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55: L’Unto del Signore.

Luca 3:21-4:30

Per il battesimo e la tentazione di Gesù vedi le sezioni corrispondenti in Matteo e Marco. Luca accenna appena al suo battesimo. Per lui tutta l’enfasi è sull’unzione.

3:23 probabilmente dovrebbe dire: “Era figlio di Giuseppe che si credeva fosse figlio di Eli”. In tal caso Luca dà la genealogia di Maria, la quale dev’essere stata una figlia di Eli. La genealogia risale ad Adamo per mostrare che Cristo non appartiene solo a Israele ma a tutta la razza umana.

C’è una conoscenza di Cristo secondo la carne. Tale conoscenza è presente ogniqualvolta gli uomini vogliono gloriarsi in lui senza conoscere la sua grazia per fede. Era così in Galilea dove la gente esaltava le sue grandi opere. Questo pericolo esisteva specialmente per Nazareth, il luogo ove era cresciuto.

Anche oggi è possibile che delle persone si uniscano a partiti politici cristiani, scuole e altre organizzazioni cristiane, specialmente quando queste stiano prosperando, senza credere in Cristo per il perdono dei loro peccati, ovvero senza conoscerlo secondo lo Spirito. Questa conoscenza secondo la carne ostacola la conoscenza secondo lo Spirito.

Così, specialmente a Nazareth, Cristo dovette combattere con quella conoscenza che è secondo la carne. Lì si rivelò come l’Unto del Signore secondo la profezia. Che grande opposizione incontrerà a Nazareth quella profezia.

          Concetto principale: Il Cristo si rivela come l’Unto del Signore.

          L’unzione. Mentre Giovanni stava battezzando, il Signore Gesù che era più giovane di Giovanni solo di qualche mese, compì anch’egli trent’anni. Anche per lui era giunto il tempo che si rivelasse al popolo come il Redentore. Andò da Nazareth alla Giudea, nel deserto ove Giovanni stava battezzando e si fece battezzare pure lui. Giovanni stava radunando insieme il suo popolo perciò anch’egli doveva essere lì, unito al suo popolo nel battesimo perché era unito a loro nei loro peccati. Agì pertanto come capo del popolo.

Poi pregò. Ora il Padre poteva dargli una prova della sua vocazione e riempirlo con lo Spirito santo per eseguire il suo compito. In risposta alla sua preghiera vide lo Spirito santo scendere su di sé in forma di colomba, un evento visto anche da Giovanni. Quell’evento significò che era stato unto per il compito. In Israele i profeti, i sacerdoti e i re di un tempo erano unti con olio. Con ciò il Signore li designava nel loro ufficio e dava loro il segno che li avrebbe qualificati mediante lo Spirito santo. Mediante lo Spirito tutti i loro doni e i loro poteri sarebbero fioriti in modo che potessero darsi all’opera del Signore. Nella stessa maniera il Signore Gesù ricevette la propria unzione con lo Spirito santo. Questo preparò anche lui, con tutto ciò che c’era in lui, per l’opera di Dio. Tutto ciò che c’era in lui si adattò pertanto alla sua opera di redenzione che era dedicata al servizio di Dio.

In più, la vera voce del Padre dal cielo disse che era lui il chiamato all’opera di redenzione perché era il Figlio, nel quale il Padre rivelava il suo amore. “Tu sei il mio amato Figlio” disse Dio, “nel quale mi sono compiaciuto”. Un tempo Dio si era compiaciuto con lui quando lo aveva destinato per quest’opera. Ora, a motivo della sua obbedienza in quell’opera, il compiacimento di Dio era su di lui continuamente.

Lo Spirito che aveva ricevuto lo spingeva continuamente a proseguire nell’opera. Per prima cosa lo Spirito lo spinse nel deserto dove rimase per quaranta giorni e fu tentato dal diavolo. Dovette vincere il grande nemico all’inizio del suo ministero. Dopodiché lo Spirito lo spinse in Galilea dove cominciò a predicare nelle sinagoghe di varie città e villaggi. Predicava come non avevano mai udito prima, assai diversamente dalla predicazione degli scribi. Non diceva loro cosa dovessero fare per salvarsi e quindi essere salvati, ma li indirizzava sempre alla grazia di Dio mediante la quale Dio si era  piegato verso il suo popolo. Inoltre, con i molti segni e miracoli che faceva, confermò che per mezzo suo la grazia di Dio era tornata al suo popolo.

