillenialismo si fonda su passaggi dell’Antico Testamento piuttosto che su prove del Nuovo Testamento [21], che il Nuovo Testamento non sa nulla della proclamazione di un’età semi-dorata [22]. Tali affermazioni risultano prive di peso di fronte agli appelli postmillenialisti ai passaggi del Nuovo Testamento come le parabole della crescita del regno di Matteo 13, gli insegnamenti dell’apostolo Giovanni sulla vittoria su Satana e il mondo (ad esempio, Giovanni 12:31-32; 16:33; I Giovanni 2:13-14; 3:8; 4:4, 14; 5:4-5), il discorso di Pentecoste di Pietro (Atti 2:32-36, 41), la dichiarazione di Paolo che tutto Israele sarà salvato (Romani 11:25-32), il suo capitolo della vittoria della risurrezione in I Corinzi 15 (specialmente vv. 20-26, 57-58), le dichiarazioni di Ebrei 1-2 sulla sottomissione di tutti i nemici a Cristo nell’era successiva all’ascensione (1:8-9, 13; 2:5-9) e numerosi passaggi dell’Apocalisse, in particolare sulla vastità dei redenti (7:9-10), la porta aperta per il trionfo missionario e il regno del cristiano con Cristo sulle nazioni (2:25-27; 3:7-9), la sottomissione dei regni di questo mondo al regno di Cristo (11:15) e la vittoria assoluta dell’annuncio del Vangelo (19:11-21). Gli oppositori del postmillenialismo potrebbero voler contestare la sua interpretazione di tali passaggi, ma è infondato per loro affermare senza qualifiche e senza un’interazione dettagliata con gli scritti postmillenialisti che la posizione non è tratta dal Nuovo Testamento stesso.

Ulteriori critiche premature includerebbero l’accusa di Walvoord secondo cui il postmillenialismo oscura la dottrina della seconda venuta di Cristo includendola nelle opere provvidenziali di Dio nella storia [23], e l’accusa di Adams di confondere il millennio con lo stato eterno – poiché prende le profezie dell’Antico Testamento del regno di pace e prosperità e le applica illegittimamente alla menzione del Nuovo Testamento del millennio, e quindi finisce con il dilemma che o non c’è bisogno di nuovi cieli e terra (a cui si applicano realmente le profezie dell’Antico Testamento) o altrimenti il ​​millennio è frustrato [24].

Walvoord non è riuscito a cogliere adeguatamente la filosofia della storia del postmillenialista ; non è che il postmillenialista non distingua la provvidenza dal compimento, ma piuttosto vede la provvidenza ben orchestrata per servire i fini ultimi del compimento. E in connessione con questa comprensione, riconosce che il Nuovo Testamento parla della “venuta” di Cristo in vari modi (contrariamente al supposto pensiero di Walvoord secondo cui esiste un solo senso in cui Cristo “viene”, vale a dire, al suo ritorno in gloria) – per esempio, nell’instaurazione del suo regno nel I secolo (Matteo 16:28), nella persona dello Spirito Santo a Pentecoste (Giovanni 14:18,28; cfr v. 16; Atti 2:33; I Corinzi 15:45; II Corinzi 3:17), in comunione con il credente pentito e obbediente (Apocalisse 3:20; Giovanni 14;21-23), nel giudizio storico sulle nazioni (Matteo 24:29-30, 34 ; Marco 14:61-62) e sulle chiese (Apocalisse 2:5, 16). Tali “venute” del Signore fanno parte del governo provvidenziale di Dio della storia precedente al compimento e sono in aggiunta alla venuta visibile e gloriosa di Cristo nel giudizio finale (2 Tessalonicesi 1:7-10). Il postmillenialista  non oscura la seconda venuta con la provvidenza.

Né, come disse Adams, confonde il millennio con lo stato eterno; il postmillenialista  conosce chiaramente la differenza tra i due. È solo che non è d’accordo con Adams che certe profezie dell’Antico Testamento riguardino esclusivamente lo stato eterno. Prima che gli amillenialisti e i postmillenialisti si impegnassero in un pieno dibattito esegetico su tali passaggi, sarebbe altrettanto legittimo che il postmillenialista  accusasse Adams di confondere lo stato eterno con il millennio. Il postmillenialista ha una solida motivazione per collegare passaggi rilevanti dell’Antico Testamento con il millennio del Nuovo Testamento, in quanto questi passaggi (secondo le affermazioni postmillenialiste) parlano della prosperità pre-consumazione del regno di Cristo, e il millennio è precisamente la forma pre-consumazione del suo regno. Tali passi dell’Antico Testamento sono considerati (almeno in parte) predizioni riguardanti uno stato di cose pre-consumazione perché parlano di cose che sono inappropriate per lo stato eterno (ad esempio, opposizione al regno, evangelizzazione, crescita del regno, interazione nazionale , morte, ecc.). Ancora una volta, gli oppositori del postmillenialismo possono contestare la sua interpretazione di tali passaggi, ma è prematuro accusare la posizione di confondere due entità distinte apertamente riconosciute (vale a dire, il millennio e l’eternità) prima di confutare il ragionamento esegetico della posizione. Il postmillenialismo non è sospetto a priori, non più di quanto lo sia l’amillenialismo.

Un’ulteriore critica infondata al postmillenialismo come sistema è l’affermazione di Adams secondo cui ha ancora meno motivi per aspettarsi un’età semi-dorata nella storia rispetto al premillenialista, dal momento che non c’è nient’altro che l’umanità peccaminosa e non glorificata per produrla, e che non ha alcuna spiegazione per il previsto cambiamento improvviso delle condizioni del mondo alla fine della storia [25]. Tali affermazioni sono ingiustificate, poiché il postmillenialista  vede la potente presenza di Cristo mediante lo Spirito Santo come una ragione sufficiente per aspettarsi la liberazione di Satana dalle restrizioni post-resurrezione sul suo potere ingannatore sulle nazioni come spiegazione adeguata del cambiamento delle condizioni del mondo alla fine dell’era (proprio come fa Adams). Tali principi sono stati resi ben noti nell’insegnamento postmillenialista, e quindi la critica di Adams è un’ovvia svista di quello che è un elemento importante della posizione criticata.

Una risposta analoga è necessaria rispetto alla critica di Walvoord secondo cui il postmillenialismo priva il credente di oggi della speranza dell’imminente ritorno di Cristo [26]. Il fatto è che il postmillenialista non ha mai preteso di salvare la dottrina del ritorno di Cristo in qualsiasi momento; infatti, la sua caratteristica propria è la negazione dell’imminente ritorno fisico. Il Nuovo Testamento indica decisamente che la venuta del Signore è un evento ritardato, e che il cristiano dovrebbe aspettarsi di vedere segni precursori del suo venire [27]. Non deve imbattersi in lui come un ladro inatteso (1 Tessalonicesi 5:4), poiché crede nelle Scritture che certe cose devono prima accadere (cfr. 2 Tessalonicesi 2:1-3, ecc.). Infatti, aspettare l’imminente venuta dello sposo fu l’errore delle vergini stolte (Matteo 25:1-8). Quindi il postmillenialismo difficilmente può essere biasimato per non aver preservato una dottrina che, per la natura stessa della sua posizione, non pensa debba essere preservata (cfr. Matteo 25:5, 10).

Dobbiamo concludere, quindi, che gli scrittori di oggi non hanno offerto alcuna buona ragione come prova inconfutabile per ignorare o rifiutare il postmillenialismo come un’importante opzione teologica per i credenti biblici. È stato ingiustificatamente respinto negli ultimi cinquant’anni sulla base di esegesi da giornale, travisamenti, critiche a doppio taglio e accuse premature o infondate. Il postmillenialismo merita di essere preso sul serio e considerato alla luce della Scrittura; scartarlo sommariamente o ignorarlo come è stato fatto negli ultimi anni non ha una buona giustificazione.

Gli elementi essenziali distintivi delle tre posizioni

Nella sezione precedente di questa discussione c’è stata occasione di notare che il postmillenialismo era stato travisato nella sua posizione di base. Questo ci fa chiedere, quali sono le differenze fondamentali tra premillenialismo, amillenialismo e postmillenialismo? Cioè, qual è la prospettiva distintiva di ciascuna posizione, la sua caratteristica essenziale e centrale?

Qui molte persone sono inclini a essere fuorviate, rimanendo invischiate in questioni sussidiarie e indecise rispetto alla prospettiva dogmatica di base del pre-, a- e postmillenialismo. Ciò significa che prendono importanti questioni esegetiche relative alla questione millenaria e tentano di usarle per delineare le tre posizioni teologiche fondamentali; tuttavia, queste particolari questioni esegetiche non sono decisive per le affermazioni centrali e generali della scuola di pensiero. Forse qualche esempio sarebbe utile.

Quando arriviamo a discutere gli elementi distintivi del premillenialismo, dell’amillenialismo  e del postmillenialismo, ci sono molte questioni interpretative relative all’insegnamento delle Scritture sul millennio che, sebbene molto importanti da considerare per il cristiano, non sono cruciali per la definizione in questo particolare punto precipuo; questo perché aderenti a diverse scuole di pensiero di base hanno concordato risposte particolari a queste domande. Ad esempio, possiamo chiedere della natura della “prima risurrezione” di Apocalisse 20:5. Si riferisce a una risurrezione corporea, alla rigenerazione del credente o al suo passaggio alla morte allo stato intermedio in cielo? Tale domanda di solito separa i premillenialisti dalle altre due posizioni, poiché il premillenialismo  insiste sulla prima opzione; tuttavia, è noto che gli aderenti sia all’amillenialismo che al postmillenialismo sostengono ciascuna delle ultime due opzioni. Allo stesso modo, la questione dell’imminenza del ritorno di Cristo tende a essere risolta in modo incrociato; alcuni premillenialisti la negano in pratica (post-tribolazionisti), mentre altri la propongono, così come gli amillenialisti sono divisi tra chi la accetta e chi la rifiuta. La domanda non ci aiuta bene nel particolare progetto di trovare gli elementi essenziali distintivi di ciascuna delle tre scuole escatologiche. Ulteriori questioni sussidiarie o teologicamente indecise riguarderebbero cose come se i martiri cristiani ricevano una benedizione speciale durante il millennio, se il millennio appartenga affatto allo stato intermedio (amillenialisti e postmillenialisti si sono accordati in vari modi su questa questione), se la chiesa è un’espressione del regno di Cristo (recenti premillenialisti sono giunti a riconoscere questo punto), se un periodo futuro di tribolazione senza precedenti con un Anticristo personale attende il mondo e/o la chiesa (tutte e tre le posizioni hanno sposato, o possono accogliere, tale un’opinione), se il “mille” di Apocalisse 20 è simbolico o letterale (di nuovo, tutte e tre le posizioni hanno o potrebbero rispondere in entrambi i modi). Domande come queste sono di grande importanza per il cristiano nella sua fede e pratica, e chi scrive ha convinzioni precise su ognuna di esse. Tuttavia, queste questioni e molte altre simili non sono le differenze dirimenti tra le tre scuole teologiche di premillenialismo, amillenialismo  e postmillenialismo. Per arrivare alle differenze davvero fondamentali tra queste tre posizioni come distinte scuole di pensiero, possiamo iniziare delineando le loro rispettive rivendicazioni centrali [28]. Il premillenialismo sostiene che (1) Cristo tornerà fisicamente prima del millennio e che (2) il millennio è un periodo di giustizia, pace e prosperità per il regno di Cristo sulla terra. Ci sarà (3) un significativo ritardo o divario storico tra il ritorno di Cristo alla prima risurrezione e il giudizio dei malvagi alla seconda risurrezione, appena prima dell’inaugurazione dello stato eterno. (Questo divario corrisponde al regno millenario di prosperità terrena per il popolo eletto di Dio.) Pertanto, (4) il millennio è distinto dall’attuale epoca della chiesa, essendo un futuro periodo intermedio tra il ritorno di Cristo e il giudizio finale. (5) La natura specifica del regno millenario si vedrà nella prosperità nazionale dello stato ebraico restaurato con Cristo che regna corporalmente da Gerusalemme e sottomette militarmente il mondo con la spada. (Tuttavia, alcuni premillenialisti de-enfatizzano questo elemento ebraico e sottolineano semplicemente che il millennio è uno stadio preparatorio per la chiesa; la nazione dell’Antico Testamento, la chiesa del Nuovo Testamento, il millennio e lo stato eterno sono tutti visti come fasi di sviluppo nel regno). Infine, (7) la predicazione del vangelo da parte della chiesa in tutta la terra prima del ritorno di Cristo si rivelerà culturalmente inutile; il mondo diventerà un disastro senza speranza, peggiorando sempre di più, culminando nella tribolazione proprio alla fine dell’epoca della chiesa.

Per contro, l’amillenialismo  dice che (1) Cristo tornerà dopo il millennio. (2) Sostiene che non ci sarà millennio nel senso di un’era semi-dorata di prosperità terrena per il regno; invece, il millennio è limitato alle benedizioni dello stato intermedio (celeste) (alcuni limitano la sua benedizione ai martiri lì) e/o ai trionfi spirituali puramente interiori vissuti dalla chiesa sulla terra (cioè Cristo che regna nel cuore del credente). Fondamentalmente, quindi, l’amillenialismo nega che ci sarà alcuna espressione visibile o terrena del regno di Cristo sul mondo intero; come dice D. H. Kromminga, “il millennio è un millennio spirituale o celeste”. (Nota: la chiesa è una forma visibile del regno di Cristo nel mondo, secondo molti amillenialisti; tuttavia, la chiesa non farà tutte le nazioni discepole di Cristo e non guadagnerà un’influenza dominante o diffusa in tutto il mondo, ma rimarrà piuttosto un residuo di credenti individuato in modo rappresentativo in tutto il mondo, che non è in grado di realizzare un periodo di giustizia e pace [comparative].)  (3) Il ritorno di Cristo alla fine dell’epoca della chiesa si sincronizzerà con la risurrezione generale e il giudizio generale di tutti uomini, credenti e non credenti allo stesso modo. Pertanto, (4) il millennio è l’attuale età interavventuale. (5) Non ci sarà alcuna conversione o sottomissione del mondo da parte di Cristo durante il millennio, ma piuttosto il mondo vedrà uno sviluppo più o meno parallelo del bene e del male, con il male che si intensificherà verso la fine dell’epoca della chiesa. Quindi (6) le profezie di prosperità dell’Antico Testamento devono essere prese in modo completamente figurato come indicanti lo stato eterno o la condizione spirituale interna della chiesa, proponendo così la continuità tra l’Israele dell’Antico Testamento e la chiesa del Nuovo Testamento. Infine, (7) il mondo si sta muovendo verso un tempo di crescente anomia, e la predicazione del Vangelo in tutto il mondo non raggiungerà un successo eccezionale e pervasivo nella conversione dei peccatori (cioè, il discepolato generale delle nazioni).

Il postmillenialismo, come suggerisce il nome, sostiene che (1) Cristo ritornerà dopo il millennio, che (2) rappresenta un periodo che vedrà la crescita e la maturazione della giustizia, della pace e della prosperità per il regno di Cristo sulla terra (rappresentato visibilmente dalla chiesa) attraverso la graduale conversione del mondo al vangelo, così come un periodo per la gloria e la rivendicazione dei santi in cielo. (3) Il ritorno di Cristo si sincronizzerà con la resurrezione generale e il giudizio generale alla fine dell’epoca della chiesa. Pertanto, (4) il millennio o regno dei postmillenialisti ha utilizzato il vocabolario escatologico in modo tale che il “millennio” rappresenta gli ultimi giorni, pubblicamente distinguibili, della prosperità del “regno” interavventuale.) (5) La natura specifica del regno millenario sulla terra sarà la prosperità internazionale della chiesa (nuovo Israele), la sua crescita (attraverso la conversione del mondo mediante la spada dello Spirito) e la sua influenza nella società e nella cultura. Pertanto, (6) le profezie dell’Antico Testamento di prosperità per il regno sono interpretate sia in senso figurato che letterale secondo le esigenze del contesto (sia locale che più ampio) come indicanti in avanti non semplicemente oltre l’epoca della chiesa verso un regno ebraico restaurato o lo stato eterno (rendendo così la chiesa visibile sulla terra per la maggior parte una specie di parentesi), ma alla prosperità visibile del regno stabilito di Cristo sulla terra, culminante nella gloria consumata dello stato eterno; c’è continuità tra l’Israele dell’Antico Testamento e la Chiesa del Nuovo Testamento (nuovo Israele), che alla fine includerà la pienezza dell’Israele fisico convertito innestato nuovamente nel popolo di Dio. Infine, quindi, (7) nel lungo raggio il mondo sperimenterà un periodo di straordinaria rettitudine e prosperità man mano che la chiesa trionfa nella predicazione del vangelo e nel discepolato delle nazioni attraverso l’agenzia soprannaturale dello Spirito Santo; tuttavia, la liberazione di Satana proprio alla fine dei tempi porterà l’apostasia da queste benedette condizioni.

Il nocciolo della questione

Sebbene tralasci alcuni dettagli e precisazioni, la descrizione di cui sopra riassume fondamentalmente la spinta distintiva delle varie opzioni millenarie. Ora dobbiamo restringere ancora di più il trattamento di ciascuna scuola di pensiero ai suoi tratti distintivi  (consentendo differenze di interpretazione all’interno di ciascuna scuola, nonché accordi tra categorie su alcuni punti esegetici).

Tutte e tre le posizioni concordano sul fatto che, sebbene possano esserci differenze terminologiche (ad esempio, l’applicazione delle parole “regno”, “millennio”, “tribolazione”, ecc.), nell’operato pratico la chiesa è un’istituzione divinamente stabilita, Cristo tornerà in giudizio su un mondo senza legge o apostata, e la speranza ultima del credente è nei nuovi cieli e terra perfettamente d’oro che saranno stabiliti nel regno consumato dello stato eterno. Inoltre, nessuna delle posizioni nega che ci sia o ci sarà un millennio di qualche re; nessuno prevede che sarà un’età completamente perfetta. Inoltre, nessuno identifica completamente il regno e il millennio come coestesi l’uno con l’altro, poiché entrambi concordano sul fatto che il regno sia una forma o stadio sia di pre-consumazione che di consumazione, poiché il millennio è limitato in qualche modo alla prima categoria. Pertanto, i distintivi chiave tra pre-, a- e postmillenialismo possono essere ulteriormente specificati dalla seguente analisi della forma pre-consumazione del regno.

