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37: Purezza nel Regno di Dio

Marco 7:1-23

Che Marco abbia scritto per il mondo romano è chiaro dalle spiegazioni date in 7:3-4. Qui dimostra l’atteggiamento di Cristo verso le ingiunzioni dei rabbini. Allo stesso tempo descrive la crescita del conflitto tra Cristo e i capi del popolo.

La questione qui non è in primo luogo la legge di Mosè ma la tradizione degli anziani, vale a dire dei rabbini, in particolare le loro regole relative alla purificazione. Uno poteva essersi contaminato le mani o i corpo in strada venendo in contatto con qualcuno che era cerimonialmente impuro; se era così, doveva lavarsi, o lavare almeno le mani, prima di mangiare. La gente rifuggiva dal diventare impura e rifuggiva in special modo il contatto coi gentili. In questo modo sembravano essere molto fedeli alla legge e di fare più di quanto la legge richiedeva.

La legge cerimoniale che determinava cosa fosse puro e cosa impuro, però, era stata data per insegnare agli israeliti la loro colpa e la loro mancanza di santità che erano venute nel mondo a causa del peccato e che stavano appiccicate anche a Israele. Ma anziché essere portato a umiltà e a confessare il suo peccato e la sua impurità, Israele si gloriava di essere cerimonialmente puro e a quel proposito aggiunge molte leggi inventate dall’uomo. Alla fine, la legge cerimoniale sarebbe entrata in conflitto con la legge etica o morale. Come risultato di questo atteggiamento, la vita divenne talmente superficiale che se una persona avesse fatto abuso delle leggi cerimoniali per evitare le proprie responsabilità etiche o morali, i farisei non lo avrebbero neppure criticato. Per esempio, uno poteva trattenere le contribuzioni al tempio presumibilmente per mantenere i propri genitori e tuttavia evitare la propria responsabilità di mantenere i genitori. In tal caso la legge etica era stata cacciata dietro a ciò che solo in apparenza era un’osservanza della legge cerimoniale.

Da questo punto in poi, nel parlare alle folle e coi discepoli, Cristo andò oltre. Dimostrò che nel suo Regno, che come sappiamo viene con l’effusione dello Spirito santo, solo la legge etica ha valore. Il significato della legge cerimoniale appartiene al passato. Non è ciò che entra nella bocca ma ciò che ne esce che contamina una persona. Ma in quel momento della storia, quando il Regno non era ancora venuto, questo modo di pensare non poteva ancora essere realizzato in pieno. Cristo si adeguò con la legge di Mosè. Ma è vero che il modo di Cristo di concepire l’importanza della legge etica era già allora in contrasto con quella dei rabbini che la legge cerimoniale fosse fine a se stessa.

Nella seconda parte del verso 19 si legge (nell’originale) “Così dicendo dichiarava puri tutti gli alimenti” in connessione con “disse loro” del verso 18. Con questo giudizio Cristo dichiara puro ogni cibo. Atti 10:15 parla di purificazione nello stesso modo: “Le cose che Dio ha purificate, tu non farle impure”. Questa parole furono indirizzate a Pietro nella sua visione del lenzuolo di lino che veniva calato dal cielo. Deve essere stata una gioia per Marco, che come ricorderete, mise per iscritto il vangelo di Pietro, essere in grado di dimostrare che l’atteggiamento tardo di Pietro verso l’impurità cerimoniale, in particolare verso quella dei Gentili, aveva il fondamento nella Parola di Cristo già espressa al tempo in cui aveva camminato sulla terra.

          Concetto principale: Nel Regno di Dio la purezza è richiesta.

          Cerimoniale ed etica. Il Signore Gesù stava diventando tremendamente popolare. I capi del popolo, gli scribi e i Farisei, osservavano il crescere di questa popolarità con occhi d’invidia. Comprendevano assai bene che Gesù non era del loro stesso spirito. Perciò cominciarono a contrapporsi a lui e a cercare di coglierlo deviare dalla legge di Mosè.

Una di queste volte i Farisei si erano radunati attorno a lui per osservarlo. C’erano perfino degli scribi che erano venuti da Gerusalemme, Trovarono molto presto qualcosa per cui criticarlo: videro che i discepoli del Signore non si lavavano le mani prima di mangiare del pane.

Ora, in Israele c’era questa regola che voleva che ci si lavasse sempre le mani prima di mangiare. Questo non era un precetto della legge di Mosè. Ciò che la legge diceva era che non bisognava mangiare alcun animale impuro e dichiarava anche che non bisognava toccare alcunché d’impuro, per esempio un cadavere o una carogna, senza successivamente lavarsi. Quale pensate sia la ragione per cui il Signore aveva dato questo comando? Voleva insegnare al suo popolo che come risultato del peccato la creazione intera era divenuta impura. Le leggi di Mosè dovevano condurre Israele a una conoscenza del peccato di modo che avrebbe anelato alla riconciliazione del suo peccato per mezzo del Signore Gesù Cristo mediante la cui espiazione il mondo sarebbe stato di nuovo purificato.

