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70: Il timore del Signore.

Luca 17:1-19

Nel versetto 5 i discepoli sono chiamati apostoli. Evidentemente erano ingaggiati nella loro chiamata apostolica in connessione con ciò che il Signore aveva detto loro. Con un occhio su quella chiamata apostolica chiesero un aumento della loro fede.

Letteralmente chiesero che fosse aggiunto qualcosa alla loro fede. Quello è un concetto sbagliato di fede e Cristo lo rigetta. La fede non consiste di una certa quantità di qualcosa o di qualcos’altro. La fede è risvegliata dal suo contenuto e ne dipende. Per fede conosciamo Dio e lo conosciamo come il sovrano assoluto. A quel punto, cosa ci è impossibile? La potenza della fede è senza limiti.

Illimitata quanto la potenza della fede è la nostra vocazione, il compito della fede. Cristo lo evidenzia nella parabola del servo che ritorna dai campi. Corpo e anima apparteniamo a Colui che, quale sovrano assoluto, richiede tutto ciò che abbiamo.

I nove lebbrosi che mancarono di tornare indietro a ringraziare avevano accettato la loro guarigione come qualcosa cui sentivano di avere diritto. Qui abbiamo un altro esempio di persone che stanno sempre a reclamare i loro diritti. Erano Giudei, non è così? Non conoscevano il timore del Signore come Governante assoluto. Non appartenevano a quei piccoli che il Signore protegge. Questi nove lebbrosi sono un esempio della cosiddetta fede-che-fa- miracoli, fede nella potenza del Signore di operare miracoli mentre manca la fede il lui come salvatore del mondo.

          Concetto principale: La fede ha a che vedere con Dio
quale governante sovrano.

          Gli umili della terra. Nel ristretto circolo dei suoi discepoli Gesù cominciò a far risuonare una nota di avvertimento. Non aveva qualcosa da dire solo ai Farisei ma ne aveva anche per i suoi discepoli. I credenti sono quelli che sono umili davanti a Dio. Si interessano di Dio nella sua gloria e nella sua maestà. Egli è il solo che ha diritti e in ogni cosa essi dipendono da lui. Per contro, ci sono persone che si atteggiano a signori e padroni in questo mondo. Senza dubbio, ci saranno persone che si mostrano così tra i discepoli anche nella congregazione dei cristiani. Questi saranno causa di peccato nei credenti talché anch’essi cominceranno a supporre di avere diritti in sé e per sé. Questi credenti giungeranno a pentimento di nuovo, ma è terribile essere la causa di caduta di un credente, di averlo portato al punto di peccare contro Dio. Dio giudicherà tale tentatore. Sarebbe meglio per lui che gli fosse legata una macina intorno al collo e fosse gettato in mare.

I credenti dovevano custodirsi a vicenda per assicurarsi che nessuno divenga arrogante. Se qualcuno fosse caduto in tentazione avrebbero dovuto rimproverarlo coscienziosamente e perdonarlo se si fosse pentito. Anche se avesse peccato sette volte al giorno dovevano perdonarlo. Se non lo avessero fatto, essi stessi non sarebbero stati umili davanti a Dio. La loro mancanza di umiltà sarebbe stata manifesta dalla loro superbia verso il fratello.

In questo modo il Signore Gesù avvertì i suoi discepoli. Se viviamo per fede, vediamo il Signore nella sua grandezza e conosciamo il timore del Signore. Diventiamo umili e piccoli davanti al Signore e cerchiamo di essere gli ultimi tra i nostri fratelli.

          La potenza della fede. I discepoli compresero qualcosa di ciò che il Signore aveva detto loro. La vita che predicava e che richiedeva dai suoi seguaci era completamente differente dalla vita che la maggior parte degli uomini conduce. Il suo principio era decisamente contrario a quello che governa la vita nel mondo dove ognuno vuole essere primo e sgomita per farsi strada. Nel  mondo la gente calpesta gli umili e gli irrilevanti. I discepoli avrebbero dovuto fornire una guida per la messa in pratica del principio dettato da Gesù. Il compito era soverchiante. Ne sarebbero stati all’altezza? Questa è la ragione per cui chiesero che aumentasse la loro fede.

La domanda scaturiva da una mancanza di fede. Il loro concetto di fede era certamente molto sbagliato. La consideravano un tipo di potenza con gradi diversi di intensità. Ma la potenza della fede non è contenuta nella fede in sé ma in Dio che conosciamo per fede. Se confidiamo in Dio non c’è nulla che non possiamo fare.