Ci sono alcuni che sostengono che (I) la forma pre-consumazione del regno profetizzato nell’Antico Testamento non si realizza affatto durante l’età interavventuale, ma riguarda esclusivamente l’età millenaria di prosperità che segue l’epoca della chiesa e inizia col ritorno di Cristo. Questi sono di solito premillenialisti dispensazionalisti. Poi ci sono quelli che sostengono che (II) la forma pre-consumazione del regno si realizza durante l’età interavventuale i quali si possono suddividere  in due: in primo luogo, abbiamo quelli che affermano (A) che l’età della chiesa non include il millennio ma è separata da esso come un’era futura di prosperità dopo il ritorno di Cristo (tuttavia, la chiesa e il millennio esprimono entrambi il regno di Dio). Qui abbiamo i sostenitori del premillenialismo  storico (o post-tribolazionisti). In secondo luogo, abbiamo coloro che affermano (B) che l’epoca della chiesa include (o è identica a) il millennio, facendo in modo che il regno pre-consumazione si estenda dal primo al secondo avvento di Cristo. Questi sostenitori, a loro volta, si dividono in due gruppi: quelli che insegnano che (1) l’era millenaria sulla terra è un periodo di visibile prosperità per il regno, o quelli che affermano che (2) solo lo stato eterno realizza la promessa di prosperità per il regno. Rispettivamente, questi sono postmillenialisti e amillenialisti.

Da questo schema diventa evidente che ci sono due principali spartiacque nell’insegnamento escatologico tra i conservatori evangelici. Il primo ha a che fare con la cronologia, il secondo riguarda la natura del regno millenario. La prima domanda chiave è: l’epoca della chiesa comprende il millennio? (In alternativa: gli eventi del tempo della fine del ritorno, della risurrezione e del giudizio di Cristo si sincronizzeranno l’uno con l’altro?)  Questa domanda separa i premillenialisti (che rispondono di no) dagli amillenialisti e dai postmillenialisti (che rispondono entrambi di sì). La seconda e successiva domanda chiave è: l’epoca della chiesa (identica o comprensiva del regno millenario) sarà un periodo di evidente prosperità per il vangelo sulla terra, con la chiesa che raggiungerà una crescita e un’influenza a livello mondiale tali che il cristianesimo diventi piuttosto il principio generale? – dall’eccezione alla regola (come in tempi precedenti)? Questa domanda separa gli ammillenialisti (che rispondono di no) dai postmillenialisti (che rispondono di sì). Queste domande rivelano anche l’accordo di base tra amillenialismo e premillenialismo  che la grande prosperità per il regno di Cristo che è promessa nella Scrittura non deve essere realizzata affatto prima del suo ritorno in gloria, concludendo così che l’epoca della chiesa sarà priva di un manifesto trionfo terreno nella sua vocazione e del suo lavoro. Robert Strong, esponendo e difendendo l’amillenialismo, afferma: “L’amillenialismo  concorda con il premillenialismo  sul fatto che le Scritture non promettono la conversione del mondo mediante la predicazione del Vangelo” (The Presbyterian Guardian, 10 gennaio 1942). L’amillenialista, William E. Cox, dice inoltre: “I premillenialisti credono che il mondo stia peggiorando sempre di più e che sarà al suo peggio quando Gesù ritornerà. Gli amillenialisti sono d’accordo con i premillenialisti su questo punto” [29].

La nostra precedente discussione delle tre scuole di pensiero escatologiche si è incentrata sul concetto di regno e le sue varie qualificazioni (tempo e natura pre-consumazione), rivelando così che la questione più fondamentale e significativa nel distinguere il segno unico di ogni posizione ha a che fare con il corso della storia prima del ritorno di Cristo (o la manifesta prosperità del Grande Mandato). L’interesse di Jay Adams per la natura realizzata o non realizzata del “millennio” non è la vera questione che segna una posizione centrale e unica nell’escatologia, poiché l’amillenialismo non è (contrariamente a quanto affermato da Adams) l’unica posizione che vede il millennio come stabilito al primo avvento di Cristo e coestensivo con l’attuale epoca della chiesa. Un noto postmillenialista , J. Marcellus Kik, ha detto:

Il millennio, in altre parole, è il periodo della dispensazione evangelica, il regno messianico. …  Il millennio è iniziato con l’ascensione di Cristo o con il giorno di Pentecoste e rimarrà fino alla seconda venuta di Cristo [30].

Molti altri postmillenialisti concordano qui con Kik. E anche quei primi postmillenialisti che vedevano il millennio come un segmento successivo del periodo interavventuale sostenevano che il regno messianico fosse stato stabilito durante il primo avvento di Cristo; così, il “regno” fu realizzato, e il “millennio” rappresentò la parte della venuta trionfante (ma imperfetta) dell’era del regno (cioè della chiesa). Quindi la domanda di Adams porta a un disaccordo terminologico, piuttosto che sostanziale. (E nota, anche alcuni premillenialisti recenti, ad esempio G. E. Ladd, ammettono che il regno in un certo senso è già stato stabilito.)

Ciò che è veramente in gioco è la questione delle prospettive future sulla terra per il regno già costituito. Deve esso, prima del ritorno di Cristo, portare tutte le nazioni sotto il suo dominio, generando così un periodo di benedizione spirituale, pace internazionale e prosperità visibile? La chiesa, alla quale è stata promessa la continua presenza di Colui al quale è stato dato ogni potere in cielo e in terra, riuscirà a fare discepoli tutte le nazioni come ha comandato? Su questa questione fondamentale e sostanziale – quella che riesce a separare le tre scuole millenarie – diventa evidente che il distintivo essenziale del postmillenialismo è la sua sicura aspettativa di prosperità evangelica per la chiesa durante l’età presente, derivata dalle Scritture. Premillenialisti e amillenialisti convengono nel rifiutare questa speranza, e quindi si separano l’uno dall’altro nello spiegare i motivi scritturali (le prove inconfutabili) di quella speranza. Il premillenialista cerca la prosperità del regno nella storia, ma ha una natura distintamente ebraica ed è separato dal vero Israele di Dio (la chiesa di Cristo). L’amillenialista non si aspetta alcuna sicura prosperità per il regno nella storia sulla terra, riservando l’insegnamento scritturale di un’età di giustizia e pace esclusivamente per il regno al di là della storia.

Riassunto

In sintesi, il premillenialista sostiene che ci sarà un lungo intervallo negli eventi del tempo della fine in cui il millennio sarà inserito dopo il ritorno di Cristo; il regno millenario sarà caratterizzato dalla prosperità di uno stato ebraico restaurato. L’amillenialista nega qualsiasi intervallo negli eventi del tempo della fine, cercando il ritorno di Cristo dopo un’era millenaria fondamentalmente non prospera. E il postmillenialista si distingue dalle due precedenti posizioni sostenendo che non ci sarà alcun divario negli eventi del tempo della fine; piuttosto, quando Cristo ritornerà dopo l’epoca millenaria, interavventuale, della chiesa, ci sarà stato un successo cospicuo e diffuso per il Grande Mandato. In breve, il postmillenialismo si distingue dalle altre due scuole di pensiero per il suo essenziale ottimismo per il regno nell’era attuale. Questo atteggiamento fiducioso nel potere del regno di Cristo, nel potere del suo vangelo, nella potente presenza dello Spirito Santo, nel potere della preghiera e nel progresso del Grande Mandato, separa il postmillenialismo dal pessimismo essenziale dell’amillenialismo  e del premillenialismo.

Sull’amillenialismo Alva J. McClain osserva quanto segue:

Nella Bibbia gli eventi escatologici si trovano alla fine ma all’interno della storia umana. Ma l’“escatologia” di Barth è sia al di sopra che al di là della storia, avendo poca o nessuna relazione vitale con la storia. Il dottor Berkhof ha scritto un prezioso riassunto e una valutazione critica di questa nuova scuola di “escatologia”. … Ma ciò che Berkhof non riesce a vedere, mi sembra, è che la sua stessa scuola di pensiero amillenarista è in qualche misura “incatramata con lo stesso pennello”, almeno nella sua dottrina del Regno di Dio stabilito. Secondo questa visione, sia il bene che il male continuano nel loro sviluppo fianco a fianco attraverso la storia umana. Poi verrà la catastrofe e la crisi del giudizio divino, non allo scopo di stabilire un regno divino nella storia, ma dopo la chiusura della storia. La speranza risiede solo in un nuovo mondo che è oltre la storia. Così la storia diventa solo il “vestibolo” preparatorio dell’eternità; e per giunta non un vestibolo molto razionale. È uno stretto corridoio, angusto e buio, una sorta di “sala d’attesa”, che non conduce da nessuna parte all’interno del processo storico, ma che si presta solo ad essere finalmente abbandonato per un’esistenza ideale su un altro piano. Una tale visione della storia sembra eccessivamente pessimista alla luce della rivelazione biblica [31].

Forse la maggiore difficoltà con McClain nel fare questa affermazione è che trascura il fatto che il suo premillenialismo  è “incatramato con lo stesso pennello” di quello dell’amillenialismo . L’affermazione di Boettner sul premillenialismo  è qui appropriata:

Il premillenialismo  o dispensazionalismo considera quindi la predicazione del Vangelo come un fallimento per quanto riguarda la conversione del mondo e non vede alcuna speranza per il mondo durante l’attuale dispensazione. Considera la Chiesa essenzialmente in bancarotta e destinata al fallimento poiché ciascuna delle cinque dispensazioni precedenti presumibilmente è finita con un fallimento, e afferma che solo la seconda venuta di Cristo può curare i mali del mondo. …  Un altro corollario di questa convinzione è che i benefici della civiltà che sono stati realizzati mediante l’influenza della Chiesa sono solo illusori, e che tutto questo sarà spazzato via quando Cristo verrà. … Essendo questa la logica del sistema, non è difficile capire perché le prospettive per quanto riguarda l’età presente debbano essere pessimistiche. Se sentiamo che l’intero ordine secolare è condannato, e che Dio non ha più alcun interesse per esso, beh, allora naturalmente sentiremo poca responsabilità per questo ordine, e senza dubbio sentiremo che prima il male raggiunge il suo culmine, meglio è. Sostenere che la predicazione del Vangelo sotto la dispensazione dello Spirito Santo non può ottenere che un successo molto limitato deve inevitabilmente paralizzare gli sforzi sia nella chiesa domestica che sul campo della missione. Una tale eccessiva enfasi sull’al di là non può che significare una sottovalutazione e un abbandono del qui e ora. … Sarebbe difficile immaginare una teoria più pessimista, più disperata in linea di principio o, se applicata in modo coerente, più calcolata di questa per provocare la sconfitta del programma della Chiesa [32].

Ciò che distingue il postmillenialista biblico, quindi, dall’amillenialismo  e dal premillenialismo  è la sua convinzione che la Scrittura insegni il successo del Grande Mandato in questa epoca della chiesa. La fiducia ottimistica che le nazioni del mondo diventeranno discepole di Cristo, che la chiesa crescerà fino a riempire la terra e che il cristianesimo diventerà il principio dominante piuttosto che l’eccezione alla regola distingue il postmillenialismo dagli altri punti di vista. Tutti i postmillenialisti e solo loro lo credono, e solo la confutazione di tale fiducia può minare questa scuola di interpretazione escatologica. In ultima analisi, ciò che è caratteristico del postmillenialismo non è una risposta uniforme a una particolare domanda esegetica (ad esempio, riguardo a “l’uomo del peccato”, “la prima risurrezione”, “tutto Israele sarà salvato”, ecc.), ma piuttosto un impegno per il vangelo come potenza di Dio che, per mezzo dello Spirito Santo, convertirà la stragrande maggioranza del mondo a Cristo e porterà un’obbedienza diffusa al governo del suo regno. Questa fiducia, da persona a persona, sarà biblicamente sostenuta in vari modi (proprio come i diversi “calvinisti” possono variare l’uno dall’altro nel preciso insieme di passaggi a cui fanno appello per il sostegno della discriminante sovranità soterica di Dio). Il postmillenialista  è segnato dalla sua convinzione che il regno di Cristo ha il mandato e le risorse per compiere  oggi il discepolato delle nazioni a Gesù Cristo prima del suo secondo avvento; qualunque decadimento storico si veda nell’impresa missionaria della chiesa e nel suo compito di edificare o santificare le genti nella parola della verità, va attribuito, non a qualcosa di inerente all’attuale corso della storia umana, ma all’infedeltà della chiesa.

L’eredità riformata del postmillenialismo

Con una comprensione, quindi, del carattere distintivo del postmillenialismo, è importante andare avanti e vedere che questa posizione non è eccentrica in termini di prospettiva della teologia ortodossa, né è una recente innovazione (associata, come dicono erroneamente alcuni, con l’ascesa dell’ottimismo umanistico ottocentesco). Piuttosto, la speranza postmillenarista è stata il punto di vista persistente della maggior parte degli studiosi riformati dal XVI secolo all’inizio del XX secolo. Alla luce di questo fatto, la posizione merita di essere esaminata di nuovo oggi per il suo sostegno biblico e non liquidata alla leggera come in qualche modo un evidente errore teologico. Cioè, non c’è alcuna ragione  di prima istanza (o prova inconfutabile) per rifiutare il postmillenialismo come estraneo al pensiero dei più rispettabili maestri teologici o l’inconsapevole parallelo con specifici movimenti secolari. La posizione è stata sostenuta dai teologi e commentatori più affidabili ed eminenti dalla Riforma ad oggi.

Giovanni Calvino

La teologia riformata (in quanto distinta dalla teologia evangelica o luterana) prende come proprio genitore l’indiscutibile maestro teologico della Riforma protestante, Giovanni Calvino. L’eredità del postmillenialismo nella teologia riformata può essere fatta risalire al corpus della letteratura caviniana. J. A. De Jong, nella sua tesi di dottorato presso la Libera Università di Amsterdam (Come le acque coprono il mare), ha affermato che “I commenti di Giovanni Calvino danno ad alcuni studiosi motivo di concludere che egli anticipò la diffusione del vangelo e della vera religione fino alle estremità della terra” [33]. J. T. McNeill, l’editore di Institutes of the Christian Religion di Calvino per la Library of Christian Classics, parla della “Concezione di Calvino della vittoria e della futura universalità del Regno di Cristo in tutta la razza umana, un argomento spesso introdotto nei Commentari” [34]. Nel suo recente studio: The Puritan Hope, Iain H. Murray ha affermato che “Calvino credeva che il regno di Cristo fosse già stabilito e, a differenza di Lutero, si aspettava che avesse un trionfo ancora più grande nella storia prima della consumazione” [35]. Il giudizio di questi uomini (e di quelle fonti secondarie da cui dipendono) è certamente ben fondato negli scritti di Calvino.

Riguardo all’idea che Cristo avrebbe avuto un regno letterale di mille anni sulla terra (cioè il premillenialismo ), Calvino disse che questa “fantasia è troppo infantile per aver bisogno o per meritare una confutazione”. Allo stesso tempo, ha indicato il suo implicito disaccordo con l’idea (promossa da successivi amillennialisti) che il millennio appartenga allo stato intermedio dei santi (cioè, il loro riposo celeste disincarnato successivo alla morte fisica e prima della risurrezione generale); secondo Calvino, i “mille” di Apocalisse 20 appartengono alla “chiesa mentre sta ancora lavorando sulla terra” [36]. Né Calvino sarebbe stato d’accordo con la posizione secondo cui il trionfo millenario dei santi è semplicemente le vittorie spirituali (invisibili) nel cuore del cristiano o le benedizioni interiori vissute privatamente dalla chiesa (vale a dire, una scuola di interpretazione amillenarista). Con particolare applicazione al regno di Cristo, disse: “Non sarebbe stato sufficiente che il regno fosse fiorito internamente” [37]. Calvino vide il Salmista dire che la prosperità e la forza del Re eletto da Dio deve essere visibile e pubblicamente riconosciuta; Cristo deve essere esibito vittorioso su tutti i suoi nemici in questo mondo, e il suo regno deve essere dimostrato immune dalle varie agitazioni attualmente sperimentate nel mondo [38]. Nel suo commento a 2 Tessalonicesi 2:8, Calvino dichiarò:

Paolo, però, lascia intendere che Cristo nel frattempo, con i raggi che emetterà precedentemente al suo avvento, metterà in fuga le tenebre in cui regnerà l’anticristo, così come il sole, prima di essere visto da noi, scaccia le tenebre della notte dall’effusione dei suoi raggi.

Questa vittoria della parola, dunque, si manifesterà in questo mondo. …  Fornì anche a Cristo queste stesse armi, affinché potesse sradicare i suoi nemici. Questo è un elogio significativo della vera e sana dottrina – che è rappresentato come sufficiente per porre fine a ogni empietà, e come destinato ad essere invariabilmente vittoriosoin opposizione a tutte le macchinazioni di Satana….[enfasi aggiunta].

Per Calvino, il regno di Cristo era considerato stabilito al primo avvento e continuamente in vigore fino al secondo avvento. Durante questo periodo interavventuale, la chiesa è destinata a conoscere un successo diffuso; nel corso della storia porterà tutte le nazioni sotto il dominio sovrano di Cristo. A questo periodo interavventuale Calvino riferì molte delle gloriose profezie sul regno del Messia che si trovano nell’Antico Testamento.

I santi cominciarono a regnare sotto il cielo quando Cristo introdusse il suo regno mediante la promulgazione del suo Vangelo” [39].  Commentando la profezia di Isaia 65:17 della creazione da parte di Dio di nuovi cieli e nuova terra, Calvino disse:

“Con queste metafore promette un notevole cambiamento di cose; … ma la più grande di tali benedizioni, che doveva manifestarsi alla venuta di Cristo, non poteva essere descritta in altro modo. Né intende solo la prima venuta, ma l’intero regno, che deve estendersi fino all’ultima venuta. …  Così il mondo è (per così dire) rinnovato da Cristo … e anche ora siamo nel suo progresso e nella sua realizzazione. …  Il Profeta ha negli occhi l’intero regno di Cristo, fino alla sua conclusione finale, che è anche chiamato ‘il giorno del rinnovamento e della restaurazione’ (Atti iii.21)” “La gloria di Dio risplende . . . mai più brillantemente che nella croce, in cui . . . il mondo intero fu rinnovato e tutte le cose ristabilite all’ordine [40].

Riguardo a Isaia 2:2-4, Calvino disse quanto segue:

“… Mentre la pienezza dei giorni è iniziata con la venuta di Cristo, essa scorre in un progresso ininterrotto fino a quando egli appare la seconda volta per la nostra salvezza”. Durante questo periodo “la chiesa, che prima era stata, per così dire, chiusa in un angolo, ora sarebbe stata raccolta da ogni parte. … Il Profeta qui mostra che i confini del suo regno saranno ampliati affinché egli possa governare su varie nazioni. … Cristo non è stato inviato agli ebrei solo per regnare su di loro, ma per dominare il mondo intero”. Il progresso trionfante della chiesa, regnante sotto Cristo, sarà notevole nel corso della storia; la restaurazione soterica del mondo sarà sempre più evidente man mano che tutte le nazioni passeranno sotto il dominio del Salvatore. Tale era la speranza di Calvino, la sua filosofia biblica della storia.

