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7: La fatica della sua anima

Matteo 9:27-10:42

Qui vediamo Cristo in azione. Vediamo i bisogni che scoperchiava mentre era all’opera e come si dava a questi bisogni. Nel corso della sua opera trovò la croce, non solo nell’errata comprensione dei ciechi che guarì ma anche nella calunnia dei farisei. Come risultato del suo lavoro, vide la folla come pecore senza pastore. Il suo faticare lo aveva portato a questa presa di coscienza. Cominciò a desiderare dei collaboratori e così mandò i suoi discepoli a predicare.

Dovremmo considerare Matteo 10:1-17 realmente il discorso con cui commissionò i suoi discepoli ad andare. Poi vengono parole che Gesù potrebbe aver parlato in altre occasioni, parole che descrivono l’opera in senso molto più ampio. Negli ultimi versetti egli sta pensando non solo della missione immediata dei suoi discepoli in Israele ma anche del loro lavoro dopo l’effusione dello Spirito. In un senso ancora più ampio, stava pensando a tutto il lavoro che avrebbe dovuto essere compiuto prima del suo ritorno. In questo modo devono essere interpretate le sue parole: “Non avrete finito di percorrere le città d’Israele, prima che venga il Figlio dell’Uomo”. Questo “venire” è riferito al regno della sua grazia su tutte le nazioni. Roma sarà raggiunta prima dell’ultima città d’Israele. A quel punto si può dire che il Regno sia venuto, benché verrà nella gloria solo col suo ritorno.

          Concetto principale: Nel Suo Regno, Cristo offre la fatica della
                                                  sua anima.

          La sua opera è mal compresa. Il Signore Gesù faticò molto a Capernaum. Lì predicò il vangelo e fece molti miracoli. Il lavoro era duro e pressante. Quante cose dovette spesso fare in un giorno!

La gente capì Gesù e capì la sua opera? Capirono cosa stesse veramente facendo, che il suo obbiettivo era di assicurarsi che la grazia del Regno avesse il dominio sui cuori degli uomini? Questo si sarebbe sicuramente acclarato.

Un giorno in cui il lavoro era molto pressante e il Signore Gesù aveva già fatto molto, due ciechi gli gridarono dietro: “Figlio di Davide, abbi pietà di noi!” Volevano essere guariti, ma chiamarono Gesù il Figlio di Davide, indicando che già conoscevano che egli era della casa di Davide.

Non siamo certi se questi due ciechi sapessero che Gesù era il promesso Salvatore della casa di Davide; in ogni caso avevano capito che l’onore della casa di Davide era di nuovo venuto alla ribalta in quest’uomo che andava attorno guarendo la gente. Ma come avranno questi uomini potuto capire questo e come lo avranno inteso le persone quando li udirono? Avrebbero pensato solamente della gloria della casa di Davide, o avrebbero capito che i re di quella casa erano in realtà stati chiamati a condurre il popolo sotto il dominio della grazia di Dio? Quanto spesso la gente era stata interessata solamente  dello splendore esteriore! Avrebbero adesso onorato il Signore Gesù solo per i suoi miracoli, senza che i loro cuori si aprissero alla sua grazia? In questo caso l’obbiettivo della sua fatica non sarebbe stato raggiunto.

Come fu pericoloso che questi ciechi gridassero sulla strada! Perciò il Signore Gesù non fece loro attenzione. Ma quando entrò nella casa essi lo seguirono all’interno. Lì era meno pericoloso perché non c’era gente attorno. Gesù non chiese loro cosa intendessero quando lo avevano chiamato “Figlio di Davide”. Chiese invece: “Credete che io sia capace di fare questo?”

Senza fede da parte loro non poteva guarirli. Egli volle prima risvegliare quella fede in loro, dovevano guardare solo a lui. Voleva intendere che non dovevano guardare al suo potere di operare miracoli solamente ma avrebbero dovuto vedere e credere che era venuto a redimere tutta la vita conducendo i loro cuori di nuovo a Dio in fede.

I ciechi risposero: “Sì, Signore”. Benché essi credessero nel suo potere di operare miracoli, non è interamente chiaro se abbiano compreso ciò che il Signore voleva veramente dire. Ma per la fede che Gesù aveva risvegliato in loro, egli ora poteva guarirli. Toccò i loro occhi e disse: “Vi sia fatto secondo la vostra fede”. Come spesso faceva, li toccò. Con quel gesto Gesù sembrò associarsi alla loro sofferenza e prendere su di sé i peccati del mondo, che è la fonte di ogni sofferenza. Egli prese i nostri peccati su di sé e volle espiarli. Così facendo redense la vita. Col suo tocco stava dicendo ai due uomini ciechi che stava cercando il loro cuore e voleva salvare le loro vite per tutta l’eternità.

