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48: La Parola del Re

Marco 16:1-20

Non è questo il frangente in cui discutere se i versi 9-20 del capitolo 16 provengano effettivamente dalla penna di Marco. La chiesa li ha accettati come canonici. Forniscono una conclusione che è certamente in armonia con le intenzioni dell’intero vangelo di Marco. Come si evince dal primo verso del primo capitolo, Marco intende descrivere il principio del vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il principio del vangelo come questo era stato diffuso nel mondo romano. L’ultimo capitolo conclude dichiarando che i discepoli lo stavano predicando dappertutto e che il Signore operava con loro e confermava il messaggio con i segni che lo accompagnavano.

Pertanto l’enfasi in questo capitolo è sulla Parola che  doveva essere predicata nel nome del Signore risorto. La Parola del Re richiedeva fede e sottomissione. Ecco perché vi sta scritto  che chi crede ed è stato battezzato sarà salvato, ma chi non crede sarà condannato.

Le apparizioni del Signore Gesù sono a malapena menzionate. Sono conferme della Parola di resurrezione e, relativamente a ciò, questi versi parlano dell’incredulità dei discepoli riguardo a quella Parola.

L’incredulità dei discepoli non è in conflitto con ciò che Luca ci dice, ovvero che i discepoli ricevettero i due di Emmaus con un un grido di gioia: “Il Signore è veramente risorto ed è apparso a Simone”. Ma lo stesso Luca dice che non credevano ancora per la gioia (Luca 24:41). Si tratta di un’espressione molto chiara, indica cosa implichi la fede nella resurrezione: o non crediamo la resurrezione, o, se la crediamo, siamo liberati dal peccato e dalla morte, e un nuovo mondo si apre a noi. I discepoli gridarono di gioia al ripetuto annuncio, ma quando furono realmente confrontati col fatto e con le sue conseguenze, non poterono venirne a termini.

          Concetto principale: La Parola del Re avanza con potenza perché Egli vive.

          La Parola di resurrezione. Le donne che avevano assistito alla sepoltura erano irrequiete a Gerusalemme. Sapevano quanto frettolosamente era stata eseguita la procedura. Perciò comperarono altri aromi per imbalsamare Gesù. Quella non era la sola ragione per andare alla tomba, semplicemente non riuscivano a starne lontane. La speranza della loro vita giaceva sepolta lì. Senza Gesù e la Parola della sua grazia non c’era vita per loro. Dov’erano adesso la guarigione e la redenzione della vita da parte del regno della grazia? Gesù era morto.

Lungo la strada si ricordarono della grande pietra che sigillava la tomba: chi l’avrebbe rotolata via per loro? Ma quando giunsero più vicine videro per la loro gioia che era già stata rotolata via. Evidentemente la tomba era un’intera camera sepolcrale.

Entrarono, ma non trovarono il corpo del Signore Gesù. Per la verità, la prima cosa che i loro occhi notarono fu la figura di un giovanetto che sedeva dal lato destro, vestito di bianco. Lo guardarono spaventate.

Immediatamente il giovane cominciò a parlare loro. Non c’è dubbio che si accorsero che era un angelo. Disse loro di non avere timore. Allo stesso tempo disse che la loro ricerca sarebbe stata vana perché Gesù non era più sotto la maledizione della croce e della morte. Aveva vinto il nostro peccato e quel peccato, a sua volta, era stato la causa del suo patire e morire. Era vivo di nuovo, aveva di nuovo la potenza, questa volta per non deporre mai più la sua vita. Aveva ottenuto quel diritto con la sua morte. Guardassero semplicemente al luogo ove lo avevano deposto. Se avevano creduto le parole dell’angelo, vedere il luogo vuoto avrebbe confermato la loro fede.

Ricevettero anche l’istruzione di avvertire i suoi discepoli che sarebbe loro apparso in Galilea, come aveva loro detto. Lì avrebbero udito la Parola del Re. Nel parlare dei discepoli, l’angelo menzionò in particolare Pietro. Pietro non doveva pensare che a motivo del suo rinnegamento fosse ora escluso della cerchia dei discepoli per sempre.  C’era grazia anche per lui. Come deve essersi sentito confortato Pietro quando più tardi lo venne a sapere!

Ad ogni modo, i discepoli non ricevettero immediatamente questo messaggio  perché le donne fuggirono dalla tomba. A causa del loro timore e  stupore non dissero niente a nessuno. Erano incapaci di venire a termini con ciò che avevano appena visto e udito.

Come risultato della resurrezione del Signore Gesù anche noi possiamo godere pace perfetta con Dio. Allora la gloria celeste, la gloria degli angeli non ci è più aliena. Ma è una cosa talmente straordinaria che era per il momento al di sopra dei mezzi di quelle donne. E quanto spesso lo è anche dei nostri!

