INDICE:

Le Promesse della Legge

4. L’Universo di Responsabilità Illimitata

 

Una società a responsabilità [1] limitata è una nella quale la responsabilità di ciascun azionista è limitata all’ammontare delle sue azioni o a una somma fissata da una fideiussione e limitata all’importo stabilito. Lo scopo della responsabilità limitata è limitare la “rendicontabilità”. Benché lo scopo apparente sia proteggere gli azionisti, l’effetto pratico è limitare la loro responsabilità e con ciò viene incoraggiata la temerarietà nell’investimento. Un’economia a responsabilità limitata è socialistica. Cercando di proteggere la gente un’economia a responsabilità limitata meramente trasferisce la responsabilità dalla gente allo stato, dove si suppone che la “pianificazione” risolverà i problema della responsabilità. La responsabilità limitata incoraggia le persone a prendere dei rischi proprio perché limitati e a peccare economicamente senza pagarne il prezzo. Le leggi sulla responsabilità limitata poggiano sulla fallacia che il pagamento per peccati economici non debba essere fatto. Nella realtà il pagamento è semplicemente trasferito ad altri. Le leggi di responsabilità limitata erano impopolari in epoche cristiane precedenti ma si sono sviluppate nel mondo darwiniano. Poggiano su importanti presupposti religiosi.

In un’affermazione pivotale per il suo racconto, C. S. Lewis descrisse la sua preferenza, prima della sua conversione, per un universo materialista, ateo. I vantaggi di tale mondo sono le richiesta molto limitate che impone all’uomo.

A un tale codardo l’universo materialista ha l’enorme attrazione di offrirti responsabilità limitata. Nessun disastro propriamente infinito ti può capitare in esso. La morte terminava tutto. E se mai un disastro circoscritto si fosse provato essere più grande di quel che uno potesse desiderare, il suicidio era sempre possibile. L’orrore dell’universo cristiano era di non avere una porta con su scritto: Uscita. … Ma, naturalmente, ciò che importava più di tutto era il mio radicato odio per l’autorità, il mio mostruoso individualismo, il mio essere fuori dalla legge di Dio. Nessuna parola nel mio vocabolario esprimeva odio più profondo della parola Interferenza. Ma il cristianesimo collocava al centro ciò che allora mi sembrò un Interferente trascendentale. Se il suo quadro fosse stato vero, allora non sarebbe stata possibile nessuna sorta di “patto con la realtà”. Non c’era regione, nemmeno nel più profondo dell’anima di una persona (anzi, lì men che meno) che uno avrebbe potuto circondare di filo spinato e custodire con un cartello con su scritto: “Vietato Entrare”. E quello è ciò che io volevo; qualche posto, per quanto piccolo, del quale potessi dire a tutti gli altri esseri viventi: “Questi sono affari miei e solo miei” [2].

Questo è un eccellente riassunto della questione. L’ateo vuole un universo a responsabilità limitata, e cerca di creare un ordine politico ed economico a responsabilità limitata. Più diventa socialista, più domanda dal proprio ordine sociale il massimo vantaggio e la minima responsabilità, una cosa impossibile.

In realtà, vivere col fatto che l’universo e il nostro mondo portano sempre con loro responsabilità illimitata è il modo migliore per assicurare sicurezza e vantaggio. Vivere con la realtà, e cercare il progresso dentro alla sua cornice, è la miglior sicurezza per l’uomo.

Le maledizioni e le benedizioni della legge evidenziano la responsabilità illimitata dall’uomo verso le maledizioni e le benedizioni come risultato della disobbedienza o dell’obbedienza alla legge. In Deuteronomio 28:2 e 15 ci è detto che le maledizioni e le benedizioni ci “verranno su” e ci “raggiungeranno”. L’uomo non può sottrarsi al mondo delle conseguenze di Dio. In ogni momento, in ogni punto, l’uomo è raggiunto, circondato, e posseduto dalle responsabilità illimitate dell’universo di Dio.

L’uomo cerca di sfuggire a questa responsabilità illimitata o con un diniego del vero Dio, o con una pseudo-accettazione che nega il significato di Dio. Nell’ateismo, questa attitudine è ber riassunta da William Ernest Helney nel suo poema “Invictus”. Henley si vantò della sua “anima invincibile” e dichiarò:

I am the master of my fate:

I am the captain of my soul.

Non sorprende che il poema sia stato molto popolare tra gli adolescenti immaturi e ribelli.

La pseudo-accettazione, comune al misticismo, al pietismo e ai pseudo-evangelicali, asserisce d’aver “accettato Cristo” mentre essi negano la sua legge. Un giovane liceale, molto dedito ad evangelizzare chiunque gli si parasse davanti, non solo negò la legge come articolo di fede parlando con chi scrive, ma andò oltre: Interrogato se avrebbe approvato che giovani uomini e donne lavorassero in una casa di prostituzione come prostitute e protettori per convertire gli altri inquilini, non negò che potesse essere una valida possibilità. Proseguì affermando che molti dei suoi amici stavano convertendo ragazze e sfruttatori a palate invadendo i bordelli per evangelizzare chi capitasse. Rivendicò pure la massiccia conversione di omosessuali, ma non potè citarne uno che avesse abbandonato la pratica dopo la conversione; né alcuna prostituta o il suo protettore che avessero lasciato il bordello insieme ai loro “evangelizzatori”. Questo empio “evangelismo” è solo blasfemia.