I loro occhi si aprirono ed essi poterono vedere Colui che era stato buono con loro. Ma il Signore Gesù disse loro immediatamente di non far sapere a nessuno ciò che era accaduto. Lo disse molto severamente, quasi da arrabbiato, poiché temeva che loro e tutti quelli che l’avrebbero udito avrebbero mal compresola sua opera. Gesù stava lottando per loro e per tutto Israele.

Quando i ciechi guariti uscirono dalla casa sparsero tutt’intorno la fama di Gesù. Avevano dimenticato il suo comando. Non avevano capito Gesù né avevano compreso ciò che voleva veramente fare per gli altri Israeliti. Che disappunto deve essere stato per il Signore Gesù! Insomma, salvare il suo popolo si sarebbe dimostrato impossibile?   

Ora, non dobbiamo guardare solo i due ciechi. Quando il Signore Gesù cerca il nostro cuore e ci chiede di arrenderci alla sua grazia in fede, spesso neanche noi capiamo Gesù, perché non lo vogliamo capire. Noi Lo rifiutiamo. Il Signore Gesù può fare tanto per noi, ma quando ci chiede il nostro cuore, non vogliamo sentirlo. È una fortuna che il suo soffrire e la sua espiazione abbiano coperto anche la nostra reiezione di Gesù. Ora egli può continuare a richiedere i nostri cuori e prenderne possesso.

          La sua opera è calunniata. Mentre i ciechi guariti stavano andando via, fu condotto a Gesù un uomo che era muto e posseduto dal demonio. In quei giorni, i casi di possessione demoniaca erano comuni. Il diavolo aveva queste persone così completamente in suo potere che le vittime non avevano una volontà propria.

Che la possessione demoniaca potesse avvenire in qui giorni era in accordo con le intenzioni di Dio. Posta in contrasto con questo potere di satana, la potenza della grazia sarebbe risaltata ancor più gloriosamente. Era sicuramente orribile essere in potere del maligno in modo così totale, ma è ancor più orrendo quando, consenzienti, arrendiamo noi stessi a questo potere e facciamo la sua volontà.

Qui il Signore Gesù stette faccia a faccia col suo nemico. Non era infatti venuto a distruggere le opere del diavolo? Perciò si dedicò pienamente al suo lavoro. Facendo espiazione per i peccati degli uomini, avrebbe spezzato il potere del maligno. Gli fu dato di negare al diavolo il suo dominio su questa persona e di cacciarlo fuori. Che gioia provò Gesù quando costrinse il diavolo a lasciare quest’uomo e lo rese capace di nuovo di parlare! Quell’uomo aveva nuovamente la libertà di lodare Dio dopo che satana aveva tenuta legata la sua bocca per così tanto tempo.

Adesso, il suo popolo Lo avrebbe riconosciuto e avrebbe capito che era venuto per conquistare la vittoria sulle potenze del maligno anche nelle loro vite? Ahimè, non si riusciva a vedere neanche un po’ di questa comprensione. Le folle  erano stupite, ma tennero il miracolo a distanza; non aveva significato per le loro vite. E i Farisei lo calunniarono dicendo: “Egli caccia i demoni per mezzo del principe dei demoni”. Gesù è in lega col diavolo, questo è ciò che stavano dicendo.

Gesù fu terribilmente travisato! Come deve essersi sentito offeso! Fu come se il diavolo lo deridesse dicendo: “Tu sarai capace di cacciarmi fuori da quest’uomo, ma i cuori delle masse e dei Farisei sono in mio potere”.

Che fortuna che il Signore Gesù abbia sofferto la calunnia degli uomini e abbia fatto espiazione per tali peccati, riuscendo infine a rompere il potere di satana sopra il cuore. Se solo crediamo in quella potenza della grazia che è più forte della potenza di satana.

          Mettere a fuoco il suo compito. Com’era indaffarato il Signore Gesù a predicare e a guarire i malati, non solo a Capernaum, ma in tutta la Galilea. Quale fu il risultato del suo lavoro? La gente credette in lui, ma furono i loro cuori guariti dalla sottomissione alla sua grazia?

