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Appendice

4. L’aspetto economico dell’osservanza del sabato

di Gary North

 

Si lavorerà sei giorni, ma il settimo giorno sarà per voi un giorno santo, un sabato di riposo, consacrato all’Eterno. Chiunque fa qualche lavoro in esso sarà messo a morte. Non accenderete il fuoco in alcuna delle vostre abitazioni il giorno del sabato (Es. 35:2, 3).

Uno degli statuti cerimoniali che i cristiani contemporanei affermano ancora di rispettare è il sabato. Usualmente, la difesa di un riposo richiesto nel sabato viene fatta nei termini dell’argomento dell’“ordine creazionale”, e non semplicemente nei termini del quarto comandamento (Es. 20:8-11). Si argomenta che Dio riposò il settimo giorno della creazione, e questo serve come esempio da seguirsi per tutti i popoli di tutte le culture. Specialmente al popolo pattizio di Dio è richiesta l’astensione da tutti gli impieghi secolari la domenica. I lavori no-profit sarebbero legittimi di domenica. È concesso di lavorare solo a quelle persone che lavorano in occupazioni che forniscono aiuto a chi sia in qualche forma di difficoltà, o che lavorano per far osservare la legge. Sarebbero inclusi: medici, poliziotti, pompieri, soldati in servizio, e operatori telefonici per emergenze. (Perché queste persone dovrebbero accettare pagamenti per questi servizi è spiegato raramente. Gesù Cristo difese il diritto di un uomo di tirar fuori da un fosso un animale da soma, ma non disse che gli uomini debbano operare compagnie di “salvataggio animali” per profitto nel sabato. A volte i predicatori puritani videro questa cosa con maggior chiarezza. Thomas Gouge, un contemporaneo di Owen e Baxter nell’Inghilterra del diciassettesimo secolo, lodò il luminoso esempio di diversi medici cristiani che rifiutarono la parcella per il lavoro svolto di domenica) [1].

Malgrado facciano appello ufficialmente all’argomento dell’“ordine creazionale” i sabbatari moderni fanno invariabilmente appello anche a specifici passi del Vecchio Testamento per appoggiare la loro interpretazione dei requisiti dell’osservanza del sabato. Gli stessi versi che sono citati dalla Confessione di Fede di Westminster e dal Catechismo Maggiore nelle annotazioni, sono usati oggi, più di tre secoli più tardi [2]. Isaia 58:13 è un riferimento comune, e lo è pure Geremia 17:21-27. I moderni sabbatari non sembrano mai essere turbati dal fatto che queste applicazioni “ebraiche” al sabato siano arrivate comparabilmente tardi nella Riforma Inglese. Il sabbatarismo era stato una parte minore del Cattolicesimo medievale, e quel rigore che era stato asserito teoricamente dai commentatori cattolici fu contrastato con veemenza dai Lollardi e da Lutero. Questi non erano disposti a tollerare nulla che magnificasse l’autorità della Chiesa Romana [3]. Calvino seguì la tradizione depositata da Ireneo e Agostino, interpretando il sabato come un’allegoria del riposo dalla schiavitù al peccato che il credente ha in Cristo, un riposo che sarebbe stato reso perfetto nell’eternità [4]. Questo, naturalmente, era semplicemente l’insegnamento di Ebrei 4, e Calvino non voleva staccarsi da quella prospettiva. Egli andava a giocare a bocce la domenica dopo chiesa, un fatto che i sabbatari successivi hanno scelto d’ignorare. La Chiesa d’Inghilterra assunse una posizione mediana tra quelle Luterana e Cattolica; denunciò le celebrazioni fatte di superstizioni ma riservò la domenica come giorno di riposo, benché attività ricreative d’ogni sorta furono considerate legittime, per l’orrore di Puritani successivi. Fu solo negli anni 90 del 1500 che gli anglicani, in reazione al rigoroso sabbatarismo dei puritani, furono trasportati indietro nella direzione della chiesa romana, col suo riposo festivo nei giorni di certi santi [5]. Il professor Knappen, la maggiore autorità nel campo del puritanesimo in Inghilterra durante il sedicesimo secolo, è quindi giunto a questa conclusione:

Il moderno sabbatarismo inglese non è pertanto di origine riformata o calvinista. Fintantoché ebbe un qualche sostegno teoretico, questo si deve trovare nella dottrina medievale che sopravvisse nell’insegnamento e nella legislazione anglicana che il giorno dovesse essere interamente devoluto a fini religiosi. Questa rimase la dottrina ufficiale sotto Elisabetta, come esibito in omelie, catechismo e ingiunzione. Ma la condotta della regina non si conformò a questi criteri … Permettendo ai suoi uomini di chiesa di perpetuare un’alta dottrina del soggetto e poi contravvenendola, Elisabetta spalancò le porte ad una reazione che alla fine assunse la forma di una dottrina ancor più alta [6].

