INDICE:

Nono Comandamento

11. La calunnia all’interno del matrimonio 

 

La legge biblica proibisce la calunnia all’interno del matrimonio, ovvero la calunnia di marito o di moglie nei confronti della compagna/o. Come ha evidenziato Clark, tale calunnia rende un marito, per esempio, responsabile (in obbligo) non solo verso la propria moglie ma anche verso la famiglia di lei [1].  Questa legge è un esempio importante di casistica:

Se un uomo sposa una donna, entra da lei e poi la prende in odio, e l’accusa di cose vergognose e le fa una cattiva reputazione, dicendo: “Ho preso questa donna, ma quando mi sono accostato a lei non ho trovato in lei i segni della verginità”, il padre e la madre della giovane prenderanno i segni della verginità della giovane e li mostreranno agli anziani della città, alla porta; e il padre della giovane dirà agli anziani: “lo ho dato mia figlia in moglie a quest’uomo, ma egli l’ha presa in odio, ed ora l’accusa di cose vergognose, dicendo: Non ho trovato in tua figlia segni della verginità; ma questi sono i segni della verginità di mia figlia”. E spiegheranno il panno davanti agli anziani della città. Allora gli anziani di quella città prenderanno il marito e lo puniranno con battiture; e poiché ha sparso una cattiva reputazione su una vergine d’Israele, gli imporranno un’ammenda di cento sicli d’argento, che daranno al padre della giovane; così essa rimarrà sua moglie ed egli non potrà mandarla via finché vive. Ma se la cosa è vera e nella giovane non sono stati trovati i segni della verginità, allora faranno uscire la giovane all’ingresso della casa di suo padre e la gente della sua città la lapiderà con pietre ed essa morirà, perché ha commesso un’atto infame in Israele, facendo la prostituta in casa di suo padre. Così estirperai il male di mezzo a te (De. 22:13-21).

Prima di analizzare questa legge per la sua attinenza con la falsa testimonianza si dovrebbe notare che questa è una legge assolutamente inusuale dal punto di vista giuridico. Primo, in ogni processo sotto questa legge produce inevitabilmente una condanna. O è trovata colpevole la moglie, o è trovato colpevole il marito per aver fatto falsa testimonianza contro di lei. Quando un matrimonio raggiunge questo punto, una punizione interna è inevitabile; anche la punizione pubblica è inevitabile quando la questione giunge a processo.

Secondo, questa legge è inusuale anche perché sembra rovesciare tutte le normali procedure processuali. In tutti gli altri tipi di processo l’accusato è innocente finché non sia provato colpevole ed è dovere dei testimoni procedere nell’accusa fornendo prova di colpevolezza. Come evidenzia il Talmud [2], in tali casi erano comunque necessari testimoni d’accusa e una parte normale della procedura. Tuttavia, la moglie doveva comunque chiaramente provare la propria innocenza. Il motivo per quest’aspetto inusuale in tale processo è che il caso è in realtà una duplice accusa. Il marito ha accusato sua moglie d’essere giunta al matrimonio con un retroterra di licenziosità. Il padre della sposa inizia la causa; persegue il marito per spegnere la calunnia nei confronti della figlia e, in quanto accusatore, deve fornire prova e testimoni, prova della verginità di sua figlia e testimoni della calunnia. Il marito deve fornire prova di licenziosità o pagare una penalità molto salata.

