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63: Pregare al Padre

Luca 11:1-13

Sarebbe sbagliato suggerire che la parabola incoraggia l’impertinenza in preghiera. La parabola, com’è evidente dal contesto, dice qualcosa di Dio il Donatore il quale dona. Perciò non dovrebbe essere chiamata la parabola dell’amico presuntuoso ma la parabola dell’amico che dà perché è in obbligo di dare. “Amico” qui (v.8) non è un concetto passivo ma uno attivo: non indica qualcuno cui è mostrata amicizia, ma qualcuno che la mostra.

Avere il nome “amico” porta con sé degli obblighi. Sebbene l’amico non darebbe spontaneamente per amicizia, dovrebbe comunque dare a motivo dell’obbligo d’amicizia cui il richiedente fa appello.

Il postulante chiede audacemente e senza vergogna. Non si lascia mandare via dalla svogliatezza dell’amico. Non dice: “Se non mi aiuta non c’è vera amicizia, l’amicizia non si può costringere; no, al contrario, lo costringe a mostrare la sua amicizia.

Tale obbligo di venire in soccorso è anche una caratteristica della paternità di Dio. Mentre con gli uomini l’obbligo e il desiderio spontaneo d’aiutare non sono sempre identici, non  si può nemmeno pensare che in Dio i due confliggano. L’obbligo che Dio si è preso nel suo patto diventando nostro Padre per amore di Cristo, lo adempie con la completa volontarietà del suo amore divino.

          Concetto principale: Poiché Dio è nostro Padre dobbiamo pregare
                                                  con audace confidenza.

          La vita di preghiera di Cristo. Diverse volte Gesù pregò per lungo tempo e tutto solo. I discepoli ne erano abituati. Anche questa volta si era ritirato da loro e aveva pregato per molto tempo.

Ne aveva bisogno. In preghiera trovava la forza per la sua opera. Si arrendeva al padre in preghiera nel suo nome. La grazia di Dio doveva essere esaltata sebbene ciò gli avrebbe portato sofferenza e morte. Quando si arrendeva così a Dio e diveniva uno con Lui, poteva anche pregare Dio che gli fornisse tutto ciò di cui aveva bisogno. Con tale preghiera poteva assumere di nuovo il proprio mandato con rinnovata forza.

Ma pregava in quel modo anche come nostro Capo. Pregare in quel modo è effettivamente riconoscere Dio come Padre. Lo fece anche quando ogni carne aveva rigettato Dio come Padre. Avrebbe continuato a riconoscere Dio come il proprio Dio anche quando Dio lo rigettò perché caricato dei nostri peccati. Facendolo avrebbe fatto espiazione per i nostri peccati e ottenuto per noi di nuovo il diritto di chiamare Dio nostro Padre. Ci sarebbe stato permesso di farlo di nuovo. E per lo Spirito saremmo stati capaci di arrenderci di nuovo completamente a Dio e in quel modo essere in grado di pregare con audacia per essere suppliti di tutto ciò di cui abbiamo bisogno.

          La nostra comunione con Lui in preghiera. Certamente i discepoli bramavano comprendere il segreto del modo in cui pregava. Non avrebbero dovuto avere comunione con Dio in preghiera? Non aveva anche Giovanni insegnato ai suoi discepoli a pregare? Così, quando il Signore ritornò da loro,  uno dei suoi discepoli gli chiese di insegnare loro a pregare come aveva fatto Giovanni.

Che gioia deve aver suscitato in Gesù quella richiesta! Perciò soddisfece il loro desiderio immediatamente: condivise dunque con loro la sua vita di preghiera e insegnò loro a pregare come faceva lui. Anche loro si sarebbero per prima arresi al nome e alla causa del Signore, dicendo: “Sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà sulla terra come nel cielo”. E poi anche loro potevano audacemente pregare per tutti i loro bisogni. Prima i loro bisogni corporali: “Dacci di giorno in giorno il nostro pane necessario”. Questa era la petizione più basilare, ma era anche una prova. Se potevano arrendere quel bisogno fisico al Signore in fede, avrebbero potuto pregare anche per i loro bisogni spirituali: “E perdona i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore; e non esporci alla tentazione, ma liberaci dal maligno”.

In ogni parte della preghiera riconoscevano Dio come Padre. Per quella ragione dovevano anche rivolgersi a lui come Padre. Erano liberi di farlo perché Gesù avrebbe ottenuto per loro quel diritto. E diede loro anche l’audacia per farlo per la sua Parola e il suo Spirito.

          Obbligare l’amicizia. Li sollecitò a pregare in audace confidenza. La confidenza dovrebbe risultare dal fatto che per mezzo di Gesù Dio era di nuovo diventato loro Padre. Non dovevano rigettare quella paternità per mancanza di confidenza. Lo illustrò con ancora un’altra parabola.

Supponete, disse, che a tarda notte un amico inaspettato venga a passare la notte con voi e voi non abbiate pane in casa e sia troppo tardi per andarne a comperare. Non vorreste violare le regole dell’ospitalità e trascurare il vostro amico. Andreste da uno dei vostri amici nel villaggio, bussereste alla sua porta, lo svegliereste e gli chiedereste tre pani: uno per l’ospite, uno per voi e uno “in caso servisse”. Immaginate che dapprima rifiutasse perché è già a letto, i bambini sono stati finalmente sistemati e non voglia scombussolare tutta la famiglia di nuovo. Supponiamo che voi persistiate per cui finalmente vi aiuta, anche se non per spontanea amicizia ma solo perché continuate a bussare e audacemente gli ricordate gli obblighi di un’amicizia.

Se è vero che gli obblighi dell’amicizia persuaderanno gli uomini ad aiutarsi sebbene possano non averne voglia, non aiuterà Dio come risultato dell’obbligo che si è preso quando è diventato vostro Padre? E non lo farà di malavoglia perché non c’è niente mai che lo trattenga: lo farà con tutto l’amore del suo cuore. Perciò dobbiamo sempre osare chiedere e appellarci alla sua paternità. Il fatto che Dio è di nuovo nostro Padre per amore di Cristo e ci ha adottati come suoi figli richiede audacia e perseveranza da parte nostra.

          La dazione del Padre. Possiamo dunque stare sicuri che Dio darà. Se facciamo il nostro appello a Dio Padre nel nome di Cristo, Dio risponderà. Di questo Gesù assicura i suoi discepoli e noi. Pregate, e vi sarà dato.

Se chiediamo dunque come figli capiremo meglio ciò che dovremmo chiedere. Proprio come un bambino riceve dal proprio padre ciò di cui ha bisogno e non è ingannato dal padre, anche noi riceveremo ciò di cui abbiamo bisogno. Spesso potrà sembrare che Dio ci mandi amarezza e problemi al porto del bene che gli abbiamo chiesto, ma non dobbiamo pensare che Dio ci deluda nella nostra vita di preghiera. Ci dà esattamente ciò che è buono per noi. Un padre non darà una pietra a suo figlio che gli chiede del pane. Il suo primo dono, il nostro bisogno più grande, sarà lo Spirito santo per mezzo del quale cresciamo sempre più nella nostra figliolanza. Dobbiamo semplicemente arrenderci a Dio e aspettarci da lui ogni buona cosa. Allora Dio ci darà tutte le cose per mezzo dello Spirito santo.


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