Nel cosiddetto “Grande Risveglio” nel New England coloniale, chiliasmo e falso perfezionismo andarono mano nella mano. Molti di questi “santi” abbandonarono il loro matrimonio per relazioni adulterine, negarono la legge, e si dichiararono immediatamente perfetti e immortali [3].

Ciò che questo revivalismo e pietismo sposano è un universo di responsabilità limitata nel nome di Dio. Invece in questo modo è ateismo sotto la bandiera di Cristo. Reclama libertà dalla sovranità di Dio e nega la predestinazione. Nega la legge, e nega la validità delle maledizioni e delle benedizioni della legge. Tale religione è interessata solo a ciò che può ottenere da Dio: ecco perché sono affermati la “grazia”, e l’ “amore”, ma non la legge, e neanche il sovrano potere e decreto di Dio. Ma la religione a buffet è solo umanesimo perché afferma il diritto dell’uomo di spiluccare e scegliere ciò che vuole; quale arbitro ultimo del proprio fato, l’uomo si fa capitano della propria anima, con un aiutino da Dio. Il pietismo offre pertanto una religione da responsabilità limitata, non la fede biblica.

Secondo Heer, il mistico medievale Eckart diede all’anima una “sovrana maestà insieme con Dio”. Il passo successivo fu intrapreso da un discepolo, Johannes di Star Alley, che chiese se la parola dell’anima non fosse altrettanto potente della parola del Padre Celeste [4].

In tale fede il nuovo sovrano è l’uomo, e la responsabilità illimitata è nel processo di essere trasferita a Dio.

Nei termini della dottrina biblica di Dio, non sono assolutamente coinvolte responsabilità/rendicontabilità nella persona e opera della Divinità. L’eterno decreto di Dio e il suo potere sovrano governano totalmente e circoscrivono tutta la realtà che è sua creazione. Poiché l’uomo è una creatura, l’uomo affronta responsabilità illimitata; i suoi peccati hanno conseguenze temporali ed eterne, ed egli non può, su nessun punto, sfuggire a Dio. Van Til ha riassunto la questione poderosamente:

Il punto principale è che se l’uomo potesse guardare da una qualsiasi parte e non essere confrontato con la rivelazione di Dio allora potrebbe non peccare nel senso biblico del termine. Il peccato è la trasgressione della legge di Dio. Dio confronta l’uomo dappertutto. Per la natura del caso Dio non può confrontare l’uomo da nessuna parte se non lo confrontasse dappertutto. Dio è uno. La legge è una. Se l’uomo potesse schiacciare uno dei tasti nella radio della sua esperienza e non sentire la voce di Dio schiaccerebbe sempre e solo quel tasto. Ma l’uomo non può schiacciare neppure il tasto della propria auto-consapevolezza senza udire le richieste di Dio [5].

Ma l’uomo vuole ribaltare la situazione. Che Dio sia responsabile se non riesce a corrispondere su richiesta dell’uomo. Possa l’uomo dichiarare che la propria esperienza lo pronuncia salvato, e poi può continuare con la sua omosessualità o a lavorare in un bordello, tutto senza responsabilità. Avendo pronunciato la formula magica: “Io accetto il Signore Gesù Cristo come mio personale signore e salvatore”, a quel punto l’uomo trasferisce quasi tutta la responsabilità a Cristo e può peccare con al massimo una responsabilità molto limitata. Cristo non può essere accettato se la sua sovranità, la sua legge e la sua parola sono negate. Negare la legge è accettare una religione delle opere perché significa negare la sovranità di Dio e assumere l’esistenza dell’uomo in indipendenza dalla totalità della legge e del governo di Dio. In un mondo ove Dio opera solo per rimuovere la responsabilità di finire all’inferno, e non c’è legge che governi l’uomo, l’uomo opera la propria via attraverso la vita mediante la propria coscienza. In tale mondo, l’uomo è salvato dalla propria fede, per aver accettato Cristo, non per essere stato accettato da parte di un Cristo sovrano. Cristo ha detto: “Non siete voi che avete scelto me ma io ho scelto voi” (Gv. 15:16). Il pietista insiste che lui ha scelto Cristo, è opera sua, non di Cristo. Questo è paganesimo nel nome di Cristo.

