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66: Spirito e vita

Luca 14:1-14

Gesù intanto “si avvicinava a Gerusalemme” (13:22). Come risulta da 13:31 si trovava ancora nel territorio di re Erode ma non più in Galilea talché dobbiamo pensare alla Berea, di là del Giordano. Molto probabilmente fu proprio lì che fu tenuto il banchetto di cui si legge in questa sezione. Lì l’ostilità era un po’ meno feroce che in Galilea. In molti luoghi la gente lo incontrava per la prima volta.

È evidente che l’uomo idropico che fu guarito era stato posizionato lì dagli scribi e dai farisei. Ciò è chiaro dal verso 2 e dal fatto che immediatamente Cristo lesse i loro pensieri. Lo stavano osservando per vedere se avrebbe guarito di sabato. Su questa questione Gesù aveva già chiarito la propria posizione in Galilea ma di là del Giordano la cosa sembrava ancora aperta.

Durante tutto il banchetto Gesù mostrò che la legge del Regno è spirito e vita. In contrapposizione a questo viene posta la materializzazione della vita da parte degli  scribi e farisei autoreferenziali.

          Concetto principale: La legge del Regno è spirito e vita.

          Il grido della vita. Mentre Gesù era diretto a Gerusalemme e andava per città e villaggi del territorio oltre il Giordano, fu invitato in un giorno di sabato, ad un banchetto a casa di un prominente fariseo. Seduti al tavolo ci devono essere stati molti farisei e scribi. Volevano conoscerlo meglio perché Gesù non era stato spesso in quella regione.

Prima che fosse servito il pranzo improvvisamente si trovò davanti un uomo affetto da idropisia. La sua presenza lì era stata comandata dai capi che volevano vedere se Gesù avrebbe guarito di sabato. Organizzare un grande banchetto era permesso, guarire no. Come avevano stabilito questo criterio? Si spiega nella loro ricerca del merito, la ricerca della loro propria giustizia. Perché a quel punto la legge comincia a schiavizzare la vita. Gli uomini non vedono più che la vita è imprigionata nel peccato, la malattia e la morte, che Dio nel suo regno libera la vita da questi nemici e che il sabato è un segno di questa liberazione. In quella situazione gli uomini non odono più i gemiti della creazione di Dio.

Il Signore Gesù comprese ciò che stavano pensando perciò chiese se fosse lecito guarire di sabato. Gli avrebbe fatto piacere udire la loro opinione su questo. Ma rimasero zitti: non si sarebbero fatti adescare da lui. Allora Gesù prese l’idropico per mano, lo tolse da quella sfera di diffidenza e così risveglio in lui la fede, lo guarì e lo congedò, mandandolo via da quell’atmosfera cui lui, ora credente, non apparteneva più. Com’è potente la grazia del Signore Gesù! Prese quell’uomo, che si era lasciato usare come cavia, lo tolse da quel clima malsano e gli insegnò la redenzione della vita.

I presenti avevano serie obiezioni su questo atto di guarigione di sabato. Per questo Gesù ora rispose alle proprie domande a modo suo. Se il vostro bue o il vostro asino cade in un pozzo in giorno di sabato voi lo tirate fuori immediatamente. In quel caso riconoscete ancora il grido della vita in pericolo. Ma non comprendete il grido della vita che si trova nel bisogno a causa del peccato, della malattia e della morte. Siete diventati così insensibili al dolore del mondo che avreste usato quest’uomo come cavia per i vostri scopi. Non protestate più contro il giogo che è stato posto sulla vita a causa del peccato.

Gesù vuole che riscopriamo l’afflizione della vita e far sì che udiamo i gemiti della creatura. Lo fa redimendo la vita. Poi ci indirizza al giorno del riposo come segno di quella redenzione, come segno del patto di Dio con la vita.