La reazione, secondo Knappen, ebbe inizio quando l’arena in cui si svolgevano i bearbaiting collassò uccidendo otto persone. Il Rev. John Field prese la palla al balzo e attribuì l’evento alla violazione del sabato, facendo un’equazione tra il sabato cristiano e quello ebraico, un’idea completamente nuova [7]. Altri poi lo seguirono. L’ostilità verso qualsiasi forma di ricreazione durante il sabato è manifesta in molte opere puritane dell’ultima decade del sedicesimo secolo, segnatamente Doctrine of the Sabbath di Nicholas Bownde (1595) e Treatise of the Sabbath, di Richard Greenham (1592) [8]. La posizione puritana comandava assolutamente il lavoro negli ultimi sei giorni della settimana, e assolutamente proibiva qualsiasi sorta di divertimento nel primo giorno. Quanto fossero ostili a qualsiasi cosa rappresentasse una settimana lavorativa di cinque giorni è riflesso in uno statuto che compare nel verbale della Corte Generale del Massachusetts del 11 maggio, 1659, una delle poche giurisdizioni politiche che i puritani riuscirono a controllare:

Per prevenire disordini in diversi luoghi di questa giurisdizione a causa del fatto che alcuni osservano ancora festività che furono superstiziosamente osservate in altre nazioni, a grande disonore di Dio e a offesa di altri, è perciò ordinato da questa Corte per la sua autorità in materia, che chiunque sia trovato ad osservare qualchessia di questi giorni come il Natale o simili, sia trascurando di lavorare che festeggiando, o in alcun altro modo, per i motivi sopra citati, ogni tale persona colpevole pagherà per ognuno di tali reati cinque scellini, come multa alla contea [9].

Il Catechismo Maggiore, stilato tra il 1643 e il 1647 dall’Assemblea di Westminster è sufficientemente schietto. Proibisce “Ogni forma di profanazione di questo giorno oziando o facendo in esso ciò che è in se stesso peccaminoso, facendo opere inutili o pensando o parlando delle nostre occupazioni mondane o ricreative” (R. 119). La difesa di tale rigore domenicale è fatta con numerose citazioni dal Vecchio Testamento. Nel suo capitolo su “The Uses of Sabbatarianism”, lo storico inglese Christopher Hill commenta: “Alcuni degli estremi a cui fece ricorso il successivo sabbatarismo scaturirono dalla fede nell’ispirazione letterale della bibbia e l’equazione della domenica col sabato giudaico. Ma queste convinzioni estreme venero più tardi, dopo che la gerarchia aveva rotto con la virtuale unanimità dei tempi elisabettiani precedenti sul soggetto dell’osservanza della domenica …” [10]. L’arrivo del sabbatarismo rigoroso non può essere separato dai conflitti politici ed ecclesiastici in Inghilterra dal 1590 al 1660. Il moderno sabbatario che sia ignorante delle origini della sua peculiare eredità ha mancato di vedere l’estensione della propria deviazione dalla tradizione Agostiniana-Calvinista [11].

Ciò che generalmente i moderni sabbatari argomentano è che gli aspetti cosiddetti “puramente cerimoniali” del sabato erano temporanei. Ciò include lo stesso fondamento per il culto nel sabato, ovvero la punizione per tutte le trasgressioni: la pena capitale. Il fatto che l’attuazione fosse assolutamente e invariabilmente collegata con l’osservanza del sabato non disturba neanche un po’ i rigoristi contemporanei. Più rigoroso di quanto il Nuovo Testamento permetterebbe, il moderno sabbatario è tuttavia troppo umanistico per permettere che qualcosa come la fissa legge veterotestamentaria interferisca con la sua visione lassista dell’attuazione del sabato. Non viene offerta nessuna argomentazione esegetica per spiegare perché l’unità veterotestamentaria dell’osservanza e dell’attuazione del sabato possa essere spezzata; è semplicemente dato per scontato. I sabbatari meramente assumono che Dio sia in qualche modo onorato dai loro disagi domenicali mentre una violazione dei suoi provvedimenti specifici per l’attuazione del sabato gli portano simultaneamente molta gloria.

Egualmente “cerimoniali” sono i provvedimenti concernenti il debito degli anni sabbatici, nei quali tutti gli schiavi dovevano essere liberati e tutti i debiti cancellati nel settimo anno. La terra doveva essere messa a maggese. Così troviamo auto-proclamati rigorosi sabbatari che sono in debito per sette volte sette anni o che sfruttano la loro terra spietatamente; tuttavia si gloriano del loro rigore. La loro rivendicazione si posa sul fatto che non lavorano per denaro la domenica, e non guardano la sfida tra i Green Bay Packers contro i Cleveland Browns in televisione. Di domenica alcuni di loro neppure ascoltano alcun programma radio o leggono il quotidiano. E i veramente santi tra di loro non leggono nemmeno l’edizione del lunedì mattina, sapendo che è stata stampata di domenica.

Naturalmente, i tifosi sabbatari del lunedì mattina che quantomeno godono leggere dalla partita Packers-Brown, malgrado sia immorale guardarla o giocarla, sono risentiti per il rigore dei loro colleghi sabbatari che rifiutano di leggerne il resoconto del lunedì pomeriggio (come ho già detto l’edizione del mattino, non va letta). Pensano che gli altri siano dei “legalisti” mentre gli estremisti che seguono le implicazioni della propria posizione ovviamente vedono i loro fratelli più deboli come “latenti antinomisti”. Gli uomini sono così: chi si risente perché gli sono stati pestati i piedi chiama il fratello “legalista”; chi gode nel pestarli si risente per le ovvie incoerenze di tutti gli altri. È troppo spesso una questione del bue di chi venga incornato (o, per restare con l’analogia, il bue di chi sia finito in quale fosso).