I dettagli di multa e pena sono degni di nota. Una multa di 100 sicli d’argento (De. 22:19) era una somma considerevole. Un quarto di siclo era considerato un regalo notevole per un grand’uomo (1 Sa. 9:8). Il testatico annuale di tutti i maschi d’Israele, dai 20 anni in sù era di mezzo siclo (Es. 30:15). Sotto Nehemia, con l’impero persiano che provvedeva molte delle funzioni civili ed esigeva una tassa, il testatico fu tagliato a “un terzo di un siclo” (Ne. 10:32). Pertanto, 100 sicli d’argento erano una multa estremamente pesante e tale che avrebbe virtualmente ridotto in miseria la maggior parte dei mariti e in effetti fatto di loro lo schiavo o il servo della moglie di lì in poi. La multa veniva pagata al padre della sposa e quindi tenuta fuori dal controllo del marito che avrebbe potuto annullare gli affetti della pena se il denaro fosse stato in possesso della moglie. Il controllo sulla moglie avrebbe portato al controllo del denaro. Il suocero non sarebbe stato soggetto a tale controllo e poteva amministrare i fondi per il bene della figlia e dei nipoti. Il marito non veniva solo penalizzato in questo modo, ma a quel punto gli era precluso ogni ricorso al divorzio. Ciò non significava che la moglie ora aveva licenza di peccare; poteva ancora essere condannata a morte per qualsiasi futuro adulterio. Tale reato era una questione penale. Al marito era tolta la facoltà di divorziare. Gli veniva inoltre inflitta una punizione corporale (De. 22:18). D’altro lato la moglie pagava con la vita la propria licenziosità. Veniva lapidata, un antico metodo d’esecuzione della pena. La sua collocazione nella bibbia è dovuta alla capacità dei testimoni e della comunità di prendere parte all’esecuzione perché il potere di polizia della gente richiedeva che riconoscessero il loro dovere di testimoniare e di eseguire la pena in tutti i casi di crimine accertato. Il principio di potere generale di polizia è ancora valido e fondamentale.

Bisognerebbe notale che questo ha effetti che ancora si trascinano nelle leggi sul divorzio nel fatto che, fino a tempi recenti, il mutuo consenso non poneva termine al matrimonio ma era necessaria la colpa effettiva e provata. L’incapacità di provare la colpevolezza annullava l’azione giuridica.

Ora, per esaminare la legge stessa con riferimento alla falsa testimonianza è necessario notare certe cose. Primo, questa è casistica. Se la calunnia da parte di un marito è proibita e porta con sé pene così severe, allora è proibita anche la calunnia da parte della moglie. Se per tale calunnia la pena è così severa, allora nella legge biblica qualsiasi calunnia tra marito e moglie attira pene severe. Le multe comminata per offese minori sarebbero comunque proporzionatamente alte.

Chiaramente, perciò, la legge biblica richiede un alto grado di attenzione e considerazione nel linguaggio usato tra marito e moglie.

Anziché essere un’area di lassismo dove marito e moglie possono lasciarsi andare incuranti delle conseguenze, il matrimonio è un’area ove le parole devono essere pesate con particolare cura perché la relazione è troppo importante. Le Scritture danno ampie evidenze di questo requisito. Per questo san Paolo dichiara: “Così i mariti devono amare le loro mogli, come i loro propri corpi; chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno infatti ebbe mai in odio la sua carne, ma la nutre e la cura teneramente, come anche il Signore fa con la chiesa” (Ef. 5:28-29). San Pietro richiama l’attenzione al comportamento di Sara e al suo rispettoso parlare e comportarsi con Abrahamo (1Pi. 3:5-6).

Un vecchio proverbio russo dichiara puntualmente la questione: “Un cane è più saggio di una donna: non abbaia al suo padrone”. Troppi uomini e donne sono colpevoli di tale stupidità: abbaiano e ringhiano a quelli loro più vicini e la conseguenza è che portano solo agitazione a se stessi. Qualsiasi uomo o donna che sminuisce il proprio sposo/a nel lungo termine fa male solo a se stesso. Falsa testimonianza e una lingua scatenata portano solo disonore ad una persona.

Secondo, la questione della calunnia all’interno della famiglia è un reato pubblico e penale, non meramente una questione privata. I danni sono dovuti ai genitori della sposa e una pena è imposta dallo stato perché lo sconvolgimento della pace della vita famigliare è una cruciale infrazione della pace e dell’ordine pubblico. La centralità della famiglia rende la calunnia all’interno della stessa particolarmente pericolosa per la società. L’accusa è che il marito “ha sparso una cattiva reputazione su una vergine d’Israele”: in quest’accusa la moglie è identificata, non nei termini della sua famiglia ma in quelli della nazione. Il marito ha colpito più che la propria moglie e la sua famiglia, ha attaccato gli standard morali sostenuti e sottoscritti dalla nazione stessa.

Terzo, questa legge in particolare multa e punisce il marito. Una multa alla moglie sarebbe parzialmente una penalizzazione anche del marito e sarebbe prova che non è capace di governare la propria casa. È dovere del marito essere, tra le altre cose, il protettore di moglie e figli. Se invece li diffama, in particolare se diffama la moglie, questa è un’indicazione sia della sua incapacità di proteggere e di governare, sia di una mentalità malata che richiama vergogna e disonore. L’uomo ha negato alla propria famiglia uno standard di pia condotta che è una necessità basilare della vita. Un altro proverbio russo lo evidenzia: “Se il padre è un pescatore i figli conoscono l’acqua”. Il significato è chiaro: il padre ha una cruciale funzione educativa. Ove il padre manchi di esibire una forma di vita e di parola responsabili e attente i figli sono privati di una cruciale forza educativa e stabilizzante.

