INDICE:

 

Il Settimo Comandamento

10. Sesso e Religione

 

L’associazione di sesso e religione è comune, e più di qualche scrittore ha tentato di far risalire tutte le religioni al culto fallico. Che ci sia frequentemente un stretta connessione tra sesso e religione si può concedere: i culti della fertilità si trovano in ogni parte del mondo, passato e presente. La Scrittura infatti dichiara che questa relazione è un attributo delle false religioni. San Paolo dichiarò, dell’uomo non rigenerato:

Dichiarandosi di essere savi, sono diventati stolti, e hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Dio in un’immagine simile a quella di un uomo corruttibile, di uccelli, di bestie quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità nelle concupiscenze dei loro cuori, sí da vituperare i loro corpi tra loro stessi. Essi che hanno cambiato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura, al posto del Creatore che è benedetto in eterno. Amen (Ro. 1: 22-25).

Come notò Murray di questo testo: “La degenerazione religiosa ha per pena l’abbandono all’immoralità; il peccato nell’ambito religioso viene punito col peccato nella sfera morale”. Questa non è solo “una legge naturale di causa ed effetto operativa nel peccato”, in più è l’atto di Dio:

C’è la positiva inflizione di abbandono a ciò che è completamente alieno e sovversivo del rivelato buon compiacimento di Dio. Il dispiacere di Dio è espresso nel suo abbandono delle persone interessate a una coltivazione più intensificata e aggravata della lussuria del loro cuore col risultato che raccolgono per se stessi un corrispondete maggior dazio di vendetta retributiva.[1]

La correlazione tra sesso e religione è dunque reale; è un’aspetto della rivolta dell’uomo contro Dio. Quando l’uomo si volge all’auto-adorazione, finisce con l’adorare i propri vizi sessuali. Rifiutando di riconoscere la potenza di Dio come Signore e Creatore, adora i propri poteri genitali come creatore.

Un interessante esempio di questo fu citato da Herbert Asbury, nel suo resoconto del The Barbary Coast. Dopo il terremoto nella penisola di San Francisco il 18 aprile, 1906, la reazione di molti uomini fu di cercare conforto nel sesso. Nella vicina Oakland, anch’essa scossa malamente, il capo della polizia, Walter J. Peterson, dichiarò, delle case di prostituzione: “Durante tutta la giornata e di notte ci furono uomini allineati, una fila di parecchi isolati che aspettavano davanti alle case, come fossero biglietterie di teatro di una serata popolare”.[2] Quando un’epoca si avvicina alla morte, le attività sessuali dell’uomo diventano ancor più intensamente perverse perché la sua fame religiosa è aumentata e il sesso è il suo dio surrogato.

Ma non è tutto: contemporaneamente l’uomo comincia a giustificare la propria depravazione religiosa e morale.

Il concetto moderno di orgia deve essere rigettato a tutti i costi perché assume che quelli che vi hanno partecipato non abbiano alcun senso di modestia, o comunque molto poco. Questo concetto superficiale implica che gli uomini di antiche civiltà avessero qualcosa d’animale nella loro natura. Per certi versi è vero che questi uomini sembrano più vicini di noi agli animali, e si sostiene che alcuni di loro condivisero questa sensazione di parentela. Ma i nostri giudizi sono collegati all’idea che i nostri peculiari modi di vivere meglio dimostrano la differenza tra l’uomo e gli animali. Gli uomini primitivi non si paragonavano con gli animali nello stesso modo, ma anche se videro gli animali come fratelli, le reazioni sulle quali si basava la loro umanità non erano meno vigorose delle nostre … Questa è la ragione per cui quando discutiamo l’orgia in modo molto generico non abbiamo argomenti per vederla come una pratica abbandonata ma al contrario dovremmo considerarla un momento si estrema tensione, disordinata senza dubbio, ma allo stesso tempo un momento di febbre religiosa. Nel mondo sottosopra dei giorni di festa l’orgia avviene nell’istante in cui la verità di quel mondo rivela la sua forza soverchiante. La violenza baccanale è la misura dell’erotismo incipiente il cui dominio è originariamente quello della religione.