Quali sono le implicazioni dell’osservanza del sabato? Senza dubbio aveva maggiore significato per l’antica cultura ebraica di quanto chiunque di noi possa comprendere. Nel mondo moderno troveremmo la piena attuazione del riposo sabbatico, come praticato nell’antico Israele, enormemente dirompente dei modelli di vita a noi familiari. Pertanto, ho scelto di limitare la mia indagine alle sole implicazioni più ovvie per la singola sfera dell’economia. Questa ristretta concentrazione non copre in alcun modo l’ampio impatto dei provvedimenti del Vecchio Testamento per il sabato per altre sfere di società umana: famiglia, governo, esercito militare, e così via. In ogni caso, le implicazioni dell’osservanza del sabato per il ristretto reame economico dovrebbe essere sufficientemente sconcertante per quelli che amano pensare di se stessi come a dei rigorosi sabbatari. Si spera che saranno costretti a riconsiderare le loro azioni o la loro definizione del sabato come si applica alla nostra epoca.

Il passo che introduce questo saggio, Esodo 35:2, 3, presenta i provvedimenti generali per la messa in atto del sabato ebraico. Accendere il fuoco durante il sabato era un reato capitale. I commentatori ortodossi hanno assunto due punti di vista basilari di questo passo. Primo, che “accendere” deve aver fatto riferimento al far partire un fuoco, letteralmente e figurativamente da zero. Era un compito difficile accendere un fuoco una volta che s’era spento, e ciò costituiva un lavoro in più che avrebbe potuto essere evitato semplicemente accudendo il fuoco domestico che avrebbe dovuto essere acceso il giorno prima. Il secondo punto di vista sostiene che “accendere” fa riferimento ad un fuoco utilizzato in un’attività, come nel caso di un fabbro. Quest’ultimo punto di vista è singolarmente poco convincente. [Una terza possibilità: che non ci fossero fuochi accesi in Israele, nemmeno nel freddo inverno, è poco probabile alla luce dell’interpretazione liberale di Gesù dell’osservanza del sabato (Mt. 12:1 s.)]. Pertanto, sembra ragionevole assumere che fosse illegale accendere un fuoco di sabato, ma legittimo mantenere attivo il fuoco di ieri.

Il caso presentato in Numeri 15 dovrebbe essere interpretato in quest’ottica. Una proibizione contro l’accensione di un fuoco doveva applicarsi egualmente alla raccolta di materiali che potevano essere usati per accendere tale fuoco. Dio rese chiaro agli ebrei che tale estensione del principio generale era obbligatoria.

Mentre i figli d’Israele erano nel deserto, trovarono un uomo che raccoglieva legna in giorno di sabato. Quelli che l’avevano trovato a raccogliere legna lo portarono a Mosè, ad Aaronne e a tutta l’assemblea. E lo misero in prigione perché non era ancora stato definito che cosa fargli. Poi l’Eterno disse a Mosè: «Quell’uomo deve essere messo a morte; tutta l’assemblea lo lapiderà fuori del campo». Così tutta l’assemblea lo portò fuori dell’accampamento e lo lapidò; e quello mori, come l’Eterno aveva ordinato a Mosè (Nu. 15:32-36).

Questo passo è cruciale per la comprensione di ciò che gli statuti del sabato richiedevano al popolo pattizio di Dio. La violazione del sabato in una questione così “piccola” come la raccolta di arbusti secchi implicava il colpevole in un reato capitale. Giudizialmente non c’era differenza tra questo reato e l’omicidio. Ambedue richiedevano la pena di morte. Il moderno sabbatario , citando a sostegno della propria posizione i riferimenti al sabato del Vecchio Testamento, coinvolge la sua posizione inevitabilmente con questo passo. Gli è richiesto di considerare la minima violazione del sabato con lo stesso orrore con cui considererebbe l’assassinio di un membro della sua famiglia. Tutte le trasgressioni, dalla raccolta di legna fino al football professionistico devono essere considerati reati capitali. Non si sfugge a questa situazione: se gli standard della prassi ebraica meritano d’essere proclamati, allora i requisiti della giurisprudenza ebraica meritano d’essere messi in atto. Mentre il nostro codice civile contemporaneo al presente non impone la pena di morte a chi viola il sabato, i sabbatari coerenti non dovrebbero riposare gli altri sei giorni della settimana finché il governo civile non sia persuaso ad imporre tale sanzione contro i violatori. Se la legge pattizia è vincolante, anche l’applicazione della legge pattizia è egualmente vincolante. L’uomo che devii da questo principio è, biblicamente, un antinomista [12]. Qualsiasi indulgenza cosiddetta “umanitaria” nell’applicazione della legge biblica non è meno una violazione dell’assoluto standard di giustizia di Dio dell’aperta negazione della validità dello standard giuridico in questione. Come minimo, dovrebbe essere considerato opportuno che fintantoché il codice civile possa essere cambiato, qualsiasi denominazione o congregazione che proclami la legge del sabato come vincolante debba applicare la legge del sabato a tutti i suoi membri mediante il procedimento della minaccia di scomunica. Se si assuma in qualsiasi modo che i criteri ebraici dell’osservanza del sabato siano applicabili ai tempi del Nuovo Testamento, allora le chiese devono considerare i trasgressori del sabato con lo stesso orrore con cui considerano (o dovrebbero considerare) assassini, rapitori, e sodomiti.

