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45: Come un assassino

Marco 14:43-72

Per un trattamento completo del processo fatto dal sinedrio si veda la sezione corrispondente nel vangelo di Matteo. Lasceremo la  questione della linea di difesa completamente passiva da parte di Cristo alla nostra discussione del vangelo di Luca. Qui sullo sfondo c’è l’arresto.

In quanto Re d’Israele Cristo ne era anche il pastore. Degli anziani del popolo aveva detto che erano ladri e assassini che entravano in un altro modo. Ora i ruoli furono rovesciati perché lui fu fatto prigioniero come un assassino e trattato come un nemico dello stato.

Questo avvenne affinché fossero adempiute le Scritture. Nelle Scritture troviamo il piano di salvezza di Dio. Quel piano è compiuto nell’arresto di Gesù come un assassino. In questa veste patì e fece espiazione per i peccati del suo popolo che lo ha ripetutamente rigettato come proprio Re e pastore e si è scelto altri capi. Per esempio, Davide fu rigettato in favore di Abasolom. La carne rigetta sempre Cristo come pastore e sceglie per sé capi che confermano l’orgoglio della carne.

Molto si può dire riguardo alla supposizione che il giovane che scappò nudo fosse lo stesso Giovanni Marco. Che Marco sia il solo a registrare questa storia è di per sé degno di nota. A questo punto dovremmo anche accettare la supposizione che Cristo e i suoi discepoli abbiano celebrato la Pasqua a casa di Maria, la madre di Marco.

Potremmo descrivere il corso degli eventi come segue: quando Giuda radunò la banda di soldati dal sinedrio andò per primo alla casa di Maria per vedere se Cristo era ancora lì. Quando si rivelò che se n’era andato, andò al Getsemani, ove era convinto di trovarlo. Questo allertò Marco del fatto che il guaio stava fermentando. Deve essere sceso dal letto in fretta per andare ad avvertire Gesù.

Tutta questa costruzione è assai probabile, ma non possiamo esserne certi. In ogni caso, non si può dire che questo piccolo incidente sia privo di significato perché non si può dire di cosa alcuna nelle Scritture. Anche questo breve accenno illustra l’attaccamento personale e il candore, l’ingenuità dei seguaci di Cristo. Mette in evidenza ancora maggiore l’affronto di uscire contro di lui con una banda di soldati come fosse stato un assassino e un nemico dello stato.

          Concetto principale: Cristo è arrestato e condannato come un assassino.

          La sua resa di sé. Non appena Gesù ebbe combattuto fino alla vittoria nel Getsemani ed ebbe detto ai suoi discepoli di alzarsi perché il traditore era vicino, entrò in scena la banda di soldati armata di spade e bastoni. Questa banda era stata mandata dal sinedrio. In testa c’era Giuda, il discepolo che aveva scelto di tradirlo. Durante la notte si era recato dal sinedrio e aveva detto ai rabbini che c’era ora un’opportunità favorevole di prendere Gesù prigioniero senza attirare attenzione. Sapeva che il Signore Gesù avrebbe probabilmente trascorso la notte nel Getsemani.

Tuttavia, non era del tutto certo circa l’atteggiamento degli altri discepoli. Avrebbero fatto resistenza per impedire l’arresto? Meglio prenderli di sorpresa. Perciò fece un accordo con la banda armata. I discepoli era totalmente all’oscuro del suo tradimento.  Si sarebbe avvicinato al Signore e l’avrebbe baciato fingendo di salutarlo dopo la sua assenza. La banda di soldati avrebbe immediatamente arrestato e separato dai suoi discepoli. Non avrebbe avuto l’opportunità di fuggire nella confusione.

Quanto poco aveva compreso il suo vecchio maestro! Dopo tutto, il Signore Gesù è il Figlio di Dio: la piena rivelazione della grazia di Dio. Delle due l’una: o la maestà di quella grazia avrebbe consumato Giuda e la sua banda, o Cristo si sarebbe arreso volontariamente. Ma cos’erano quei bastoni e quelle spade contro quella grazia? E quanto poco  Giuda conosceva i discepoli alla cui cerchia era appartenuto! Sebbene loro avrebbero voluto difendere il loro Maestro a modo loro, non li avrebbe invece governati lo spirito di Gesù? Nel Signore Gesù Cristo Giuda non aveva mai conosciuto la grazia.