Un marito può diffamare la propria moglie non solo con la parola ma anche con la sfiducia. Se rifiuta di permetterle quei doveri e privilegi che ella è competente d’amministrare, l’ha diffamata. Per citare un esempio: un marito sminuisce regolarmente la competenza finanziaria della moglie citando per deriderla uno sciocco errore di scrittura di un assegno che la moglie ha commesso. L’errore era reale ma non era una vera dimostrazione del suo carattere. Il suo piccolo negozio di regali l’aveva salvato due volte da problemi molto seri nella sua attività; in una occasione egli s’era ingrandito troppo e troppo rapidamente quando l’attività gli stava andando bene e poi era stato sull’orlo della bancarotta; il gruzzolo di lei, derivato dal suo negozietto salvò il marito ma non fu mai restituito né pubblicamente riconosciuto. In un’altra occasione dei cattivi investimenti danneggiarono finanziariamente il marito e i risparmi di lei coprirono un pagamento in scadenza del capannone di lui. Questo marito malignava regolarmente la moglie che era più capace di lui senza mai dire una bugia formalmente: semplicemente citava alcuni fatti che davano una falsa rappresentazione di una donna molto capace. La stessa verità può calunniare se viene usata per dare una rappresentazione parziale o distorta.

Quarto, il nono comandamento richiede che non facciamo falsa testimonianza contro il nostro “prossimo”, e questa legge rende chiaro che il nostro prossimo più importante è nostra moglie o nostro marito. F. W. J. Schroeder ha osservato che “L’uomo è libero solo se mantiene la veracità; la menzogna distrugge la sua vera libertà” [3].  L’uomo trova la sua più ricca libertà nella vita famigliare sotto Dio; questa libertà viene distrutta, e la casa trasformata in una prigione, se l’uomo e la donna fanno falsa testimonianza l’uno contro l’altro.

Quinto, tornando di nuovo alla multa imposta al marito, riceviamo un ulteriore scorcio della serietà della calunnia all’interno del matrimonio. In Deuteronomio 22:29, vediamo che la multa imposta per lo stupro o la seduzione di una vergine, in un caso che coinvolga una vergine non fidanzata e un giovane con fedina penale immacolata era di 50 sicli d’argento se ne seguiva matrimonio, e se l’uomo colpevole era accettato come marito non era più possibile divorziare. La multa per aver calunniato una moglie con la falsa accusa che avesse fatto sesso pre-maritale era il doppio della multa per stupro e/o seduzione. In ambo i casi, la multa era molto pesante, ma la punizione per la calunnia è più grande perché la calunnia colpisce una relazione matrimoniale esistente e la mina
brutalmente. La ragazza violentata aveva una dote di 50 sicli da portare dentro ad un altro matrimonio se il padre avesse rigettato il violentatore come possibile marito; ella poteva cominciare una nuova vita con un altro uomo col vantaggio di una dote in più (Es. 22:16, 17). La moglie offesa non aveva tale opportunità; i suoi figli avrebbero in effetti potuto vincolarla a suo marito. (La perdita del diritto di divorziare riguardava lui, non lei). La multa era pertanto particolarmente severa per prevenire che tali offese avvenissero.

Nella moderna legge umanistica la stagione di caccia in cui si possono sparare calunnie alla moglie o al marito è virtualmente sempre aperta, e i risultati, come si può prevedere, sono cattivi.

Una nota finale: virtualmente ogni popolo ha un retroterra di mogli battute (e, occasionalmente di mariti battuti). Non c’è evidenza di questo nelle Scritture. La severità della legge nei confronti della calunnia rende evidente che, per analogia, l’abuso fisico è peggiore e impensabile. Tra marito e moglie è richiesta una relazione che sia fondata sulla fede, non sul timore.

Note:

1 Clark: Biblical Law, pp. 184, 296 s.
2 Kethuboth, 251 ss.
3 Schroeder, in Lange: Deuteronomy, p. 167.


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