INDICE:

Nono Comandamento

19. La procedura del tribunale

 

Le procedure del tribunale sono state discusse in parte nello studio delle leggi sulle testimonianze e sulle prove.

Altri aspetti della procedura giuridica che sono particolarmente da notare sono: primo, la sede del tribunale: alle porte della città (De. 21:19; 22:15; 25:7; Am. 5:12, 15; Za. 8:16), o, in casi d’appello al tribunale superiore, al Portico del Giudizio nel palazzo del re (1 Re 7:7). Simbolicamente, pertanto, la giustizia era la porta della città, ancora simbolicamente, la giustizia, non avendo nulla da nascondere e tutto da guadagnare nell’essere pubblica, era a porte completamente aperte. Le udienze del tribunale erano aperte a tutti. Il concetto di processo pubblico, in contrapposizione al processo segreto così comune nell’antichità e alle tirannie, era pertanto basilare per la legge biblica. L’esecuzione pubblica era parte di questo stesso principio. Le esecuzioni segrete o al chiuso, promosse nel nome della dignità, sono in realtà un segno di crescente statalismo e di incipiente tirannia. Alla fine, in uno stato tiranno, le morti non avvengono solo in segreto ma non sono neppure riportate. In nazioni dove la meteorologia non consente processi pubblici all’aperto, i processi al coperto diventano solo logici, ma il principio dell’udienza pubblica deve essere mantenuto.

Secondo, non si deve assumere, come il mondo accademico umanista vorrebbe facessimo, che i processi nell’era della bibbia fossero primitivi e non trascritti. Molto prima di Mosè erano obbligatorie le registrazioni scritte. Giobbe, la cui epoca risale ai patriarchi, menzione di passaggio le procedure processuali del suo tempo:

Oh, avessi uno che mi ascoltasse!

Ecco la mia firma! L’Onnipotente mi risponda!

Il mio avversario scriva un documento (Gb. 31:34).

Accuse scritte e trascrizioni erano dunque un aspetto precoce della procedura giuridica in modo da fissare i punti sottili delle prove e della testimonianza.

Terzo, era proibito il vilipendio della corte (es. 22:28), e quando  questa implicasse un radicale rifiuto dell’autorità del tribunale era punibile con la morte (De. 17:12, 13).

Quarto, i testimoni dovevano sottoporsi a giuramento prima di testimoniare (Es. 22:10, 11). Il giuramento era una maledizione condizionale, con pene specificate in caso di violazione (Le. 6:1-7).

Quinto, i casi potevano essere appellati alla corte più alta del paese, a Mosè, ai giudici della nazione, o al re (1 Re 3:9). Infatti, la funzione più importante del più alto magistrato o autorità in una nazione era, nella legge biblica, il dovere di funzionare come corte d’appello finale. Non possiamo riconoscere la grandezza di Salomone e del suo regno senza un riconoscimento di questo fatto. L’intero punto di 1Re 3:5-15 è che il giovane Salomone piacque a Dio per aver desiderato, sopra a ogni altra cosa, d’essere un saggio giudice supremo d’Israele. Egli chiese “intelligenza per comprendere ciò ch’è giusto” (“discernimento per ascoltare le cause” CEI). Ai nostri tempi Salomone è meglio conosciuto per il suo harem; al suo tempo fu la sua abilità di giudice supremo della nazione a guadagnargli l’immensa fama. La sua richiesta a Dio fu precisamente questa:

Concedi dunque al tuo servo un cuore intelligente, perché possa amministrare la giustizia per il tuo popolo e discernere il bene dal male. Chi infatti potrebbe amministrare la giustizia per questo tuo popolo così numeroso? (1 Re 3:9).

Istruito dal profeta Nathan, un paladino della legge, l’interesse principale di Salomone fu la legge che fu la pietra angolare della magnificenza del suo regno. Quando oggi gli uomini pensano della “sapienza” di Salomone modernizzano il concetto in qualche cosa d’astratto, accademico, e intellettualistico. Il riferimento biblico a Salomone significa nel modo più centrale la sua sapienza come giudice, la sapienza per cui pregò, e secondariamente, la sua sapienza nell’amministrazione. I Proverbi di Salomone sono essenzialmente un commentario pratico della legge e questa è la loro sapienza.

Salomone, provvedendo una sapienza pia e pratica come giudice in tutte la cause che gli comparivano davanti, assicurò con ciò che la corte finale degli appelli in Israele fosse una corte di giustizia. Il risultato fu una grande fiducia tra le genti e una prosperità in condizioni di giustizia. La stoltezza successiva di Salomone non minò mai completamente la basilare giustizia del suo regno.

Sesto, benché potessero essere eseguiti nel sabato (Nu. 15:32-36), i processi venivano tenuti solo durante gli altri giorni della settimana. Nella legge americana “un contravventore non può essere processato e condannato di domenica” benché possa esservi arrestato, rinviato a giudizio, o rilasciato dal magistrato [1].