Ma anziché ammettere il peccato, Israele cominciò a gloriarsi del fatto che si asteneva da ogni impurità e pertanto era estremamente puro. I rabbini nelle loro scuole avevano aggiunto molte regole alla legge di Mosè. Avresti potuto aver toccato qualcosa d’impuro senza nemmeno saperlo. Ecco perché bisognava sempre lavarsi le mani prima di mangiare perché se avessi toccato il cibo con mani impure il cibo sarebbe diventato impuro e se poi l’avessi mangiato saresti diventato impuro pure tu. A quel punto avevi perso la purezza di cui i Farisei erano così fieri. Guardavano con sdegno a tutto ciò che era impuro nel mondo, particolarmente il mondo pagano che era tutto impuro. Che cecità! Mancarono di vedere che per mezzo di quelle leggi sull’impurità Dio voleva che Israele scoprisse i propri peccati!

I Farisei criticarono il comportamento dei discepoli. Il Signore Gesù non cominciò a difendere i suoi discepoli: attaccò frontalmente i Farisei. “Vi gloriate così tanto della vostra purezza esteriore” disse loro, “ma è solo un’esibizione di servizio a Dio. Nel vostro orgoglio voi cercate solo voi stessi. Vivete per compiacere a voi stessi e il vostro cuore è lontano dal Signore. Possiamo venire al Signore solo confessando i nostri peccati. Già Isaia profetizzò di voi, ipocriti, che tutto il vostro servizio al Signore è parvenza esteriore. Il vostro modo di vivere evidenzia le stesse forme che furono dei vostri padri”.

“Inoltre”, proseguì Gesù, “sebbene voi vi gloriate così tanto della vostra purezza esteriore, allo stesso tempo permettete e perfino commettete i peggiori peccati”. Per illustrare il punto Gesù disse quanto segue: “Avviene che uno debba sostenere i propri genitori ma dica: ‘ho dedicato ciò che posseggo al servizio del tempio’. Questa è solo una scusa perché non aveva donato quelle possessioni al tempio. Evitava la propria responsabilità verso i genitori, ma voi non lo criticate. La legge non dice forse: ‘Onora il padre e la madre’ e ‘Chiunque maledice padre o madre sia messo a morte?’ Con la vostra tradizione voi avere reso inefficace la legge di Dio. Voi fate si che quella persona si senta giustificata. Non diventa consapevole del proprio peccato e non migliora la propria vita. La vera santità davanti a Dio, e una vita giusta davanti alla legge, sono impedite dalle vostre tradizioni. La sembianza della santità è stata mantenuta, ma in realtà voi vivete nell’ingiustizia”. Questa ipocrisia, nella quale i farisei davano l’esempio al popolo, fu condannata dal Signore  Gesù. Ed egli condanna l’ipocrisia anche in noi, qualsiasi forma essa prenda.

          La dichiarazione che tutti i cibi sono puri. Gesù non si fermò qui. Si sentì costretto a dire di più su questo soggetto a tutta la folla. Perciò la richiamò a sé e insegnò di nuovo dicendo che tale ipocrisia è in contrasto totale col Regno della grazia. Una tale arroganza non può esistere nel Regno, il popolo del Regno vive per la grazia che il Signore largisce loro. Per grazia riceviamo il perdono dei peccati e siamo fatti capaci di vivere in dirittura di cuore col Signore.

Oltretutto, nel Regno le leggi che concernono purezza e impurità non sono più in vigore perché erano valide solo per un tempo preciso. In realtà ciò che rende impura una persona non è ciò che mangia perché il cibo non ha effetti sul cuore. Se Dio diede delle leggi che riguardavano l’impurità era proprio per evidenziare l’impurità dei nostri cuori. Il cuore è impuro a causa del peccato e viene continuamente contaminato da tutto il male che esce da esso: pensieri e desideri malvagi che prendono espressione in parole e azioni peccaminose. La cosa importante è conoscere e confessare questa contaminazione del cuore.

Leggi che riguardano cibi impuri, che dovevano insegnarci la mancanza di santità nella vita, non saranno più necessarie nel Regno. Il peccato ora ci è reso chiaro in un altro modo: è rivelato in particolare nella sofferenza che il Signore Gesù Cristo ha dovuto subire sulla croce per i nostri peccati. Perciò non abbiamo più bisogno di leggi sui cibi impuri che servivano solo come illustrazioni.

Mediante l’espiazione fatta sulla croce l’intera creazione sarà santificata rimuovendo così la maledizione dal mondo. Noi ora possiamo fare uso di qualsiasi cibo, dopo averne ringraziato il Signore il quale, malgrado i nostri peccati, ha reso di nuovo disponibile ogni cibo. Similmente tutti i Gentili hanno smesso di essere impuri perché Dio redimerà tutte le nazioni e le inviterà dentro al suo Regno.

Ovviamente, queste parole furono incomprensibili perfino per i discepoli, i quali vivevano ancora sotto la legge di Mosè. Perciò Gesù spiegò loro di nuovo l’intera faccenda. Di nuovo spiegò che la cosa importante è la purezza del cuore. Che la purezza viene confessando i nostri peccati davanti a Dio, ricevendo il perdono e poi camminando integralmente davanti al Signore astenendosi dal peccare. Questa è la vera vita nel Regno.

Pertanto il Signore Gesù si scontrò coi capi del popolo. Dove avrebbe portato questo conflitto? Essi non erano disposti ad abbandonare il loro punto di vista e Gesù non poteva cedere alle loro bugie. Il conflitto poteva solo crescere d’intensità. Non sia mai che noi, scambiando l’apparenza con la cosa reale, veniamo in conflitto col Signore Gesù e con la sua Parola!


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