La chiese, come tutti sanno, non considerano né hanno mai considerato in questo modo i violatori del sabato. Paolo giunse al punto di annunciare la dottrina che “L’uno stima un giorno più dell’altro, e l’altro stima tutti i giorni uguali; ciascuno sia pienamente convinto nella sua mente” (Ro. 14:5). Egli non disse, e bisogna evidenziarlo, che il giorno o i giorni in questione fossero qualcosa chiamata “Nuove lune ebraiche o giorni sabbatici”, come hanno cercato d’argomentare degli studiosi sabbatari disperati. Ha detto semplicemente giorno [13]. Una tale opzione della coscienza cristiana non era disponibile al raccoglitore di legna di Numeri 15. Questo deve portarci alla conclusione che l’applicazione del principio del sabato in tempi del Nuovo Testamento sia radicalmente diverso da ciò che era richiesto ai tempi del Vecchio Testamento. Similmente, Paolo chiede all’individuo cristiano di decidere; il sistema ecclesiale che viola questo diritto di coscienza è in aperta violazione dello standard del Nuovo Testamento. Una chiesa può far osservare la partecipazione ad un servizio liturgico domenicale; non ha diritto di fare più di questo. I diritti della coscienza individuale in questo particolare caso non possono essere violati da nessuna autorità ecclesiastica.

Se si accetta la contorta esegesi dei sabbatari, e l’appello alla coscienza di Paolo non è considerato applicarsi al sabato settimanale (con l’esegesi forzata che vale anche per Colossesi 2:16-17), compare un dilemma enorme: o gli standard di osservanza del sabato della chiesa sono in violazione di quelli molto più rigidi del Vecchio Testamento, oppure i provvedimenti che si credono ipoteticamente corretti al presente non sono messi in atto, e sono rimasti tali per almeno gli ultimi due secoli. Più ancora, risulta che che siano completamente inattuabili. I credi (le convinzioni ufficiali) sono meno rigorosi del Vecchio Testamento; l’attuazione ecclesiastica contemporanea è meno rigorosa dei credi. Il sabbatario che cerchi di sfuggire a questa realtà si sta illudendo. Inoltre, ciò che è accaduto nel caso dall’applicazione di questi provvedimenti — veterotestamentari o dei credi — da parte del governo civile è immensamente peggiore. Il sabbatario non può evitare neppure questo problema. Se trova facile ignorare la mancata applicazione delle leggi sul sabato da parte del governo, allora deve essere parimenti indifferente davanti alla mancata attuazione da parte dello stato delle leggi bibliche concernenti matrimonio, prostituzione, omosessualità, furto, e quasi ogni altra cosa possa essere d’interesse dei Dieci Comandamenti. L’uomo che prenda alla leggera il lassismo statale nell’applicare alcuna o tutte queste leggi è semplicemente un antinomiano. Se crede che le leggi del sabato abbiano validità, ma non è per nulla preoccupato dal pensiero che lo stato non abbia fatto correttamente il proprio lavoro in questo campo, sta disprezzando il principio scritturale della legge: una legge che merita d’essere proclamata merita d’essere applicata.

Si dovrebbe pure notare che una settimana lavorativa di cinque giorni è una chiara violazione delle leggi del sabato. Il Signore non ha offerto a nessuno l’opzione di prendersi un giorno di festa durante la settimana. “Sei giorni lavorerai”, ha comandato, checché ne dicano i sindacati. Vediamo la chiesa applicare quel comando! I Puritani lo fecero: furono minacciati di prigione se lo predicavano o seguivano [14]. Loro il rischio se lo presero.

Sabbatari e Combustibile

Il raccogliere legna è un ottimo esempio di casuistica ebraica come era da applicarsi alla luce dei requisiti generali del Decalogo: dimostra, forse meglio di qualsiasi altra situazione, le implicazioni del quarto comandamento per la nazione ebraica. Cos’era implicato nella raccolta di legna? La legna poteva essere usata per almeno quattro scopi:

1. Riscaldare la casa
2. Illuminare la casa
3. Cuocere i pasti
4. Venderla per gli utilizzi 1-3

Per quanto riguardava l’utilizzo effettivo, il caso di Numeri 15 si applicava più alla vita quotidiana della donna ebrea che a quella dell’uomo della famiglia. È più spesso l’uomo e il suo lavoro ad essere il centro dell’interesse del moderno sabbatario, ma non era necessariamente così in una comunità rurale, pre-industriale. La raccolta di legna era più probabilmente compito dei bambini; le donne l’avrebbero usata per incombenze domestiche una volta raccolta. Gli uomini avrebbero beneficiato sia dalla raccolta che dall’uso della legna, ma in genere non avrebbero avuto molto a che fare col reale maneggio di legna. Potrebbero esserci state alcune eccezioni, naturalmente, ma una eccezione sembra la più probabile, ovvero quella del raccoglitore di professione. Il suo lavoro avrebbe avuto una grande richiesta nel sabato, precisamente nel giorno in cui era messa in atto la proibizione del lavoro. Una donna che non fosse riuscita a raccoglierne durante la settimana avrebbe potuto acquistarne da un professionista.