Si accostò a lui, lo baciò e gli disse: “Rabbi, rabbi!”. Gesù sapeva esattamente ciò che questo significava e non fu colto di sorpresa. Si arrese invece volontariamente a quelli che lo arrestavano. Non avrebbe bevuto il calice? Non aveva appena ottenuto vittoria sulla carne? Sì, si sarebbe arreso e consegnato per riconciliare il mondo a Dio. Pertanto non fece resistenza  ai soldati che lo presero quando Giuda diede il segnale.

Il discepoli invece furono colti di sorpresa malgrado l’avvertimento di Gesù. Pietro aveva indosso una spada perché in realtà supponeva che si sarebbe potuti giungere a incrociare le armi. Che poca comprensione aveva, lui e gli altri discepoli, della disponibilità di Gesù a donare se stesso per recuperare ilmondo al Padre!

Pietro sfoderò la spada e sferrò un colpo al nemico. Ad ogni modo, lo spirito del Signore governò i discepoli e fece smettere Pietro. Il Signore non voleva questo tipo di difesa. Invece, consegnò se stesso per noi.

          Perché si adempissero le Scritture. Il proprio arresto da parte di una banda armata di spade e bastoni lo colpì profondamente. Disse perfino che erano usciti contro di lui come fosse stato un assassino. Lui il Re d’Israele e il suo pastore fu arrestato come un assassino! Per certo lui non avrebbe disturbato Israele. Invece, avrebbe governato Israele nella grazia e in quel modo radunato le sue pecore. Ladri e assassini erano i capi del popolo! Loro stavano portando il popolo fuori strada facendogli così un danno eterno col loro falso insegnamento.

Quanto lo addolorava tutto questo! E come soffrì quando gli misero le mani addosso. Non avrebbero invece potuto arrestarlo nel tempio quando parlava della grazia di Dio? Perché non lo avevano arrestato lì e perché ora era dovuto avvenire in questo modo?

Egli comprese perché dovette soffrire tutto questo. Non era stato profetizzato nelle Scritture che sarebbe stato annoverato tra i trasgressori?(Is. 53:12). Il popolo, per mezzo dei suoi capi, rigettò la grazia come qualcosa di criminale e pericolosa per lo stato.

La grazia in lui deve sembrare così a tutti quelli che vogliono essere loro stessi i signori e i padroni della loro vita, che vogliono essere gli artefici della propria salvezza. Con ciò Cristo soffrì ed espiò per questa totale reiezione della grazia di Dio da parte di ogni carne. Fu arrestato come un criminale affinché potesse un giorno essere onorato da molti in fede come loro Re e Liberatore. Non dovremmo, dunque, guardare a ciò che soffrì volontariamente?

          Gli ingenui. I discepoli erano stati ridotti in totale confusione da questa resa di sé da parte del Signore  Gesù. Che ne sarebbe stato ora del suo dominio regale? Non avevano capito che questo percorso di patimento e di espiazione per i nostri peccati era la via al suo glorioso dominio regale.

Avrebbero potuto combattere per lui, ma ora lui proibì loro di farlo, non sapevano più come rapportarsi a lui. Non avevano capito quanto grande fosse il nemico e come lui avrebbe fatto espiazione per quell’inimicizia. Neppure compresero che, in quel momento, avrebbero potuto stare con lui solamente arrendendosi volontariamente con lui.

Sebbene Pietro portasse una spada, erano ancora piuttosto ingenui. Non conoscevano l’inimicizia e non comprendevano il desiderio del loro maestro. In confusione, fuggirono tutti. Non erano pronti alla resa di sé. Non avevano lottato nel Getsemani come aveva fatto lui. Ora erano caduti in una tentazione che non sapevano come gestire. Sebbene noi non riceviamo sempre la chiamata ad arrenderci senza difenderci come era successo lì ai discepoli, dobbiamo essere sempre disposti a soffrire per Cristo.

Quella cerchia di discepoli non era una che che lo avrebbe difeso con la spada fino alla morte. Infatti, lo Spirito di Cristo li controllava in un modo diverso. Ciò era evidente anche in riguardo a un altro seguace del Signore  Gesù, un seguace che era ancora un giovinetto.