          Fede nella Parola di resurrezione. Quello stesso giorno il Signore Gesù apparve a diverse persone per confermare questa Parola di resurrezione che l’angelo aveva espresso e che Lui stesso aveva predetto anticipatamente. Per primo apparve a Maria Maddalena che gli era molto attaccata perché l’aveva liberata da sette demoni. Maria portò la notizia ai discepoli che stavano piangendo e facendo cordoglio ma essi non le credettero. Successivamente il messaggio fu confermato da due uomini, seguaci del Signore Gesù ai quali era apparso sulla via sebbene in forma tale che da principio non lo avevano riconosciuto. Ma i discepoli non credettero neppure a loro.

Era semplicemente talmente meraviglioso che non potevano crederlo.  Lo avevano visto resuscitare morti diverse volte, e lo avevano fatto essi stessi. Egli aveva dominato la morte. Ma non lo avevano capito affatto. Se tutto ciò che avevano visto era vero, la morte era vinta per sempre, e anche ciò che causa la morte, ovvero il peccato. Dio è pace perfetta e c’è vita eterna. Le eterne benedizioni di Dio ci stanno davanti. I discepoli non erano all’altezza di tutto questo.

Poi egli stesso apparve loro verso sera mentre stavano mangiando. Li rimproverò per la loro incredulità e la loro durezza di cuore. Siamo così completamente intrappolati nel nostro peccato e nella nostra colpa, come in una prigione, che non riusciamo a credere nella liberazione.

Il Signore Gesù rese chiaro che li conosceva nella profondità del loro peccato di incredulità. Come risultato, il loro peccato fu loro rivelato e furono salvati. La luce della grazia vincente ora esplose nei loro cuori.

L’incredulità deve sempre essere castigata, la sua presenza infatti dimostra che teniamo le imposte del nostro cuore chiuse alla luce della verità. Se udiamo il rimprovero e riconosciamo la sua giustezza, siamo salvati.

          La chiamata del Re. Non appena credettero e riconobbero il regno della grazia e furono sottoposti al Cristo quale Re di grazia, Egli diede loro il comando di predicare l’evangelo all’intera creazione. “All’intera creazione” significa a uomini ai quali, se credono e si sottomettono a lui, sono chiamati a governare nel suo nome l’intera creazione. Mediante il loro governo l’intera creazione sarà redenta.

La parola che i discepoli avrebbero portato, era quindi la Parola del re. Quella Parola avanza con potenza. Gli uomini avrebbero dovuto sottomettersi ad essa in fede. Allora, come segno che appartenevano al popolo del suo Regno di grazia, avrebbero ricevuto il battesimo. Nel loro battesimo avrebbero avuto la prova che erano passati attraverso la morte e avevano lasciato la colpa dietro di sé. Chi ha creduto e sarà stato battezzato sarà salvato, per costui non vi sarà nessuna distruzione. Ma chi non crede patirà il giudizio eterno.

Che questa fosse la Parola del Re, la Parola che aveva potenza, il Signore Gesù l’avrebbe acclarato mediante i molti miracoli che sarebbero stati fatti dai discepoli e anche dalla miracolosa preservazione delle loro vite. Proprio come un tempo il Signore aveva mandato Mosè da faraone con miracoli, così i discepoli venivano ora mandati davanti al mondo con miracoli che confermavano la loro testimonianza.

C’era qui una dimostrazione del potere del Re sulla vita e su tutto ciò che la minaccia. Ma ora il vangelo è andato per il mondo ed ha una volta per tutte fatto la sua rivendicazione di vita. Perciò, quelle cose che minacciano la vita, come colpa e morte, sono andate via. Ma la potenza del vangelo è altrettanto presente ora e richiede la sottomissione in fede perché è la Parola del Re.

          Il corso del vangelo. La resurrezione non fu l’evento finale per il Signore Gesù Cristo: fu solo l’inizio della sua esaltazione. Dopo che fu risorto ascese al cielo, dove si è seduto alla destra del Padre che equivale a dire che partecipa nel regno di grazia del Padre  che ha Gesù compiuto nel suo nome.

Eternamente, egli regna nella grazia. Ma specialmente per questio tempo di conflitto, gli è stato dato potere su tutti i nemici di Dio e della vita che Dio ha creato. Quei nemici sono: il peccato, la morte, il diavolo.

Gesù esercita questo potere specialmente per mezzo del suo Spirito santo, mediante il quale egli da forza alla Parola che viene predicata. Così ha operato insieme ai suoi discepoli fin dal primo momento in cui cominciarono il loro ministero e li ha anche sostenuti durante quel periodo iniziale con molti miracoli.

È ancora all’opera oggi. È per la potenza miracolosa della sua grazia che un uomo che è imprigionato nei suoi peccati può credere ed essere liberato. Fu così nel mondo romano a cui Marco scrisse ed è così oggi.


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