Lo scettro del regno di Cristo con il quale Egli governa è «solo la sua Parola», e Satana con il suo potere fallisce nella misura in cui il regno di Cristo viene edificato mediante il potere della predicazione [41].  Calvino proclamò coraggiosamente che “l’opera di Cristo, e di tutta la Chiesa, sarà gloriosa, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini. … Ne consegue che dobbiamo avere buone speranze di successo” [42]. “Non dobbiamo dubitare che nostro Signore verrà alla fine per irrompere in tutte le imprese degli uomini e fare un varco per la sua parola. Speriamo arditamente, dunque, più di quanto possiamo comprendere;  Egli supererà pure la nostra opinione e la nostra speranza” [43].

La fiducia del riformatore fu chiaramente espressa nelle sue esposizioni del Padre Nostro alla seconda petizione (“Venga il tuo regno”):

Ora, poiché la Parola di Dio è come uno scettro reale, siamo chiamati a supplicarlo di portare tutte le menti e i cuori degli uomini in un’obbedienza volontaria ad essa. … Pertanto Dio instaura il suo Regno umiliando il mondo intero. …  Dobbiamo desiderare ogni giorno che Dio raccolga a Sé chiese da tutte le parti della terra; che le diffonda e aumenti di numero; … che abbatta tutti i nemici del puro insegnamento e della religione; che disperda i loro consigli e schiacci i loro sforzi. Da ciò risulta che lo zelo per il progresso quotidiano non ci viene ingiunto invano. …  Con splendore sempre crescente, egli mostra la sua luce e la sua verità, mediante le quali le tenebre e le falsità del regno di Satana svaniscono, si estinguono e passano. …  Si dice che [Dio] regni tra gli uomini, quando essi si dedicano volontariamente e si sottomettono a essere governati da lui. … con questa preghiera chiediamo che egli possa rimuovere tutti gli ostacoli e portare tutti gli uomini sotto il suo dominio. … La sostanza di questa preghiera è che Dio illumini il mondo con la luce della sua Parola, — formi i cuori degli uomini, con gli influssi del suo Spirito, ad obbedire alla sua giustizia, — e, per grazia esercitando il suo potere, ristabilisca all’ordine tutto il disordine che esiste nel mondo. … Ancora, poiché il regno di Dio è in continua crescita e avanza fino alla fine del mondo, dobbiamo pregare ogni giorno che possa venire: poiché nella misura in cui abbonda l’iniquità nel mondo, in tal misura il regno di Dio non è ancora venuto [44].

Questa preghiera per l’evidente successo del Grande Mandato non sarà vana, secondo Calvino; la nostra speranza di successo dovrebbe essere audace, poiché non dobbiamo dubitare che Cristo realizzerà questo proposito nel mondo. Qui abbiamo la visione postmillenaria della storia pre-consumazione.

La convinzione di Calvino che le nazioni saranno discepolate e diventeranno obbedienti alla parola di Cristo è stata espressa più e più volte nei suoi scritti.

La nostra dottrina deve stare sublime sopra ogni gloria del mondo, invincibile con ogni suo potere, perché non è nostra, ma quella del Dio vivente e del suo Unto, che il Padre ha costituito re perché regni da mare a mare, e dai fiumi fino alle estremità della terra; e governa così da colpire l’intera terra e la sua forza di ferro e bronzo, il suo splendore d’oro e d’argento, con la semplice verga della sua bocca, e farli a pezzi come un vaso di vasaio; secondo le magnifiche predizioni dei profeti riguardo al suo regno (Daniele 2:34; Isaia 11:4; Salmi 2:9) [45].

Dio non solo protegge e difende [il regno di Cristo], ma ne estende anche i confini in lungo e in largo, e poi lo conserva e lo porta avanti in progressione ininterrotta verso l’eternità.  … Non dobbiamo giudicare la sua stabilità dalle apparenze presenti delle cose, ma dalla promessa, che ci assicura la sua continuità e il suo costante aumento [46].

Il Signore apre il suo regno con un inizio debole e spregevole con lo scopo esplicito: che il suo potere possa essere illustrato più pienamente dal suo progresso inaspettato [47].

Nel commentare Isaia 54:1-2, Calvino parla della “straordinaria fecondità della Chiesa” man mano che il regno cresce, e usa l’immagine della crescita dall’infanzia all’età adulta per spiegare che “l’opera di Dio sarà straordinaria e meravigliosa”. Con riferimento a Salmi 67, Calvino richiama l’attenzione sulla benedizione nuova e senza precedenti che verrà quando i Gentili saranno chiamati e tutte le nazioni parteciperanno alla conoscenza salvifica di Dio; come la parola di salvezza è diffusa in tutta la terra, disse Calvino, tutte le estremità della terra si sottometteranno al governo divino. In Salmi 22:27 (“Tutte le estremità della terra si ricorderanno e si rivolgeranno a Jehovah”)  Calvino parla di nuovo del mondo intero che dà l’obbedienza volontaria della vera pietà al Messia promesso.

Il regno trionfante del Messia sul mondo intero si compirà quando le nazioni giungeranno a una conoscenza salvifica di Dio, sosteneva Calvino. “La conoscenza di Dio sarà diffusa in tutto il mondo; … la gloria di Dio sarà conosciuta in ogni parte del mondo”[48]. Nei suoi Sermoni sulle epistole pastorali, Calvino dichiarò che “La conoscenza di Dio deve risplendere generalmente attraverso tutto il mondo e ognuno ne deve partecipare; pertanto: “dobbiamo prenderci cura di portare tutti coloro che vagano fuori dalla via della salvezza: e non dobbiamo pensarci solo per la nostra vita, ma per dopo la nostra morte”[49].  Fu proprio a causa della fiducia di Calvino nella promessa della Scrittura che il Vangelo sarebbe stato così prospero da portare le nazioni alla sottomissione a Cristo che solo lui fu attivo nell’invio di missionari – a differenza dei medievali e dei suoi compagni riformatori che si aspettavano l’imminente fine del mondo (ad esempio, Lutero si aspettava avvenisse durante la sua vita).

Poiché Cristo ha affidato a ministri “il suo Vangelo, che è lo scettro del suo regno, … essi esercitano in qualche modo il suo potere” – un potere mediante il quale sottomettono al dominio di Cristo il mondo intero [50]. Secondo Calvino,  Salmi 47

“Contiene … una profezia del futuro regno di Cristo. Insegna che la gloria che allora risplendeva sotto la figura del santuario materiale diffonderà il suo splendore ovunque; quando Dio stesso farà risplendere i raggi della sua grazia in terre lontane, affinché re e nazioni possano essere uniti in comunione con i figli di Abramo”. “Quando Dio è chiamato un re terribile e grande su tutta la terra, questa profezia si applica al regno di Cristo. …  Il profeta, quindi, quando dichiara che i Gentili saranno sottomessi, in modo che non si rifiuteranno di obbedire al popolo eletto, sta descrivendo quel regno di cui  aveva parlato in precedenza. Non dobbiamo supporre che qui si tratti di quella provvidenza segreta con cui Dio governa il mondo intero, ma del potere speciale che esercita per mezzo della sua parola. … Con queste parole egli lascia intendere che il regno di Dio … sarebbe esteso fino agli estremi confini della terra … in modo da occupare il mondo intero da un capo all’altro” [51]. “La Chiesa non sarà limitata a nessun angolo del mondo, ma si estenderà per quanto ci sarà spazio in tutto il mondo” [52].

Deve essere chiaro a questo punto che Calvino sottoscriveva il principio centrale del postmillenialismo, la fiducia ottimistica che il vangelo di Cristo convertirà la stragrande maggioranza del mondo qualche tempo prima del ritorno del Signore in giudizio e gloria. Parlando di Salmi 72, Calvino insegnò che “il regno di Cristo…doveva estendersi dal sorgere del sole al suo tramonto. … Il significato quindi è che il re scelto da Dio in Giudea otterrà una vittoria così completa su tutti i suoi nemici, in lungo e in largo, che verranno umilmente a rendergli omaggio. …  Questo versetto [11] contiene un’affermazione più distinta della verità, che il mondo intero sarà sottoposto all’autorità di Cristo. …  Le nazioni saranno convinte che nulla è più desiderabile che ricevere da lui leggi e decreti. …  Davide … prorompe nel lodare Dio, perché gli era stato assicurato dall’oracolo divino che le sue preghiere non sarebbero state vane. … Davide, quindi, a ragione prega che la gloria del nome divino riempia tutta la terra, poiché quel regno doveva estendersi fino agli estremi confini del globo”.

Espressioni di questa convinzione sono molteplici in tutti i commentari. Ad esempio: “… il Padre non negherà nulla a suo Figlio che riguardi l’estensione del suo regno fino alle estremità della terra [53]. Nello stesso punto Calvino indica di aver inteso  Salmi 2 predire che gli uomini sottometteranno a Lui il mondo intero e abbracceranno tutte le terre e le nazioni sotto il suo dominio. Nell’introdurre il Salmi110, spiega:

In questo Salmo Davide espone la perpetuità del regno di Cristo e l’eternità del suo sacerdozio; e, in primo luogo, afferma che Dio ha conferito a Cristo il dominio supremo, unito a un potere invincibile, con il quale o vince tutti i suoi nemici o li costringe a sottomettersi a lui. In secondo luogo aggiunge che Dio avrebbe esteso i confini di questo regno in lungo e in largo. …  Cristo non regnerà come Re solo sul monte Sion, perché Dio farà sì che il suo potere si estenda fino alle regioni più remote della terra.

Calvino aggiunge che questo regno continua a diffondersi e prosperare.

Della portata di questa prosperità, Calvino disse:

L’importanza del tutto è che Cristo regnerà in lungo e in largo, che i più lontani vivranno contenti sotto la sua protezione, e non si libereranno dal giogo posto su di loro” [54].  “L’adorazione di Dio fiorirà ovunque. …  La legge che era stata data agli ebrei sarebbe stata proclamata tra tutte le nazioni, in modo che la vera religione potesse essere diffusa ovunque … poiché è necessario che il culto di Dio sia basato sulla verità, quando Dio dichiara che il suo nome sarebbe diventato famoso in ogni luogo, senza dubbio mostra che la sua legge sarebbe stata conosciuta da tutte le nazioni, affinché la sua volontà potesse farsi conoscere ovunque … [55].

Affinché non ci siano fraintendimenti sul significato di Calvino, si dovrebbe osservare che nel suo Commentario di Isaia chiarisce abbondantemente che queste profezie di prosperità e crescita mondiale non riguardano semplicemente un effetto ordinario del Vangelo sulle nazioni; i profeti immaginano non solo la collocazione della chiesa in poche località sulla terra, ma piuttosto lo straordinario – anzi, incredibile – trionfo del regno attraverso il mondo. La chiesa avanza, non semplicemente per combattere (con conversioni periodiche o occasionali da un luogo all’altro), ma per una incredibile vittoria (vale a dire, il discepolato delle nazioni in quanto tali).

Sebbene le cose che il Signore promette siano nascoste per un tempo, agli occhi degli uomini, eppure i credenti li percepiscono per fede; in modo che abbiano una ferma convinzione e aspettativa del loro compimento, per quanto incredibili possano sembrare agli altri…. Parla dell’estensione della Chiesa di cui aveva parlato prima; ma era di grande importanza che le stesse cose si ripetessero frequentemente, perché sembrava incredibile che la Chiesa … sarebbe stata restaurata e diffusa in tutto il mondo … con stupore di tutti …diffusa in lungo e in largo in ogni parte del mondo.

Nello stesso punto Calvino parlò di “obbedienza, che il mondo intero renderà a Dio nella chiesa”. Con l’infallibile verità della parola di Dio come suo fondamento e fiducia, quindi, affermò Calvino: “non c’è nulla che dovremmo desiderare più ardentemente che che il mondo intero si pieghi all’autorità di Dio” [56].

Un’ulteriore visione della filosofia ottimistica di Calvino della storia  pre-consumazione ci viene offerta nelle sue preghiere. Vengono qui proposti due esempi. La forza della fede del Riformatore è evidente mentre pregava: “Concedi, dico, che possiamo alzare gli occhi in alto e considerare quanto potere hai conferito al tuo unigenito Figlio. Concedici, inoltre, che ci governi e ci governi con il suo Spirito, ci protegga con la sua fedeltà e tutela e costringa il mondo intero a promuovere la nostra salvezza”. Nella stessa serie di conferenze pregò: “Non ci stanchiamo mai, ma impariamo a vincere il mondo intero …”[57]. Dopo la lezione 34 da Osea, Calvino pregò: “O concedi a noi, ricordandoci di questi benefici, di sottometterci sempre a te, e desiderando solo di alzare la nostra voce per questo fine, affinché il mondo intero possa sottomettersi a te, e che coloro quelli che ora sembrano infierire contro di te possono finalmente essere portati, come noi, a renderti obbedienza, in modo che tuo Figlio Cristo possa essere il Signore di tutti …”. La speranza biblica di Calvino rifulge di splendore nella sua preghiera:

Che noi possiamo ogni giorno sollecitarti nelle nostre preghiere, e non dubitare mai, ma che sotto il governo del tuo Cristo, tu possa riunire di nuovo il mondo intero, anche se fosse miseramente disperso, affinché perseveriamo in questa guerra fino alla fine, finché sapremo finalmente che non abbiamo sperato invano in te e che non sono state vane le nostre preghiere, quando Cristo eserciterà il potere che gli è stato dato per la nostra salvezza e per quella del mondo intero [58].

Quindi concludiamo che la teologia riformata è stata lanciata con una prospettiva postmillenialista, una sincera fiducia nelle promesse della Scrittura secondo cui Cristo avrebbe sottomesso il mondo intero con il vangelo. La dogmatica, i commenti e le preghiere di Calvino formano una bella e orchestrata presentazione di una speranza escatologica che sarebbe diventata una potenza dottrinale distintiva e motivante in tutta la storia del cristianesimo riformato.

Cinquecento e Seicento

Il postmillenialismo fu evidente nei successori di Zwingli. Quando Zwingli morì nel 1531, gli succedette alla cattedra di teologia all’Università di Zurigo Theodor Bibliander, che

previde un’epoca in cui l’umanità sarebbe stata unita come un gregge sotto un solo pastore. … Bibliander credeva che questa epoca di vera fede, amore, conoscenza e santità sarebbe sorta mediante la predicazione della fede evangelica della Riforma. La giustizia, la pace, l’umanità, la saggezza e la diffusione della scienza caratterizzeranno quest’epoca [59].

Alla morte di Zwingli, Martin Bucer divenne il capo delle chiese riformate nella Germania meridionale e in Svizzera. Succes-sivamente, sotto Edoardo VI, venne in Inghilterra nel 1549 come Regius Professor of Divinity all’Università di Cambridge. Bucer era convinto che la futura conversione del popolo ebraico fosse garantita dall’insegnamento di Paolo in Romani 11:25-26. Questo stesso ottimismo fu espresso dal riformatore di Strasburgo e poi professore delle Università di Zurigo e Oxford, Pietro Martire Vermigli nel suo Commentario ai Romani del 1558 dove ha insistito sul fatto che “Israele” in Romani 11 deve essere preso alla lettera e non in senso figurato. David Paraeus, l’espositore di Heidelberg, ha condiviso questa convinzione con Bucer e Vermigli. Per tali uomini, la storia della chiesa sarebbe stata testimone di uno spettacolare trionfo del vangelo quando anche gli ebrei, che storicamente avevano rifiutato e crocifisso il Messia, sarebbero stati portati a sottomettersi a lui.

Theodore Beza, il rinomato studioso del Nuovo Testamento che insegnò a Losanna e all’Accademia di Ginevra, divenne capo dei calvinisti svizzeri dopo la morte di Calvino nel 1564. Egli insegnava che sarebbe venuto un tempo in cui il mondo è restaurato di nuovo a vita spirituale, un tempo in cui anche gli ebrei verranno a professare il vangelo. La futura conversione degli ebrei fu insegnata nella nota a margine di Romani 1:26 nella Bibbia di Ginevra del 1560, prodotta da profughi scozzesi e inglesi; la nota diceva: “Egli ha mostrato che verrà il tempo in cui l’intera nazione dei Giudei, anche se non tutti in particolare, sarà unita alla chiesa di Cristo”. Pertanto, l’ottimismo per il successo del Grande Mandato della Chiesa caratterizzò i primi riformatori.

Profondamente radicate nella tradizione della Riforma c’erano aspettative di giorni più grandi e più gloriosi per la chiesa sulla terra. … Mentre la maggior parte dei protestanti concordava con la condanna di Calvino dell’estremo chiliasmo … erano tuttavia ottimisti sul corso della storia nel XVI secolo. Questo ottimismo ha assunto diverse forme: anticipazione dell’imminente caduta degli anticristi cattolici e turchi; speranza per la conversione degli ebrei e di molti pagani alla fede riformata; previsioni di un’era di pace, unità tra i cristiani e un grande declino del potere di Satana e del male; la fiducia nella ricchezza nel prestigio delle potenze protestanti destinate allo scopo. Queste speranze si trovavano sia nel continente che in Gran Bretagna. …  Dopo i primi giorni della Riforma molti eredi di quel movimento – sia luterani che riformati, teologi e scienziati – espressero in una forma o nell’altra il loro ottimismo riguardo all’alba di un’era di crescita, purezza e unità per la chiesa [60].

La speranza postmillenarista dei primi riformatori ha piantato un seme che è sbocciato nel diciassettesimo secolo. Nel 1609 fu pubblicata l’esposizione ottimistica del libro dell’Apocalisse di Thomas Brightman: Apocalypsis Apocalypseos; in esso mirava a infondere coraggio nella chiesa in mezzo alle attuali persecuzioni sottolineando la promessa della Scrittura di un’era di trionfo per la chiesa sulla terra. Quest’era sarà caratterizzata dalla conversione degli ebrei e dalla pienezza dei gentili, dalla caduta del papato e dei turchi, dalla tranquillità e da una chiesa rivitalizzata, e da Cristo che governerà le nazioni con la sua parola. L’influente teologo puritano ed elisabettiano, William Perkins, insegnò a Cambridge e St. Andrews; nel suo commento ai Galati (pubblicato postumo nel 1617) disse: “Il Signore dice: Tutte le nazioni saranno benedette in Abramo: quindi ritengo che la nazione degli ebrei sarà chiamata e convertita alla partecipazione di questa benedizione … prima della fine del mondo che conosciamo”[61].  Tre anni dopo, nel 1620, uno dei primi e più popolari commenti puritani sui romani, la Plain Exposition di Elnathan Parr, dichiarò:

L’espulsione degli ebrei fu la nostra Chiamata; ma la chiamata degli ebrei non sarà il nostro rigetto, ma il nostro maggiore arricchimento in grazia, e in due modi: primo, riguardo alla compagnia dei credenti, quando entreranno le migliaia di Israele, il che senza dubbio farà sì che molti Gentili che ora giacciono nell’ignoranza, nell’errore e nel dubbio, accoglieranno il Vangelo e si uniranno a loro. Il mondo sarà allora un mondo d’oro, ricco d’uomini d’oro, dice Ambrogio. Secondo, rispetto alle grazie, che allora saranno riversate con più abbondanza sulla Chiesa [62].

