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30: Signore del sabato

Marco 2:23-3:6

Il Figlio dell’uomo è Signore del sabato. Da sole, le parole Figlio dell’uomo suggeriscono niente di più che Cristo era un figlio della razza umana. Ma quando Cristo si definisce il Figlio dell’uomo, sta indicando indietro a Daniele 7:13, dove si legge che qualcuno come un figlio dell’uomo sarebbe venuto con le nubi del cielo, vale a dire dal cielo. Queste parole implicano che era stato mandato dal Padre e lo evidenziano come il Messia. Lui è il seme della donna.

L’affermazione che il Figlio dell’uomo è Signore del sabato non significa che l’uomo in quanto tale è al di sopra del sabato o al di sopra della legge in generale. L’uomo è sottoposto alla legge, incluso il comandamento del sabato. Però Colui che adempie la legge — tanto il lato cerimoniale che quello morale sebbene ciascuno in modo diverso — può rivelare l’esatta intenzione della legge e metterla in gioco.

Questo coincide con qualcos’altro. Anche quando sia detto che il sabato fu fatto per l’uomo piuttosto che l’uomo per il sabato, ciò non colloca l’uomo al di sopra del sabato. La legge serve a condurre gli uomini al vero servizio di Dio. In quel servizio si trova la vera libertà. Essendo intesa in questo modo, la legge esiste per l’uomo, per dargli libertà di servire Dio. La legge è lì per il bene dell’uomo perché tutto è imperniato su Dio. Vale anche per il sabato che benedice la vita e libera la gente da legami di schiavitù in modo che l’uomo possa servire Dio.

Il Figlio dell’uomo è venuto a liberare la vita dal peccato, cioè per liberarla per il servizio di Dio. Lo fa mediante l’espiazione del peccato e della rinascita e del rinnovamento della vita mediante il suo Spirito. Eppure questo significa che il potere originale della legge nel patto di grazia è restituito. Cristo evidenzia chiaramente l’intento originale della legge. In quel senso egli è Signore del sabato: libera la vita per mezzo della legge. Che questo comporti la fine degli aspetti cerimoniali che erano ancora collegati al quarto comandamento non necessita qui di ulteriore discussione.

Perfino l’esempio di Davide che mangia il pane di presentazione del tempio non ci permette di concludere in qualche modo generico che la necessità sia talvolta fondamento per trasgredire la legge. Se Davide e i suoi uomini fossero morti di fame mentre c’era del pane di presentazione a disposizione, ciò sarebbe stato in conflitto con l’intento della legge che è di liberare l’uomo perché serva Dio. Questo fu vero in modo speciale per Davide, il quale, come tipo del Cristo, doveva redimere la vita in Israele.

Siccome tale attività poteva configurarsi come mietitura, la proibizione di cogliere spighe di grano nel sabato era stata emessa dagli scribi ed era prova del loro concetto errato della legge, del loro mancare di comprendere che la legge era al servizio della redenzione della vita. Questa è la ragione per cui Cristo sciolse i suoi discepoli da quella proibizione.

          Concetto principale: Il Figlio dell’uomo è Signore anche del sabato.

          Il sabato è per l’uomo. Un giorno il Signore Gesù stava camminando coi suoi discepoli attraverso un campo di grano. Era sabato, il giorno di riposo. Com’è meraviglioso che Dio abbia istituito per noi questo giorno in modo che possiamo riposare un giorno su sette. Che grazia ha esibito in quel provvedimento! Per mezzo del comandamento del sabato prova che nella sua misericordia si ricorda ancora della vita umana nel peccato. Lo fa per amore di Cristo, perché lui vuole riconciliare la vita umana. Che benedizione porta con sé questo giorno di riposo! È vero che molte persone rifiutano quella benedizione, ma per i credenti il sabato è la prova che per amore di Cristo Dio libererà la vita dalla schiavitù al peccato. Che lusso può essere quel giorno di riposo!

