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28: Il santo di Dio

Marco1:14-39

Il diavolo in quell’uomo posseduto che Gesù trovò nella sinagoga di Capernaum, chiamò Cristo: “il Santo di Dio”. Anche gli apostoli e i profeti sono chiamati i santi apostoli e profeti perché Dio scelse di utilizzarli al suo servizio. Tutto quello che Dio desidera usare al proprio servizio diventa santo. Pertanto, tutta la vita deve essere santa al Signore. Questo risulta dalla santità di Dio che significa che Dio è se stesso e cerca se stesso. Con la sua santità fa la sua rivendicazione su tutta la vita.

Gesù, in quanto il Cristo, ricevette da Dio un compito speciale che rivendicò tutta la sua vita e mediante il quale egli divenne Redentore del mondo.

Essendo il Santo di Dio egli è uno strano fenomeno in questo mondo pieno di egoismo. Entra in collisione con l’egoismo degli uomini e specialmente con satana che si è collocato al di sopra di Dio come il solo riferimento ultimo. Qui Cristo si presenta al servizio di Dio per liberare la vita dalla schiavitù a satana.

Però, Cristo lo fa rivendicando questa vita nel nome di Dio e separandola a Dio. Questo è ciò che il nome il Santo di Dio esprime. Non è solo lui stesso dedicato a Dio ma rivendica a Dio tutta la vita. Fa sentire qui sulla terra la santità di Dio.

Gesù inoltre diede ai suoi discepoli un compito speciale: servire il vangelo. Servire il vangelo, però, è solo un modo su molti nel quale dovevano adempiere la chiamata di Dio. Tutta la vita è chiamata alla santità, vale a dire ad essere separata per il Signore. La chiamata alla santità ci separa dal peccato solamente, non da alcuna parte della nostra vita .

          Concetto principale: In quanto il Santo di Dio, Cristo rivendica la vita.

          La chiamata dei discepoli. Poco dopo aver battezzato Gesù, Giovanni Battista fu fatto imprigionare da Erode. La missione principale di Giovanni era terminata: aveva annunciato il Re. Ora il Re stesso prese il suo posto  quando il Signore Gesù cominciò il suo ministero pubblico in Galilea.

Gesù venne con lo stesso messaggio di Giovanni. Anche lui predicò che il Regno della grazia era vicino e che la gente avrebbe dovuto arrendersi a quel regno in fede. Pertanto anche lui predicò il pentimento. Benché stesse portando lo stesso messaggio di Giovanni, Gesù parlava con autorità assai maggiore di Giovanni perché era lui stesso il Re.

Ciò fu subito evidente quando chiamò i suoi discepoli. Aveva già incontrato diverse persone della Galilea che erano con Giovanni in Giudea. Aveva attirato questi uomini a sé per fede. Ora che cominciava il suo ministero voleva che fossero suoi discepoli e collaboratori. Sapeva che il Padre glieli aveva dati.

Dovette rivendicare tutta la loro vita e toglierli da ogni altro lavoro. Dio sa quello che fa. Quando ci chiama dobbiamo seguirlo immediatamente. Allora diventerà chiaro anche che con la chiamata sta salvando la nostra vita. Diversamente dai discepoli, noi non siamo chiamati ad abbandonare il nostro lavoro ordinario per servire il vangelo. Eppure siamo tutti chiamati.

Siccome i discepoli dovettero lasciarsi tutto alle spalle la loro chiamata implicava una prova speciale. È tuttavia evidente che la parola del Signore Gesù s’impossessò subito di loro. In quanto Re, la sua parola aveva potenza.

Un giorno stava camminando lungo il Mar di Galilea. Lì vide Simone che pescava con suo fratello Andrea. Disse loro: “Seguitemi e vi farò pescatori di uomini”. In quel comando risiedeva una promessa e un favore enormi. Sarebbe stato loro permesso di servirlo nel diffondere il vangelo e vincere persone per il suo Regno. Ma era anche una gigantesca chiamata e una grande prova perché avrebbero dovuto abbandonare tutto.