Il titolo dell’opera di Henry Finch del 1621 è indicativo della speranza puritana: The Worlds Restauration: O la chiamata degli ebrei, e (con loro) di tutte le nazioni e regni della terra, alla fede di Cristo. Una prospettiva simile è stata proposta nei sermoni davanti al Parlamento da William Strong, George Gillespie e Robert Bailleie, nelle opere dogmatiche di John Owen, Thomas Manton, John Flavel e Moses Wall, nei commenti biblici di Dickson, Hutcheson, Greenhill e Durham. La comprensione postmillenaria della storia mondiale era saldamente radicata nei primi decenni del 1600.

Il famoso predicatore puritano, Richard Sibbes, fu nominato docente a Cambridge nel 1610.  Due sue citazioni sono sufficienti per indicare la sua futura speranza per la chiesa:

Gli ebrei non sono ancora entrati sotto la bandiera di Cristo; ma Dio, che ha persuaso Japhet a entrare nelle tende di Sem, persuaderà Sem a entrare nelle tende di Jafet, Gen. 9:27. La “pienezza delle genti non è ancora entrata”, Rom. 11:25, ma Cristo, che ha le estremità della terra dategli in suo possesso”, Sal. 2:8, radunerà tutte le pecore che suo Padre gli ha dato in un ovile, affinché ci sia un solo ovile e un solo pastore, Giovanni 10:16.

Nessuno dunque si disperi; né, come ho detto prima, disperiamo della conversione di quelli che sono selvaggi in altre parti. Per quanto cattivi siano, sono del mondo, e se il vangelo viene loro predicato, Cristo sarà “creduto nel mondo”. L’onnipotente potere di Cristo va con la sua stessa ordinanza per renderlo effettivo. … E quando viene la pienezza dei gentili, allora viene la conversione degli ebrei [63].

Forse il teologo più famoso degli anni Trenta e Quaranta del Seicento fu il leader puritano di Boston, John Cotton. I testi che compaiono sul frontespizio del suo sermone di addio a coloro che navigavano per il New England sull’Arbella nel 1630 (vale a dire, II Samuele 7:10; Salmi 22:27, 30, 31) provano la sua convinzione che tutte le nazioni del mondo verranno a riconoscere il Dio vivo e vero; i coloni dovevano tenere presente che gli scopi millenari di Dio dovevano essere serviti dai loro sforzi (specialmente nell’evangelizzazione degli indiani). Lo stesso Cotton arrivò presto nel New England e nel 1642 produsse tre significativi studi millenari. In The Powring Out of the Seven Vials, il Cotton ha esposto la speranza di una futura chiesa ideale che, dopo la caduta dell’Anticristo (cioè il cattolicesimo romano), consisterà in ebrei e gentili uniti. Quest’era vedrà la diffusa “ascesa degli uomini dalla morte spirituale alla vita spirituale” e di conseguenza la rivitalizzazione della chiesa (la risurrezione della Chiesa o l’apertura del 5° e 6° versetto del 20° capitolo dell’Apocalisse); questa sarà anche, dopo la caduta dei Turchi, un’epoca di pace e di riposo per la chiesa (Breve esposizione di tutto il Libro dei Cantici). Gli scritti di Cotton hanno fatto molto per diffondere l’interpretazione postmillenarista della profezia non ancora realizzata; le sue opinioni furono piuttosto influenti su molti altri scrittori. Inoltre, è chiaro dalla corrispondenza di Oliver Cromwell con Cotton, così come dalla storia delle colonie del New England, che il postmillenialismo di Cotton ha guidato e motivato importanti leader sociali e politici della sua epoca.

Il postmillenialismo era prevalente non solo in Inghilterra e nel New England, ma anche in Scozia. Robert Baillie, un commissario scozzese all’Assemblea di Westminster, scrisse nel 1645:

Concediamo volentieri che la nazione dei Giudei si converta alla fede di Cristo; e che la pienezza dei Gentili deva entrare con loro nella Chiesa Cristiana; anche che la rivitalizzazione di quel membro morto e marcio sarà motivo di immensa gioia per tutta la Chiesa. Ma che gli ebrei convertiti torneranno a Canaan per ricostruire Gerusalemme, che Cristo verrà dal cielo per regnare in mezzo a loro per mille anni, non c’è nulla di simile nelle Scritture in questione [64].

Fu nell’ambiente di questo diffuso postmillenialismo puritano che l’Assemblea di Westminster si riunì e formulò le sue dichiarazioni dottrinali. Samuel Rutherford, rinomato scrittore presbiteriano a Sant’Andrews e uno dei commissari scozzesi all’Assemblea di Westminster con Baillie e Gillespie (il cui postmillenialismo è stato menzionato sopra), condivideva la prospettiva postmillenarista:

Sarò lieto di essere un testimone, di vedere i regni del mondo diventare di Cristo. Potrei rimanere fuori dal paradiso molti anni per vedere quel vittorioso atto del Signore trionfante che profetizzò parte della sua anima conquistando l’amore, prendendo nel suo regno la sorella maggiore, quella chiesa degli ebrei … ; vederlo innalzato come vessillo e stendardo d’amore, fino alla fine del mondo.

Intendo non un regno così visibile di Cristo sulla terra, come immaginano i Millenari.

Eppure dobbiamo credere, Cristo … regnerà da vittorioso Re conquistatore fino ai confini della terra. Oh, se ci fossero nazioni, tribù, lingue e tutto il popolo del mondo abitabile di Cristo, che circondassero il suo trono con grida e lacrime affinché lo spirito di supplica fosse riversato sugli abitanti di Giuda a tal fine [65].

Tra i delegati inglesi all’Assemblea di Westminster c’erano uomini come William Gouge, Joseph Caryl e Edward Reynolds. Gouge, un noto presbiteriano, non solo pubblicò opere postmillenarie di altri autori, ma scrisse le sue (ad esempio, The Progress of Divine Providence, 1645) e dichiarò questa speranza davanti alla Camera dei Lord. Gouge si riferiva a “particolari promesse riguardanti una futura gloria della chiesa cristiana” come si trova nelle profezie dell’Antico Testamento, nelle parole di Cristo e dei suoi apostoli, e specialmente nel libro dell’Apocalisse; secondo lui,  non si applicano al mondo a venire, ma allo “stato glorioso” della chiesa prima del giorno del giudizio – uno stato caratterizzato dalla chiamata e dalla conversione degli ebrei e dalla pienezza dei gentili in una chiesa visibile. Caryl era un leader indipendente, un forte promotore di missioni e un amico di John Owen. Scrisse l’indirizzo “Al lettore” nel volantino Eliot (missionario) del 1655 e la prefazione al volantino del 1660, entrambi ricchi di sfumature millenarie. In essi parlò dell’espansione del regno di Cristo fino ai confini della terra in adempimento del raccolto del futuro per la chiesa. Reynolds scrisse l’indirizzo “Al lettore” per il trattato Eliot del 1659, invitando gli inglesi a sostenere le missioni del New England perché:

È l’ardente preghiera di tutti coloro che amano sinceramente il Signore Gesù, affinché il suo regno possa essere ampliato e la luce gloriosa del Vangelo possa risplendere in tutte le nazioni, affinché tutte le estremità del mondo possano vedere la salvezza del nostro Dio, che la Pietra tagliata senza mani possa diventare una montagna così grande da riempire la terra, che gli idoli possano essere completamente aboliti, e gli dei della terra affamati, e che tutte le Isole dei Pagani possano adorare l’unico vero Dio … [66].

Forse vale la pena ricordare, inoltre, che Thomas Manton, che ha scritto l’”Epistola al lettore” per la Confessione di fede di Westminster, era anche un dichiarato postmillenialista; la sua fiducia nel potere della chiesa su Satana è manifesta quando in essa dice:

Il diavolo ha un grande disprezzo per il regno di Cristo … [Tuttavia,] Oh, con quanta dolcezza e successo andrebbe avanti l’opera di Dio, se solo ci unissimo tutti insieme nei nostri vari luoghi per promuoverla!

Alla luce delle opinioni di cui sopra, non è difficile interpretare le affermazioni pertinenti degli Standard di Westminster per quanto riguarda la prospettiva escatologica che propongono. De John osserva che i primi calvinisti inglesi difendevano l’idea che un tempo di accresciuta spiritualità coronerà il corso della storia terrena. Secondo la sua ricerca, i fautori di una visione ottimistica della storia nel 1640 condividevano l’anticipazione della caduta della Chiesa di Roma (l’Anticristo), l’irrompere di ebrei e gentili nella vera chiesa e un’era di vera fede e benedizione tra tutti gli uomini [67]. Abbiamo visto come i commissari dell’Assemblea di Westminster, convocata dal Parlamento nel 1643, esprimessero liberamente questa fiducia. Che sia stata incorporata nei documenti di Westminster non sorprende. Nel Direttorio per l’adorazione pubblica di Dio, la sezione che tratta “Della preghiera pubblica prima del sermone”, leggiamo che dobbiamo “pregare per la propagazione del vangelo e del regno di Cristo a tutte le nazioni; per la conversione degli ebrei, la pienezza dei gentili, la caduta dell’Anticristo …”.  Nella stessa Confessione di fede, il papa è identificato come l’Anticristo (XXV.6) e si dice che Cristo vinca tutti i nemici dei redenti con la sua onnipotente potenza e saggezza in un modo consono alla sua meravigliosa dispensazione (VIII. 8); per quest’ultima affermazione la Confessione cita il Salmi 110,1; 1 Corinzi 15:25-26; Colossesi 2:15; e Malachia 4:2-3, passaggi che riguardano la pre-consumazione (cioè, prima della risurrezione generale, 1 Corinzi 15:21, 23), interavventuale (cioè, a partire dall’opera di Cristo durante la Sua prima venuta, Colossesi 2:14-15; cfr. Giovanni 12:31-32; 1 Gv 3:8), ministero di Cristo asceso (cfr. l’uso del Salmi 110 in Atti 2:33-36; Eb. 1:2-4 , 13) in cui i santi partecipano al trionfo del Salvatore sulle forze del male (Malachia 4:3; cfr. Genesi 3:15 con Romani 16:20; Giovanni 16:33 con I Giovanni 5:4). Il Catechismo Maggiore rafforza questo insegnamento, dicendo: “Cristo esegue l’ufficio di re, chiamando a sé un popolo dal mondo e dando loro ufficiali, leggi e censure, con le quali li governa visibilmente; … frenando e vincendo tutti i loro nemici, e ordinando potentemente ogni cosa per la propria gloria e il loro bene…”. (risposta alla domanda 45). Il Direttorio citato sopra amplifica pregando

per la liberazione delle chiese in difficoltà all’estero dalla tirannia della fazione anticristiana, … per la benedizione di Dio sulle chiese riformate … e per le nostre piantagioni nelle parti remote del mondo: più in particolare per quella chiesa e regno di cui siamo membri, affinché Dio vi stabilisca la pace e la verità, la purezza di tutte le sue ordinanze e il potere della pietà; prevenga e rimuova l’eresia, lo scisma, la profanazione, la superstizione, la sicurezza e l’infruttuosità con i mezzi della grazia. …

L’idea che la chiesa sconfiggerà effettivamente la sua opposizione e discepolerà tutte le nazioni è rafforzata da dichiarazioni altrove: “… in modo specialissimo [la provvidenza di Dio] si prende cura della sua Chiesa e dispone ogni cosa per il suo bene” (Confessione V. 7); il Cristo asceso “raduna e difende la sua Chiesa, e sottomette i suoi nemici” (Catechismo Maggiore, domanda 54), e nelle ordinanze evangeliche il patto di Dio “è proclamato in maggiore pienezza, evidenza ed efficacia spirituale, a tutte le nazioni, sia Ebrei e gentili” (Confessione VII. 6).

Pertanto, i teologi di Westminster si attendevano il rovesciamento dell’Anticristo romano, l’espansione della vera chiesa mediante la conversione degli ebrei e la pienezza dei gentili, e un’era di benedizione sulla chiesa mediante il dominio di Cristo. Credevano nella visibile prosperità del Vangelo e nel futuro adempimento del Grande Mandato. Con riferimento alla Preghiera del Signore, il Catechismo Maggiore dichiara:

Nella seconda petizione, (che è, Venga il tuo regno,) . . . preghiamo, affinché il regno del peccato e di Satana sia distrutto, il vangelo propagato in tutto il mondo, gli ebrei chiamati, la pienezza dei gentili introdotta; la chiesa fornita di tutti gli ufficiali e le ordinanze del vangelo, purificata dalla corruzione … e resa efficace per la conversione di quelli che sono ancora nei loro peccati, … e che lui [Cristo] si compiaccia di esercitare il regno del suo potere in tutto il mondo in modo che possa meglio condurre a questi fini” (risposta alla domanda 191).

I testi scritturali citati sono ancora una volta comuni alla prima letteratura del postmillenialismo (ad esempio, Salmi 67; 68:1, 18; Malachia 1:11; Romani 10:1; 11:25-26; Apocalisse 12:10- 11). La teologia riformata degli Standard di Westminster guarda avanti al progresso mondiale del vangelo, portando conversione in larga misura (indicata dalla chiamata degli ebrei e dalla pienezza dei gentili) in tutto il mondo, e prosperità per la vera chiesa di Cristo. Come dice De Jong: “. . . nel contesto delle opinioni allora correnti, la formulazione di Westminster deve essere vista come una scelta deliberata di aspettative moderate, non sistematizzate, postmillenariste” [68].

Pertanto, vediamo che c’era una solida e coerente testimonianza dell’escatologia postmillenarista nei circoli riformati da Calvino a Westminster. Questa fiducia non era di natura speculativa, ma piuttosto radicata nella Scrittura e pratica nei suoi effetti:

Le missioni anglo-americane furono il frutto di queste ravvivate aspettative. … I millenialisti presbiteriani e indipendenti erano i suoi più forti sostenitori e leader nella propaganda e nelle iniziative finanziarie a suo favore ….  Innumerevoli garanzie di questo giorno glorioso sono state trovate in tutto l’Antico e nel Nuovo Testamento e sono state utilizzate in tutta la letteratura missionaria per amplificarne la comprensione e ravvivarne il desiderio. Il lavoro primitivo era visto come lievito, granello di senape, canna rotta e lucignolo fumante, giorno di inizi e piccole cose, raccolta di primizie. Tutte queste figure garantivano cose più grandi a seguire. Cristo, il Sole di giustizia, fu visto cavalcare verso la vittoria su un cavallo bianco. La conoscenza del Signore si stava diffondendo a tutte le nazioni come sua eredità. I campi erano bianchi pronti per la mietitura. Il vangelo eterno era proclamato. La pietra tagliata dalla montagna stava schiacciando i regni terreni e presto avrebbe riempito la terra del regno di Cristo. Chiaramente la prima pienezza dei Gentili si stava completando e sarebbe stata seguita da conversioni diffuse sia di Giudei che di Gentili.

…Molti importanti puritani in Inghilterra e in America scrissero e appoggiarono la propaganda missionaria negli anni Quaranta e Cinquanta del Seicento. Il loro sostegno si basava sulla convinzione che attraverso le missioni sarebbe sorto il glorioso giorno del Vangelo. Va notato che questa fede era basata su molti passaggi di speranza dell’Antico e del Nuovo Testamento e non su pochi versetti selezionati. Molte immagini bibliche e figure retoriche sono state utilizzate per descrivere il periodo che era già iniziato [69].

L’influenza del postmillenialismo sulle imprese missionarie in Inghilterra fu fenomenale [70]. Una serie di undici opuscoli pensata per promuovere il sostegno alle missioni fu pubblicata a Londra tra il 1643 e il 1671; questi presero il nome da uno dei loro autori di spicco, divennero noti collettivamente come i “trattati di Eliot”. I firmatari di questi trattati erano sostenitori del postmillenialismo. Thomas Shepherd era l’editore del volantino del 1648, e in esso leggiamo:

Questo poco che vediamo è qualcosa in mano, per guadagnarci quelle cose che sono nella speranza; qualcosa in possesso, per assicurarci del resto nella promessa, quando le estremità della terra vedranno la sua gloria, e “i regni del mondo diventeranno i regni del Signore e del suo Cristo, quando avrà il dominio dal mare all’altro mare, e gli abitanti del deserto si inchineranno davanti a lui”. E se il sorgere del mattino è così delizioso, cosa sarà il giorno limpido? Se le primizie sono così preziose, cosa sarà l’intero raccolto? Se alcuni inizi sono così pieni di gioia, che cosa sarà quando Dio compirà tutta la sua opera, quando “tutta la terra sarà piena della conoscenza del Signore, come le acque ricoprono il mare”, e l’oriente e l’occidente canteranno insieme il canto dell’Agnello? [71].

Questo trattato fu inoltrato al Parlamento da dodici eminenti puritani, dicendo: “Gli estremi confini della terra sono progettati e promessi per essere nel tempo i possedimenti di Cristo…”[72]. Nell’introduzione al trattato del 1653, Richard Mather dichiarò:

L’ampiezza e la grande estensione del regno di Gesù Cristo sulla terra, quando “i pagani saranno la sua eredità e le parti più estreme della terra il suo possesso; e quando tutti i re cadranno davanti a lui, e tutte le nazioni lo serviranno, tutti i regni e le potenze contrarie saranno fatti a pezzi e distrutti”, è una cosa chiaramente e abbondantemente predetta e promessa nelle Sacre Scritture; Salmi 2:8 e 22:7 e 72:11 e 86:9 Daniele 2:35, 44, 45. e 7:26, 27, Zaccaria 14:9 [73].

John Eliot definì il regno di Cristo come una condizione prevalente “quando tutte le cose tra gli uomini sono fatte mediante la direzione della parola della sua bocca”, e quindi applicabile a individui, chiese, stati e al regno eterno nei cieli. Secondo lui, Cristo desidera “Portare tutto il mondo soggetto a essere governato in ogni cosa dalla Parola della sua bocca”. Eliot ha insegnato che il regno di Cristo sulla terra crescerà a proporzioni senza precedenti e sarà stabilito fino ai confini della terra sia negli affari civili che ecclesiastici: “Il Vangelo si diffonderà su tutta la terra, fino a tutti i confini della terra; e dal sorgere al tramonto del sole; tutte le nazioni diventeranno le nazioni e i regni del Signore e del suo Cristo”. 8:7; Sofonia 2:11; Zaccaria 4:10; Malachia 1:11; Matteo 13:13, 33.