Quanto poco fu compreso! A mano a mano che la sua opera progrediva, imparò sempre di più a riconoscere i bisogni delle folle. Le vide come pecore senza pastore. Erano disperse e si erano ferite con le spine del peccato. C’era una moltitudine di capi che volevano usare il popolo per il proprio interesse, ma pastori che andassero alla ricerca dei loro cuori per portarli a Dio, pastori che dessero la vita per le pecore, non ne trovò. E le masse nemmeno desideravano tali pastori. Il popolo e i suoi capi erano uniti solo nell’allontanarsi dal Signore.

Il popolo era veramente tanto sciagurato. Che Gesù lo abbia visto in questi termini fu parzialmente il risultato del suo lavoro. Li trovò così. Questa scoperta da parte di Gesù non fu un magro risultato. Nessuno vede le cose come le vede Gesù. E nessuno vuole che un’altra persona sappia che è ferito e solo. Noi tutti nascondiamo il nostro io più intimo. Quanta fortuna che ci sia uno che ha gli occhi aperti, che ci vuole vedere come siamo e ci trova in quel modo. Noi possiamo raccontare a Dio tutto quello che si può sapere sul nostro squallore, incluse quelle cose che non diremmo mai ad un altro essere umano. Lui sa di queste cose prima di noi.

          Il suo desiderio per collaboratori. Il lavoro tra le folle era così vasto e lo squallore così grande che chiunque altro si sarebbe perso d’animo. Ma non il Signore Gesù! Tuttavia anelava avere dei collaboratori che avrebbero preparato la messe nella sua forza. Sapeva che dovevano essergli dati dal Padre. Pregò per compagni d’opera e disse anche ai suoi discepoli di pregare per essi. I talenti ci sono, ma Dio deve chiamare le persone all’opera e qualificarle per la stessa mediante il suo Spirito.

A questo stadio precoce il Signore Gesù scelse di istituire dei discepoli come collaboratori. Diede loro potenza per rivelare la grazia, non solo predicando ma anche guarendo i malati. Sarebbero andati a due a due, non ai pagani ma per il momento solo al popolo d’Israele che era disperso e aveva completamente smarrito la via.

I discepoli non avrebbero dovuto preoccuparsi delle loro necessità: quelli che avrebbero ricevuto il vangelo li avrebbero accolti in casa. Dovevano lasciare che la pace del Signore scendesse sulla casa che li riceveva. Ma ad ogni casa o villaggio che non li avesse ricevuti, la loro venuta sarebbe stata un giudizio. In quei casi avrebbero dovuto scuotere la polvere dai loro piedi mentre se ne andavano come segno che non avevano niente in comune con quel luogo. Il vangelo fa sempre sorgere una crisi. Ci porta o pace o giudizio.

Anche successivamente il Signore Gesù parlò spesso ai suoi discepoli della loro futura vocazione. Quando avrebbero predicato il vangelo nel mondo le cose non sarebbero state facili. Sarebbero stati come pecore in mezzo ai lupi. Sarebbero stati perseguitati dovunque. Tuttavia, avrebbero visto il dominio della grazia avanzare in tutto il mondo. Non avrebbero dovuto temere ma arrendere la loro vita alla grazia che avrebbero predicato. Chiunque avesse voluto salvare la propria vita l’avrebbe persa: la sua vita sarebbe stata vuota e senza valore. Ma chiunque fosse stato disposto a perdere la propria vita e arrenderla completamente alla grazia del Signore l’avrebbe salvata: la sua vita avrebbe portato frutto eterno. I discepoli non dovevano temere gli uomini che possono solo uccidere il corpo ma che non potevano rendere la loro vita eternamente sterile. Dovevano temere Dio che non solo può distruggere eternamente il loro corpo all’inferno ma anche la loro vita condannandola per sempre alla vanità.

I discepoli dovevano cominciare l’opera immediatamente anche se  per ora erano stati a malapena istruiti dal Signore Gesù. Anche successivamente, comunque, non furono mai pronti per quest’opera. Chi è mai completamente pronto? Dobbiamo rimanere sempre discepoli. Solo se ci arrendiamo completamente al Signore, egli parlerà per mezzo nostro e benedirà la nostra opera. Allora, poiché siamo collaboratori del Signore Gesù, il nostro lavoro non sarà senza frutto.


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