Non esitarono un momento. La parola del Re li conquistò. Andò esattamente nello stesso modo con Giacomo e Giovanni, figli di Zebedeo che stavano aggiustando le reti insieme al loro padre e a degli operai. Anch’essi lo seguirono immediatamente.

È vero che noi siamo chiamati in un’altra maniera ma la Parola del Re deve impossessarsi anche della nostra vita: si tratta della Parola del Re nel Regno di grazia e redenzione.

          Vittoria sullo spirito immondo. Seguito dai suoi discepoli, il Signore Gesù arrivò nella sinagoga di Capernaum lungo il Mar di Galilea un giorno di sabato. Lì si mise ad insegnare. Anche nel suo insegnare, agiva da Re, con autorità. Per questo era completamente diverso dagli scribi che cercavano di fare l’esegesi delle Scritture.

Nelle sue parole c’era talmente tanta potenza che la gente era sbalordita dal suo insegnamento. Purtroppo non andarono mai oltre. Erano sbalorditi del suo insegnamento ma non si sottomettevano a lui.

Mediante la sua Parola il Signore Gesù voleva redimere la vita degli uomini in modo che fosse santa ovvero separata a Dio. Era ovvio che satana avrebbe dovuto contrastare quel proposito. In questa sinagoga c’era un uomo posseduto dal diavolo. In quel tempo satana talvolta aveva persone così completamente in suo potere che  non sapevano quello che facevano. Privi di volontà propria gli erano dati al punto che diventavano suoi portavoce. Così satana pensava d’avere l’uomo definitivamente in suo potere. Si era armato e arroccato nella vita umana per opporsi alla potenza della grazia che era apparsa nel Signore Gesù.

Quant’era miserabile tale vita umana e quanto diversa Dio vuole che sia nella sua redenzione! Quando ci riempie col suo santo Spirito non ci manipola per usare la nostra bocca ma c’insegna a proclamare volontariamente la sua lode.

Per mezzo di quell’uomo posseduto satana si rivolse al Signore Gesù nella sinagoga. Gli disse che lo lasciasse stare e che non voleva avere niente a che fare con lui. Satana sapeva che contro Cristo avrebbe dovuto mollare. Sa di non essere all’altezza della potenza della grazia. “Sei venuto” chiese, “a distruggere noi diavoli?” Oggi Dio concede ancora a satana una certa libertà d’azione ma un giorno sarà legato sotto la maledizione. Satana lo chiama: “distruggerci”. Temeva che il Signore Gesù fosse venuto a legarli in quel tempo. Dapprima satana lo chiamò “Gesù Nazareno” ovvero l’uomo di Nazareth. Non lo stava deridendo. Ma successivamente gli fu strappata un’altra confessione: “Io so chi tu sei” gli disse. “Tu non sei altri che il Santo di Dio, Colui che è completamente al servizio di Dio che vuole ricondurre tutta la vita al servizio del Dio santo”. Queste parole di satana esprimevano paura e panico.

Il Signore Gesù lo rimproverò, dicendo: “Stai zitto ed esci da costui”. Non voleva essere rivelato dalle parole di satana. La grazia che stava portando e la potenza di quella grazia, ecco cosa lo avrebbe rivelato. Al comando di Cristo, satana uscì da quell’uomo con un urlo pieno di terrore alla propria sconfitta e straziando l’uomo di convulsioni tormentando il suo spirito.

L’orrore riempì anche la sinagoga. Le persone erano tutte stupefatte delle parole che erano loro state rivolte, parole che avevano vinto perfino il diavolo. Ma non videro ciò che era realmente successo. Non videro che,  sebbene in modo diverso, anche loro erano in potere del diavolo e che Gesù era venuto a liberarli da lui. Non credettero in lui. Questo a noi è stato rivelato affinché crediamo in lui e siamo salvati. L’intero circondario della Galilea ne sentì parlare, ma chi credette in lui?