          Esaltazione. Gli scribi e i farisei non furono capaci di rispondergli. Dopo questo incidente andarono a sedersi al tavolo. Gesù notò che si affrettarono tutti a occupare i posti più importanti. Volevano tutti un posto d’onore. Ognuno voleva essere esaltato agli occhi degli altri. Erano tutti egocentrici. Cercavano di capitalizzare su tutto, perfino un banchetto.

La vita è piena di bugie e di doppiezze. Queste persone erano andate a un banchetto e cercavano la propria gloria pure lì; non partecipavano in gratitudine per l’invito ricevuto o per condividere nell’umore festivo del padrone di casa. Gesù volle renderli edotti di questa menzogna nelle loro vite. Gesù disse che se sei invitato a un banchetto non dovresti sedere nei posti d’onore. Potrebbe succedere che il padrone di casa desideri onorare qualcun altro e ti chieda di alzarti. A quel punto saresti imbarazzato. Perché non sedere umilmente negli ultimi posti? Ricevere onore dai tuoi consimili non dovrebbe essere il tuo obbiettivo. L’obbiettivo è avere comunione col padrone di casa. Immagina che il padrone di casa, vedendoti a fine tavolo ti inviti a sedere in un posto migliore per mostrarti il suo favore: questo eleverebbe la tua stima agli occhi degli altri invitati. Quantomeno, a quel punto l’onore ha valore perché non te lo sei cercato da te ma diventa chiaro agli occhi di tutti che sei favorito dal padrone di casa. Avviene sempre che chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato.

La bugia nelle nostre vite con cui cerchiamo la nostra gloria è sconfitta quando siamo grati per la posizione che abbiamo nella vita e grati che possiamo servire in quella particolare posizione. Questo è ciò che avviene quando abbiamo contemplato il Regno di Dio nel quale Egli governa tutte le cose bene. Aspettiamo semplicemente di vedere dove ci chiami. Non ricerchiamo il nostro onore, desideriamo avere comunione con lui in tutte le cose. Nella sua comunione egli ci esalterà. Quello è vero onore perché è l’onore di un favore concesso liberamente. Questa esaltazione non viene sempre  con certezza in questa vita ma Dio è pronto a dare tutto a quelli che lo servono!

          Ospitalità. Gesù vide chiaramente non solo che gli ospiti sbagliavano ma anche il padrone di casa. Perché erano stati invitati così tanti ospiti d’onore? Era certamente per proprio interesse e non per poter condividere se stesso o fare del bene e esibire benignità. Anche nel fare gli inviti il padrone di casa aveva avuto a cuore i propri interessi. Avere un uomo di alto rango al suo tavolo era un onore in sé. In più ci potrebbe essere anche stato un invito di ricambio. Non si può mai sapere che vantaggi possano venire da queste relazioni.

Che miserabili siamo diventati a causa del peccato! Pensiamo sempre al nostro interesse e non ci diamo mai spontaneamente senza sperare in qualche ricompensa. Dedicandosi a questo problema Gesù disse: “Quando fai un pranzo o una cena, non chiamare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i vicini ricchi, affinché essi non invitino a loro volta te, e ti sia reso il contraccambio. Ma chiama i mendicanti, i mutilati, gli zoppi, i ciechi dai quali non ti aspetti il contraccambio”. Il punto fatto da Gesù non era volto a proibire la vita sociale e farsi degli amici. Voleva semplicemente incoraggiarci a invitare i poveri e i disgraziati perché a loro è più facile darsi. È la cartina al tornasole dell’ospitalità.

Lo possiamo fare se abbiamo visto Dio e il suo regno almeno una volta. Nel suo regno ci dona se stesso, senza poter ricevere nulla in cambio che non ci abbia lui dato prima. Se siamo diventati in questo modo imitatori di Dio, riceveremo indietro di sicuro, ma non dagli uomini. Nel suo favore Dio ci esalterà nel giorno del ritorno di Cristo e della restaurazione di tutte le cose. Quell’onore è reale perché è l’onore del suo favore.


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