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20: Il Nuovo Testamento nel suo sangue

Matteo 26:17-29

Non propongo di affrontare la questione se il pasto con cui Cristo istituì la santa Cena fosse il pasto pasquale. Mi terrò lontano anche dalla questione se Giuda abbia partecipato alla Cena. Supponendo per un momento che l’abbia fatto, da ciò non può essere tratto alcun argomento contro la disciplina nella chiesa. Cristo trattò Giuda come un vero discepolo fino a quando ammise la sua intenzione di tradire il suo Maestro.

La cosa principale è che Cristo qui rivela il solido fondamento del patto di grazia. Le sue parole: “Uno di voi mi tradirà” rimosse dalla mente dei discepoli ogni certezza che possano aver creduto di possedere in se stessi. L’esempio di Giuda dimostra che non c’è certezza nell’uomo. Poi seguì la rivelazione del solido fondamento nel patto di grazia. Quel fondamento è enfatizzato ancor di più dalla parola che è tradotta qui con “testamento” perché questo termine indica il patto come disposizione di Dio e fa risaltare così l’originale carattere unilaterale del patto (il patto in quanto monopleurico — vedi Vol. I. p. 295 e nota).

Che un credente non possa decadere dalla grazia è un dato di fatto. Il favore di Dio continua ad andargli incontro. Dio non ritratterà il lavoro che ha fatto in lui. Ciò nonostante, le basi della certezza non sono nel credente — neppure nella nuova vita che Dio risveglia in lui mediante la rigenerazione. Risiede invece in Colui che la desta e la mantiene.

In questo sacramento del Nuovo Testamento Cristo ci da il suggello della sua fedeltà. Non vedere queste cose, non guardare fuorida se stessi, porterà più che certamente il credente a rinnegare la propria fede.

          Concetto principale: La sicurezza della fede risiede nella fedeltà di Dio
                                                  al suo patto.

          Uno di voi. Poco dopo che il Signore Gesù aveva detto ai suoi discepoli che avrebbe sofferto e sarebbe morto durante la festività pasquale, essi vennero da lui a chiedergli dove avrebbero dovuto preparare la cena pasquale. Ancora non avevano capito altrimenti avrebbero sicuramente atteso sue istruzioni. Li indirizzò a una certa casa di Gerusalemme che avrebbero trovato seguendo una certa persona che avrebbero incontrato per la strada (Mr. 14:13). È probabile che il Signore abbia indicato la casa in questo modo misterioso cosicché Giuda non potesse eseguire i propri piani in connessione con la cena.

In questo modo i discepoli furono condotti in casa di qualcuno che riconosceva Gesù come suo Maestro. Quella persona sarebbe stata immediatamente disposta a mettere a loro disposizione una stanza in casa sua. Fu necessaria solo una parola da parte dei discepoli.

Prepararono la cena pasquale. Lo fecero senza sapere ciò che sarebbe avvenuto lì o ciò che il Signore Gesù intendesse quando aveva detto “il mio tempo è vicino”. Non lo conoscevano ancora come l’agnello pasquale il cui sangue aveva dovuto essere sparso affinché l’angelo della morte passasse oltre.

Quella stessa sera Gesù sedette al tavolo con i suoi dodici discepoli. In quel cenacolo intorno alla tavola diede se stesso con tutto l’amore del suo cuore. Prima di lasciare i discepoli volle mostrare loro quell’amore e dire loro che sarebbe morto per loro e per tutti quelli che appartengono a lui e anche che li avrebbe tenuti saldamente nelle sue braccia mediante il suo Spirito. Molte delle cose che disse loro durante quella cena li commossero e rattristarono. Furono confortati, comunque, dall’amore che li raggiunse e li sostenne.

Improvvisamente, in quella quieta comunione d’amore, si udì un’affermazione terrificante: “In verità vi dico che uno di voi mi tradirà”.

Uno di loro avrebbe tradito quest’amore? Per quanto poco avessero compreso della sofferenza del Signore Gesù, avevano visto che in lui  li aveva toccati l’amore di Dio che perdona ogni cosa. Era possibile che uno di loro fosse capace di tradire quell’amore?

