INDICE:

Il Sesto Comandamento

4. “Far vivere”

 

Come abbiamo visto, lo stato è più che il boia di Dio; è lo strumento di Dio per la protezione della vita pia promuovendo la giustizia. Benché negli scritti di Lutero ci siano molte considerazioni che sembrano sostanziare la riduzione luterana dello stato a boia, l’effetto reale di Lutero andò profondamente nell’altra direzione. Come ha notato Rosenstock-Huessy,

Il servitore civile è il risultato della mutua compenetrazione della profezia di Lutero di una Riforma universale e la messa in atto della loro riforma speciale da parte dei prìncipi.

Il servitore civile è l’uomo che prima ode la voce profetica della verità universale, e che più tardi entra al servizio di un’autorità secolare per compiere la sua parte nella Riforma.1

Le due importanti istituzioni nella Riforma Tedesca furono l’università e lo stato, entrambe agendo in termini profondamente radicati nella cristianità. “Il principe di Lutero, perciò, non stava proteggendo Lutero in quanto amico personale; si stava ergendo per il diritto di un Alto Magistrato di dar ricetto nel proprio territorio ad una università sovrana”.2 Ma Lutero, in nome di Dio, offerse a sua volta a Federico la propria protezione in quanto servo di Dio: “Chi più crede, più proteggerà; e poiché percepisco che Vostra Grazia è ancora debole nella fede, non posso in alcun modo pensare di Vostra Grazia come dell’uomo che mi può proteggere o salvare”.3 In Germania, “le università divennero le eredi del seggio del vescovo: la cattedra. Lo scranno del professore era chiamata ‘Katheder’”.4 Secondo Rosenstock-Huessy,

Ma il principe non aveva controllo sulle università, non più del calzolaio. Le università rappresentavano la vita dello Spirito Santo nella Nazione Germanica, mentre il principe e il suo Stato erano ciechi e sordi in questioni di religione senza l’aiuto dei predicatori e degli insegnanti della fede. Stato e governo non furono per niente glorificati da Lutero. Egli disse: “I principi sono i boia e i carcerieri di Dio”.5

Questo elemento fu chiaramente presente in Lutero, ma non fu il quadro completo. Il principe cristiano e lo studioso cristiano, lo stato cristiano e il ministero cristiano della parola nel suo senso più ampio per mettere in rilievo lo studioso della parola, furono le due istituzioni centrali nella Riforma tedesca e per Lutero.

Ma, molto più di Lutero, noi dobbiamo evidenziare l’opera dello stato come un ministero sotto Dio (non sotto la chiesa), e con un compito negativo di punire il male e l’ingiustizia, che significa, positivamente, stabilire un ordine giuridico nel quale i pii possano fiorire e prosperare.

Non senza ragione, come abbiamo visto precedentemente, autorità civili e altre sono chiamate “dèi” perché per chiamata e grazia di Dio condividono la sua opera sovrana di governo. Dio dichiarò per mezzo di Mosè: “Ora vedete che io, io sono Lui, e che non vi è altro DIO accanto a me. Io faccio morire e faccio vivere, ferisco e risano, e non vi è nessuno che possa liberare dalla mia mano” (De. 32: 39). Questa stessa dichiarazione compare in parte in I Samuele 2: 6 e in Isaia 43: 13. Nel Cantico di Mosè, è chiaramente correlata alla legge: il Signore è il grande legislatore e giudice, e di qui il suo potere di far morire e di far vivere, di ferire e di risanare. Questo potere è delegato alle autorità umane da usarsi nei termini della parola-legge di Dio, e tutte le autorità hanno pertanto, in gradi diversi, da un lato il potere di reprimere, uccidere, o ferire la vita e dall’altro, di guarire, o far vivere promuovendo l’ordinamento giuridico e la parola di Dio.

Questa funzione chiaramente appartiene allo stato e alla chiesa. Il potere delle chiavi dato alla chiesa, di perdonare i peccati o di legarli nei termini della parola di Dio, è un aspetto di questa autorità delegata di far morire e di far vivere (Mt. 18:18; 16:19; Gv. 20:23). La chiesa può perdonare i peccati dove la parola di Dio dichiari il perdono e sa che questo perdono vale davanti al cielo; può rifiutare il perdono dove le condizioni della legge di Dio non sono soddisfatte, confidente che il perdono è negato in cielo. La chiesa “fa vivere” mediante il ministero della parola e i sacramenti, non perché nella chiesa risieda alcun potere di comunicare vita ma perché Dio è fedele alla propria parola ove sia ministrata in verità.