Anche il Signore Gesù e i suoi discepoli devono aver goduto quel giorno di riposo e il favore di Dio che c’è in esso. Ma gli scribi e i Farisei lo avevano trasformato in qualcosa completamente diverso. Avevano elaborato molti comandi aggiuntivi fatti dall’uomo. Nel sabato le gente non poteva fare questo e quello e quell’altro. Quei comandi erano diventati un peso enorme. La vita del sabato era stata incatenata con restrizioni e la gente non godeva la libertà con cui Cristo voleva liberare la vita. Non poteva che essere così, perché se noi cerchiamo di guadagnarci la nostra salvezza i pesi che mettiamo su noi stessi e sugli altri diventano sempre più pesanti. Ma se crediamo nella grazia di Dio che ci libera, allora tutto ciò che Dio dà e comanda conduce a quella libertà. I due conflittuali concetti del sabato dovevano proprio scontrarsi. E si scontrarono proprio quel giorno.

Mentre i discepoli stavano camminando attraverso i campi, svelsero del grano, sfregarono la spiga sul palmo e mangiarono i chicchi. Non c’era niente di male. I viandanti di passaggio avevano il permesso di raccogliere dai bordi. Ma improvvisamente giunsero in scena dei farisei. Da dove erano comparsi così improvvisamente? Si rivolsero a Gesù e gli chiesero se si rendesse conto che che non era permesso svellere del grano di sabato. Quello era uno di quei comandamenti umani che avevano aggiunto. Svellere non faceva forse parte della mietitura? Ma mietere non era permesso di sabato. Tenevano d’occhio Gesù e i discepoli del continuo ed erano felici se potevano beccarli a trasgredire a legge.

La regola di cui stavano parlando non era uno dei comandamenti del Signore il cui intento è sempre mettere la vita in libertà. Era un comandamento fatto dagli scribi, un comandamento che metteva la vita in catene. Perciò il Signore Gesù non cercò di evitare il loro attacco. Cercò invece di convincerli che avevano un’idea sbagliata del sabato e della legge nel suo insieme. Riportò alla loro memoria una storia dalla vita di Davide. Un giorno, quando Davide e i suoi uomini erano affamati, mangiarono il pane di presentazione, che non doveva essere mangiato da nessuno eccetto i sacerdoti. E ai Farisei non passò per la mente l’idea di disapprovare quell’azione da parte di Davide: dopo tutto, Davide era il re e il liberatore di Israele. Ma se ciò potè essere permesso allora, non era evidente che la legge non era stata data perché soffocasse e uccidesse la vita ma piuttosto perché ne sia una benedizione? La legge esisteva per condurre la vita all’amore e al servizio del Signore. L’uomo non era stato creato per adempiere il comandamento del sabato come un pesante dovere nel modo in cui uno schiavo può vedersi assegnare un compito senza alcun godimento del favore del suo padrone. Che idea del Signore s’erano fatta i Farisei? Pensavano che il Signore non sostenesse il suo popolo col suo favore nel patto di grazia? Pensavano forse che il Signore li tenesse lontani da sé e facesse sì che lo servissero in completa schiavitù?

In realtà è vero che se rigettiamo il Signore, la legge  diventa per noi una maledizione. Ma quello è esattamente il motivo per cui il Signore Gesù è venuto: per rimuovere da noi quella maledizione della legge facendo espiazione per i nostri peccati. Pertanto fece che la legge sia di nuovo una benedizione per la nostra vita. Per mezzo della legge ora noi conosciamo la volontà del Padre nostro in cielo, e nella via dell’obbedienza viviamo in comunione con lui.

Il Signore Gesù, che ci porta di nuovo la benedizione della legge, è il solo che comprende perfettamente la volontà del Padre e può parlarcene di nuovo. Egli rende il sabato una benedizione ed è in grado di dirci come Dio voglia che osserviamo il giorno di riposo. Pertanto non cedette alla interpretazione dei Farisei e non proibì ai suoi discepoli di svellere le spighe. Non era sua intenzione mettere la nostra vita in schiavitù: voleva che il suo popolo comprendesse la gloria della legge di Dio.

          Fare del bene di sabato. La disputa tra Gesù e i farisei sul sabato non era ancora terminata per quel giorno. Dio governò le cose in modo tale che quel giorno sarebbe divenuto molto chiaro quale fosse realmente lo scopo del sabato.