Tutti parlavano di lui. Voci su di lui filtrarono oltre i confini di Canaan. La gente veniva da ogni dove per sentirlo parlare o per farsi guarire. Era lodato da tutti. Non avevano mai visto o udito niente del genere. Perché lo lodavano? Avevano udito e visto che la grazia di Dio era giunta fino a loro in Lui? Per i più non era così. La sua Parola non ebbe presa su di loro a vita eterna: semplicemente  lo trovavano emozionante. E le sue azioni non li liberò dalla colpa e dal potere del peccato: lo ammiravano solo per i suoi miracoli. La via ai loro cuori era sbarrata per lui.

          Conoscenza secondo la carne. Il pericolo che lo lodassero senza credere in lui per la loro salvezza dev’essere stata ancor più grande a Nazareth dove era cresciuto e aveva giocato per le strade. A Nazareth udirono di ciò che stava facendo in lungo  e in largo in Galilea. Perché non veniva nella sua città a fare quivi le stesse cose? Come erano orgogliosi del loro compaesano che aveva raggiunto tale fama! In quei giorni anche Gesù deve aver pensato a Nazareth e deve aver immaginato il pericolo che i loro cuori sarebbero stati i più resistenti alla parola della grazia. La resistenza avrebbe portato a Nazareth conflitto e lotta. La prospettiva del conflitto deve averlo reso riluttante di andarci mentre allo stesso tempo deve aver bramato di rivelare anche lì la grazia di Dio in lui. Avrebbe vinto? E Nazareth avrebbe  voluto riconoscerlo come l’Unto dallo Spirito santo per l’opera di redenzione?

Infine capì di doverci andare. Entrò in città prima del sabato. Ovviamente lo seppero subito tutti ma ciò che stavano aspettando non accadde. I molti miracoli non si materializzarono. C’erano persone malate anche a Nazareth e il Padre gli diede l’opportunità di fare lì molti miracoli. Ma lì ciò non avvenne a causa della loro incredulità. Era risaputo che aveva fatto molti miracoli in Galilea ma qui egli era semplicemente uno di loro, un ordinario cittadino di Nazareth. Non doveva, pensarono, montarsi la testa! Non solo non credettero in lui per la loro salvezza ma non credettero nemmeno nel suo potere di fare miracoli e pertanto non poterono essere guariti.

          “Oggi questa Scrittura si è adempiuta nei vostri orecchi”. Il mattino del sabato, camminò lungo le strade a lui famigliari, come aveva fatto da ragazzo, e passò davanti alla porta della sinagoga che conosceva così bene. Lì si mise a sedere, come aveva fatto infinite volte nel passato. E tuttavia ora era diverso. Nella sinagoga si percepiva grande tensione tra la gente. Avrebbe parlato pure qui? Cosa avrebbe detto?

Il lettore lesse la porzione scelta dai libri di Mosè. Dopo di quella, nell’ordine del culto c’era la lettura di una porzione dai profeti. Quella porzione poteva essere scelta liberamente e chiunque poteva leggerla. A questo punto Gesù si alzò e si fece avanti. Un inserviente gli porse il rotolo del profeta Isaia. Gesù lo srotolò fino al capitolo 61 e cominciò a leggere che il Servo del Signore dice di essere stato unto per predicare del peccato e delle sue conseguenze. Le persone che erano state tenute prigioniere nei ceppi del peccato sarebbero state liberate dalla loro prigionia. I malati sarebbero stati guariti. Sarebbe venuto il compimento di ciò che era stato promesso nell’anno del giubileo come segno, ovvero: la completa liberazione della vita.

