INDICE:

Il Settimo Comandamento

19. L’Architettura della Vita

 

Una volta che si sia riconosciuto che tutta la creazione di Dio ha una struttura di legge, si può poi cominciare a comprendere la trama di legge che sta dietro a molte dichiarazioni della Scrittura che non trattano di legge direttamente. Un esempio è il comando di Pietro riguardo alla relazione reciproca di marito e moglie (1° Pi. 3:7). Queste parole presuppongono ad ogni punto la legge biblica concernente il matrimonio; dichiarano inoltre la natura dell’autorità nella casa, parlano anche della vita come di una “grazia” da Dio che uomini e donne ereditano quando vivono in fede e obbedienza a Dio: “essendo coeredi con voi della grazia della vita”. Pietro dà anche prospettiva al significato del matrimonio: in contrasto con l’opinione popolare non c’è condanna di belle intrecciature di capelli, né di ori e gioielleria, né di bella apparenza. Ciò ch’è reso chiaro è che queste cose sono al massimo secondarie e che il miglior ornamento è “l’essere nascosto nel cuore con un’incorrotta purezza di uno spirito dolce e pacifico, che è di grande valore davanti a Dio”. In più, la fedeltà ai comandamenti di Dio di marito e moglie è richiesta “affinché le vostre preghiere non siano
impedite” (1° Pi. 3:7). In breve, il matrimonio, come tutte le altre cose, deve essere una questione centrata su Dio. Essere centrati su Dio non significa che marito e moglie passano il loro tempo in incontri di preghiera o attività di chiesa; significa invece che compiono i loro doveri l’uno nei confronti dell’altro nel modo in cui Dio li specifica nella sua parola.

Ogni area di vita deve essere similmente centrata su Dio, perché ordinare la vita in termini altri da quelli della parola di Dio è negare Dio.

Il grande crimine dell’era moderna è stato il suo riordinare la vita in termini umanistici. Di certo l’umanesimo fu prevalente anche in epoche precedenti, ma mai così radicalmente e così estensivamente allo stesso tempo. La descrizione che Wolf fa di Luigi XIV e della sua costruzione di Versailles mette bene a fuoco la questione:

Non possiamo lasciare Versailles senza reiterare che aveva uno scopo che andava oltre quello di essere la residenza del re e del suo governo. Questo grande palazzo era una pietra angolare del nuovo culto della regalità. Nelle epoche precedenti le grandi costruzioni furono usualmente alla gloria di Dio; perfino Filippo II, quando costruì il suo grande palazzo lo fece come un monastero con una cappella come centro d’interesse. A Versailles è la camera da letto del re ad essere il centro cosa che identifica il re come la potenza più grande in terra, mentre la cappella è di lato. L’imponente grandiosità del castello era evidenza della ricchezza del regno e la sua costruzione, senza mura e fossato, era prova del potere del governo del regno. Versailles era una sfida, una provocazione scagliata verso tutta l’Europa; un’esibizione della ricchezza, potere, e autorità del re francese impressionante quanto le sue armate e le sue navi da guerra. L’Europa lo capì benissimo. Il secolo successivo la costruzione di Versailles, i castelli di Vienna, e a Potsdam, a Dresda, a Monaco, a San Pietroburgo, e gli stessi disegni per la città di Washington, D.C. riflettevano l’influenza della grandiosità di Versailles.[1]

Luigi XIV era un uomo devoto, e la sua convinzione che Dio lo stava giudicando per il suo orgoglio e i suoi peccati oscurò i suoi ultimi anni.[2]  Ciò nonostante, l’essenziale umanismo del suo regime persistette fino in fondo. La camera da letto anziché la cappella, l’amore romantico e sensuale piuttosto che Dio dominò progressivamente le menti e i cuori degli uomini. La vita aveva adesso una nuova architettura, l’architettura dell’umanismo. Molto prima, Boccaccio aveva dichiarato la premessa basilare della nuova struttura: “Non abbiamo niente in questo mondo se non ciò che godiamo”.[3]