Perciò, Gesù rispose che se avessero avuto fede quanto un granel di senapa avrebbero potuto comandare a un gelso che si sradicasse e sarebbe avvenuto. Per fede avrebbero fatto cose impossibili per gli uomini. Dio, nel quale avevano fede, avrebbe operato l’impossibile. Con Dio tutte le cose sono possibili.

La fede non può essere compresa nell’incredulità. La fede non sarà mai impotente: Dio infatti può ogni cosa. Se solo la fede c’è e noi aspettiamo solo Lui, non brameremo alcun miracolo ma semplicemente faremo tutto ciò che è necessario per la venuta del suo Regno. E non c’è bisogno di temere.

          Il compito della fede. Quando in fede vediamo Dio possiamo fare qualsiasi cosa ma abbiamo anche un compito senza fine. Colui che dà tutto  anche richiede tutto. Ha un diritto su ogni cosa perché ci ha creato e noi gli apparteniamo corpo e anima. Quando abbiamo fatto qualcosa per lui non dobbiamo gloriarcene perché abbiamo fatto solo quello che abbiamo giurato di fare. Non siamo servi indispensabili.

La nostra relazione a Dio, ha detto Gesù, è come quella di uno schiavo col suo padrone. Lo schiavo stesso è anche proprietà del suo padrone. Gesù non condannò la schiavitù ma utilizzò una situazione fattuale per illustrare la nostra relazione con Dio.

Supponiamo che uno schiavo ritorni a casa dopo aver lavorato nei campi. Non avrebbe il diritto di sedersi subito a tavola a mangiare. Il padrone potrebbe ancora ordinargli di servire lui per primo a tavola. Il padrone non deve mostrare gratitudine per quel servizio perché tutte quelle cose fanno parte dei doveri dello schiavo. Allo stesso modo, dobbiamo darci al Signore giorno dopo giorno. Il Signore non è obbligato a ringraziarci per tale servizio. La sua chiamata è senza limiti perché lui è il Signore!

          La gratitudine della fede. Il Signore Gesù continuò il cammino verso Gerusalemme. Aveva così tanto da dire e da fare. Viaggiava lungo il confine tra la Galilea e la Samaria. Vi ricorderete che in Samaria la gente si era rifiutata di dargli alloggio. Mentre stava entrando in un certo villaggio gli vennero incontro dieci lebbrosi. Questi emarginati rimasero a una certa distanza e si  misero a gridare a gran voce: “Maestro, Gesù, abbi pietà di noi!” Quando li vide, Gesù disse loro solo di andare a mostrarsi ai sacerdoti. È evidente che intendeva che sarebbero guariti quando fossero arrivati dai sacerdoti.

Presero la strada, dimostrando una grande fede perché in quel momento erano ancora lebbrosi. Tutti loro credettero nella sua potenza di fare miracoli. Se avessero creduto in lui anche come il mandato da Dio per la nostra salvezza si sarebbe acclarato più tardi. Mentre erano in cammino furono guariti e quando lo scoprirono, si affrettarono d’andare dai sacerdoti. Uno solo ritornò, glorificando Dio a gran voce. Cadde ai piedi di Gesù e lo ringraziò. E questi era un samaritano. (Gli altri nove che videro il rito di purificazione non capirono?)

Gesù gli disse: “Alzati e va’ per la tua strada, la tua fede ti ha guarito”. Evidentemente il samaritano non solo aveva creduto nel potere miracoloso del Signore  Gesù ma lo vide anche come mandato da Dio per la salvezza. Quell’uomo fu salvato per tutta l’eternità. Fu guarito e rientrò nella società dove servì il Signore. Quella fu la salvezza della sua vita.

E gli altri nove, come reagirono alla loro guarigione? Dalla loro mancanza di gratitudine sembrerebbe che avessero pensato di avere diritto di essere guariti. Dopo tutto, non erano forse giudei? Non videro che a causa dei nostri peccati non solo abbiamo perso ogni cosa, ma anche che non possiamo mai vantare alcun diritto su Dio eccetto il diritto che si fonda sulle sue promesse. Dio è sovrano; noi siamo proceduti dalla sua mano. Egli non è in alcun modo obbligato verso di noi. Chi conosce Dio in questo modo ed è diventato umile davanti a lui vede ogni benedizione come un dono del suo favore e ne è grato.


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