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16: Chiamata ed Elezione

Matteo 22:1-14

Il re stava dando una festa nunziale in occasione del matrimonio di suo figlio. Era un’occasione gioiosa. Nella sua gioia il re cercò gente che condividesse la sua gioia. E quando gli invitati rifiutarono di venire, i suoi servi dovettero uscire per le strade a prendervi persone per riempire la sala.

Dio desidera comunione nella gioia del suo amore. Vuole quella comunione e la ricerca. Insiste per averla.

Perché gli invitati rifiutarono di venire? Erano persone della classe privilegiata, gente che contava proprio d’essere invitata. Pensavano di avere un diritto all’invito. Si consideravano pari al re e questo diede loro l’idea che accettare o no l’invito rimanesse una loro decisione sovrana. Non videro l’invito come un onore per il quale erano stati scelti, un onore che precludeva la scelta di accettare oppure no.

La chiamata può essere vista solo come elezione. Noi udiamo la chiamata di Dio solo se vediamo il grande onore nell’essere chiamati o eletti.

L’uomo che non ritenne degno di sé indossare l’abito di cerimonia non aveva compreso la sua chiamata come elezione più di quelli che erano stati invitati inizialmente. Non comprese l’onore della chiamata. Perciò il re non poteva più avere comunione con lui nella sua gioia proprio come con gli altri che avevano rifiutato di venire. In questo modo Cristo può concludere questa parabola, che sembra trattare solo con la chiamata e con la responsabilità umana a quella chiamata, con le parole: “Molti sono i chiamati ma pochi gli eletti”.

La chiamata può essere compresa solo come elezione. Qui abbiamo un curioso concatenamento di chiamata ed elezione. Se l’elezione viene predicata in questo modo non potrà assolutamente far sollevare l’attitudine fatalista che dice: “Se non sono stato scelto non posso credere comunque”. È nella nostra chiamata che la nostra elezione ci viene rivelata. Allora vediamo quanto completamente indegni siamo di quell’onore. A questo punto siamo stati catturati e ci è impossibile rifiutare.

A tal riguardo leggiamo che la classe privilegiata, la gente che non considerò l’invito del re un privilegio inusuale, rifiutò, mentre la gente della strada riempì abbondantemente la sala. Dobbiamo concedere che questo sia un principio generale: le persone che si considerano indegne sono precisamente quelle che ricevono l’onore. Però, dobbiamo assicurarci di rammentare che vederci indegni non è un prerequisito. Questa chiamata, dopo tutto, è estesa a “molti”, alle classi privilegiate quanto alla gente di strada. La consapevolezza di essere indegni non giunge finché non ci arriva la chiamata e noi ne vediamo l’onore.

Anche quando permettiamo che la chiamata si regga nel suo principio generale, ovvero, che le persone che si considerano indegne sono precisamente quelle che ricevono l’onore, possiamo ancora chiederci se Cristo avesse in mente certi gruppi quando tracciò un contrasto tra la classe privilegiata e la gente di strada. Pensava dei farisei in contrasto con i collettori di tasse, o di Israele in contrasto con le nazioni pagane? Quanto teniamo in mente che in questa sezione del suo vangelo Matteo spesso sta riflettendo sulla chiamata dei Gentili e della raccolta della chiesa da entrambi: Giudei e Gentili, quest’ultimo contrasto sembra il più probabile.

Se partiamo dal fatto che il re è determinato a trovare compagni che condividano la sua gioia e che è un onore essere parte di quella gioia, possiamo anche capire il suo atto radicale di mandare i suoi eserciti a spazzare via quegli omicidi e bruciare la loro città. In questo modo il re vendica il vilipendio inerente il rigetto del privilegio di condividere la sua gioia.

          Concetto principale: La chiamata può essere compresa solo come elezione.

          Invitati ma non degni. Gli anziani del popolo cercavano modi per incastrare il Signore Gesù, ma temevano ancora le folle. Tuttavia la crisi si stava avvicinando. Molto presto il popolo e i suoi anziani avrebbero rigettato Gesù. Avrebbero rigettato la grazia di Dio in lui proprio come l’avevano rigettata del continuo lungo i secoli della loro storia. Il momento decisivo stava arrivando.

Come è accaduto che la gente abbia rigettato la grazia del Signore? Non si resero conto di essere altrettanto indegni delle altre nazioni. Non si resero conto che per la sua elezione di grazia il Signore li aveva adottati come suo popolo. Erano orgogliosi di essere il suo popolo speciale. Pensavano di avere un diritto di ricevere il favore di Dio. Ecco perché non poterono comprendere la grazia di Dio che venne a loro di nuovo nel Signore Gesù Cristo.

Non compresero che la chiamata proveniva da Dio. Tale chiamata può essere compresa solo come un grande privilegio per il quale il Signore ci ha scelti. Quelli che pensano di essere degni del Regno di Dio ne sono fuori. Se Dio ci chiama nel suo Regno a noi non spetta di chiederci se accettare o no. Che arroganza sarebbe! Se vediamo la chiamata come un grande privilegio non possiamo che accettare in grande umiltà.

Questo il Signore Gesù provò ad insegnare al popolo e ai suoi anziani. Ancora lavorava nei loro cuori. Di nuovo lo fece per mezzo di una parabola. Disse loro che un re preparò una grande festa di nozze per onorare suo figlio. Mandò i suoi servi a dire agli invitati di venire alla festa. Ma gli invitati, gente della classe più privilegiata del regno rifiutarono di venire.