Con Hegel e Darwin, l’architettura dell’umanismo assunse una dimensione più consistente. Con l’evoluzione aveva adesso un’apparente fondamento nella scienza. Questo significò una nuova dottrina dell’uomo, della società, e dello stato, una conversione verso il basso di ogni aspetto della vita. Un professore di Princeton, assai più conservatore di molti, ha fissato alcune conclusioni logiche concernenti la politica partendo dalla dottrina dell’evoluzione:

PROPOSIZIONE: L’uomo è il prodotto dell’Evoluzione Sociale.

I corollari di questa proposizione influenzano l’intero gruppo di scienze pertinenti all’antropologia nel senso ampio della parola. Possono essere esibiti in diversi aspetti come segue:

BIOLOGICO

Lo Stato è la cornice universale e permanente dell’esistenza umana.

L’uomo non può uscire dallo stato esattamente come un uccello non può volare fuori dall’aria …
La Comunità Indivisa è la forma primordiale dello Stato e precede la differenziazione dell’uomo dal ceppo animale antecedente … L’Individuo è un’entità distinta nell’unità dello Stato, L’Individuo non è un elemento originale ma uno derivato.

POLITICO

L’uomo non ha creato lo Stato; lo stato ha creato l’uomo. L’uomo nasce un essere politico. La sua natura fu formata dal governo, richiede governo e cerca governo …
Lo Stato è assoluto e incondizionato nella sua relazione con la vita unitaria. Il Governo è condizionato dalla struttura da cui dipende il suo funzionamento e pertanto è soggetto a limiti inerenti. Non esiste una norma di Governo assoluta ma ogni specie di Stato tende a produrne un tipo appropriato alle proprie caratteristiche nel proprio contesto particolare. Profondi cambiamenti di contesto producono profondi cambiamenti di Governo. Specie di Stati che siano incapaci di produrre riaggiustamenti di struttura per affrontare nuovi contesti tendono a scomparire talché da epoca a epoca c’è una successione di specie nello Stato analoga a quella che avviene per le specie biologiche …

La Sovranità è la supremazia dello Stato su tutte le sue parti …

ETICO

I diritti non sono innati ma derivati. Esistono nello Stato ma non senza lo Stato, Pertanto i diritti sono correlati con doveri …
L’obbiettivo dello Stato è il perfezionamento dell’Uomo, ma il raggiungimento di quell’obbiettivo dipende dal perfezionamento dello Stato. La prova del valore di qualsiasi istituzione è primariamente non il vantaggio dell’individuo ma il vantaggio della società. La vita individuale si amplia per partecipazione ad una vita più alta.[4]

La tesi del Ford è corretta; se l’evoluzione è vera, le sue deduzioni sono logiche. I rivoluzionari, quanto gli studenti ribelli, hanno tratto le conclusioni logiche dalla dottrina, proprio come ha fatto il Ford. L’evoluzione richiede logicamente la rivoluzione perpetua a causa di un contesto in continuo cambiamento. Se l’evoluzione è vera, allora la rivoluzione continua è inevitabile. L’architettura della vita è radicalmente alterata; a quel punto l’uomo deve conformarsi ad una forza che emerge dal basso, al potere rinnovante del caos. Se accettiamo la Scrittura, allora l’architettura della vita è strutturata dal durevole acciaio della legge di Dio e deve crescere nei termini di quella parola-legge.