In Numeri 15 non ci è detto che l’uomo in questione facesse questa professione, ma la severità della punizione avrebbe chiaramente reso più pericolosa la nascita di una classe di tali professionisti. C’era bisogno di una punizione dura, essendo uomini e donne ciò che sono. C’è sempre una soddisfazione nel violare i comandamenti di Dio se si è peccatori, e se quella violazione porta anche con sé certi apparenti benefici al di la e al di sopra del mero piacere dello spregio, meglio ancora. Le proibizioni del sabato implicavano costi pesanti per chi obbediva; l’applicazione del sabato richiedeva pene severe, con ciò aggravando i violatori con alti costi nella forma di alto rischio.

Quali erano i costi del sabato? Per l’uomo era la perdita di tutto il reddito — monetario (meno probabile in una società rurale), psicologico, o in proprietà fisica— per quel giorno. Ma pagavano anche le donne. Dovevano raccogliere tutta la legna in anticipo durante la settimana. Significava più lavoro durante la settimana, o in termini di tempo o aumentando l’intensità di lavoro o entrambi. Se il giorno di lavoro non fosse stato allungato o intensificato, altri adempimenti che sarebbe stato desiderabile compiere avrebbero dovuto essere accantonati, e anche quello, come ogni moglie sa, implica dei costi (specialmente se il marito o la suocera se ne accorgono). Ci sarebbe sempre stata la tentazione di rinunciare alla raccolta della legna durante la settimana. Specialmente se un professionista fosse passato di lì con un carico di legna nel sabato per un prezzo ragionevolmente conveniente. Se il suo prezzo fosse stato inferiore a quello stimato dalla donna per raccogliere la legna in anticipo durante la settimana, ci si poteva aspettare un accordo conveniente. Imponendo una forma di punizione rigorosa e permanente sul violatore, la comunità riuscì a forzare in alto il prezzo della legna; il rischio sarebbe stato così alto che pochi professionisti sarebbero sopravvissuti. Quante donne avrebbero potuto o voluto pagare il costo? Sarebbe stato più economico acquistare la legna o raccoglierla anticipatamente nella settimana. La raccolta della legna fu resa un’improbabile fonte di impiego conveniente nel sabato. Poiché il mercato della legna durante il sabato era limitato a causa dei prezzi alti dovuti al rischio, le opportunità di tentazione erano con ciò ridotte al minimo. Non conveniva a nessuno violare il sabato ed era troppo oneroso assumere qualcuno per farlo.

Nella misura in cui le pene per la trasgressione siano indebolite in un caso come questo, diventa una questione di coscienza violare il sabato o pagare qualcun altro per farlo. La coscienza rimane senza la protezione del maggior costo economico per far agire un uomo in modo santo. Nella metà del ventesimo secolo, il riposo di sabato si fonda principalmente sulla tradizione e sul sindacato; dove queste restrizioni siano superate, la coscienza è la sola barriera contro la violazione dell’applicazione veterotestamentaria del principio del sabato. Uomini che valutino l’agio meno che altre forme di reddito tenderanno a cercare impiego nel sabato, specialmente se il mercato restringe, per l’una o l’altra ragione, l’ingresso di operai in competizione. Il pagamento di “straordinarie” aggiunge incentivo.

Se accettiamo il principio che sia sbagliato per noi assumere un’altra persona per commettere un crimine per nostro beneficio e suo profitto, ne conseguono certe implicazioni. Le violazioni del sabato sono reati capitali. Se i rigorosi sabbatari considerano vincolanti i provvedimenti del Vecchio Testamento, allora è sbagliato assumere un uomo per violare il sabato quanto assumere qualcuno da Omicidi S.r.l. per uccidere un vicino. L’esecuzione del crimine e la colpa di chi commissiona il lavoro sono eguali in entrambi i casi. I crimini capitali sono di capitale importanza. Se il sabato ebraico è moralmente vincolante oggi, lo sono pari pari anche le sue implicazioni e applicazioni.

Ho udito dei cristiani accusare dei confratelli cristiani di aver violato il sabato perché quest’ultimi hanno osato andare a mangiare al ristorante dopo le funzioni religiose. Si suppone che lo stesso valga per quelli che acquistano cibo al supermercato nel sabato. Perché dovrebbe essere una violazione? Chiaramente, sulle basi che è una violazione del sabato incoraggiare la violazione di un altro pagandolo per restare aperto per affari. Se gli standard del sabato ebraico sono vincolanti, entrare in un luogo di mercato di sabato è moralmente un crimine capitale e un’abominazione agli occhi di Dio. Pertanto, pastori ed anziani devono dire al loro gregge di astenersi dal fare acquisti di qualsiasi sorta nel sabato [15]. Se un uomo desidera prendere gli standard perfino della Confessione di Fede di Westminster (un documento pre-industriale, bisognerebbe sottolinearlo) in tutto il suo rigore pre- industriale, allora dovrebbe incoraggiare i suoi anziani ad attuare i provvedimenti. Naturalmente, i provvedimenti della Confessione non si avvicinano nemmeno ai requisiti di Numeri 15, vale a dire ai veri standard biblici agli occhi di un coerente sabbatario, ma almeno sono qualcosa. Se i credi sono validi nella loro interpretazione del 1646, allora i criteri di applicazione del 1646 devono essere applicati. Se tali standard non sono applicati, ciò costituisce una chiara ammissione che la chiesa non riconosce più come valida la definizione di sabato del 1646.