Ma il vero dell’orgia ci è pervenuto attraverso il mondo cristiano nel quale i criteri sono stati ancora una volta rovesciati. I sentimenti religiosi primitivi trassero lo spirito di trasgressione dai tabù. Il sentimento religioso cristiano ha in linea di massima contrastato lo spirito di trasgressione. La tendenza che permette ad uno sviluppo religioso di procedere dentro al cristianesimo è connessa a questi punti di vista relativamente contraddittori.

È essenziale determinare quali siano stati gli effetti di questa contraddizione. Nella mia opinione, se il cristianesimo avesse voltato le spalle al movimento fondamentale che diede vita allo spirito di trasgressione avrebbe interamente perso il proprio carattere religioso.[3]

Con orgia Bataille intende ovviamente le festività religiose dell’antichità che richiedevano la pratica religiosa di azioni di caos: adulterio, omosessualità, incesto, rapporti con animali, saccheggi, uccisioni e una generica depredazione. Questo religioso spirito di trasgressione è descritto da Bataille:

Ma la caratteristica più costante dell’impulso che ho chiamato trasgressione è di produrre ordine da ciò che è essenzialmente caos. Introducendo la trascendenza in un mondo organizzato, la trasgressione diventa un principio di disordine organizzato.[4]

Per questi culti del caos, ogni azione dell’uomo era santa e sacra, perché l’uomo era in continuità con la divinità dell’essere. Ma il cristianesimo, secondo Bataille, ha desacralizzato l’uomo e il mondo: “ha ridotto il sacro e il divino a un Dio discontinuo e personale, il Creatore”.[5]

Come conseguenza, c’è un movimento a ripristinare l’ “amore” al suo posto “appropriato” nella vita dell’uomo, cioè ad un posto di “libera” espressione. Si sostiene che “L’amore spalanca potenzialità illimitate”.[6] Secondo il Dr. Charles Francis Potter: “La vita è l’unica meraviglia, solo la vita è divina”7 Ciò significa che la vita, con la sessualità della vita, è al di la della legge, perché essa stessa divina. A quel punto il sesso viene adorato: Goldberg lo chiama “il sacro fuoco”. Del culto del sesso, egli scrive:

Eppure, il culto del sesso fece per l’uomo più di questo. Fu il redentore della sua anima imprigionata. Provvide uno sbocco per quelle passioni sessuali che la razza aveva conosciuto nella sua infanzia, ma che più tardi furono apparentemente scacciate dal suo cuore e dalla sua mente. Il loro ricordo può essere persistito perché non erano state completamente cancellate dalla terra. In ogni evenienza, il desiderio era lì, che covava sotto il mucchio di soppressioni.

Un tempo, l’uomo fu sessualmente un libero agente. Poteva accoppiarsi con qualsiasi femmina avesse incontrato. Ora, era in catene. Il culto del sesso venne a spezzare le catene, anche se solo per breve tempo, riportare l’uomo alla libertà che era stata sua. Ciò che era proibito alla luce del sole nella macchia non solo era permesso, ma, di fatto, divenne un dovere nel tempio degli dèi.

Quando, nel tempio, l’uomo fu libero di fare come gli pareva sessualmente, gli piacque farlo con tutta la libertà possibile.[8]

Come risultato, abbiamo studiati attacchi religiosi alla legge morale biblica. Primo, viene preteso il relativismo morale; ci viene detto che ognuno deve essere giudicato nei termini dei propri standard. Secondo Danielsson:

Accusare i polinesiani d’essere immorali secondo i nostri standard occidentali cristiani è ovviamente irragionevole quanto per loro condannarci perché non osserviamo le regole dei tabù polinesiani. La giustizia elementare richiede che noi impieghiamo il codice morale proprio di ogni popolo come standard per cercare di giudicare la loro condotta, e se facciamo di questo il nostro punto di partenza e paragoniamo il modo in cui i polinesiani osservano i canoni di comportamento esistenti col nostro standard morale, siamo noi a doverci vergognare.[9]

Danielsson si appella alla “giustizia elementare”, ma non è una giustizia che ogni cristiano possa riconoscere, perché egli ha ridefinito la giustizia e la moralità in termini umanisti, relativisti. Danielsson non solo propone l’anarchia morale, ma nega a quelli che differiscono da lui ogni diritto di dissentire. La sua esortazione alla tolleranza è pertanto fondata in una radicale intolleranza.