          La benedizione sulla casa di Pietro. Dalla sinagoga il Signore Gesù andò coi suoi discepoli a casa di Simon Pietro. In quella casa avrebbero tutti approvato, incluse la moglie e la suocera di Simone, che Simone lasciasse casa sua per seguire Gesù come un suo discepolo? Dopo tutto, lui aveva una chiamata anche verso la propria famiglia. Effettivamente era vero ma il Signore Gesù aveva chiamato Simone a qualcos’altro. Quando Gesù chiama, dobbiamo seguirlo. Ed ora Gesù avrebbe portato pace a quella casa.

Quando entrarono gli fu riferito che la suocera di Simone era a letto con la febbre. Gesù andò subito da lei e le prese la mano. Forse lei detestava quest’uomo che aveva strappato suo genero dalla propria famiglia. Ma lui prese la sua mano, attirò la donna a sé e la conquistò. Lo fa spesso: risveglia in noi la fede. La suocera di Simone si arrese a lui. Lui la sollevò, e la febbre la lasciò all’istante.

Ora lei lo conosceva come il Redentore che libera la nostra vita perché la redime dal peccato. Ma la libera perché serviamo Dio. Egli è il Santo di Dio che santifica la nostra vita a Dio. Lo fa in diversi modi.  Ha santificato la vita di Simone facendone un suo discepolo. Anche la suocera di Pietro adesso era in pace con questo fatto; è evidente dal fatto che si alzò e si mise a servirli. La pace di Cristo era discesa su quella casa. Erano uno nel servire Dio anche se ciascuno doveva servirlo in modo peculiare.

          La sua mano sul trono del Signore. Nel frattempo il sabato era trascorso. Quando il sole era tramontato e il sabato era ufficialmente terminato per i Giudei, portarono al Signore Gesù i malati e i posseduti della città. Tutta la città si era affollata davanti alla porta della casa di Simone. Gesù guarì molti malati e liberò molti che erano posseduti. Proprio come aveva fatto nella sinagoga, comandò ai demoni di stare zitti. Non voleva essere rivelato da loro ma dalla parola e dall’opera della grazia.

Come deve averlo stancato il suo lavoro! Stava in realtà combattendo una battaglia contro il diavolo, il nemico di Dio. E stava liberando la vita dalla maledizione del peccato. Ma non poteva farlo se non prendeva su di sé la maledizione. Doveva prendere su di sé la colpa e farne successivamente espiazione. La vita umana, come giaceva profondamente sotto la maledizione e la sofferenza del peccato! Come deve aver sofferto Gesù mentre faceva tutto quel lavoro, vedendo davanti a Dio tutta quella sofferenza e quella colpa! Tuttavia non voleva saperne di mollare il lavoro o di fare pace con satana. In ogni cosa voleva appartenere al Padre. Ciò significava che il conflitto con satana era inevitabile e irreconciliabile.

In quella comunione col Padre, dovette essere continuamente rafforzato. Perciò si alzò presto, quando era ancora notte e andò in un luogo solitario a pregare. Lì si consultò col Signore degli eserciti e ammise cha la battaglia che stava compiendo apparteneva a Dio. Chiese al Signore il suo aiuto. Che compito enorme gli aveva assegnato il Padre! Ma per amore di Dio non volle che fosse diverso. Perciò vinse. Vinse quella vittoria per il suo popolo da solo, da Re. In fede noi guardiamo grati a lui che non si sottrasse dal combattimento né si arrese.

Al mattino Simone e gli altri discepoli lo cercarono. Quando lo trovarono gli dissero: “Tutti ti cercano”. Ma il Signore Gesù non volle tornare a Capernaum. La gente lo aveva onorato perché li aveva guariti ma non avevano visto la grazia di Dio che li liberava dai loro peccati.

La gente di Capernaum avrebbe dovuto imparare a riflettere sul suo ministero. Perciò adesso, coi suoi discepoli, si volse verso i villaggi circostanti. Anche qui, predicò e scacciò demoni perché era stato chiamato dal Padre a rivelare il Regno della grazia.


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