Seguiamo con rigore la pista dall’accusa contro “quelli che vanno al ristorante”. Quelle stesse persone che formulano l’accusa si gloriano della loro osservanza del sabato perché loro non vanno al ristorante nel sabato. Loro non fanno la spesa nei supermercati. Loro hanno ammassato le provviste per mangiare a casa assai correttamente, perché se uno è un sabbatario, è proprio l’essenza dell’osservanza del sabato che ammassi le provviste prima del sabato. Ma il Vecchio Testamento richiedeva più che il mero ammassare del cibo. Il passo a cui abbiamo fatto riferimento, Numeri 15, esplicita che non solo il cibo doveva essere ammassato ma anche il combustibile doveva essere ammassato in anticipo; il combustibile per riscaldare la casa, cuocere i pasti, e illuminare la stanza, doveva essere provveduto in anticipo. Agli occhi di un Dio giusto e santo era un crimine capitale raccogliere legna — combustibile— nel suo sabato. Il moderno sabbatario pensa che la sua sia la via del santo patto di Dio semplicemente perché acquista il suo cibo in anticipo; suppone che il suo fratello in Cristo sia un abbietto peccatore perché ha mancato di fare così. Ma sotto i provvedimenti di Numeri 15, sono entrambi soggetti a morte perché entrambi hanno pagato produttori di combustibili specializzati per lavorare di sabato. C’è questa differenza però: l’uomo che entra al ristorante non si sente giusto in sé circa la propria supposta osservanza del sabato, e non ha lanciato accuse contro i suoi consimili cristiani. Ha indubbiamente violato i provvedimenti per il sabato di Numeri 15, ma quella è la misura della sua colpa. I moderni sabbatari che ho incontrato troppo spesso violano sia il sabato sia il comandamento contro la maldicenza, o quantomeno indulgono nel “giudizio del sopracciglio alzato e della lingua rumorosa”. Trascurano l’avvertimento di Cristo: “Non giudicate, affinché non siate giudicati. Perché sarete giudicati secondo il giudizio col quale giudicate” (Mt. 7:1, 2a).

La stessa architettura delle nostra chiese è una permanente testimonianza della riluttanza dei cristiani contemporanei d’accettare le implicazioni del sabato. Noi riempiamo tutti i nostri edifici con ogni sorta di apparecchiature elettriche; riscaldiamo e raffreddiamo le stanze a un confortevole 21 gradi, estate e inverno. Spesso ci gloriamo dell’efficenza della tecnologia moderna, dimenticando che molti uomini e donne devono andare a lavorare e far funzionare le macchine che provvedono l’energia — il combustibile — per i nostri dispositivi. Questi lavoratori stanno commettendo crimini sabbatari capitali ogni domenica, e ogni cristiano sabbatario che utilizzi questi dispositivi, salvo per qualche legittima emergenza, sta mandando la gente all’inferno ogni domenica, mattina e sera, quando siede nella comodità della sua chiesa con l’aria condizionata. Se i credi dei sabbatari sono corretti, allora i sabbatari condannano settimanalmente altri alle fiamme del tormento eterno, solo per potersi sedere nella comodità dei loro 21 gradi.

Naturalmente, i sabbatari possono sempre difendere una temperatura di 21 gradi nel nome di un’emergenza vitale. Può essere visto da qualcuno come l’equivalente di un bue che è caduto nel fosso. Chiese gelate allontanerebbero non credenti d’inverno; chiese soffocanti lo farebbero d’estate. Forse quest’argomento è legittimo, se quella è realmente la ragione per cui riscaldiamo le nostra chiese. O forse i nostri corpi realmente non riuscirebbero a sopportare ciò che i nostri antenati puritani sopportarono per stabilire il culto riformato in America; forse non riusciremmo a sopportare chiese talmente fredde che il pane della comunione indurirebbe congelato. Magari moriremmo se le nostre presenti comodità tecnologiche ci fossero tolte (come gli apocalittici pessimisti hanno asserito essere una prospettiva del futuro prossimo). Ma se la mera comodità è la nostra difesa per i nostri sistemi di riscaldamento che consumano energia elettrica, allora non stiamo dando molto peso ai nostri credi sabbatari. È diventato nel complesso troppo di moda adattare le interpretazioni del sabato ad ogni nuova scoperta tecnologica; I sabbatari stanno religiosamente aggrappati a standard scritti secoli fa, mentre violano regolarmente i termini di quei credi. È schizofrenico. La dicitura dei credi dovrebbe essere alterata altrimenti i sabbatari dovrebbero alterare la loro facile accettazione di tecnologie radicalmente non-sabbatarie.