Quando ebbe finito di leggere, riconsegnò il rotolo all’inserviente e si sedette ad insegnare. “Oggi”, disse, “voi sperimentate il compimento di questa profezia perché io sono il servo del Signore, l’Unto, e sono stato mandato per liberarvi dal peccato e dalle sue conseguenze”. Non celò nulla ma mise la gente di Nazareth immediatamente di fronte al requisito di credere in lui quale Redentore promesso, quale servo unto del Signore.

La gente ascoltò col fiato sospeso. Quando si fermò solo per un attimo si guardarono l’un l’altro e dissero: “Avete mai sentito niente del genere?” Pensarono che fosse meraviglioso. Nessun altro poteva parlare così. Non se l’erano aspettato da quel ragazzo che aveva giocato per le loro strade e che avevano così spesso visto nella falegnameria di suo padre Giuseppe. Furono meravigliati.

Ma la loro meraviglia significava che mentre erano effettivamente orgogliosi di lui, non avevano compreso il contenuto delle sue parole perché non erano disposti ad inchinarvisi dinanzi.  Non lo riconobbero come il servo del Signore. Trovarono il tutto molto elettrizzante ed erano grandemente stupefatti ma lui lo rigettarono. Quanto spesso accade la stessa cosa anche ai nostri giorni quando la Parola di Dio è udita!

          Israele incredulo. Il Signore Gesù si accorse che nel loro stupore lo avevano rigettato. Non avrebbe dunque potuto avere nessun accesso ai loro cuori? Cominciò allora a parlare loro in modo differente. Non annunciò più la grazia del Signore; volle che scoprissero sia la loro incredulità dei giorni prima quando non aveva fatto molti miracoli, che la presente incredulità nella sinagoga.

Disse loro: “Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso”  e direte “tutto ciò che abbiamo udito essere avvenuto a Capernaum, fallo anche qui nella tua patria” Perché non riesci a fare qui gli stessi miracoli? Guarisciti da quell’impotenza! “Ma questo” egli disse, “È perché voi non credete in me. Nessun profeta è ben accetto nella sua patria. La sua propria città, dove è così ben conosciuto, non lo onorerà come profeta. Così non vi sottoporrete alla mia Parola e non mi riconoscerete come servo del Signore che è stato mandato per la vostra redenzione”.

“Ma vi ammonisco. In questo modo la salvezza vi passerà accanto. È ciò che è avvenuto ai giorni di Achab. In verità vi dico che a quel tempo c’erano molte vedove in Israele, ma Elia non era onorato come profeta in Israele così fu mandato da Dio ad una vedova straniera di Sarepta, nella terra  di Sidone. Per lei ci fu salvezza. Similmente, al tempo di Eliseo, molti lebbrosi in Israele non furono mondati perché Eliseo non era riconosciuto come profeta del Signore. La salvezza fu riservata allo straniero Nahaman, il Siro, che si sottomise in fede alla Parola della grazia nel profeta. Così ora la salvezza vi passerà accanto”.

          La maestà di Cristo. Gesù parlò loro duramente perché potessero cambiare e ricevere salvezza. Ma neppure queste parole li portò a pentimento. Il suo rimprovero per la loro incredulità riuscì solo a riempire i loro cuori di rabbia. “Chi credeva di essere”, pensarono indignati, “da poter dire loro una cosa simile? Non era solo un ordinario giovane del loro villaggio? Che presunzione!”

La contesa degenerò al punto che lo gettarono fuori dalla sinagoga. Una volta fuori lo spinsero sul ciglio della montagna su cui era edificata Nazareth per gettarlo dalla rupe a testa in giù. Ma quando giunsero alla sommità egli si girò e la folla rimase come paralizzata. Tutto ad un tratto uscì da lui una maestà che li terrorizzò. Ciò aperse la folla in due ali in mezzo alle quali passò e se ne andò.

Avevano comunque visto qualcosa della maestà di Cristo sebbene non lo avessero riconosciuto come l’Unto del Signore. Un giorno tutti gli uomini contempleranno  così la maestà di Cristo. Se non si sono piegati alla maestà della sua grazia qui, un giorno tremeranno davanti alla sua maestà nel giudizio.


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