Secondo, questi relativisti poi chiedono, per citare la moglie di un ex ministro della Giustizia Belga, la signora Lilar, un radicale umanesimo: “Una ri-sacralizzazione dell’amore umano”[10] Non sorprende che la signora Lilar fondi il suo pensiero negli antichi culti del caos e nel mito dell’androgino.[11] Non è un difensore della licenziosità, ma lo è ancor meno della legge e del dovere, perché “Il dovere è desacralizzante quanto la licenziosità”. La sua speranza risiede in un amore “libero”, spontaneo, “sacro” che non avrà bisogno della legge:

Si dovrà forse concludere che libertà e fedeltà sono inconciliabili? No. Al contrario, benché una fedeltà forzata e convenzionale possa avere i suoi vantaggi morali e sociali, solo una fedeltà spontanea e amorevole, costantemente rinnovata per essere stata scelta in completa libertà, può rafforzare la coppia nella sua vocazione soprannaturale. Una coppia deve come minimo speculare o scommettere sulla propria capacità di durare. Deve avere fede nel proprio amore, fede nella propria resistenza nel tempo. Se per mala sorte l’amore si estingue, nessun dovere o fedeltà forzata può restituirgli la sua sacralità. Ciò che può accadere allora è una serie di mutui aggiustamenti in un’atmosfera d’associazione, di cameratismo; ma ingannarsi non farà alcun bene — questi aggiustamenti meramente sanzioneranno il passaggio della coppia dall’amore sacro all’amore profano, e questo deve essere considerato uno scadimento.[12]

L’assurdità di questa posizione è che vuole l’anarchia dell’umanista mantenendo la fedeltà del cristiano, una combinazione impossibile.

Ma per tornare al punto fatto da Goldberg, e cioè che il sesso è un “redentore”: questo è sempre più un aspetto della scena moderna. È un serio errore vedere un’epoca come quella attuale, o quella del tardo Romano Impero, come un’epoca di persone “iper-sessuate”. Alla luce dei fatti, i tempi di intensa sessualità sono comunemente anche tempi di bassa vitalità sessuale. Quando Madame de Maintenon superò la settantina, si lamentò che suo marito, Luigi XIV: “pretendeva i suoi diritti coniugali ogni giorno e qualche volta doppi”.[13] Questa lamentela è assai meno probabile in un’epoca di declino. La fine di un’epoca assiste al declino in ogni forma di energia, inclusa l’energia sessuale, e, di conseguenza, l’energia sessuale normale viene rimpiazzata da una frenetica. Si fa ricorso ad estremi di provocazione perché ci vuole di più per stimolare un asfittico e scarso appetito. Ci vuole immensamente di più per eccitare un uomo in un’epoca in declino. La sessualità evidente è pertanto un segno di bassa vitalità. Anche perversione e violenza sono richieste per indurre l’appetito malato. Diventa specialmente importante rigettare tutto ciò ch’è normale, legittimo, e parte dell’ordinato, pio “passato”. Essere influenzati da qualsiasi altra cosa che il momento è ritenuto sbagliato. Così, quando ad Andrei Voznesensky, uno scrittore sovietico, fu chiesto: “Quale poeta russo degli ultimi quarant’anni ti ha influenzato maggiormente?” replicò: “Che domanda. Essere influenzati da vecchi poeti è come essere innamorati di vostra nonna”.[14] In questa prospettiva, l’uomo senza radici è l’uomo redento, e Hollo parla di Henry Miller come su “tetto” del mondo, “ai piedi della scala per il cielo dell’uomo”.[15]

La rettitudine ha radici; è radicata nella legge di Dio e si muove nei termini della storia redentiva, passata, presente e futura. Di conseguenza la rettitudine è la nemica della sessualità religiosa, mentre il male, essendo senza radici e dimentico è puro e santo. Un personaggio di O’Donoghue dichiara: “Non essere così ingenuo da credere che crudeltà e violenza debbano necessariamente avere motivazioni! L’azione malvagia, separata dal comune spento tran tran di pulsioni orientate da obbiettivi, perviene ad una certa purezza del proprio essere”.[16]