Anche la scuola ha il dovere, quanto la casa, di far morire e di far vivere, di ferire la vita in giudizio quando la parola di Dio lo richieda, di promuovere la vita col suo insegnamento e la sua disciplina.

Un importante aspetto del dovere di “far vivere” come compare nelle Scritture è l’arte, in particolare la musica. Un libro intero di inni, il libro dei Salmi, è una parte della parola ispirata e ripetutamente comanda che la lode di Dio sia cantata e suonata su strumenti musicali.6

Un’altra area importante della legislazione del “far vivere” riguarda i doveri verso le persone:

1. A vedove e orfani

Non opprimerai alcuna vedova, né alcun orfano. Se in qualche modo li opprimi ed essi gridano a me, io udrò senza dubbio il loro grido; la mia ira si accenderà e io vi ucciderò con la spada; le vostre mogli diventeranno vedove e i vostri figli orfani (Es. 22:22-24).

Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo DIO; perciò ti comando di fare questo (De. 24:17,18).

Maledetto chi lede il diritto dello straniero, dell’orfano e della vedova! E tutto il popolo dirà: “Amen” (De. 27:19).

L’oppressione è ripetutamente citata come un peccato particolarmente odioso agli occhi del Signore, e governanti e giudici sono avvertiti contro di essa e sono comandati di stare attenti a prevenirla. Ma, separatamente dalle pene legali per i particolari casi di oppressione è citata un’altra pena: il giudizio di Dio. Quando i miseri gridano a Dio Egli sarà il loro difensore. La frase “ed essi gridano a me” può essere tradotta “gridano a me con
fervore” (Es. 22:23). Il principio della lex talionis, vita per vita, dente per dente, è qui citata da Dio: se gli uomini opprimono vedove e orfani, le loro mogli e i loro figli saranno fatti diventare vedove e orfani dal giudizio di Dio.

2. Al prossimo, cioè ai co-membri del patto:

Se vedi l’asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, tu non fingerai di non averli visti, ma aiuterai tuo fratello a rialzarli (De. 22:4).

Non opprimerai il tuo prossimo e non lo deruberai (Le. 19:13a).

Non farai vendetta e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono l’Eterno (De. 19:18).

Mentre gli animali sono una parte di questa legge, l’interesse primario è l’amore per il prossimo. Questo è molto chiaramente in evidenza in Esodo 23: 4,5. “Se incontri il bue del tuo nemico o il suo asino smarrito, glielo riporterai. Se vedi l’asino di colui che ti odia steso a terra sotto il carico … aiuterai il suo padrone a slegarlo”. Nè l’inimicizia né l’indifferenza ci possono permettere di rifiutare la giusta preoccupazione per i problemi del nostro prossimo (o nemico) che Dio richiede da noi. La sola base per la nostra relazione con altri uomini è la legge di Dio, non i nostri sentimenti.

3. Ai poveri:

Non distorcerai il diritto del tuo povero nel suo processo.
Rifuggirai da ogni falsità; non ucciderai l’innocente e il giusto, perché io non assolverò il malvagio (Es. 23:6,7).

Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterai fino ai margini del tuo campo e non raccoglierai le spighe lasciate indietro del tuo raccolto; e nella tua vigna non vi ripasserai, né raccoglierai i grappoli rimasti indietro della tua vigna; li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono l’Eterno, il vostro DIO (Le. 19:9,10).

Se un tuo fratello impoverisce e si trova nell’indigenza in mezzo a voi, tu lo sosterrai come un forestiero e un ospite perché possa vivere presso di te. Non trarre da lui alcun interesse o utile; ma temi il tuo DIO, e il tuo fratello vivrà presso di te. Non gli presterai il tuo denaro a interesse, né gli darai i tuoi viveri per ricavarne un utile. Io sono l’Eterno, il vostro DIO, che vi ha fatto uscire dal paese d’Egitto per darvi il paese di Canaan e per essere il vostro DIO.