Nel paganesimo non esisteva adoratore. L’uomo non adorava le divinità pagane, né vi avvenivano funzioni di culto. Il tempio era aperto tutto il giorno come luogo di mercato. Il pagano entrava nel tempio e comprava la protezione di un dio mediante un dono o un’offerta. Se il dio lo deludeva, di lì in poi avrebbe cercato i servizi di un altro dio. Il pagano cercava un’assicurazione, una di responsabilità limitata e benedizioni illimitate e, in quanto credente sovrano, si guardava attorno per il dio che offrisse di più. La religione pagana era perciò una transazione e, come in tutte le transazioni commerciali, la certezza non vi era coinvolta. Gli dèi non sempre potevano corrispondere, ma la speranza dell’uomo era che, in qualche modo, la sua responsabilità sarebbe stata limitata.

La “testimonianza” del pietismo col suo “vivere vittorioso” è di una simile religione di responsabilità limitata. Una “testimonianza” comune è: “Gloria a Dio, da quando ho accettato Cristo, tutti i miei problemi sono terminati”. La testimonianza di Giobbe nella sua sofferenza fu “Benché mi uccida, mi fiderò di Lui” (Gb. 13:15 KJV). San Paolo recitò il lungo e terrificante resoconto delle sue sofferenze dopo che aveva accettato Gesù Cristo: in prigione, battuto, naufragato, lapidato, tradito, “nella fame e nella sete … nel freddo e nella nudità “ (2 Co. 11:23-27). Quella di Paolo non era una religione di responsabilità limitata né di liberazione da tutti i problemi a motivo della sua fede.

Il mondo è un campo di battaglia, e in battaglia ci sono vittime e ferite, ma la battaglia è del Signore e la sua fine è la vittoria. Tentare una fuga dal combattimento è scappare dalle responsabilità di combattere contro uomini peccaminosi per finire in un combattimento contro un Dio adirato. Affrontare la battaglia è sopportare le pene dell’ira dell’uomo e le benedizioni della grazia e della legge di Dio.

Separatamente da Gesù Cristo gli uomini davanti a Dio sono giudizialmente morti, cioè sotto una sentenza di morte, senza riguardi per le loro opere morali. Con la rigenerazione, l’inizio della vera vita, l’uomo non si sottrae alla responsabilità illimitata di Dio. Piuttosto, con la rigenerazione, l’uomo passa dal mondo della responsabilità illimitata sotto la maledizione, al mondo della responsabilità illimitata sotto le benedizioni di Dio. Il mondo e l’uomo furono maledetti quando Adamo ed Eva peccarono, ma, in Gesù Cristo, l’uomo è benedetto, e il mondo progressivamente ri-colonizzato e redento per Lui. In qualsiasi caso, il mondo è sotto la legge di Dio. Benedizioni e maledizioni sono così inseparabili dalla legge di Dio e sono semplicemente due diverse relazioni ad essa. Il mondo dell’uomo rigenerato è il mondo della legge.

Inevitabilmente l’uomo vive in un mondo di responsabilità illimitata, ma con una differenza. Il trasgressore del patto, in guerra con Dio e non rigenerato ha una responsabilità illimitata per la maledizione. L’inferno è la parola finale di quella responsabilità illimitata. Le obiezioni all’inferno e il tentativo di ridurlo a un luogo di prova e di correzione sono basate su una reiezione della responsabilità illimitata. Ma il non rigenerato ha, secondo la Scrittura, una responsabilità illimitata verso il giudizio e la maledizione. D’altro lato, l’uomo rigenerato, che cammina in obbedienza a Gesù Cristo, il suo capo pattizio, ha responsabilità limitata nei confronti del giudizio e della maledizione. La responsabilità illimitata dell’ira di Dio fu assunta per gli eletti da Gesù Cristo sulla croce. L’uomo rigenerato è giudicato per le sue trasgressioni della legge di Dio, ma la sua responsabilità qui è limitata, mentre la sua responsabilità per la benedizione in questa vita e in cielo sono illimitate. I non rigenerati possono sperimentare una misura limitata di benedizioni in questa vita, e nessuna nella vita venire; al massimo hanno una responsabilità limitata per la benedizione.

L’uomo così non può sfuggire ad un universo di responsabilità illimitata. La domanda importante è questa: in quale area è esposto alla responsabilità illimitata: a una responsabilità illimitata per la maledizione, o a una responsabilità illimitata alla benedizione a motivo della sua fede in, unione con, e obbedienza a: Gesù Cristo?

Note:

1 Liability in Inglese esprime non solo il concetto di responsabilità, ma include quello di “esposizione” “essere passibili” e di “rendicontabilità” (N.d.T.).

2 C. S. Lewis, Surprised by Joy; New York: Harcourt, Brace, 1956, p. 171 s.
3 C. C. Groen, Revivalism and Separatism in New England, 1740-1800, Strict Congregationalists and Separate Baptists in the Great Awakening; New Haven: Yale University Press, 1962, p. 200 s.

4 Freidrich Heer, The Intellectual History of Europe, p. 179.

5 Cornelius Van Til, A Letter on Common Grace; Philadelphia: Presbyterian and Reformed Publishing Company, 1955, p. 40 s.


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