Se ciò era possibile, cosa allora ci si poteva aspettare dall’uomo? Questo li fece sentire insicuri. Se una tale cosa era possibile, se uno qualsiasi di loro era capace di farlo, allora non si poteva trovare nessuna certezza in alcun uomo. Era come se il Signore Gesù avesse tolto loro la terra sotto i piedi. Perciò ciascuno cominciò a chiedere: “Sono io, Signore?”

Il Signore Gesù aveva infatti inteso rimuovere qualsiasi certezza che pensavano di avere in se stessi. Se, dopo che abbiamo creduto non ci allontaniamo, non tradiamo l’amore di Dio, ciò è dovuto non a qualche fedeltà che si trovi in noi ma solo alla fedeltà di Dio che ci fa fedeli. La base della nostra certezza non risiede in noi stessi ma nella fedeltà di Dio al suo patto. Quella è la certezza che il Signore volle dare a loro (e noi) dopo che aveva prima rimosso qualsiasi certezza cercassero in se stessi.

          Il traditore mascherato. Il Signore Gesù volle mostrare al traditore che sapeva chi fosse. Il traditore avrebbe dovuto eseguire i suoi piani nella consapevolezza che Gesù sapeva tutto ma non faceva nulla per prevenirlo. Gesù si sarebbe sacrificato volontariamente per i suoi. Anche in questo modo il suo amore sarebbe stato mostrato ancora una volta al traditore. Non lo avrebbe forse fatto vergognare?

Intanto il Signore Gesù ripeté che il traditore era uno che stava partecipando alla comunione della tavola, un uomo a cui era stato mostrato l’amore di Dio e che apparteneva alla cerchia di persone che Dio stava cercando. Secondo il consiglio di Dio, però, il peccato dell’umanità avrebbe prodotto frutto in quel traditore, portando al rigetto più terrificante della misericordia di Dio. Sarebbe stata quella, infatti, la via per la quale il Cristo avrebbe compiuto la riconciliazione del suo popolo. Ma in tutto ciò quest’uomo avrebbe avuto la sua propria responsabilità. La sua vita sarebbe stata marchiata come quella del traditore dell’amore del Figlio di Dio. Sarebbe stato meglio per lui che non fosse mai nato.

Di nuovo il Signore Gesù intinse il pane nella salsa e lo offerse a Giuda. Fu come se il capotavola stesse ancora una volta offrendo al suo ospite l’onore del suo pieno amore. Volle ancora conquistarlo con l’amore. Ipocritamente, Giuda accettò il boccone e, come gli altri, chiese: “Maestro, sono io quello?”. Allora Gesù rispose che era lui.

La decisione era stata presa. Il Signore lo aveva ora marchiato come il traditore. In quell’istante Giuda si alzò e lasciò il gruppo per sempre. Ora la comunione tra Giuda e il Signore era troncata.

          Il suggello nel nuovo patto. A quanto pare gli altri discepoli non compresero ciò che stava avvenendo tra il Signore Gesù e Giuda, o perché Giuda fosse uscito. Avevano bisogno di una certezza che non potesse essere loro tolta, la certezza della fedeltà di Dio nel suo patto. Quel patto stava per ricevere la sua nuova forma.

Fino a quel momento il patto era stato suggellato dal sangue di tori e di capri. Il sangue di Colui che era il compimento di tutte le promesse fatte nel vecchio patto stava per essere sparso. Ora sarebbe stato ancora più chiaro che il patto aveva origine in Dio solo ed era stato stabilito esclusivamente da lui. Cristo, che è la riconciliazione dei nostri peccati, era stato dato da Dio. Il patto è come un testamento in cui l’eredità ci è conferita prima che noi, da parte nostra, si sia in grado di accettarla. In questo modo divenne ancor più chiaro che la base della nostra certezza risiede solamente nella fedeltà di Dio. Questo nuovo patto o nuovo testamento dura per sempre.