Se il tuo fratello che vive presso di te diviene povero e si vende a te, non l’obbligherai a servire come uno schiavo; ma starà da te come un bracciante e come un ospite; ti servirà fino all’anno del
giubileo. Allora se ne andrà da te, lui e i suoi figli, e tornerà nella sua famiglia; così rientrerà nella proprietà dei suoi padri. Poiché essi sono miei servi, che io ho fatto uscire dal paese d’Egitto; non devono quindi essere venduti come si vendono gli schiavi. Non lo dominerai con asprezza, ma temerai il tuo DIO (Le. 25:35-43).

Nei tribunali i poveri non devono essere favoriti, “Non favorirai neppure il povero nel suo processo” (Es. 23:3), né essere sfavoriti (Es. 23: 6,7); false questioni o false accuse devono essere evitate nel timore che portino al danno o alla morte di uomini innocenti; Dio non giustificherà il malvagio in nessun modo. Nella vita di tutti i giorni, i poveri meritevoli, sia nativi sia stranieri, avevano il diritto legale di racimolare. Nessun agricoltore poteva raccogliere il frutto del suo campo completamente; i frutti difficili da raccogliere, le spighe lungo i margini e le recinzioni e i grappoli solitari qui e lì sui rami dovevano essere lasciati ai racimolatori. A quel punto l’agricoltore dava il diritto di racimolare a certuni dei poveri e talvolta favoriva una persona particolarmente meritevole, come fece Boaz con Ruth. Nella racimolatura americana, fino alla Seconda Guerra Mondiale, alcuni agricoltori portavano con sé certe famiglie come racimolatori permanenti dando in questo modo a questi poveri una reale misura di sicurezza. Il racimolato poteva essere usato a tavola o venduto per un reddito aggiuntivo. Racimolare o spigolare era duro lavoro poiché implicava uno sforzo maggiore che le regolari mietitura, vendemmia o raccolto ove il frutto o le spighe erano abbondanti. In alcuni casi, comunque, qualche improvvido israelita, oberato dai debiti, si vendeva come servo. In quanto membro del patto, era ancora fratello. Prima che divenga un servo, quando “impoverisce” (o “la sua mano viene meno”), “tu o sosterrai” e gli darai la stessa considerazione e cura che devono ricevere forestieri e ospiti. Come lo rende la ARV: “Come uno straniero e un ospite egli vivrà presso di te” (Le. 25:35). Se avesse bisogno di fondi, il prestito per lui dovrebbe essere senza interessi o maggiorazioni.

Le autorità durante il secondo Tempio definirono le parole che sono tradotte “usura” (neshech) e “maggiorazione” (tarbit, o marbit) come segue: Se una persona presta ad un altra un siclo del valore di quattro denarii, e riceve indietro cinque denarii, o se gli presta due sacchi di frumento, e ne riceve indietro tre, questa è usura. Se uno compera frumento da consegnarsi al prezzo di mercato di 25 denarii a misura, e quando aumenta a 30 denarii dice al venditore: “consegnami il frumento perché voglio venderlo e comperare vino,” e il venditore risponde: “prenderò il frumento a 30 denarii e ti darò del vino in cambio,” benché non abbia vino, questa è maggiorazione. La “maggiorazione” risiede nel fatto che il venditore non ha vino in quel momento, e che potrebbe perdere di nuovo con un eventuale aumento del prezzo del vino. Di conseguenza, la prima è un’imposizione sul denaro mentre la seconda è sui prodotti.7

Se il prestito fallisce, a quel punto il poveruomo diventa un servo, eccetto che, benché tecnicamente tale, egli è servo col giubileo in prospettiva; è un fratello destinato alla libertà. Nel frattempo non può essere trattato come uno schiavo, come un non-credente, ma come un servitore assunto che in qualche senso è ancora un uomo libero. La ragione per ciò è dichiarata chiaramente da Dio: “Poiché essi sono miei servi” (Le. 25:42). Ambedue, padrone e servo sono servi di Dio, il quale governa in modo assoluto la vita e le relazioni di entrambi. In vista di ciò, San Paolo dichiarò: “Infatti siete stati comprati a caro prezzo, glorificate dunque Dio nel vostro corpo e nel vostro spirito, che appartengono a Dio” (I Co. 6:20). Bisognerebbe notare che qui la legge è consapevole della tentazione di trattare un membro più debole del patto con poco rispetto; per questo, è dichiarato che, mentre lo si deve considerare un fratello, gli deve essere corrisposto il rispetto e la cortesia normalmente data a un forestiero o a un ospite. Il vero credente è un uomo libero nel Signore; pertanto, perfino quando indebitato o in servitù ha diritto ad una libertà non corrisposta ad altri, che sono schiavi per natura.