Non sorprende che una filosofia che comincia con l’evoluzione continui proclamando la teologia della morte di Dio, ed ora, infine, una filosofia della morte dell’uomo. Una tal fede è proclamata da Michel Foucault.[5]

Tornando all’affermazione di Pietro, se l’architettura della vita diventa umanistica, se un uomo e una donna agiscono nei termini di considerazioni essenzialmente umanistiche, le loro preghiere sono impedite. Potranno essere devoti come Luigi XIV, e potranno pregare intensamente e con fervore, ma l’essenza della struttura della loro vita è sbilanciata. Non che un interesse per la cose quotidiane sia sbagliato, perché non lo è assolutamente. La questione è di struttura: l’architettura basilare, il disegno o forma della nostra vita è in conformità con la parola-legge di Dio? Se cerchiamo “prima il regno di Dio e la sua giustizia” allora “tutte queste cose ci saranno sopraggiunte” (Mt. 6:33).

Ma se neghiamo Dio e la sua parola-legge, a quel punto è la nostra parola a diventare legge per noi e andiamo alla deriva verso la pazzia e la morte. Non sorprende che Foucault, che ha proclamato la morte dell’uomo, avesse cominciato un’opera precedente con queste parole: “Dobbiamo rinunciare alla comodità delle verità ultime”.[6] A quel punto non c’è nulla che leghi l’uomo all’uomo, né alcunché che leghi l’uomo alla vita. Foucault è logico: senza la struttura della verità di Dio l’uomo non può vivere, e la sola conclusione che rimane all’uomo è il suicidio.

Pietro presentò un quadro della vita: obbedienza a Dio e obbedienza alle debite autorità sotto Dio, significa che la vita fiorisce e abbonda; le nostre preghiere non sono impedite e noi godiamo la vita veramente come grazia di Dio verso di noi. In contrapposizione all’umanismo, questo è un orientamento centrato su Dio. Essere centrati su Dio significa cercare prima il regno di Dio e la sua giustizia (Mt. 6:33). Oggi, purtroppo, l’umanismo mascherato da cristianesimo è fin troppo prevalente. Sopravviene ogniqualvolta un’istituzione o area di vita diventa fine a se stessa. Identificando la chiesa col regno di Dio fin troppi teologi hanno ridotto la dimensione della vita e del regno ad uno dei suoi aspetti. I Protestanti premillennialisti e amillennialisti, con la loro sfiducia di questo mondo e la loro resa del mondo al diavolo, non solo sono implicitamente manichei, ma stanno anche riducendo il regno virtualmente alla chiesa perché la chiesa diventa la sola legittima area d’attività. A quel punto l’architettura della vita cessa d’essere completa: viene ridotta alla misura della chiesa. Né chiesa, né stato, né scuola, né vocazione, né qualsiasi altra sfera di vita può essere identificata col regno, né può vedersi negato il proprio posto nel regno. L’umanismo che si travisa da cristianesimo è comunque umanismo.

Come abbiamo notato, Pietro non condannò ornamenti d’oro o d’argento, le trecce dei capelli o i bei vestiti. Richiese semplicemente che queste cose fossero collocate al posto giusto, non come lo scopo della vita ma come un aspetto di essa, bello, ma minore. Similmente, né l’obbedienza della moglie, né l’autorità del marito sono lo scopo del matrimonio. Queste cose sono mezzi per lo scopo vero e principale: servire Dio e magnificarlo e goderlo per sempre. L’uomo non può provvedere la struttura della vita; la legge di Dio da sola è sufficiente come struttura e architettura della vita.

Note:

1 John B. Wolf: Luois XIV; New York: W. W. Norton, 1968, p. 362.
2 Ibid., pp. 470, 539, 589 ss. , 612, 617 s.
3 Giovanni Boccaccio: Chambers of Love; New York: Philosophical Library, 1958, p. 28.

4 Henry Jones Ford: The Natural History of the State, An Introduction to Political Science; Princeton: Princeton University Press, 1915; London: Humphrey Milford: Oxford Univrsity Press, pp. 174-177.

5 Roy McMullen: “Michel Foucault” in Horizon, vo. XI, n° 4 (Autunno 1969) pp. 36-39.

6 Michel Foucault: Madness and Civilization. A History of Insanity in the Age of Reason; New York: Mentor [1961], 1967, p. ix.


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