Oltre al suo stimolo alle missioni, la speranza postmillenarista ha influito su uomini di lettere (ad esempio: John Milton), scienziati (ad esempio: Sir Robert Boyle) e politici (ad esempio: Oliver Cromwell). La potenza marittima inglese finì per essere vista come una via per illuminare i pagani, come evidenziato negli scritti di John Norden, John Davis e Richard Hakluyt. Quest’ultimi, così come uomini come Edward Johnson, mettono la colonizzazione nella stessa luce. Le colonie inglesi furono intese come agenzie per far avanzare il regno di Dio nel mondo (come si può vedere dalla Carta della chiamata macedone, “Vieni e aiutaci”), e dal titolo, ad esempio, del libro di John Oxenbridge: Una proposta opportuna di propagazione del Vangelo da parte delle colonie cristiane nel continente di Guaiana. Con l’evangelizzazione e la colonizzazione vennero fondate le scuole e gli interessi catechetici. Furono organizzate nuove comunità civili e società più antiche (ad esempio, gli indiani) furono spesso riorganizzate secondo linee esplicitamente cristiane. Ad esempio, il programma totale di missioni di John Eliot mirava a stabilire Cristo come legislatore, giudice e re degli indiani, proprio come John Cotton intendeva fare tra la sua stessa gente nel New England. Tutto sommato, il postmillenialismo ha portato una visione totale per sottomettere il mondo a Gesù Cristo, iniziando con conversioni diffuse e continuando nella riforma e nella prosperità degli affari ecclesiastici, intellettuali e sociali.

Possiamo completare la nostra indagine sul postmillenialismo nel 1600 notando rapidamente che le affermazioni più significative di questa speranza nell’ultima metà sono state senza dubbio John Owen. Nell’ottobre del 1651 predicò davanti alla Camera dei Comuni, il titolo del suo sermone era “Il vantaggio del regno di Cristo nello scuotimento dei regni del mondo”. In esso ha spiegato il regno di Dio come controllo spirituale dei cristiani che risulta in obbediente conformità alla parola di Cristo. I regni anticristiani allora scossi saranno, secondo Owen, sostituiti dal trionfo del regno di Cristo, segnalato dalla conversione degli ebrei. Alcune cose caratterizzeranno questo tempo:

Presumo che tu ne sia persuaso che Dio nel suo tempo stabilito porterà avanti il regno del Signore Cristo con più gloria e potenza che nei giorni passati. Qualunque cosa sarà in più, queste sei cose sono chiaramente promesse:

    1. Pienezza di pace per il Vangelo e per i suoi professanti, Isaia 11: 6, 7, 5:13, 33:20, 21; Apocalisse 21:15.
    2. Purezza e bellezza delle ordinanze e adorazione del Vangelo, Apocalisse 11:2, 21:3. …
    3. Moltitudine di convertiti, molte persone, sì nazioni, Isaia 60:7, 8, 66:8, 49:18-22; Apocalisse 7:9.
    4. Il rigetto completo e il rifiuto di ogni adorazione autonoma (Will worship) e delle abominazioni che ne derivano, Apocalisse 11:2.
    5. Professata sottomissione delle nazioni in tutto il mondo al Signore Cristo, Dan. 2:44, 7:26, 27; È un. 60:6-9; – i regni diventano i regni del nostro Signore e del suo Cristo (Apocalisse 11:15) . . ..
    6. Una frantumazione molto gloriosa e terribile di tutto ciò che si eleva in opposizione a lui, Isaia 60:12 – mai tali desolazioni, Apocalisse 16:17-19 [75].

La fiducia postmillenarista di Owen era radicata nelle sicure promesse della Scrittura piuttosto che in una lettura autonoma della storia del mondo, poiché anche in un’epoca di declino e disperazione (… se il papato dovesse tornare su di noi, 1680), la promessa di Dio rimarrà salda.

Se anche le nostre persone cadessero, la nostra causa sarà veramente, certamente e infallibilmente vittoriosa, come Cristo siede alla destra di Dio. Il vangelo sarà vittorioso. Questo mi consola e mi ristora grandemente [76].

William Strong, un Indipendente come Owen, predicò anche notevoli sermoni postmillenialisti davanti ai poteri costituiti (1648, 1653, 1654), nei quali enfatizzava il trionfo della chiesa su tutti i suoi nemici, il dominio di Cristo su tutti i regni e il millennio di Pace e gloria della Chiesa” che verrà, non per forza fisica, ma per “conversione”. Strong ha sostenuto che Cristo non regnerà di persona sulla terra durante questo periodo, ma piuttosto affiderà questo governo ai suoi santi. Nel suo libro, A Confutation of the Millenarian Opinion (1657), Thomas Hall si oppose anche all’errore del premillenialismo; il fatto che “la grande felicità sensibile e visibile della Chiesa sulla terra prima del Giorno del Giudizio Finale sia profetizzata nella Parola di Dio” [77] non prova l’apparizione personale di Cristo sulla terra in quel momento, ma sostiene solo l’ottimismo per prosperità evangelica promossa dai postmillenialisti puritani.

L’affermazione dottrinale più significativa degli Indipendenti del seicento (e poi avallata dai congregazionalisti americani nel 1680 e nel 1706) fu redatta in un convegno del 1658 tenutosi nella cappella dell’antico Palazzo Sabaudo. In accordo con l’escatologia dei teologi di Westminster, i rappresentanti al Savoy (che comprendevano John Owen) dichiararono:

Ci aspettiamo che negli ultimi giorni, essendo stato distrutto l’Anticristo, chiamati gli Ebrei e spezzati gli avversari del regno del suo caro Figlio, le chiese di Cristo ampliate ed edificate mediante una libera e abbondante comunicazione di luce e grazia, godano in questo mondo una condizione più quieta, pacifica e gloriosa di quella di cui hanno goduto [78].

Vent’anni dopo, un commissario del Savoy, John Howe, predicò una serie di sermoni su Ezechiele 39:29 che furono successivamente pubblicati con il titolo descrittivo: Il prospero stato dell’interesse cristiano prima della fine dei tempi, mediante un’abbondante effusione del Spirito Santo. Howe insegnò:

Che ci sarà uno stato permanente di tranquillità e prosperità per la chiesa di Cristo sulla terra, caratterizzato dalla prosperità interna per la chiesa così come dalla pace esterna e dalla cessazione delle persecuzioni. Per mezzo dello Spirito Santo fiorirà il Cristianesimo per mezzo dei ministri dello Stato (i quali ‘concorreranno universalmente, o molto generalmente, nel riconoscimento pratico che Cristo è Re dei re e Signore dei signori, arrendendo, per così dire, volentieri, i loro scettri, o tenendoli solo in diretta e mirata subordinazione e sottomissione a lui e al suo scettro’) e ministri della chiesa (i quali ‘sapranno parlare a miglior fine, con più compassione e senno, con più serietà, con più autorità e seduzione di quanto ora scopriamo di poter fare’. L’influenza diretta dello spirito sugli individui si manifesterà in due grandi effetti: (1) In numerose conversioni; e (2) nel grande miglioramento e crescita  di quelli che abbracciano sinceramente la religione, la loro eminente santità…. .” Così, col declino delle ostilità e delle guerre nel mondo e con la crescita della Chiesa sia in estensione sia in gloria: “la religione non sarà per sempre una cosa ingloriosa nel mondo” [79].

Un altro importante postmillenialista che potremmo menzionare qui di sfuggita sarebbe Stephen Charnock (1628-80), procuratore a Oxford, espulso dal ministero durante la Restaurazione di Carlo III e autore di una delle classiche trattazioni riformate di Teologia Propria: L’esistenza e gli attributi di Dio.

Quando ci rivolgiamo alla Scozia e ai Paesi Bassi, diventa ovvio che il postmillenialismo nel diciassettesimo secolo era una posizione approvata a livello internazionale. Le citazioni di due importanti Covenanters scozzesi durante i “Killing Times” (“Tempi delle uccisioni” ) sono illustrative. Richard Cameron, predicando su Salmi 46:10, disse:

Tu che sei in pericolo per la verità, non ti turbare: nostro Signore sarà esaltato tra i pagani. Ma molti diranno: “sappiamo che sarà esaltato nell’ultimo e grande giorno quando avrà tutti i malvagi alla sua sinistra”. SÌ; ma dice: “Sarò esaltato sulla terra”. Egli è stato esaltato sulla terra; ma la più meravigliosamente esaltante delle sue opere non l’abbiamo ancora vista. … La Chiesa di Cristo deve essere così esaltata che i suoi membri saranno fatti salire sulle alture della terra. Non dobbiamo essere giudicati appartenere all’opinione di alcuni uomini in Inghilterra chiamati gli uomini della Quinta Monarchia, i quali affermano che, prima del gran giorno, Cristo verrà in persona dal cielo con tutti i santi e i martiri e regnerà mille anni dopo. Ma noi siamo dell’opinione che la Chiesa sarà ancora più elevata e gloriosa, come risulta dal libro dell’Apocalisse, e la Chiesa avrà più potere di quanto abbia mai avuto prima [80].

La speranza di Cameron era costruita sulla Scrittura, non sull’attualità, come risulta chiaro dal fatto che predicò queste parole tre giorni prima della sua morte nelle brughiere di Arysmoss. Un altro leader Covenanter che fu martirizzato fu James Renwick, la cui morte nel 1688 avvenne appena due anni prima della ricostituzione della Chiesa Presbiteriana. Renwick proclamò: “Ci sono stati grandi e gloriosi giorni del Vangelo in questa terra; ma sono stati piccoli in confronto a ciò che sarà” [81].

Lo stesso ottimismo caratterizzò la teologia olandese; il postmillenialismo era popolare nei Paesi Bassi tra i leader della cosiddetta “Seconda Riforma” ed ebbe un’influenza significativa sulle prime missioni olandesi. Berkhof dice:

Durante il sedicesimo e il diciassettesimo secolo diversi teologi riformati nei Paesi Bassi insegnarono una forma di chiliasmo, che ora sarebbe chiamato postmillenialismo. Tra loro c’erano uomini famosi come Cocceius, Alting, i due Vitringas, d’Outrein, Witsius, Hoornbeck, Koelman e Brakel…. L’opinione prevalente era che il Vangelo, che si diffonderà gradualmente in tutto il mondo, alla fine diventerà incommensurabilmente più efficace di quanto non sia attualmente, e introdurrà un periodo di ricche benedizioni spirituali per la Chiesa di Gesù Cristo, un’età dell’oro, in cui anche gli ebrei condivideranno le benedizioni del Vangelo in un modo senza precedenti [82].

L’opera del 1689 di Jacobus Koelman è particolarmente degna di nota per la familiarità che mostra con gli scrittori millenaristi inglesi. Il suo contemporaneo, Herman Witsius (morto nel 1708), esercitò una forte influenza su commentatori e capi missione. Insegnò che:

… Quando la pienezza dei Gentili sarà introdotta, tutto Israele sarà salvato, cioè, come osservano bene i nostri commentatori olandesi, non pochi, ma un numero molto grande, e in un certo senso l’intera nazione ebraica, in un corpo intero. …  A questa restaurazione di Israele si uniranno le ricchezze dell’intera chiesa, per così dire, la vita dai morti, Romani 11:15. L’apostolo afferma che benefici molto maggiori e più estesi ridonderanno nella chiesa cristiana dalla pienezza e dalla restaurazione degli ebrei…; maggiore, dico, intensivamente, o rispetto ai gradi, e maggiore rispetto alla misura….  Poiché c’è una certa pienezza dei Gentili, da radunare insieme mediante la successiva predicazione del vangelo, che precede la restaurazione di Israele, di cui ver. 25, e un’altra ricchezza delle genti, che viene dopo la guarigione di Israele [83].

Pertanto, non possiamo evitare di concludere che il Calvinismo internazionale, per i primi due secoli della sua storia, ha anticipato un’era di pace e prosperità quando il vangelo avrà convertito le nazioni del mondo; La teologia riformata era pervasivamente allineata con la speranza postmillenialista , sostenuta da un’ampia varietà di dogmatici ed espositori, predicatori e politici, in una varietà di luoghi e circostanze, e radicata in un’ampia varietà di passaggi scritturali dell’Antico e del Nuovo Testamento. Gli effetti si fecero sentire in ambito ecclesiastico, intellettuale, politico e in vari ambiti sociali.

Il Settecento

Nel 1700 Samuel Willard invitò i suoi ascoltatori in The Fountain Opened a esibire diligenza nella preghiera così come nell’educazione dei loro figli in preparazione per i giorni di prosperità spirituale che avrebbero accompagnato la chiamata degli ebrei, la pienezza dei gentili e la distruzione dell’Anticristo. Questi erano, come abbiamo visto, temi comuni nel secolo precedente. Ancora una volta la speranza postmillenialista   avrebbe guadagnato il sostegno dei protagonisti del periodo. Il famoso commentatore calvinista, Matthew Henry, predicò queste parole il giorno di Capodanno del 1707:

L’anno della rinascita del primo Cristianesimo e nella sua prima forza, sarà l’anno dei redenti. Questo bramiamo, speriamo, desideriamo ardentemente vederlo, sia in patria che all’estero. … Quando i confini della chiesa saranno allargati dalla conversione delle nazioni pagane e maomettane alla fede di Cristo e dalla diffusione del vangelo in parti straniere [84].

Di Isaia 2:2-4, Malachia 1:11 e Salmi 72:8-11 Henry scrisse nei suoi commenti:

È qui promesso … che il cristianesimo sarà apertamente predicato e professato … che sarà saldamente fissato e radicato … che non solo supererà ogni opposizione, ma supererà ogni competizione… . Il culto spirituale che introdurrà abbatterà le idolatrie dei pagani… . Moltitudini abbracceranno la fede cristiana. Scorreranno in esso, come ruscelli d’acqua, che denota l’abbondanza di convertiti che il vangelo dovrà fare… .

Invece di essere adorato e servito solo tra gli ebrei, un piccolo popolo in un angolo del mondo, sarà servito e adorato in tutti i luoghi, dal sorgere al tramontar del sole; in ogni luogo, in ogni parte del mondo, si offrirà incenso al suo nome; le nazioni saranno discepolate e parleranno delle meravigliose opere di Dio… .

La religione fiorirà sotto il governo di Cristo. … La giustizia abbonderà e avrà fama, comanderà e avrà potere … Il regno di Cristo sarà esteso molto lontano e grandemente ampliato; considerando, 1. L’estensione dei suoi territori … 2. La dignità dei suoi affluenti.

Queste citazioni non sono che campioni rappresentativi delle convinzioni escatologiche di Matthew Henry sulla storia del mondo. Espressioni simili si possono trovare in uomini come Thomas Boston, il famoso autore di Human Nature in Its Fourfold State, e il predicatore del Connecticut, Adams, di New Longon. Nel 1716 il primo predicava: “Viene un giorno in cui ci sarà una conversione nazionale degli ebrei … quello sarà un tempo vivace, un tempo di grande effusione dello spirito, che porterà la riforma a un livello più alto di quanto non sia mai stato”. Allo stesso modo quest’ultimo predicò nel 1721: “Oh! Che il Signore si levi e abbia misericordia di Sion, che venga il tempo per favorirla, il tempo stabilito, affinché tutta la terra sia piena della conoscenza della gloria del Signore, come le acque ricoprono il mare! [85].

La misura in cui il postmillenialismo si era radicato nel pensiero del periodo è forse indicata nei commenti, nelle preghiere e negli inni dell’epoca generale. Commentari postmillenaristi furono pubblicati da Daniel Whitby nel 1703 (sul Nuovo Testamento, con un trattato speciale sul millennio), William Lowth negli anni tra il 1714 e il 1725 (sui profeti), e Charles Daubuz nel 1720 (sull’Apocalisse). Spesso le preghiere del periodo che sono registrate per noi [86] richiedono al Signore la gloria degli ultimi giorni della chiesa, il trionfo del Vangelo in tutto il mondo, la conversione degli ebrei e la realizzazione della pienezza del Gentili. Nel 1679 Walter Smith elaborò le regole per le società di preghiera e disse:

… tutti coloro che amano sinceramente nostro Signore Gesù Cristo … desidereranno ardentemente e pregheranno per l’adempimento delle promesse del Vangelo alla sua Chiesa negli ultimi giorni, affinché il re Cristo monti sul cavallo bianco del Vangelo, vincendo e vincendo, e conquisti il travaglio del suo anima, affinché risuoni che i regni del mondo sono divenuti suoi, e il suo nome sia invocato dal sorgere del sole fino al suo tramonto.

A tal fine Smith continuò a dirigere la preghiera per l’innesto degli ebrei, l’illuminazione del mondo pagano e la correzione di ogni eresia.

La pietà riformata ispirava fiducia postmillenarista anche attraverso i suoi inni (e gli inni che ispirava anche al di fuori dei circoli riformati), come dimostrano le prove di due secoli. Isaac Watts è succeduto a John Owen sul pulpito londinese di Mark Lane ed è stato responsabile della sponsorizzazione e della prefazione alle opere di Jonathan Edwards; si poneva tra i più grandi teologi inglesi e americani del tempo. Nel 1719 guidò la chiesa a cantare: “Gesù regnerà dovunque il sole correrà i suoi successivi viaggi; Il suo regno si estenderà da una sponda all’altra, finché le lune non cresceranno e non tramonteranno più”; inoltre: “Questo è il giorno che il Signore ha fatto; Chiama sue le ore; Gioisca il cielo, gioisca la terra, e la lode circondi il trono. Oggi è risorto e ha lasciato i morti, e l’impero di Satana è caduto; Oggi i santi diffondono il suo trionfo, e raccontano tutte le sue meraviglie”. Nel 1746 anche Charles Wesley testimoniò della stessa fiducia: “Il suo regno non può fallire, governa sulla terra e sul cielo…  Egli siede alla destra di Dio Finché tutti i suoi nemici non si sottomettono, e si inchinano al suo comando, E cadono sotto i suoi piedi: Alza il tuo cuore, alza la tua voce; Rallegrati, ripeto, rallegrati”. Benjamin Beddome scrisse nel 1769: “Grida, perché il benedetto Gesù regna; Per terre lontane si diffusero i suoi trionfi … Gentili ed ebrei obbediscono alle sue leggi; le nazioni lontane portano i loro prodotti, e il loro omaggio è volontario, al loro Dio e Re esaltato. O possa la sua santa chiesa aumentare, la sua Parola e il suo Spirito prevalgano ancora, mentre gli angeli celebrano la sua lode e i santi acclamano le sue glorie crescenti. Il bellissimo inno di William Williams del 1772 deve essere riportato per intero:

Sopra le cupe colline dell’oscurità, rallegrate da nessun raggio celeste,

Sole di giustizia, che sorge, porta il giorno luminoso e glorioso;

Manda il vangelo ai confini più remoti della terra.