Fu un grave insulto al re. Egli volle onorarli col privilegio di sedere alla sua tavola, ma essi disprezzarono quell’onore, e questo alla festa di nozze del figlio del re! Gli invitati non videro affatto il condividere la gioia del re come un privilegio. Si immaginavano pari del re. Non avrebbe ora dovuto punire quella gente?

Il re era longanime e perciò li invitò di nuovo enfatizzando l’abbondanza di cibi con cui stava mostrando il suo favore agli invitati. Ma essi andarono ciascuno a fare i propri affari come al solito. Alcuni di loro perfino presero i servi del re e li uccisero.

Ora il re non soffocò più la sua ira. Mandò un esercito, spazzò via quegli omicidi e fece bruciare la loro città. Avevano rigettato l’onore di sedere alla tavola del re, l’onore d’avere comunione col re e di partecipare del suo favore! Non avevano compreso quale grande onore fosse essere stati convocati dal Signore ad avere comunione con lui. Sebbene avessero ripetutamente rigettato la chiamata del Signore, erano stati chiamati di nuovo alla grazia del Regno, questa volta da Giovanni Battista e da Cristo stesso. Tuttavia continuarono a disprezzare quella grazia. Non videro la comunione col Signore come un favore che Dio concedeva a proprio piacimento. Non riconobbero il grande onore associato al fatto che Dio avesse scelto questo popolo per essere il suo popolo. Pensarono che spettasse a loro accettare o rifiutare l’invito. Ecco perché furono così refrattari alla grazia.

Ora sarebbe stata presa la grande decisione. Dio avrebbe fatto venire su questo popolo il suo giudizio. La gente sarebbe stata portata via e Gerusalemme sarebbe stata distrutta. Avverrà la stessa cosa a noi se non ci umiliamo davanti al fatto che la grazia è un libero dono di Dio che concede secondo la sua misericordiosa elezione.

          Senza l’abito di nozze. Il Signore Gesù proseguì con la sua storia. Il re era determinato a trovare compagnia che condividesse la sua gioia. Perciò disse ai suoi servi d’invitare alla festa di nozze tutta la gente che trovavano per le strade.  Tali persone non erano in alcun modo tra i privilegiati. Alcuni erano molto poveri; altri avevano sempre obbedito il re e le sue leggi; altri ancora avevano spesso trasgredito le sue leggi. A tutti questi il re desiderava ora mostrare il suo favore di modo che potessero comunque essere conquistati per il re e per il suo regno.

Queste persone sì apprezzarono il fatto che il re li avesse invitati. In generale si consideravano completamente immeritevoli di tale onore. A malapena osarono venire. Ma poiché il re li aveva invitati in modo amichevole a condividere la sua gioia, vennero. Finalmente la sala fu riempita e ogni posto a sedere fu occupato. Allora il re entrò. I suoi occhi passarono in rassegna le tavolate per vedere chi fossero queste persone che avrebbero avuto l’onore di mangiare con lui. Il suo sguardo cadde su uno che non aveva indossato la veste bianca da nozze. A quanto pare non l’aveva fatto semplicemente perché non considerava chissà quale onore sedersi alla tavola del re. Questo era un altro caso di disprezzo del favore del re. Diversamente da quelli che erano stati invitati inizialmente, costui era venuto, ma non aveva apprezzato l’invito.

Il re gli si avvicinò e gli chiese cosa lo avesse indotto a venire quando era ovvio che avesse scarso apprezzamento per l’invito. L’uomo rimase senza parole. Era venuto seppur intimamente contrario all’autorità del re ed ora era totalmente disarmato dalla maestà del re. Su ordine del re fu legato e gettato fuori dalla sala. Incontrò il giudizio del re che aveva disprezzato.

Per mezzo di questa storia il Signore Gesù stava rendendo chiaro che il Regno d’Israele, com’era esistito fino a quel momento costituito dal peculiare popolo del patto sarebbe stato rimosso. La grazia del Regno di Dio sarebbe stata predicata a tutte le nazioni. Dio avrebbe chiamato un altro popolo alla festa del suo favore, un popolo che sarebbe stato raccolto da tutte le nazioni, incluso Israele. Dio era determinato d’avere persone che condividevano la gioia del suo amore. Il Regno della grazia di Dio, nel quale sperimentiamo il suo favore, sarebbe stato qui sulla terra.

Dio vuole conquistare tutti i popoli con la Parola della sua grazia. Ma tra quelli che verranno pescati da quella Parola ce ne saranno alcuni che non vedono l’onore di essere invitati alla festa di nozze della comunione di Dio. Quando arriva l’invito, il loro cuore non gioisce di essere stati considerati degni d’essere invitati. Disprezzano infatti il favore del re. Alla fine saranno gettati nelle tenebre di fuori dove saranno in eterna ribellione contro il giudizio che ciononostante non possono sfuggire.

Allora sarà evidente che Dio non li aveva mai scelti per l’onore della sua comunione. Non l’hanno mai visto come un onore per il quale si deve essere scelti. L’hanno immaginato come un’offerta che potevano tanto accettare quanto rifiutare. L’ira eterna di Dio sarà su di loro.


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