È evidente che questo giovane aveva sospettato ciò che stava accadendo. Si affrettò ad uscire dal letto, si gettò addosso solo un lenzuolo, e scese in strada di notte fino al Getsemani per avvertire il Signore Gesù. Com’era ingenuo quel giovane! Il suo amore personale lo guidò fin lì, ma non aveva nulla con cui difendersi. I soldati lo trovarono e lo acciuffarono ma lui lasciò loro in mano il lenzuolo e scappò a casa nudo. Anche lui abbandonò il Signore Gesù.

Così il Signore Gesù  rimase lì da solo nella sua sofferenza. Affrontò da solo il combattimento per noi e fece espiazione. Sebbene fosse stato preso prigioniero come un assassino avrebbe raccolto il suo popolo come un vero Re mediante la sua sofferenza.

          Reo di morte. Legato, fu portato davanti al sinedrio che era in sessione nella notte. Contro di lui furono assoldati molti falsi testimoni e furono portate molte accuse. Siccome era contro la legge di Mosè era di certo un sollevatore del popolo, un ladro, un assassino, un nemico dello stato. Dovette sopportare anche queste accuse. Ma nessuna delle accuse potè essere provata.

Poiché non stavano facendo alcun progresso verso una condanna, il sommo sacerdote si alzò in piedi e gli chiese se realmente lui affermasse di essere il Cristo, il Figlio del Dio benedetto. Glielo chiese sotto giuramento. Il Signore Gesù affermò di essere effettivamente il Cristo nel quale la piena grazia di Dio era giunta a loro e che un giorno avrebbe regnato nella sua grazia.

Per il sommo sacerdote e per il sinedrio quella fu la bestemmia più grave che si potesse immaginare. Non erano forse loro i veri capi del popolo? E lui adesso si proponeva di assumere la guida nel nome di Dio — proprio lui, quello che loro, in quanto giudici di diritto, odiavano e rigettavano? Questo sollevatore di popolo si faceva passare per il Cristo adesso? Non c’era che una sentenza: era reo di morte.

Lo derisero, gli sputarono addosso e lo percossero. I membri del sinedrio si unirono ai loro servi nel prenderlo in giro. Non era forse un criminale? Come fu difficile la via che il Signore Gesù seguì per giungere al suo vero dominio regale nella grazia!

          Non conosco quest’uomo! Quella via fu ancor più penosa per lui per il rinnegamento di uno dei suoi discepoli. Pietro, che aveva avuto quel guizzo nel Getsemani e poi era fuggito, era ritornato. Si vergognava di sé. Siccome non era ancora giunto a comprendere la resa di sé di Gesù, si vergognava di essere fuggito. Aveva ancora della fiducia in se stesso.

Poiché qualcuno s’era fatto garante per lui era riuscito ad entrare nel cortile. Ma il suo cuore tremava; non era pronto a stare a fianco del Signore Gesù nella sua resa di sé. Non era con lui nello spirito.

Ciò che temeva alla fine accadde. Uno dopo l’altro  molti  lo riconobbero come uno dei discepoli. Durante tutto quel tempo a Gerusalemme, Pietro non era rimasto inosservato sullo sfondo. Ora rinnegò tre volte di essere stato un discepolo di Gesù. Dichiarò perfino di non conoscere quell’uomo. Si comportò come se non volesse neppure essere menzionato insieme a quel criminale.

Perfino il suo discepolo, dunque, disse di vergognarsi di lui. Col suo rinnegamento Pietro contribuì al giudizio che cadde su Gesù. Non fu orribile? Il Signore Gesù dovette soffrire anche questo. Il percorso per l’espiazione dei nostri peccati fu effettivamente un percorso terribile!

Gesù aveva avvertito Pietro che lo avrebbe rinnegato tre volte prima che il gallo cantasse due volte. Dopo che lo ebbe rinnegato la terza volta Pietro udì il gallo cantare. Come ne fu sconvolto! Si precipitò verso la porta, uscì fuori ove pianse amaramente. Ora non si trattava più solo di  vergogna: aveva rinnegato il suo Signore e terribilmente offeso la sua grazia e il suo amore. Dove avrebbe trovato un posto per nascondersi?

Eppure Pietro conosceva il suo Maestro, sapeva di una grazia che un giorno avrebbe conquistato tutto. Perciò non disperò fino alla morte, sebbene gli sia costato parecchio superare questo momento e credere che la sua trasgressione gli era perdonata. Gesù patì anche il rinnegamento di Pietro per espiare la nostra infedeltà.


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