Lo stesso giorno il Signore Gesù andò alla sinagoga. Quando entrò vide un uomo la cui mano aveva smesso di crescere ed era divenuta secca. Vi trovò anche i farisei di nuovo, che lo osservavano per vedere se avrebbe guarito quell’uomo di sabato. Neppure questo era permesso, secondo loro, perché guarire era lavorare. Non si resero conto che guarendo quella mano  e con ciò mettendo quell’uomo in grado di lavorare, il Signore Gesù avrebbe salvato la vita di quell’uomo da una deprimente miseria? E non riconobbero che questo era un segno meraviglioso della sua venuta a redimere la vita dal peccato e dalle sue conseguenze? Che stupendo adempimento del significato del sabato sarebbe stato se in quel giorno il Signore Gesù avesse restaurato un essere umano!

Quella fu una ragione per la quale volle guarire l’uomo, ma volle anche contrastare i Farisei, che oscuravano malamente la volontà di Dio. Ordinò all’uomo di alzarsi in piedi e di mettersi in mezzo a tutta la gente che era riunita nella sinagoga. Tutti avrebbero visto l’accaduto e compreso il meraviglioso significato del sabato.

Dopodiché chiese ai Farisei cosa fosse permesso fare di sabato, fare del bene e fare del male, salvare le gente o ucciderla? Lui voleva fare del bene a qualcuno e salvare la sua vita ma i Farisei volevano fare del male a Gesù e stavano pensando di ucciderlo. Chi, dunque, stava cercando di rendere giustizia al significato del sabato?

Siccome non risposero perché si sarebbero condannati da soli, li guardò uno per uno con indignazione nei suoi occhi. Era infuriato contro questa distorsione della volontà del Padre. Allo stesso tempo, però, era rattristato dalla durezza dei loro cuori. Come potevano opporsi alla grazia di Dio? Se solo anche noi potessimo essere infuriati allo stesso modo! Se solo potessimo mostrare la nostra ira mentre allo stesso tempo siamo rattristati dal peccaminoso reiezione del Signore. La nostra ira non si tramuterebbe mai in un furore che ci porta via, e allora la nostra ira non scaturirebbe nemmeno da un motivo sbagliato.

Disse all’uomo con la mano secca: “Stendi la tua mano!” Non era un comando ridicolo? Come poteva stendere la sua mano? Poiché era secca, aveva perso la sua forza. Invece l’uomo riuscì ad obbedire! Lo fece, e la sua mano fu sanata come l’altra.

Cos’era successo? Nello stesso momento in cui i Signore Gesù aveva ordinato a quell’uomo di stendere la sua mano, anche la sua potenza di guarire lo raggiunse.

Che bello che quell’uomo non abbia detto: “Ma tu lo sai che non posso stendere la mano”. Al contrario, credette che al comando del Signore sarebbe stato capace di farlo. Per mezzo di quella fede fu guarito.

Oggigiorno molta gente dice: “Non posso credere e non posso pentirmi”. Perciò non odono la Parola di Dio. Nella loro incredulità combattono la Parola e lo Spirito del Signore, non accettando che la Parola e lo Spirito siano capaci di redimerli. Quanti ce ne sono che chiudono i loro cuori nell’incredulità? Se ascoltiamo in fede, troviamo la redenzione della nostra vita.

Con tutto ciò i Farisei non giunsero a pentimento. Non vollero voltare le spalle al loro concetto della legge e ai loro pensieri sul Signore. Non vollero riconoscere che lui era vicino con la sua grazia. Al contrario, lasciarono la sinagoga e si consultarono con la gente che stava dalla parte di Erode, il re straniero del paese. Ciò di cui parlarono fu come poterlo uccidere. Senza gli erodiani non sarebbero andati da nessuna parte, Erode infatti avrebbe dovuto cooperare in questa faccenda. Così cominciarono a progettare un assassinio.

Quanto facilmente le persone sono portate a grandi peccati da ipocrisia e da forme autonome di culto! Ciò che ci trattiene dal peccato e ci dà la vittoria su di esso è la fede nella grazia di Dio il quale libera la vita. Questa benedizione è stata preparata per noi dal Signore Gesù Cristo con la sua venuta.


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