Quest’appello non dovrebbe essere considerato qualcosa di nuovo. Fu fatto da uno dei più coerenti sabbatari nella storia della chiesa Protestante post-riforma: Robert Murray McCheyne. Egli non ha usato mezzi termini nella sua condanna dei suoi colleghi cristiani:

Non sapete voi, e tutto il sofismo dell’inferno non lo può confutare, che lo stesso Dio che ha detto “Non ucciderai” ha detto anche “Ricordati il giorno di sabato per santificarlo”? L’assassino che è trascinato sul patibolo, e l’affabile trasgressore del sabato sono uno agli occhi di Dio.

Andrew Bonar ha preservato gli insegnamenti di McCheyne sulla questione del sabato nelle sue Memoires of McCheyne, e chi si auto-proclama rigido sabbatario farebbe bene a ponderare ciò che McCheyne scrisse. Se gli standard di Numeri 15 sono ancora in vigore, come può un uomo che proclama il sabato sfuggire alla forza delle parole di McCheyne? McCheyne vide chiaramente ciò che avrebbe significato la rivoluzione industriale. Egli sfidò il diritto delle ferrovie di funzionare la domenica ma non fu seguito dai suoi colleghi sabbatari in Scozia. Essi scelsero, come da allora i sabbatari hanno scelto, di voltare le spalle alle implicazioni del loro credo, mentre proclamano vanamente la validità di quel credo. McCheyne ha qualcosa da dire a quelli che oggi godono dell’avere altri al lavoro per provvedere loro combustibile a prezzi ragionevoli:

Uomini colpevoli, che sotto Satana, state portando avanti la profonda, tenebrosa falange dei trasgressori del sabato, la vostra è una posizione solenne. Voi siete ladri. Voi derubate Dio del suo santo giorno. Voi siete omicidi. Voi uccidete le anime dei vostri servitori. Dio ha detto: “Non farai in esso alcun lavoro, né tu, né il tuo servo”; ma voi obbligate i vostri servi a trasgredire la legge di Dio, e a vendere le loro anime per guadagno.

I sabbatari dovrebbero dare ascolto all’avvertimento di McCheyne. Quelli che si sentono orgogliosi a motivo della loro posizione sabbataria devono considerare le implicazioni di quella posizione. Non ci si può beffare di Dio!

Quando i provvedimenti della Confessione di Fede di Westminster vengano rigorosamente fatti osservare, allora il dibattito sul sabato può assumere un qualche significato altro dal fare giochetti teologici. Allora, e solo allora, le questioni saranno delineate chiaramente e onestamente. Quando gli anziani della chiesa cominciano a casa a seguire gli standard sabbatari del Vecchio Testamento, e quando impongono tali standard alle loro mogli recalcitranti le quali amano le loro cucine a gas, la loro acqua corrente, la loro aria condizionata, allora i non-sabbatari rimarranno impressionati. Spengano le loro apparecchiature elettriche, o acquistino un generatore per provvedere l’elettricità. Spengano il gas naturale o acquistino in anticipo del butano. Smettano di telefonare ai loro amici per “comunione cristiana”, in modo che le linee siano lasciate libere per le chiamate di vera emergenza. Smettano d’usare le poste il venerdì, sabato e domenica, in modo che i postini e i cernitori non debbano perdere la loro osservanza del sabato. In breve, chiudano gli occhi alle trasgressioni di altri fintantoché la chiesa, come forza disciplinante, comincia a far osservare requisiti più rigorosi a tutti i membri, cominciando dal vertice della gerarchia e da lì a ricaduta. Ogni giustizia autonoma sia abbandonata finché le piene implicazioni dell’economia dall’osservanza del sabato sono affrontate a viso aperto. Finché non viene quel momento, i non-sabbatari continueranno ad essere simultaneamente divertiti ed inorriditi dal meschino modo di pensare e dalla confidenza nella propria giustizia di quelli che ipocritamente chiamano se stessi rigidi sabbatari ma che sono infedeli a quegli stessi standard che cercano d’imporre agli altri. Somigliano molto ai giudaizzanti dalla mente doppia di Galati 6:12, 13. Il non-sabbatario non riuscirà a prendere sul serio i rigorosi sabbatari fintantoché questi non imporranno a se stessi i considerevoli costi economici dell’osservanza del sabato. Fino ad allora, il dibattito sul sabato rimarrà ben che vada una farsa, mal che vada un imbarazzo per la chiesa di Cristo.

Ripensare la questione del sabato implicherà un ripensamento dell’intera civiltà occidentale industrializzata. Per certo implicherà la messa in discussione dei due ultimi secoli di rapida crescita economica. I rigorosi sabbatari dovrebbero almeno essere consapevoli dei possibili affetti delle loro proposte. Se il mondo dovrebbe essere fatto conformare agli standard cristiani della legge biblica, e se gli standard delle pratiche sabbatiche ebraiche sono, di fatto, ancora la regola per la dispensazione cristiana, come si imporrebbero questi standard alla popolazione più ampia? Non renderebbe impossibile la nostra versione di società industriale specializzata? In altre parole, se tali standard fossero stati implementati nei due secoli scorsi, questa civiltà, che la maggior parte dei cristiani moderni accetta per quanto concerne le sue comodità tecnologiche, sarebbe venuta all’esistenza? Quanto della tecnologia domenicale economicamente vantaggiosa, efficiente, saremmo costretti a distruggere? [16]. Ho il sospetto che i costi sarebbero considerevoli. È ora che i rigorosi sabbatari calcolino quei costi.