Il Signore Gesù volle assicurare ai suoi discepoli che la fedeltà di Dio è eterna.  Prese il pane, rese grazie a Dio, chiese su di esso la benedizione, lo spezzò e lo diede ai suoi discepoli, dicendo: “Prendete, mangiate; questo è il mio corpo”. Dopodiché rese grazie per il vino e e ne diede che ne bevessero tutti, dicendo: “Questo è il mio sangue, il sangue del nuovo patto, che è versato per molti per la remissione dei peccati”.

Con questa cerimonia Gesù istituì il sacramento della santa cena. Comandò ai discepoli di mantenere il rito di questa cena in suo ricordo. Tale sacramento è come un anello nunziale. Ogniqualvolta un marito vede l’anello che ha dato a sua moglie il suo amore esce verso di lei e lei, guardando l’anello, apre il suo cuore per ricevere il suo amore. Questo è ciò che il Signore fa quando i suoi figli siedono alla tavola della sua comunione. Il suo amore esce verso di loro ed essi ricevono il suo amore. In questo modo sono rafforzati nella loro fiducia nella fedeltà di Dio che ha decretato che Cristo dovesse essere l’espiazione per i loro peccati. In questo modo i discepoli, e tutto il popolo di Dio, hanno ricevuto genuina sicurezza dopo che ogni falsa certezza era stata loro tolta.

Contemporaneamente il Signore Gesù predisse che non si sarebbe mai più seduto a cenare così con loro. Però questa cena, nella quale mantenne con loro la comunione d’amore, era una profezia che guardava alla perfetta comunione che avrebbe avuto col suo popolo per tutta l’eternità dopo che il regno dei cieli sarebbe venuto nella gloria. Gesù la bramava e anche tutto il suo popolo la brama.

          Pecore disperse. Dopo aver detto questo uscì coi suoi discepoli per andare al Getsemani. Sapeva che lì sarebbe  stato preso prigioniero da una banda di uomini mandati dal sinedrio guidati da Giuda. Giuda ora vide chiaramente come fare e volle procedere col suo piano; il traditore aveva fretta di concludere. Il Signore Gesù era pronto e si arrese al suo calvario.

Erano pronti anche i discepoli? Avevano trovato le basi della loro certezza nella fedeltà di Dio solamente? Purtroppo, non era così. Confidavano ancora in se stessi. Perciò Gesù dovette avvertirli che quella notte si sarebbero tutti scandalizzati per causa sua; sarebbero inciampati a causa del suo soffrire, per la sua disponibilità a soffrire. Avrebbero tutti  disperato di lui e l’avrebbero abbandonato. Solo se avessero guardato completamente oltre se stessi e guardato all’amore di Dio in lui sarebbero riusciti a resistere in quell’ora tenebrosa. Ma questo non furono capaci di farlo.

Anche questo era stato predetto dai profeti. Dio avrebbe colpito il pastore e le pecore sarebbero state disperse. Non potevano credere che Dio avrebbe preparato la loro redenzione per mezzo della caduta di Cristo. Gesù lo aveva indicato dicendo loro che quando fosse risorto li avrebbe preceduti in Galilea. Però non erano pronti per tale incoraggiamento. Siccome confidavano in se stessi non potevano credere nella sua morte o comprendere la riconciliazione che avrebbe portato loro.

Pietro, in particolare, dichiarò che non si sarebbe mai scandalizzato di Gesù perché era pronto a morire con lui. Come si mise in primo piano! Già da sé questo dimostrava che non viveva dipendendo dalla fedeltà di Dio.

Il Signore Gesù dovette dirgli che proprio quella notte lo avrebbe rinnegato tre volte. Il canto del gallo gli avrebbe ricordato le sue parole. Pietro dismise la cosa. Non aveva ancora visto la base della nostra certezza e quindi era anche cieco alla debolezza del suo cuore inaffidabile. Noi saremo forti in tempo di tentazione solo se, in fede, ci poggiamo sulla fedeltà di Dio.


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