Ampi regni che giacciono nelle tenebre, concedi loro, Signore, la luce gloriosa;

E dalla costa orientale al maggio occidentale il mattino insegue la notte;

E il riscatto, Acquistato gratuitamente vince la giornata.

Vola all’estero, potente vangelo, vinci e vinci, non fermarti mai;

Possano i tuoi eterni e vasti domini moltiplicarsi e ancora crescere;

Fai oscillare il tuo scettro, Salvatore, in tutto il mondo.

L’inno popolare del 1779 di Edward Perronet’s: “All Hail the Power of Jesus’ Name!,”dice in una delle sue strofe: “Tutte le famiglie, tutte le tribù, su questo globo terrestre, gli attribuiscono tutta la maestà, e lo incoronano Signore di tutto.”  In 1781 John Morison cantava: “A noi è nato un bambino, a noi è stato dato un figlio, a lui obbediranno le tribù della terra, a lui tutte le schiere del cielo. … Il suo potere cresce, proteggerà ancora il suo trono in alto, e la pace abbonderà in basso.”  Nel 1795 William Shrubsole ingrandì il tesoro della teologia in musica col suo pezzo, breve ma eccellente:

Braccio del Signore, svegliati, svegliati! Cingiti di forza, le nazioni tremano,

E lascia che il mondo, adorante, veda trionfi di misericordia operati da te.

Dì ai pagani dal tuo trono: “Io sono Jehovah,  solo Dio”.

La tua voce confonderà i loro idoli e getterà a terra i loro altari.

Venga il tempo favorevole di Sion; O riconduci a casa le tribù d’Israele:

E lascia che i nostri occhi meravigliati vedano gentili ed ebrei nell’ovile di Gesù.

Dio Onnipotente, la tua grazia proclama In ogni clima di ogni nome;

Fa che le potenze avverse cadano davanti a te, e incorona il Salvatore Signore di tutti.

Poco dopo la fine del diciannovesimo secolo, Thomas Kelly ha prodotto un buon numero di inni postmillenaristi, tra cui:

“Zion’s King Shall Reign Victorious,” “Look, Ye Saints, the Sight Is Glorious,” “Hark! Ten Thousand Harps and Voices,” and “Zion Stands by Hills Surrounded.”  In these we sing phrases such as, “spread abroad the Victors fame,” “Jesus rules the world alone,” and “all her [Zion’s] foes shall be confounded.”

La fiducia della chiesa fu risollevata con l’inno del 1813 di William Hurn:

Levati, o Dio, e risplendi in tutta la tua potenza salvifica,

e fai prosperare ogni disegno per diffondere la tua luce gloriosa:

Lascia che fluiscano i ruscelli guaritori della misericordia,
Che tutta la terra possa conoscere la tua verità.

Avvicina nazioni lontane perché cantino la tua lode gloriosa;

Lascia che ogni popolo ascolti e impari le tue sante vie:

Regna, potente Dio, afferma la tua causa e governa secondo le tue giuste leggi.

Manda la tua gloriosa potenza,
affinché tutti i Gentili possano vedere,

E la terra presenta la sua riserva nei convertiti nati da te;

Dio, il nostro Dio, benedici la tua chiesa,
e riempi il mondo di giustizia.

A Dio, loro solo saggi, L’unico Re immortale,

Fa che gli alleluia salgano da ogni cosa vivente:

Fa che tutto ciò che respira, su ogni costa,
Lode al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo.

Cinque anni dopo, queste parole apparvero in un inno di James Montgomery: “Vedi lo stendardo di Jehovah ripiegato, rinfoderata la sua spada; parla – è fatto, e i regni del mondo sono i regni di suo Figlio. Egli regnerà da un polo all’altro con dominio illimitato. …”  Nel 1819 Reginald Heber diede alla chiesa uno dei suoi più grandi inni missionari, “Dalle montagne ghiacciate della Groenlandia; in essa cantiamo: Salvezza! Oh salvezza! Il suono gioioso proclama, finché ogni nazione più remota non abbia appreso il nome del Messia. Alzatevi, aleggiate, voi venti; la sua storia, E voi, voi acque rotolate, Finché come un mare di gloria Si allarga da un polo all’altro”. Nel noto inno di Sabine Baring-Gould, “Onward, Christian Soldiers” (1875), la chiesa dichiara in un canto: “Al segno del trionfo l’esercito di Satana fugge; Allora, soldati cristiani, avanti verso la vittoria: le fondamenta dell’inferno tremano al grido di lode, fratelli, alzate la voce, s’innalzino i vostri inni” [87]. Gli esempi si potrebbero moltiplicare virtualmente senza fine e potremmo investigare anche interpretazioni musicali di particolari salmi (ad esempio, 67, 72). Ma è stato detto abbastanza per dimostrare il totale ottimismo per il vangelo che è stato espresso dalla chiesa in quest’epoca – espresso nei suoi sermoni, nelle sue esposizioni della Scrittura, nelle sue preghiere e pervasivamente nei suoi inni.

Il giorno del Vangelo più compiuto profetizzato in entrambi i Testamenti era spesso fissato davanti alla S.P.G. (Società per la Propagazione del Vangelo in Parti Estere) come stimolo, incoraggiamento e speranza per i primi trentacinque anni del Settecento; numerosi testi furono utilizzati per mostrare un’era futura in cui la chiesa dovrebbe crescere e prosperare, riempiendo infine il mondo intero. Questi sermoni furono predicati da un’ampia varietà di leader anglicani (ad esempio, Stanhope, Ash, Chandler, Waddlington, Pearce). L’opera delle missioni è stato inserito nello stesso contesto di ottimismo millenario dall’influente giudice di Boston, Samuel Sewall, nel suo Phaenomena quaedam Apocalyptica (2nd 3d. 1727). Ma oltre all’attività missionaria, la speranza postmillenarista stimolò i famosi “risvegli” del primo Settecento; a loro volta, i risvegli hanno provocato un’accettazione ancora più ampia del postmillenialismo mentre gli uomini guardavano al Vangelo e allo Spirito come capaci di generare una nuova era sulla terra. Questa fiducia è stata esposta quasi contemporaneamente da Jonathan Edwards in America, Robert Millar e John Willison in Scozia, John Erskine, George Whitefield e John Wesley in Inghilterra e Johannes Bengel in Germania [88]. “Il millenarismo calvinista ‘controllava il pensiero del periodo'”, dice De Jong [89]. Era una speranza comune sia di Old Light (ad esempio, Sergeant, Chauncy, Appleton) che di New Light (ad esempio, Bellamy, Hopkins, J. Sewall, Prince, Pemberton, Buell) Presbiteriani d’America.

Dichiarazioni selezionate di importanti leader di questo periodo danno un ritratto dell’escatologia del primo Settecento. In America Benjamin Coleman, predicando una serie su Aggeo 2:7 (1727), disse: “Aspettiamo i giorni in cui il benedetto Salvatore degli uomini sarà il desiderio delle nazioni più di quanto non sia mai stato”, quando la chiesa sarebbe stata ampliata attraverso ampie conversioni tra ebrei e gentili. Nel 1723 Solomon Stoddard citò i salmi 2:8 e 72:7 per invitare al lavoro missionario tra gli indiani. Suo nipote, Jonathan Edwards, fu una figura chiave nel Grande Risveglio e uno dei teologi e filosofi più importanti della storia americana. Una volta disse: “La mia mente è stata molto intrattenuta e deliziata dalle promesse e profezie delle Scritture, che si riferiscono al futuro glorioso progresso del regno di Cristo sulla terra” [90]. Nel suo: A History of the Work of Redemption, Edward mantenne che il regno di Cristo deve gradualmente soppiantare il regno di Satana nel periodo tra la risurrezione di Cristo e la consumazione di tutte le cose. Questo avverrà attraverso la predicazione e nella potenza dello Spirito Santo. L’estensione mondiale del dominio di Cristo è garantita, ha detto, da “molti passi della Scrittura che non possono essere compresi in nessun altro senso”. Nel prossimo periodo ci saranno pace avanzata, santità e prosperità materiale. Il regno di Cristo sarà universale:

Il regno visibile di Satana sarà rovesciato e il regno di Cristo sarà istituito sulle sue rovine, ovunque in tutto il globo abitabile. Ora si compirà la promessa fatta ad Abramo, che “In lui e nella sua discendenza saranno benedette tutte le famiglie della terra”; e Cristo ora diventerà il desiderio di tutte le nazioni, secondo Aggeo 2:7. Ora il regno di Cristo si estenderà nel senso più stretto e letterale a tutte le nazioni e a tutta la terra. … Cosa può esserci di più universale di quello in Isaia 11:8, “Poiché la terra sarà piena della conoscenza del Signore, come le acque ricoprono il mare”… Così fu predetto in Isaia 45:22, affinché tutte le estremità della terra guardino a Cristo e siano salvate. E per mostrare che le parole devono essere intese nel senso più universale, è detto nel versetto successivo: “ Ho giurato per me stesso, dalla mia bocca è uscita una parola di giustizia, e non sarà revocata: ogni ginocchio si piegherà davanti a me e ogni lingua giurerà per me”. Quindi viene usata l’espressione più universale. Dan. 7:27, “e il regno, il potere e la grandezza del regno sotto tutto il cielo saranno dati al popolo dei santi dell’Iddio Altissimo” [91].

Edwards fu anche molto commosso dalla speranza imperitura di David Brainerd che lo stendardo di Cristo si sarebbe dispiegato in tutto il mondo, attirando gioiosamente tutte le nazioni nella chiesa e portando prosperità al Vangelo. Charles Chauncy proclamò che la Scrittura promette che il regno di Cristo sarà esteso a tutte le nazioni della terra (1742), e Nathaniel Appleton dichiarò che “la conoscenza della Verità si diffonderà e riempirà la Terra, come le acque coprono i mari” [92].  Nel 1740 Thomas Prince pronunciò un messaggio intitolato “L’infinito aumento del governo di Cristo”, e l’amico di David Brainerd, Samuel Buell, parlerà delle “molte promesse, che riguardano il magnifico allargamento, luce, purezza, gloria e felicità, del Regno del Divino Redentore, in questi ultimi giorni”.

Nel libro The Fulfilling of the Scripture (ristampato cinque volte entro il 1726), lo scrittore scozzese Robert Fleming, Sr., sostenne la speranza per la conversione degli ebrei, una chiesa fiorente e unita e una graduale certezza della vittoria per il Chiesa. Robert Millar, nella sua pubblicazione del 1723, The History of the Propagation of Christianity, vedeva l’evangelizzazione del mondo quando il cristianesimo sarà stabilito in tutto il globo. Affermava che man mano che i regni del mondo si inchineranno a Cristo, l’errore dottrinale e il denominazionalismo svaniranno. John Willison ha scritto The Balm of Gilead….. E A Scripture Prophecy of the Increase of Christ’s Kingdom, and the Destruction of Antichrist (Il balsamo di Gilead e una profezia scritturale dell’incremento del regno di Cristo e la distruzione dell’anticristo), che vide otto edizioni entro il 1786; sebbene il regno di Cristo abbia conosciuto a volte una diminuzione, «l’aumento del regno e della gloria di Cristo nel mondo è assolutamente certo e necessario. Deve essere infallibilmente, poiché Dio ha detto … ”  I suoi colleghi ministri scozzesi furono chiamati a rimuovere tutti gli “ostacoli del regno di Cristo, in modo che il suo dominio potesse estendersi da mare a mare, attraverso tutte le nazioni della terra” [94].  John Erskine sperava che il risveglio scozzese stesse accelerando il giorno in cui la conoscenza di Cristo riempirà la terra.

Sentimenti e dichiarazioni simili potrebbero essere illustrati dai leader della Society in Scotland for Propagating Christian Knowledge (S.S.P.C.K.) come Alexander Webster, John Gillies, John Gibson e James Brown; potrebbero essere abbinati a dichiarazioni simili di leader di altre organizzazioni missionarie: ad esempio, la Church Missionary Society (Henry Venn, John Newton, Richard Cecil, Thomas Scott, Charles Simeon), la London Missionary Society (Henry Hunter, George Burder, John Eyre, Melville Horne, David Bogue), la Baptist Missionary Society (William Carey, Andrew Fuller), per non citare le Società Missionarie di New York e Glasgow, o il continuo flusso di pensiero postmillenialista  nella successiva S.P.G. (ad esempio, Shute Barrington, Richard Terrick, Martin Benson, Thomas Hayter, Robert Drummond, William George, Edward Cresset, ecc.) e S.S.P.C.K [95].  I loro messaggi e i testi dei sermoni, così come i titoli dei libri, indicano la loro fiducia postmillenialista  (ad esempio, Gibson, The Unlimited Extent and Final Blessedness of God’s spiritual Kingdom, 1768; Brown, The Extensive Influence of Religious Knowledge, 1769; Hunter, “The Universal Extent, and Everlasting Duration of the Redeemer’s Kingdom”, 1780; Toller, The Coming and Enlargement of the Kingdom of God, 1779; Witner, The Happy Tendency and Wide Influence of the Christian Dispensation, 1788; Snodgrass, Prospects of Providence Respecting the Conversion of the World to Christ, 1796; ecc.).

Le dichiarazioni di David Bogue e George Whitefield [WHITfield] serviranno a rappresentare lo spirito del postmillenialismo allora prevalente. Bogue ha affermato che l’ignoranza di Cristo è dovuta alla negligenza e all’indifferenza dei cristiani nel propagare la loro fede:

Uno, e in effetti il più grande ed efficace dei mezzi per introdurre la gloria degli ultimi giorni, è la predicazione del vangelo … Si ricordi inoltre che ogni volta che la sacra Scrittura parla della conversione del mondo a Cristo e specifica il mezzo con cui deve essere realizzata, quel mezzo è sempre la predicazione del vangelo. … Per introdurre il Millennio, molte migliaia di ministri come loro [vale a dire, Knox e Whitefield] Dio susciterà e invierà nella mietitura e coronerà le loro fatiche con straordinario successo. Da una moltitudine di tali lavoratori in ogni paese, che cosa non ci si dovrebbe aspettare! [96].

Si sa che Whitefield desiderava ardentemente il giorno in cui tutto Israele sarebbe stato salvato, ed era solito pregare: “Adempi le tue antiche promesse e lascia che tuo figlio abbia i pagani come sua eredità e le estremità della terra come suo possesso” [97].  Nel 1763 Whitefield scrisse del dovere del cristiano di anticipare i grandi risvegli:

Le Scritture sono così lontane dall’incoraggiarci a implorare una diminuzione dell’influenza divina in questi ultimi giorni del Vangelo che, al contrario, siamo incoraggiati ad aspettarci, sperare, desiderare e pregare per piogge più ampie e più estese di influenza divina che qualsiasi età precedente abbia mai sperimentato. Perché, non ci viene insegnato a pregare, “Affinché possiamo essere ripieni della pienezza di Dio”, e ad aspettare un’epoca gloriosa, “quando la terra sarà riempita con la Conoscenza del Signore, come le acque coprono il mari”? [98].

Chiaramente, quindi, la speranza escatologica dei leader cristiani del diciottesimo secolo in Inghilterra e Scozia era identica a quella dei calvinisti americani, come Jonathan Edwards. Pertanto, De Jong è certamente giustificato quando parla della “visione seicentesca e settecentesca della diffusione globale della conoscenza cristiana” e “dell’attesa di un’epoca in cui la conoscenza e la fede in Cristo saranno universali” [99].

Tornando brevemente all’America, dovremmo notare che la stessa fiducia postmillenialista che caratterizzò la prima parte del diciottesimo secolo era prominente anche alla fine del secolo, essendo portata avanti dagli edwardiani. Joseph Bellamy, un leader tra loro, predicò un famoso sermone sul millennio nel 1758, che fu ripubblicato nel 1794; in esso sosteneva che sulla base dell’aumento della fertilità del lungo periodo millenario, in ultima analisi, molti più saranno i salvati che i perduti. Un altro leader edwardiano, Timothy Dwight, è stato presidente di Yale dal 1795, dove ha condotto un combattimento apologetico contro l’infedeltà. Ha promosso il risveglio e ha predicato spesso su temi millenari, sostenendo che la conversione degli ebrei è subordinata alla diffusa conversione dei gentili. In un sermone del 1798, ha preconizzato la capitolazione di musulmani ed ebrei a Cristo, così come la gloria degli ultimi giorni della chiesa. Nel 1800 compose il noto inno, “I Love Thy Kingdom Lord” (“Amo il tuo regno, Signore”), in cui insegnò alla chiesa a cantare; “Certo che la tua verità durerà, a Sion sarà data la più luminosa gloria che la terra possa dare, e la più luminosa beatitudine del cielo”. Ma forse lo scrittore millenario più importante di questo periodo è stato Samuel Hopkins, ben noto per il suo ampio coinvolgimento in progetti missionari. Hopkins ha visto un collegamento essenziale tra il risveglio, le missioni e il millennio. Nel 1793 produsse la sua teologia sistematica in due volumi con un’appendice intitolata “Trattato sul Millennio”. In esso, ha dimostrato dalla Scrittura che la chiesa di Cristo deve giungere in questo mondo a uno stato di prosperità – una dottrina esposta in ogni sezione principale della Bibbia e in particolare in Apocalisse 19.  Hopkins ha interpretato Apocalisse 20 in senso figurato e ha detto che il millennio sarà caratterizzato da pace, santità, benevolenza, conoscenza e gioia. La scienza e la tecnologia si svilupperanno notevolmente e il commercio migliorerà. La prosperità finanziaria e la salute generale vedranno una ripresa. L’agricoltura, così come le arti meccaniche, l’artigianato e i commerci vedranno tutti un grande miglioramento. Più tempo libero consentirà il perseguimento dell’istruzione e della comprensione; i libri si diffonderanno rapidamente. L’umanità sarà unificata sotto la benedizione di Dio e la chiesa si libererà dagli scismi man mano che la disciplina diventerà caritatevole e pura. Cioè, una diffusa trasformazione culturale accompagnerà la conversione globale dell’umanità; in effetti, tali benedizioni dipenderanno dalla maggioranza degli uomini che ascolteranno il Vangelo con fede e pentimento e conducono vite che evidenziano una radicale trasformazione spirituale. Nel 1801 Hopkins scrisse un sermone in cui affermava chiaramente che Cristo regnerà finché i suoi nemici non saranno soggiogati e finché tutti i regni terreni non diventeranno suoi. Pertanto, lo sforzo missionario della chiesa “servirà, in qualche modo, sebbene a noi ignoto, a promuovere e ad affrettare il felice giorno in cui i pagani saranno dati a Cristo per la sua eredità, e le estremità della terra per la sua possesso” [100].