Note:

1 Su Gouge, vedi Richard Schlatter, The Social Ideas of Religious Leaders, 1660-1688. London: Oxford University Press, 1940, pp. 129, 137.

2 La Confessione di Fede di Westminster, cap. xxi; Catechismo Maggiore, domande 115-121.

3 M. M. Knappen, Tudor Puritanism; Chicago: University of Chicago Press, [1939] 1965, pp.444-445.

4 Su Agostino e Ireneo, vedi Knappen, ibid., p. 443. Il punto di vista di Calvino si può vedere nel suo Commentario su Ebrei, cap. 4; cfr., Tracts and Tratises; Grand Rapids: Eerdmans, 3 Vols., 1958, II, 61-62. La sua ambivalenza in Tracts è in contrasto con la sua più rigida esegesi di Esodo 20:8 s.

5 Christopher Hill, Society and Puritanism in Pre-Revolutionaty England; New York: Schocken, 1967, p. 155s.

6 Knappen, Tudor Puritanism, p. 447.

7 Ibid., p. 448.

8 Hill, Society and Puritanism, pp. 168-170.

9 Nathaniel B. Shurtleff, editore, Records of the Governor and Company of the Massachusetts Bay in New England; Boston: Commonwealth of Massachusetts, 1854, vol. IV, pt. I, p. 366.

10 Hill, Society and Puritanism, p. 159.

11 Hill erroneamente attribuisce la posizione tardo-Puritana sul sabbatarsimo a Calvino, malgrado sia costretto ad ammettere che la disposizione di Calvino di giocare a bocce la domenica preoccupava i sabbatari più zelanti. Diversamente da Knappen, mostra poche evidenze d’aver letto gli scritti dello stesso Calvino sul sabato. Egli scrive in una nota a piè della stessa pagina che “[Richard] Baxter era anch’egli un po’ a disagio nel suo tentativo di dare spiegazioni soddisfacenti sulla lassismo di Calvino e Beza”. (Hill, Ibid., p. 170). È probabilmente comprensibile che Hill, come studioso marxista, specializzato in storia inglese del diciassettesimo secolo, non sia stato famigliare con gli scritti di Calvino. Non c’è giustificazione per la dichiarazione del Professore John Murray di Westminster Seminary, in un disperato tentativo di evitare la forza della visione del sabato di Calvino, che i concetti di Calvino erano semplicemente stati male interpretati. Il retaggio scozzese di Murray semplicemente non si sarebbe conformato all’insegnamento “lassista” di Calvino perciò ha scelto di riscrivere Calvino. Vedi la lettera di Murray all’editore: The Presbyterian Guardian, giugno 1969. Sul fantasioso, ridicolo rigore dei sabbatari scozzesi del diciassettesimo secolo, vedi Hill, p. 183.

12 Questa è stata la mia accusa basilare ai Neo-Dooyeweerdiani sia d’Olanda che della comunità calvinista di lingua inglese. Per questioni specifiche vedi il mio saggio, “Social Antinomianism”, International Reformed Bulletin, Ott. 1967.

13 C’è qualche prova che le traduzioni della King James delle parole greche ed ebraiche per “mese” furono incorrettamente tradotte “luna” in un numero limitato di casi, incluso Colossesi 2:16. Su questo punto, vedi Curtis Clair Ewing, Israel’s Calendar and the True Sabbath; Los Angeles: The National Message Ministry, 1958, pp. 7-8.

14 Hill, Society and Puritanism, p. 155 s.

15 La totale confusione di molti pastori sabbatari si nota nella loro proibizione di pagare qualsiasi libro acquistato dal colportore di chiesa di domenica. Il libri si possono prtare a csa ma non pagati fino a lunedì o più tardi. Una transazione economica fatta a credito non è considerata transazione economica se riguarda il coportore. Però, un acquisto di combustibile o di qualsiasi altro bene comperato a credito di domenica è considerato dagli stessi pastori una flagrante violazione del sabato. Chiunque possa trarre un senso da queste due posizioni è un rivale dei teologi della scolastica medievale.

16 Un ovvio esempio è l’industria metallurgica. I costi di spegnere un impianto e poi farlo ripartire sono proibitivi. L’acciaio non potrebbe essere prodotto in tali condizioni. L’energia necessaria per portare a regime una fonderia, senza calcolare le ore di lavoro perse, costringerebbe i produttori a cessare la produzione. Ancora una volta, i rigidi sabbatari sarebbero costretti a considerare la produzione d’acciaio come un caso d’emergenza. Di fatto, qualsiasi cosa che implicherebbe maggiore scomodità di quanta i sabbatari di ogni generazione siano abituati a sopportare è gettato in quella classificazione polivalente in continua crescita: “servizio d’emergenza”.


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