In questo modo, è il male, e specialmente il male e la  sessualità pervertita, che in questa prospettiva diventano redentivi. Ci viene detto che il film Teorema (1968-69) è “una strana enigmatica parabola che tratta della corrotta società contemporanea attraverso gli effetti devastanti che uno straniero misterioso, sensuale ha nella famiglia di un industriale”. Il film fu etichettato osceno dal governo italiano (è una produzione italiana), ma “la Chiesa Cattolica lo onorò con un premio (che fu più tardi ritirato)”. Un misterioso straniero fa visita ad una casa e “dà ad ogni membro della casa il tipo di conforto sessuale che ciascuno brama. Lo straniero legge i loro più intimi pensieri e li conforta”. Sono coinvolti un padre, madre, figlio, figlia, e cameriera. Quando lo straniero se ne va sopravviene “un grande vuoto — un abisso intellettuale e spirituale dal quale non può provenire aiuto”. Il padre diventa un omosessuale che erra per le strade nudo, la madre diventa una battona morale; il figlio cerca fuga nella pittura impressionista; la figlia diventa demente, e la cameriera un’eremita religiosa che opera miracoli.

Che senso si può trovare in tutto questo? Lo straniero si deve supporre Dio, il diavolo o nessuno dei due? Queste persone sono così depravate che quando spogliate della loro esistenza borghese non hanno più nulla se non la pazzia?[17]

Il fatto che il misterioso straniero possa essere “Dio, il diavolo, o nessuno dei due” è particolarmente significativo. Il punto è che non c’è discernibile differenza tra Dio e il diavolo, per cui tale misterioso straniero può essere definito ambedue o nessuno dei due. Il valore ultimo e la moralità sono tenuti per incompatibili e perciò in un mondo di bene e di male “Dio o il diavolo” deve derubare gli uomini della loro “artificiale esistenza borghese”. In questo modo, in Teorema il sesso è uno strumento religioso a doppia lama: può portare redenzione, o può portare dannazione a quelli che rifiutano il suo messaggio.

Similmente, il film “I am Curious (Yellow)” un film svedese, è caratterizzato da un radicale disprezzo dell’autorità, espresso sessualmente, secondo il sociologo-psicologo Dr. Charles Winick, un testimone a favore del film nel suo processo americano.[18] Quanto segue lo dice chiaramente: lo scopo di questa sessualità religiosa è lo sprezzo dell’autorità, dell’autorità di Dio, da parte del nuovo dio, l’uomo. Questo sprezzo richiede la religiosa messa in atto del male come questione di principio.[19] In qualche gruppo, oggi, il test d’eccellenza di capacità e di conduzione è la depravazione, la messa in atto di varie azioni depravate.[20] La loro tesi è “la rettitudine di Lucifero” cioè del male.[21] Il loro principio è: un amore per le sconcezze,[22] credere nella propria divinità,[23] e una guerra totale contro ogni legge di Dio.

Tutto ciò non dovrebbe sorprenderci. È una legge dell’essere che l’apostasia religiosa ha conseguenze morali. Come ha reso chiaro san Paolo in Romani 1, l’idolatria dell’uomo risulta inevitabilmente in immoralità, e l’immoralità in perversità e perversioni. Poiché tali uomini abbandonano Dio, egli abbandona loro. Tali uomini cambiano la verità di Dio con una menzogna (Ro. 1:25); “Per ‘una menzogna’ qui è inteso ‘falsi dèi’ che sono la suprema incarnazione della falsità”.24 Il commento di Knox su Romani 1: 24-27 dice in parte:

Lo scopo primario dell’apostolo al momento è di indicare non il peccato, ma il giudizio. Egli vede nella corruzione morale, specialmente nei vizi sessuali innaturali, un segno che “l’ira” ha già cominciato a operare: Dio li ha abbandonati … a impurità. Abbiamo già visto che Paolo concepisce che il peccato e le sue conseguenze hanno il collegamento più stretto possibile; decadimento e morte fecero seguito al peccato altrettanto inevitabilmente di quanto fecero vita e pace sulla giustizia della fede, e di fatto parteciparono dello stesso carattere. Così qui egli vede il prevalere dell’omosessualità, il vituperare i loro corpi tra di loro, come una manifestazione non solo del peccato, ma anche delle sue conseguenze e punizione, cioè, corruzione e morte.[25]

