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76: Solo

Luca 23:26-31

Su Simone di Cirene che porta la croce vedi la nostra discussione sul vangelo di Matteo. Le donne di Gerusalemme non conobbero Cristo nel suo patire. La loro empatia nei suoi confronti deve aver significato ulteriore agonia da parte sua. Gli dimostrò ancor più chiaramente che era solo.

          Concetto principale: Cristo soffre completamente solo affinché il suo
                                                   popolo lo conosca di nuovo.

          Lacrime vuote. Dopo che Pilato ebbe pronunciato il suo giudizio, Gesù fu condotto via per essere crocefisso. Fu cacciato fuori della porta della città. Veniva bandito dalla comunione del suo popolo. Nessuno lo conosceva o voleva conoscerlo. Un certo Simone di Cirene dovette essere costretto a portare la sua croce. Ma neppure Simone voleva avere niente a che fare con lui.

Nella processione che lo seguiva c’erano anche diverse donne di Gerusalemme. Piangevano per Gesù. Quando lo videro quasi soccombere sotto il peso della sua croce al punto che qualcun altro dovette portarla per lui, e come veniva portato come un agnello al macello, eruppero in un forte pianto: guardatelo, poveraccio! Che cosa vogliono da lui, comunque? Non ha fatto niente di male!

Per cosa stavano piangendo queste donne? Erano solo superficialmente toccate da ciò che vedevano. Le muoveva solo una pietà superficiale. C’era qualcosa d’umano nel loro lamento in contrasto con la disumana sete di vendetta dei capi sacerdoti e degli scribi.

Eppure queste donne non percepirono ciò che stava accadendo. Non solo i loro occhi erano ciechi alla ingiustizia ma, ancor più importante, non videro che Colui che è il Vero di Dio, il Vero della grazia di Dio sul suo popolo veniva bandito dalla comunità del popolo. Avrebbero dovuto rendersene conto perché Gesù aveva predicato la verità della grazia anche a Gerusalemme. Ora le preveniva dal comprenderlo il subissante sentimento di pietà. Quel sentimento le rendeva ancor più cieche. Spesso i nostri sentimenti sono talmente corrotti che possono impedirci di vedere la verità. Non è vero che le lacrime non mentono mai. Il sentimentalismo può prevenire che si desti in noi il vero sentimento al rigetto del Signore e della grazia del suo Regno. Anche i nostri sentimenti hanno bisogno di essere redenti e guariti dalla grazia del Signore.

Gesù ebbe un’ulteriore sofferenza da questo sversamento emotivo delle donne. Se qualcuno sente compassione ma non comprende la vera natura della sofferenza, allora la compassione stessa diventa fonte di sofferenza. E queste erano le donne di Gerusalemme, le donne del suo proprio popolo! Avrebbero dovuto conoscerlo. Così, le lacrime delle donne furono ancora un’altra goccia nel calice della sua sofferenza. Anche questo dovette sopportare. Dovette fare espiazione per quelle emozioni false e peccaminose al fine di guarire i nostri sentimenti affinché possiamo realmente conoscere lui tanto nel suo soffrire che nella gioia del suo regno vittorioso. Sulla via della croce lui era lo Sconosciuto, Colui che rimase solo affinché il suo popolo potesse avere eterna comunione con lui.

          Dolore genuino. Gesù si fermò e si rivolse alle donne. Tutto ad un tratto si fece silenzio: tutti volevano udire cosa avrebbe detto. Si rivolse a loro come figlie di Gerusalemme, le figlie del suo popolo. Cosa avrebbero vissuto! Avrebbero dovuto piangere per se stesse e per i loro figli perché sarebbe venuto il tempo in cui le donne senza figli sarebbero state considerate fortunate. Come sarebbe stato intensa la sofferenza delle madri costrette  a vedere l’agonia dei propri figli! Avrebbero invocato le montagne che cadessero su di esse e le colline che le seppellissero pur di non vedere tale disgrazia.

Gesù stava alludendo agli orrori collegati alla distruzione di Gerusalemme che sarebbero avvenuti in breve. Avrebbero dovuto piangere per quello, sebbene non solo per pietà per se stesse e per i propri figli. Quelli che sarebbero periti lì sarebbero state le figlie di Gerusalemme insieme ai loro figli, membri del popolo di Dio. Sarebbero stati perduti per il Regno di Dio sebbene appartenessero al popolo sul quale aveva posto la sua rivendicazione di possesso. A causa del peccato del popolo, Dio sarebbe stato privato di ciò che propriamente gli apparteneva. Se avessero pianto per quella perdita e riconosciuto il diritto che la grazia di Dio aveva sul proprio popolo, i loro sentimenti sarebbero stati più accuratamente focalizzati. Allora, qualsiasi cosa fosse accaduta, sarebbero state salvate per il regno di Dio.

Avrebbero allora conosciuto Cristo e compreso cosa intendesse con la sua affermazione: “Perché, se tali cose si fanno al legno verde, che cosa sarà fatto al legno secco?”. Lui era il legno vivente, unito a Dio perciò avrebbe portato frutto. Loro erano rami secchi e pertanto non avrebbero potuto portare frutto. Avrebbero dovuto vedere che meritavano la sofferenza che era ricaduta su di lui. Il suo patimento fu indescrivibilmente severo, più severo di quello di qualsiasi altro uomo, ma quando ne sarebbe venuto fuori sarebbe risorto dall’abbandono di Dio a eterna comunione con Dio. Se loro, invece, non avessero conosciuto Gesù, sarebbero state eternamente perdute sotto l’ira di Dio. Da questo voleva salvarle.

Come fu solo il Cristo in questa via! Perfino i sentimenti delle donne erano un’illusione. Un giorno sarebbe caduto il giudizio sulla loro mancata comprensione e su tutto ciò che è falso, inclusi i sentimenti mal diretti, prima nella distruzione di Gerusalemme e poi nella distruzione del mondo. Ma Gesù abbracciò tutto questo nel suo patire al fine di guarire i nostri sentimenti e di restaurare la giusta comunione nel suo popolo e così salvare quel popolo nel giorno del giudizio.


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