Proprio come nel diciassettesimo secolo, così anche nel diciottesimo, il postmillenialismo calvinista generò non solo interesse per il risveglio e le missioni, ma anche la trasformazione di tutte le aree della vita in modo da servire la gloria di Dio e far progredire il suo governo nel mondo. Nel 1797 Neil Douglas della Scozia predicò sul “Glorioso riposo del Messia negli ultimi giorni”, definendo il regno di Cristo come la conversione delle nazioni mediante la preghiera, le missioni, il rovesciamento dell’idolatria e i giudizi storici di Dio sulle nazioni colpevoli. Douglas era un riformatore sociale e collocò la riforma sociale nel contesto postmillenario. Predicatori come John Love, David Bogue e Robert Winter hanno sottolineato che quando la conoscenza del Signore diventa universale, “agirà come lievito per la vita e la cultura in generale”. tra uomini e nazioni, e chiedendo che programmi educativi, agricoli e industriali siano promossi dai cristiani che edificano il regno. Questi programmi non sono mai stati la sostanza della predicazione, ma sempre integrati con la fede viva in Cristo. De Jong commenta: “Un tale cristianesimo a tutto tondo dominerebbe il millennio. Winter considerava l’approccio globale della società a tutto l’uomo, coerente con il carattere degli ultimi giorni. Ai nostri giorni, vediamo una rinascita di questo interesse nel santificare tutti gli ambiti della vita a Cristo, non solo il nostro culto e la nostra testimonianza evangelistica. Coloro che si occupano di tali questioni fanno bene a indagare sulle loro radici postmillenariste; ci si può chiedere se il premillenialismo  o l’amillenialismo possano onestamente e costantemente  promuovere o generare questo “cristianesimo a tutto tondo” e “approccio globale all’uomo nella sua interezza”. Una filosofia pessimistica della storia, unita a una visione ultraterrena spesso eccessiva, è inevitabilmente dannosa, se non fatale, per il perseguimento evangelisticamente informato del mandato culturale. Lo storico della chiesa, Kenneth Scott Latourette, commenta il cristianesimo emerso dai risvegli del diciassettesimo e diciottesimo secolo:

Questo protestantesimo era caratterizzato da un’abbondante vitalità e da un’audacia senza eguali nella storia cristiana. Per loro mezzo, per la prima volta, si elaborarono seriamente progetti per portare il messaggio cristiano a tutti gli uomini e per rendere la vita di tutta l’umanità conforme agli ideali cristiani [102].

Questo protestantesimo attivo e conquistatore era intriso di escatologia postmillenialista:

Prima del 1810 … il semplice chiliasmo [cioè il postmillenialismo], con la sua forte enfasi sull’arrivo graduale del regno promesso attraverso la predicazione e la conversione, era in voga…. il semplice chiliasmo era diventato universale nelle chiese anglo-americane in questo periodo [103].

L’Ottocento

È riconosciuto praticamente da tutti che il postmillenialismo fu una posizione robusta nel diciannovesimo secolo, tanto che, in effetti, alcuni caratterizzano erroneamente la prospettiva come il pallido riflesso dell’ottimismo umanistico del diciannovesimo secolo. In generale, le opere di eminenti postmillenialistidi questo secolo sono disponibili in ristampe. Per questi due motivi precedenti, non è necessario concentrarsi in dettaglio sulle opere del periodo per dimostrare l’adesione Riformata all’escatologia postmillenialista. Tuttavia, è lo stesso opportuna una breve rassegna, a indicare che i più noti studiosi biblici e teologici erano di questa convinzione.

In Inghilterra e in Scozia, la convinzione che gli ebrei si sarebbero convertiti, con conseguenti ulteriori benedizioni per i gentili, fu propagata dal ministro Walter Tait (1811), dal popolare predicatore William Cooper (1896) e dai missionari Robert Johnston (The  Conversion of the Jews; and its bearing on the conversion of the Gentiles) (“La conversione degli ebrei e la sua incidenza sulla conversione dei gentili”), 1853) e Caludius Buchanan (1808). Questa convinzione fu avanzata nei commenti di Robert Haldane e Thomas Chalmers, così come nelle opere di Robert M. M’Cheyne, Henry Hunter (The Rise, Fall, and Future Restoration of the Jews, 1806) e Archibald Mason (Sixteen Discourses from Romans 11:25-27, 1825 e The Convesion of the Jews (La conversione degli ebrei, 1839), è stata ampiamente sottoscritta e attuata. William McBean ha fortemente sostenuto le missioni nell’Assemblea generale scozzese, dicendo: “Dovrebbe anche essere nostro sforzo affrettare il tempo in cui la conoscenza del Signore coprirà la terra ‘come le acque coprono il mare’” [104].  Il famoso Il missionario scozzese Alexander Duff dichiarò nel 1840: “Non perdere mai di vista per un momento il grande ulteriore scopo per il quale la Chiesa fu originariamente costituita, e i diritti e privilegi spirituali conferiti, vale a dire: la conversione del mondo” [105].  Dichiarazioni simili potevano essere rese da uomini come John Love, David Livingston e John G. P. Paton [106].

Il postmillenialismo è stato un grande stimolo anche per le missioni americane. Nel 1805 Joseph Eckley incoraggiò la Società per la propagazione del Vangelo tra gli indiani e altri nel Nord America parlando del giorno in cui la conoscenza del vero Dio riempirà la terra. Notevoli sermoni con lo stesso effetto furono predicati da Joseph Barker nel 1806 (su Salmi 67:7) e da Abiel Holmes nel 1808 (su Salmi 72:17); degno di nota è anche il sermone di John Livingston davanti alla New York Missionary Society nel 1804. Nel 1820 S. E. Dwight interpretò la seconda petizione del Padre Nostro per la Foreign Missionary Society di Boston; secondo lui si riferiva al regno di pace, gioia e giustizia che deve ancora manifestarsi attraverso l’opera della chiesa. William Collins elaborò tre temi per la Baptist Missionary Society nel 1806: la conversione degli ebrei, il raduno dei gentili e la cristianizzazione del mondo come indiscutibilmente insegnato nella parola di Dio. Fu esplicitamente un’escatologia postmillenialista che portò alla formazione dell’American Board of Commissioners for Foreign Missions. Nel 1812 furono ordinati i primi cinque missionari del Consiglio, momento in cui un professore di teologia ad Andover, Leonard Woods, predicò che la profezia divina garantisce un’era di gloria millenaria in cui tutte le nazioni e le persone loderanno e temeranno Dio; la conoscenza universale di Cristo è il nostro obbiettivo inalterabile, sosteneva Woods. Man mano che i regni e gli imperi umani saranno scossi e cadranno, il regno di Dio crescerà e aumenterà fino a coprire il globo. L’estensione del regno di Cristo su tutto il mondo e la realizzazione di un’era gloriosa assicurata dalla profezia sono stati i temi esposti da altri A.B.C.F.M. leader, ad esempio, Samuel Worcester (The Kingdom of the Messiah, 1813), Jedidiah Morse (The Gospel Harvest, 1815), Alexander Proudfit (The Universal Extension of Messiah’s Kingdom, 1822) e il più grande leader missionario americano del secolo scorso, Rufus Anderson.

Vediamo, quindi, che se si desidera trovare prove del postmillenialismo, si deve solo guardare ai grandi movimenti missionari della chiesa prima del ventesimo secolo. La crescita delle missioni cristiane non può essere adeguatamente compresa al di fuori dell’escatologia che l’ha stimolata. Abbondanti prove del postmillenialismo si trovano anche tra gli studiosi biblici e i teologi dell’epoca. La migliore teologia sistematica dell’inizio del diciannovesimo secolo fu scritta dal Dr. John Dick e pubblicata in Scozia nel 1834.  In essa afferma:

Per quanto improbabile possa sembrare che il mondo intero debba essere cristianizzato, sappiamo che Dio è in grado di compiere ciò che ha promesso. La grande rivoluzione iniziò immediatamente dopo l’ascensione del nostro Salvatore. … Una generazione futura sarà testimone della rapidità del suo progresso; e molto prima della fine dei tempi, “la conoscenza del Signore coprirà la terra come le acque coprono il mare”. Il cristianesimo otterrà un trionfo completo su tutte le false religioni; e il regno visibile di Satana sarà distrutto o ridotto entro limiti ristretti, durante il periodo felice in cui, nel linguaggio figurato dell’Apocalisse, “sarà legato” [107].

Nel 1850 John a James scrisse The Church in Earnest, dicendo che “se il mondo non deve mai essere convertito a Cristo … allora l’infedeltà trionferebbe e affermerebbe con esultanza che il Figlio di Dio non aveva distrutto le opere del diavolo – che il vangelo era stato in parte, e in gran parte, un fallimento, e quindi era una favola”. Ma James non era convinto che la chiesa avrebbe dovuto affrontare una simile conclusione: “Un’era più luminosa è destinata ad arrivare; un’età dell’oro sta per sorgere su di noi, quando la predizione dei profeti e le descrizioni degli apostoli saranno tutte adempiute e la terra sarà piena della conoscenza del Signore” [108].  Nella sua opera del 1851, History of the Christian Religion and Church, J. A. W. Neander scrisse: “Forte e certa era la convinzione dei cristiani che la chiesa sarebbe uscita trionfante dai suoi conflitti e, poiché era suo destino essere un principio che trasforma il mondo, avrebbe raggiunto il dominio del mondo”[109].  Il leader anticonformista, William Jay (morto nel 1853), una volta disse:

Abbiamo molte assicurazioni espresse nelle Scritture, che non possono essere violate, della diffusione e del regno generali e universali del cristianesimo, che non sono ancora compiute. Nulla è ancora avvenuto nella storia della grazia divina, abbastanza vasto in estensione, abbastanza durevole nella continuità, abbastanza potente in energia, abbastanza benedetto nel godimento, abbastanza magnifico nella gloria, per rendere giustizia a queste predizioni e promesse. Giorni migliori, dunque, sono davanti a noi, nonostante i presentimenti di molti [110].

Una simile escatologia postmillenialista  è insegnata dal famoso esegeta tedesco E. W. Hengstenberg (1802-1869), professore all’Università di Berlino e oppositore del liberalismo di Schleiermacher. A questo proposito, va notato in particolare il lavoro di Hengstenberg sui Salmi e l’Apocalisse. Queste opere sono state tradotte in inglese da un altro grande biblista del secolo scorso, Patrick Fairbairn (1805-1874). Fairbairn ha scritto molto sull’interpretazione scritturale e il suo libro del 1856 On Prophecy è ancora un classico. Là insegnò che

Cristo regnerà finché i suoi nemici non saranno divenuti lo sgabello dei suoi piedi, e farà sì che la conoscenza del Signore ricopra la terra come le acque ricoprono il mare. La parola della profezia non potrà mai raggiungere il suo pieno adempimento finché questo risultato non sarà raggiunto [111].

Nella sua discussione di Apocalisse 20. Fairbairn parla del tempo in cui i cristiani saranno “talmente cresciuti di numero e così potenti nella loro influenza, che ogni sfera di vita sarà penetrata dalla loro azione, e ogni regione della terra sarà obbedirà volontariamente al loro dominio”. Fairbairn ha riconosciuto che l’epoca che sperimenta conversioni in tutto il mondo vedrà necessariamente una santificazione anche nella cultura esteriore: “Che rimodellamento del tessuto politico e sociale dovrà portare con sé!” [112].  Per molti anni, un libro considerato uno standard in materia di escatologia fu The Second Advent, del presbiteriano scozzese David Brown, scritto nel 1846 (e rivisto nel 1849, ristampato molte volte); il libro era una forte apologia per il postmillenialismo e un attacco al premillenialismo. Come esempio del punto di vista di Brown, notiamo il modo in cui tratta le parabole in Matteo 13: “Il carattere crescente del regno, insegnato dal ‘seme di senape’, e il carattere penetrante e assimilante, insegnato dal ‘lievito’, continuano finché ‘l’intera (terra) è lievitata’, e tutto il mondo ‘è stato portato ad albergare nei rami del possente albero della vita’” [113].

Tra coloro che sono ancora tenuti in massima stima per il loro acume esegetico e teologico ci sono gli studiosi del Seminario “Old Princeton”; i loro scritti sono rimasti in stampa perché sono preziosi strumenti di ricerca e guide affidabili per scoprire ciò che la parola di Dio ha da dire. Sebbene fallibili, le opinioni di questi uomini non si possono ignorare alla leggera. Una delle più chiare testimonianze del diciannovesimo secolo della base biblica del postmillenialismo è stata fatta sorgere da questi uomini. Archibald Alexander, che fondò il Princeton Theological Seminary nel 1812, era un postmillenialista. Suo figlio, Joseph Addison Alexander, è stato uno dei migliori commentatori e studiosi della Bibbia di tutti i tempi. La fiducia escatologica di J. A. Alexander nella vittoria della chiesa sulla terra è espressa ripetutamente nel suo commento del 1846 su Isaia; per esempio, su Isaia 2:2-4, dice: “Il Profeta vede la chiesa, in un lontano periodo, esaltata e cospicua, e le nazioni che vi ricorrono per l’istruzione nella vera religione, in conseguenza della quale vede cessare le guerre e prevalere la pace universale”[114]. Il famoso dogmatico, Charles Hodge, e suo figlio e nipote (A. A. Hodge e C. W. Hodge) erano sostenitori della speranza postmillenialista. Nella sua opera eccezionale: Systematic Theology, Charles Hodge ha scritto: “La dottrina scritturale, pertanto, è coerente con il fatto ammesso che nazioni separate, e la razza umana nel suo insieme, hanno fatto grandi progressi in tutti i rami della conoscenza e in tutte le arti della vita. Né è in contrasto con la convinzione che il mondo sotto l’influenza del cristianesimo sia in costante miglioramento e alla fine raggiungerà, sotto il regno di Cristo, la perfezione e la gloria millenarie”. Inoltre: “La dottrina comune della Chiesa sopra esposta è che la conversione del mondo, la restaurazione degli ebrei e la distruzione dell’Anticristo devono precedere la seconda venuta di Cristo”. A. A. Hodge dice:

Le Scritture, sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, rivelano chiaramente che il Vangelo deve esercitare un’influenza su tutti i rami della famiglia umana, incommensurabilmente più estesa e più profondamente trasformante di qualsiasi altra abbia mai realizzato nel passato. Questo fine deve essere raggiunto gradualmente attraverso la presenza spirituale di Cristo nell’ordinaria dispensazione della Provvidenza e nel ministero della sua chiesa [116].

Infine, possiamo osservare le forti convinzioni postmillenariste di Benjamin Breckinridge Warfield (1851-1921). Il suo commento su Apocalisse 19 è eccellente:

La sezione si apre con una visione della vittoria del Verbo di Dio, il Re dei Re e il Signore dei Signori su tutti i suoi nemici. Lo vediamo uscire dal cielo pronto per la guerra, seguito dagli eserciti del cielo … . La cosa simboleggiata è ovviamente la completa vittoria del Figlio di Dio su tutte le schiere della malvagità … . La conquista è operata dalla parola parlata – in breve, dalla predicazione del vangelo … . Quello che abbiamo qui, in effetti, è un quadro dell’intero periodo tra il primo e il secondo avvento, visto dal punto di vista del cielo. È il periodo dell’avanzante vittoria del Figlio di Dio sul mondo … . Con la stessa enfasi di Paolo, Giovanni insegna che la storia terrena della Chiesa non è una storia di semplice conflitto con il male, ma di vittoria sul male: e ancor più riccamente di Paolo, Giovanni insegna che questa vittoria sarà decisiva e completa. L’intero significato della visione di Apocalisse 19:11-21 è che Cristo Gesù si fa avanti non solo per la guerra, ma per la vittoria; e ogni dettaglio dell’immagine è disposto proprio allo scopo di sottolineare la completezza di questa vittoria. Il Vangelo di Cristo è, Giovanni ne è testimone, per conquistare completamente il mondo … . Una conquista progressivamente avanzata della terra da parte del vangelo di Cristo implica un’età futura che merita almeno il nome relativo di età “d’oro” [117].

L’eredità riformata in escatologia, rappresentata dai teologi dell’Old Princeton Seminary, è senza dubbio solidamente postmillenialista.

Quell’eredità non era limitata a Princeton, tuttavia, né alla Chiesa presbiteriana negli Stati Uniti (Northern Presbyterian). All’Union Theological Seminary (Virginia), il dogmatico calvinista W. G. T. Shedd (1820-1894) condivise e insegnò la prospettiva postmillenialista . Nella sua History of Christian Doctrine, Shedd afferma che l’insegnamento universale della chiesa era che la seconda venuta di Cristo non avverrà prima della conversione della pienezza dei Gentili e della chiamata degli Ebrei – la predicazione vittoriosa del vangelo a tutte le nazioni [118]. Tale era certamente la convinzione dei più grandi teologi della Southern Presbyterian Church (P.C.U.S.), J. H. Thornwell e Robert L. Dabney. Thornwell, scrivendo contro il premillenialismo, ha detto:

Se la Chiesa potesse essere risvegliata a un senso più profondo della gloria che la attende, entrerebbe con uno spirito più caloroso nelle lotte che le stanno davanti. La speranza ispirerebbe ardore. …Sono la nostra infedeltà, la nostra negligenza e incredulità, i nostri obiettivi bassi e carnali, che ritardano il carro del Redentore. Lo Sposo non può venire finché la Sposa non si è preparata. Che la Chiesa cerchi seriamente una maggiore santità nei suoi membri, e nella fede e nell’amore intraprenda la conquista del mondo, e risolverà presto la questione se le sue risorse sono in grado di cambiare la faccia della terra” [119].

Le Lectures in Systematic Theology di Dabney mostrano che egli insegnava che prima del ritorno di Cristo doveva esserci il rovesciamento del romanismo, “il trionfo generale del cristianesimo su tutte le false religioni, in tutte le nazioni” e la conversione degli ebrei [120]. Dabney è stato molto perspicace nel dire che il premillenialismo 

Disprezza il presente, la dispensazione dello Spirito Santo e i mezzi affidati alla Chiesa per la conversione dei peccatori. Tende così a scoraggiare la fede e lo sforzo missionario. Mentre Cristo rappresenta la presenza dello Spirito Santo, e questa la sua dispensazione, come talmente desiderabile, che era opportuno che lui se ne andasse affinché potesse venire il paraclito. Giovanni xvi.7. Il pre-avventismo lo rappresenta così indesiderabile che ogni santo dovrebbe pregare per la sua immediata abrogazione. L’incredulità circa la conversione del mondo per “mezzo della grazia” è animosamente, persino con disprezzo, dedotta da risultati ed esperienze visibili, in un temperamento che, confessiamo, ci appare uguale a quello dei miscredenti in 2 Pietro iii: 4 ” [121].