Settimo, il diritto ad un rapido processo, ad avere giustizia senza ritardi, non era solo una caratteristica delle udienze pubbliche del tribunale, ma anche evidenziata come strumento di buona amministrazione, da Artaserse nel suo ordine a Esdra: “Di chiunque poi non osserva la legge del tuo Dio e la legge del re sia fatta prontamente giustizia, o con la morte o con il bando o con la confisca dei beni o con la prigione” (Es. 7:26). Quest’ordine fece mergere l’autorità e la legge persiana con la legge e la tradizione ebraica. (Questo ordine persiano, citato anche negli Apocrifi: 1 Esdra 8:24, è d’interesse particolare per il fatto che cita una forma di giudizio alieno alla legge biblica, ovvero l’incarcerazione. Rimase alieno benché usato dagli erodiani. L’incarcerazione di uomini come Giovanni battista fu essenzialmente un azione illegale.)

Ottavo, siccome nella legge biblica la funzione dello stato è d’essere il ministro di giustizia, l’ufficio più alto nello stato era inseparabile dalla giustizia e dai tribunali. L’amministrazione, oggi più strettamente associata con l’ufficio più alto in uno stato, era allora una funzione riservata a funzionari del re, membri dell’harem, eunuchi ed altri. La funzione basilare degli ufficiali più alti del paese, un giudice nell’epoca iniziale, o un re più tardi, era duplice: essere il capo militare e il capo della magistratura. Quella militare non era una funzione costante, poteva essere delegata ad altri, come, nel caso di Davide, a Joab. La funzione di giudice supremo era continua e più basilare nello stato. Questa funzione del re era comune per i monarchi del medio evo, e il successo o fallimento di un re inglese, per esempio, dipendeva, molto comunemente, dalle sue capacità come giudice supremo della nazione. Il nome stesso delle udienze del re e dei suoi associati riflette questa funzione: corte e cortigiano. La corte del re originariamente non era un’esibizione di ricchezza né un centro di avvenimenti sociali ma la sede della giustizia. Quando le corti dei re cominciarono a diventare sfilate di cortigiane la monarchia era nel procedimento di rendersi obsoleta.

In qualsiasi governo civile dove gli uffici amministrativi vengono accentrati, diventa inevitabile la crescita del potere centralizzato, perché diventa basilare per la nazione e lo stato non tanto rendere giustizia al popolo ma governare sopra di esso. Prima di Lincoln, i presidenti americani non erano così centrali per la vita americana come lo sono diventati da allora, e la crescita del potere presidenziale è stato un necessario risultato della crescita dell’importanza dell’amministrazione su quella della giustizia. Prima di Lincoln, i presidenti negli Stati Uniti tendevano a considerarsi come una varietà di giudici, i veti erano basati su considerazioni giuridiche, su questioni di costituzionalità e l’ufficio di presidente era visto come un’agenzia di revisione degli atti del Parlamento. Molta dell’iniziale incertezza riguardo al ruolo della Corte Suprema era dovuto al fatto che il retroterra storico vedeva il magistrato di corte suprema come la corte ultima d’appello sui magistrati delle corti. Il potere del Presidente di concedere la grazia è un sopravvissuto di questo fatto. Questioni di costituzionalità furono sollevate per primo dal Presidente Washington, solo molto più tardi dalla corte. Appelli al presidente che raddrizzasse errori continuarono per molto tempo nella storia americana come echi del suo indefinito ruolo come giudice supremo del sistema americano. Il ruolo amministrativo assunse infine la precedenza, e un diverso tipo d’America cominciò a prendere forma.

Nel Vecchio Testamento, Mosè era il giudice supremo d’Israele. I capi tribali erano vari capi amministrativi della nazione; la loro “unione federale” sotto Mosè e Giosuè era essenzialmente militare e giudiziale. Erano sotto una legge, e Mosè era il giudice supremo di quell’unione federale quanto il suo supremo comandante. Mosè delegò le funzioni militari a Giosuè mentre assolveva egli stesso le responsabilità giuridiche.

Samuele, un giudice supremo, faceva il giro dell’intera nazione annualmente (1 Sa. 7:16, 17) per portare giustizia alla gente, per garantire il diritto d’appello rendendolo immediatamente disponibile.

Nono, e ultimo, il giudice non doveva essere un’arbitro imparziale ma un partigiano difensore della legge di Dio, attivamente preoccupato di portare la giustizia di Dio a dirimere ogni situazione: “condannando il colpevole, facendo ricadere sul suo capo la sua condotta, e dichiarando giusto l’innocente col rendergli secondo la sua giustizia” (2 Cr. 6:23).

Note:

1 Clark: Biblica Law, p. 280.


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