L’umanista si ribella contro Dio per poter esaltare se stesso. La triste ironia del giudizio è che la sua azione lo porta a disonorare se stesso. L’umanista cerca di glorificare e onorare il proprio corpo, ma invece lo disonora apertamente e fa del proprio disonore un fatto pubblico.[26]

Sesso e religione sono pertanto strettamente e inevitabilmente concatenati in ogni fede non-biblica. È il risultato religioso dell’apostasia: l’uomo adora la propria malvagità sessuale ed esalta il proprio disonore facendoli diventare un modo di vivere. L’uomo umanista adora “il momento” e converte “lo spirito di trasgressione” in principio religioso. Tale fede non può creare o perpetuare una cultura, può solo distruggerla. L’uomo deve o ricostruire nei termini del Dio trino o essere rovesciato e messo sotto dall’aratro del suo giudizio.


Note:
1 John Murray: The Epistle to the Romans; Grand Rapids: Eerdmans, 1959, I, 44 s.

2 Herbert Asbury: The Barbary Coast; New York: Garden City Publishing Company, 1935 [1933], p. 263.

3 Georges Bataille: Death and Sensuality, p. 112 s.

4 Ibid., p. 114.

5 Ibid., p. 115.

6 Edward Podolsky in Prefazione a T Clifton Longworth: The Gods of Love, The Process of Early Religion; Westport. Conn.: Associated Booksellers, 1960, p. 23.

7 Charles Francis Potter, introduzione a B. Z. Goldberg: The Sacred Fire, The Story of Sex in Religion; New York: University Books, 1958, p. 11.

8 B. Z. Goldberg: The Sacred Fire, p. 60 s.

9 Bengt Danielsson: Love in the South Seas; New York: Dell Publishing Company, [1956]. 1965, p. 92.

10 Suzanne Lilar: Aspects of Love in Western Society; London: Thames and Hudson [1963], 1965, p. 92. Tradotto con una prefazione di Jonathan Griffin.

11 Ibid., pp. 119-154.

12 Ibid., p. 174 s.

13 Nancy Milford: The Sun King; New York: Harper and Raw, 1966, p. 151.

14 Elizabeth Sutherland: “Interview with Andrei Voznesensky”, Barney Rosset editore: Evergreen Review Reader, 1957-1967; New York: Grove press, inc., 1968, p. 540.

15 Anselm Hollo: “A Varrant Is Out for the Arrest of Henry Miller”, poema in Evergreen Review Reader, p. 538.

16 Michael O’Donoghue: “The Adventures of Phoebe Leit-Geist, Episode X” in ibid., altro lato di p. 473.

17 Dale Mornroe: “Movie Review: Enigmatic ‘Theorema’” in Los Angeles Herald Examiner, venerdì 23 maggio, 1969, p. C-1-

18 I am Curious (Yellow), film di Vilgot Sjoman; New York: Grove Press, 1968, p. 209.

19 Vedi R. E. L. Masters: Eros and Evil, The Sexual Psycopathology of Witchcraft; New York: The Julian Press, 1962, Per un resoconto di questo in un epoca precedente, presentato da un punto di vista umanistico, vedi R: E: L: Masters e Edward Lee: Perverse Crimes in History; New York: The Julian Press, 1963; e Allen Edwardes e R. E. L. Masters: The Cradle of Erotica; New York: The Julian Press, 1963.

20 Vedi Freewheeling Frank; Segretario degli Angels, come raccontato a Michael McClure da Frank Reynolds; New York: Grove Press, 1967.

21 Ibid., p. 150.
22 Ibid., p. 105, 126.
23 Ibid., p. 8, 72, 75, 107.
24 W. Sanday: “Romans” in Ellicott, VII, 208.

25 John Knox: “Romans” in The Interpreter’s Bible, vol. 9, p. 400 s.

26 R. C. H. Lensky: The Interpretation of St. Paul Epistle to the Romans; Columbus, Ohio: Wartburg Press, 1945, p. 109 s.


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