Infine, è da notare che il postmillenialismo caratterizzò non solo le Chiese Presbiteriane del Nord e del Sud in America, ma fu anche approvato dalla Chiesa Presbiteriana Riformata, come evidenziato nella sua “Testimonianza Presbiteriana Riformata” del 1901 da Belfast:

La profezia mostra che sta giungendo un tempo in cui il Regno di Cristo trionferà su ogni opposizione e prevarrà in tutto il mondo. L’anticristo romano sarà completamente distrutto. Gli ebrei saranno convertiti al cristianesimo. La pienezza delle genti sarà introdotta e tutta l’umanità possederà la conoscenza del Signore. La verità nella sua efficacia illuminante, rigeneratrice e santificante si farà sentire ovunque, perché le moltitudini di tutte le nazioni servano il Signore. La conoscenza, l’amore, la santità e la pace regneranno attraverso l’abbondante effusione dello Spirito Santo. Le arti, le scienze, la letteratura e la proprietà saranno consacrate all’avanzamento del regno di Cristo. Le istituzioni sociali degli uomini saranno regolate dai principi del Vangelo e le nazioni in quanto tali consacreranno la loro forza al Signore. L’oppressione e la tirannia finiranno. Le nazioni, invece di essere distratte dalle guerre, saranno unite nella pace. Gli abitanti del mondo saranno enormemente moltiplicati e la religione pura e immacolata eserciterà il supremo dominio sui loro cuori e sulle loro vite così che la felicità abbonderà. Questo periodo benedetto sarà di lunga durata. Sarà seguito da un periodo di generale defezione dalla verità e dalla santità, e dal prevalere dell’irreligione e del crimine. Questo precederà immediatamente la seconda venuta dal cielo del Figlio dell’uomo [122].

Questa rapida rassegna dei principali pensatori cristiani del diciannovesimo secolo ha stabilito, quindi, che il postmillenialismo che caratterizzò Giovanni Calvino, i riformatori di seconda generazione, i primi puritani inglesi, l’Assemblea di Westminster, i presbiteriani e gli indipendenti in Inghilterra, i calvinisti americani e scozzesi, i tedeschi e studiosi olandesi, i movimenti e i risvegli delle grandi missioni, i primi presbiteriani americani (sia Old Light che New Light), movimenti sociali e intellettuali – questo stesso postmillenialismo continuò con forza trainante tra i leader missionari, scrittori cristiani in Inghilterra, Scozia, Germania e America, i principali presbiteriani nelle Chiese presbiteriane settentrionali, meridionali e riformate, così come i grandi teologi di Princeton. Non si può fare a meno di concludere che l’escatologia postmillenialista è centrale nell’eredità della teologia riformata; l’ottimismo per gli sforzi della chiesa sulla terra è profondamente radicato nel calvinismo storico e internazionale. L’indagine precedente, quindi, mostra l’infondatezza dell’affermazione di Berkhof secondo cui l’amillenialismo è “l’unico punto di vista” espresso o implicito nelle confessioni storiche della Chiesa “ed è sempre stato il punto di vista prevalente nei circoli riformati” [123].  Tale affermazione non può reggere di fronte alla solida e pervasiva testimonianza della fonte originale. Allo stesso modo, le affermazioni secondo cui il postmillenialismo ebbe origine con Daniel Whitby nel 1703, o fu generato nell’ambiente dell’ottimismo umanistico del diciannovesimo secolo, sono prive di credibilità. L’eredità riformata è permeata di escatologia postmillenialista. Questo sicuramente non dimostra che la credenza postmillenarista sia corretta; tuttavia, non può che raccomandare la nostra attenzione alla posizione e richiedere il nostro esame scritturale della dottrina. È niente meno che rischioso per noi spazzare via con leggerezza la testimonianza di tanti teologi di fama esperti e degni di fiducia. La propria tradizione teologica può essere sbagliata, ma non può essere ignorata. Pertanto, tutti coloro che affermano le verità della teologia riformata dovrebbero considerare attentamente e soppesare l’insegnamento del postmillenialismo piuttosto che ignorarlo sconsideratamente o frettolosamente – sempre, ovviamente, nello spirito della Riforma del sola Scriptura!

Conclusione

Il presente saggio non ha tentato di dimostrare la verità del postmillenialismo; solo un’esegesi scritturale responsabile può farlo, o non farlo. Tuttavia, è stata spianata la strada per un’onesta considerazione e una possibile dimostrazione della veridicità della posizione. Ho tentato di chiarire esattamente ciò che il postmillenialismo insegna alla base in modo che la posizione stessa, piuttosto che questioni sussidiarie, possa essere centrale nella propria considerazione. Inoltre, ho mirato a respingere i pregiudizi e le distorsioni popolari, nonché a indicare scuse inadeguate per rifiutare il postmillenialismo. Il recente declino dell’adesione al postmillenialismo non deriva dai progressi della cultura biblica o da una forte confutazione testuale di essa, ma piuttosto dalle incursioni del razionalismo autonomo, della secolarizzazione, della mancanza di fede, di nuove interpretazioni (basate al massimo su un’ermeneutica errata, una nuova “visione” nel peggiore dei casi), ed esegesi da giornale. Le accuse contemporanee contro il postmillenialismo si sono basate su false rappresentazioni di esso, e gli argomenti sollecitati contro di esso sono stati inespressivi (poiché applicabili a tutte e tre le scuole e irrilevanti nel determinare la verità della posizione); inoltre, il postmillenialismo è stato erroneamente respinto sulla base di accuse infondate o premature. Tutto sommato, negli ultimi anni non è stata offerta alcuna buona ragione per mettere da parte la credenza postmillenialista. Inoltre, lungi dall’essere eccentrica o minimamente seguita, la posizione può vantare il sostegno dei principali studiosi riformati degli ultimi quattrocento anni. Questo è lo stato delle cose, quindi, allo stato attuale. Non vi è alcuna ragione di prima istanza per ignorare o dissentire dal postmillenialismo. Al contrario, le sue credenziali iniziali sembrano davvero molto buone. Quando il pregiudizio contemporaneo e ingiustificato viene messo da parte, il postmillenialismo ha un forte e serio diritto all’attenzione di ogni fedele studente della Bibbia. E alla luce della storia del pensiero cristiano, sarebbe assurdo ritenere che le questioni profetiche siano troppo secondarie per meritare la nostra attenzione; infatti, è in gioco la questione più pratica, per non parlare di uno dei temi scritturali più centrali, vale a dire il regno di Dio. Poiché tutta la Scrittura è divinamente ispirata e utile a insegnare, a convincere, a correggere e a istruire nella giustizia  affinché gli uomini di Dio possano essere perfettamente forniti per ogni opera buona,  affinché l’uomo di Dio sia completo, pienamente fornito per ogni buona opera, dobbiamo considerare l’indifferenza escatologica, l’agnosticismo e la libertà come deviazioni dalla piena autorità, dal beneficio e dal potere santificante della parola di Dio.

Note:

[1] Per la discussione dell’ascesa del “rapimentismo pretiribolazionale” vedi J. D. De Johng, As the Waters Cover the Sea: Millennial Expectations in the Rise of Anglo-American Missions 1640-1810 (J. H. Kok N.V. Kampen, 1970), pp. 163-164, 191-192; Iaian H. Murray, The Puritan Hope: A Study in Revival and the Interpretation of Prophecy (London: The Banner of Truth Trust, 1971), pp. 187-206, 284-287; cf. Dave MacPherson, The Unbelievable Pre-Trib Origin (Kansas City: Heart of America Bible Society, 1973), passim.

[2] “Premillennialism as a Philosophy of History,” in W. Culbertson and H. B. Centz, eds., Understanding the Times (Grand Rapids: Zondervan Publishing House, 1956), p. 22.

[3] Encyclopedia of Biblical Prophecy (New York: Harper and Row, 1973), p. 596.

[4]  “Millennium,” Unger’s bible Dictionary (Chicago: Moody Press, revised 1961), p. 739.

[5] John F. Walvoord, The Millennial Kingdom (Grand Rapids: Zondervan Publishing House, 1959), p. 9.

[6] Ibid., p. 18.

[7] Ibid., pp. 35, 36.

[8] Jay E. Adams, The Time is at Hand (Nutley, N. J.: Presbyterian and Reformed Publishing Co., 1970), p. 2.

[9] Ibid., p. 4.

[10] Hal Lindsey (with C. C. Carlson), The Late Great Planet Earth (Grand Rapids: Zondervan Publishing House, 1970), p. 176.

[11] Ibid.

[12] Walvoord, p. 34.

[13] Ibid., p. 31.

[14] William E. Cox, Amillennialism Today (Philadelphia: Presbyterian and Reformed Publishing Col., 1966), p. 64.

[15] Adams, pp. 9-0; come vedremo in seguito, la possibilità di una tale affermazione si basa semplicemente su una questione terminologica: la parola “millenario” denota la stessa cosa di “età del regno (chiesa)” o più precisamente un segmento di quest’ultima? In ogni caso, il regno di Cristo è stato realizzato e il millennio non è in contrasto con l’epoca della chiesa.

[16] Ibid., pp. 2, 41.

[17] Outline of Notes on New Testament Biblical Theology, pp. 89, 90.

[18] Walvoord, pp. 23, 34, 36.

[19] Kibid., pp. 24-25, 34.

[20] Cox, pp. 20, 136; Adams, p. 15.

[21] George L. Murray, Millennial Studies (Grand Rapids: Baker Book House, 1960), pp. 86-87.

[22] Adams, p. 13.

[23] Walvoord, p. 33.

[24] Adams, pp. 9, 14, 99; Adams applica questi commenti ai “millennialisti non-realizzati” tra i quali conteggia i postmillenialisti.

[25] Ibid., pp. 12, 87.

[26] Walvoord, pp. 32-33.

[27] Cf. O. T. Allis, Prophecy and the Church (Philadelphia: Presbyterian and Reformed Publishing Co., 1945), pp. 173-174. Questo fatto chiaramente non dovrebbe essere interpretato come un’indicazione che il cristiano conosca il giorno o l’ora effettivi del ritorno di Cristo; nemmeno Cristo ha rivendicato tale conoscenza (Marco 13:32), e non spetta a noi conoscere il decreto segreto di Dio per l’inizio di questo evento (Luca 12:40; Atti 1:6). Il nostro dovere è semplicemente quello di prepararci fedelmente (Matteo 24:46; 25:19-23; Marco 13:35-36).

[28] Le seguenti descrizioni dei principi di ciascuna scuola saranno numerate in modo tale da facilitare il riferimento incrociato e il confronto tra le tre posizioni.

Mentre lavoriamo progressivamente verso la questione essenziale e fondamentale che separa le tre scuole di escatologia, il lettore dovrebbe tenere presente che le sfumature individuali di ogni scrittore millenarista precludono una rigida organizzazione ed elaborazione dei principi delle tre scuole. Quindi va da sé che nei riassunti più ampi e nelle affermazioni generali che seguono si tratta necessariamente ancora di approssimazioni. Non tutti i singoli aderenti a una prospettiva hanno approvato ogni affermazione che faccio per quella prospettiva in quanto segue. Ad esempio, i professati premillenialisti John Gill e Charles Spurgeon hanno (abbastanza incoerentemente e insolitamente) aderito a importanti credenze del postmillenialismo, in particolare il grande successo della chiesa sulla terra prima della parusia. Ancora una volta, alcuni postmillenialistinon hanno insegnato un’apostasia proprio alla fine della storia. Tuttavia, nell’analisi che segue, ho cercato di rappresentare convinzioni diffuse e attuali tra noti aderenti alle tre scuole. I riassunti approssimano un consenso generale di opinione, ma i riassunti rimangono proprio questo: riassunti, con gli svantaggi  relativi incorporati. Uno studio topico, piuttosto che personale, delle opinioni escatologiche non richiede niente di meno.

[29] Cox, p. 5.

[30] J. Marcellus Kik, An Eschatology of Victory (Nutley, N. J.: Presbyterian and Reformed Publishing Co., 1971), p. 17. Qust’affermazione fu fatta originariamente durante una lezione al  Westminster Theological Seminary in 1961.

[31] McClain, pp. 22-23.

[32] Loraine Boettner, The Millennium (Philadelphia: Presbyterian and Reformed Publishing Co., 1957), 352, 353, 354.

[33] De Jong, p. 8.

[34] Calvin: Institutes of the Christian Religion, ed. John T. McNeill, trans. Ford Lewis Battles (Philadelphia: Westminster Press, 1960), vol. II, p. 904, n. 76.

[35] Iain Murray, p. 40.

[36] Institutes, III.XXV.5.

[37] Commentary at Ps. 21:8.

[38] Ibid., with vs. 17.

[39] Commentary at Dan. 7:27.

[40] Commentary at John 13:31.

[41] Institutes, IV.ii.4 and I.xiv.18; cf. Commentary at Isa. 11:4.

[42] Commentary at Isa. 49:6.

[43] Citato by Murray, p. xii.

[44] Institutes, III.xx.42, and commentary at Matthew 6:10 (Harmony of he Evangelists).

[45] Institutes, Prefatory Address to King Francis I of France.

[46] Commentary at Isa. 9:7.

[47] Commentary at matthew 13:31 (Harmony of the Evangelists).

[48] Commentary at Isa. 66:19.

[49] Citato by Murray, p. 84.

[50] Commentary at Ps. 45:16.

[51] Commentary at Ps. 47:2, 3, 7, 8; cf. Commentary at Isa. 60:3  per un’immagine simile della luce che si diffonde in tutto il mondo, partendo da un punto e diffondendosi in ogni angolo; “la chiesa risplende di tale splendore da attirare a sé nazioni e principi”.[52] Commentary at Isa. 60:4.

[53] Commentary at Ps. 2:8.

[54] Commentary at Zech. 9:10 (“Il suo dominio sarà … fino ai confini della terra”) (“his dominion shall be . . . even to the ends of the earth”).

[55] Commentary at Mal. 1:11 (“Poiché dal sorgere del sole fino al suo tramonto, il mio nome sarà grande  tra i Gentili; e in ogni luogo sarà offerto incenso al mio nome e un’offerta pura; poiché il mio nome sarà grande fra le genti, dice il Signore degli eserciti”).[56] Commentary at Isa. 60:4, 16.

[57] Prayers at the end of the 9th and 65th lectures in the Daniel Commentary.

[58] Prayer at the end of the 97th lecture on the Minor Prophets (following Micah 7:15).

[59] De Jong, p. 8.

[60] Ibid., pp. 7, 12.

[61] Citato in Murray, p. 42.

[62] Citato ibid., pp. 46-47.

[63] Citato ibid., pp. 43, 92.

[64] A Dissuasive from the Errors of the time, chapter 11: “The Thousand Years of Christ his visible reign upon earth is against Scripture,” Citato in Murray, p. 50.

[65] Citato in Murray, pp. 53-54, 98.

[66] Citato in De Jong, p. 54.

[67] De Jong, pp. 119, 77.

[68] Ibid., p. 38.

[69] Ibid., pp.m 77-78, 55.

[70] Si raccomanda al lettore di consultare i recenti lavori di De Jong e Murray, sopra citati, per una ricognizione dettagliata della storia seicentesca e settecentesca delle missioni in prospettiva millenaria. Gran parte delle informazioni contenute nel presente saggio derivano da queste fonti.

[71] Citato in De Jong, p. 52.

[72] Citato in Murray, p. 94.

[73] Citato in De Jong, p. 55.

[74] Citato ibid., p. 75.

[75] Citato in Murray, p. 38.

[76] Citato ibid., p. XII.

[77] Citato ibid., p. 51.

[78] Philip Schaff, The Creeds of Christendom, 4th ed. (Grand Rapids: Baker Book House, 1877), vol. III, p. 723.

[79] Le citazioni dall’opera di Howe sono estratte dalla ristampa di  Murray come Appendice I del suo testo sopra menzionato.

[80] Citato in Murray, pp. 54-55.

[81] Citato ibid., p. xiii.

[82] Louis Berkof, Systematic Theology, 4th ed. (Grand Rapids: Eerdmans Publishing Co., 1939), p. 716.

[83] Economy of the Covenants, Citato by Kik, p. 8.

[84] Citato in Murray, p. 113.

[85] Le due citazioni precedenti sono tratte da ibid., pp. 113, 114.

[86] Esempi della seconda metà del 700 sono dati del Murray, op.cit Examples pp. 100-103.

[87] Gli Inni precedenti si tpossono trovare nel Trinity Hymnal (Philadelphia: Orthodox presbyterian Church, 1961), numeri (in order of mention) 374, 326, 149, 226, 298, 373, 218, 163, 372, 217, 225, 386, 300, 383, 490.

[88] Cf. De Jong, pp. 120ff.; vedi anche la citazione di Murray da Bengel, p. 132.

[89] Ibid., p. 119.

[90] Citato in ibid., p. 125.

[91] Citato in Kik, p. 7.

[92] Citato in De Jong, p. 139.

[93] Citato in De Jong, p. 139.

[94] Citato ibid., p. 144.

[95] Per una discussione dei sopracitati cedi De John, pp. 148-155, 165-193.

[96] Citato in Muray, p. 234.

[97] Citato in De Jong, p. 153.

[98] Citato in Murray, p. 150.

[99] De Jong, p. 1.

[100] Citato in ibid., p. 212.  Hopkins’ Treatise has been reprinted by Arno Preso of New York.

[101] Citato ibid., p. 171.

[102] A History of the Expansion of Christianity (Grand Rapids: Zondervan Publishing House, 1945), vol. IV, p. 65.

[103] De Jong, pp. 164, 166.

[104] Citato in Murray, p. 161.

[105] Citato ibid., p. 178.

[106] Cf. ibid., pp. 179-183.

[107] Citato in Kik, p. 11.

[108] Citato ibid., pp. 9-10.

[109] Citato in Murray, p. xii.

[110] Citato ibid., p., xiv.

[111] Citato in Kik, p. 11.

[112] Per le due citazioni precedenti, vedi: The Interpretation of Prophecy (London: The Banner of Truth Trust, 1964), pp. 474, 461-462.

[113] Citato in Walvoord, pp. 28-29.

[114] Commentary on the Prophecies of Isaiah (Grand Rapids, Zondervan Publishing House, 1971), p. 96.

[115] Charles Hodge, Systematic Theology (Grand Rapids: Eerdmans Publishing Co., 1968), vol. II, p. 94; vol. III, p. 861.

[116] A. A. Hodge, Outlines of Theology (Grand Rapids, Zondervan Publishing House, [1860] 1972), p. 568.

[117] B. B. Warfield, “The Millennium and the Apocalypse,” Biblical Doctrines (New York: Oxford University Press, 1929), pp. 647-648, 662.

[118] Cf. Kik, p. 10.

[119] Citato in Kik, p. 6.

[120] (Grand Rapids: Zondervan Publishing House, reprinted 1972), p. 838.

[121] Ibid., pp. 839-840.

[122] Citato in Kik, pp. 8-9.

[123] Op. Cit., p. 708. Gli stessi assunti preconcetti e privi di fondamento sono citati come fatti  da George Murray, p. 87.


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