Un punto importante con riferimento alla spigolatura è che, nella vecchia forma era agricola; la vita moderna è più urbana. Un’apprezzabile tentativo di offrire una spigolatura urbana cominciò alcuni anni fa: l’Industria Goodwill. Raccogliendo beni e oggetti di scarto, e poi riparandoli e vendendoli utilizzando disoccupati o handicappati, fu provveduto un reddito per molti. L’ascesa del welfarismo ha limitato la crescita della spigolatura urbana, ma le sue potenzialità sono molto reali e meritano uno sviluppo maggiore.

4. A ospiti, a stranieri o forestieri:

Non maltratterai lo straniero e non l’opprimerai perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto (Es. 22:21).

Non opprimerai lo straniero, poiché voi conoscete l’animo dello straniero, perché siete stati stranieri nel paese d’Egitto (Es. 23:9) Quando uno straniero risiede con voi nel vostro paese, non lo maltratterete. Lo straniero che risiede fra voi, lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, poiché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto. Io sono l’Eterno, il vostro DIO (Le. 19:33, 34).

Poiché l’Eterno, il vostro DIO è il DIO degli dèi, il Signor dei signori, il Dio grande, forte e tremendo, che non usa alcuna parzialità e non accetta regali, che fa giustizia all’orfano e alla vedova, che ama lo straniero dandogli pane e vestito. Amate dunque lo straniero, perché anche voi foste stranieri nel paese d’Egitto (De. 10:17-19).

Non froderai il bracciante povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno degli stranieri che stanno nel tuo paese, entro le tue porte; gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a questo va il suo desiderio; così egli non griderà contro di te all’Eterno e non ci sarà peccato in te (De. 24: 14,15).

Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova (De. 24:17).

Maledetto chi lede il diritto dello straniero, dell’orfano e della vedova! E tutto il popolo dirà: “Amen” (De. 27:19).

Da questi versetti, quanto dai precedenti, si presenta chiaramente un fatto importante. In questo modo, mentre la legge biblica è severa nella sua condanna del crimine, e della pigrizia (come testifica molto di Proverbi), è egualmente severa nella sua condanna di tutti coloro che opprimono il debole o lo straniero. Per usare termini moderni, la società come la prevede la legge biblica è competitiva e libera ma non atomistica. L’essenza di ambedue, il capitalismo moderno e del comunismo è che sono atomistici; poiché il necessario presupposto di una società vera, la fede biblica, è andata dissolta, la società è stata atomistica e incapace di stabilire una comunità vera. Per avere comunità vera, primo, è necessaria la fede, un legame comune di dottrina e pratica religiosa. Secondo, è necessaria una religiosa umiltà: “Foste stranieri in terra d’Egitto,” e una consapevolezza delle nostre proprie origini e della grazia di Dio. Terzo, lo straniero e il nostro prossimo sono da amarsi allo stesso modo come amiamo noi stessi, devono avere cioè garantite la stessa considerazione per la loro vita, famiglia, proprietà e reputazione in parole, pensieri ed opere, come desideriamo per noi stessi. Quarto, non solo gli stranieri e i deboli non devono essere oppressi, ma nel loro bisogno devono ricevere il nostro aiuto e la nostra attenzione. Quinto, lo straniero e il debole, vedove e orfani, devono ricevere la stessa coscienziosa giustizia nei tribunali che accordiamo ai grandi del nostro tempo, cioè senza favori e con la dovuta considerazione per la legge e per i loro diritti davanti alla legge. Sesto, ci deve essere una misura di favoritismo nei prestiti verso i fratelli credenti nel bisogno, devono essere senza interessi e le cose di loro prima necessità (“le vesti di una vedova”) non possono essere prese come pegno. Inoltre, i lavoratori a giornata devono essere pagati la sera del loro giorno lavorativo: “Perché egli è povero e a questo va il suo desiderio”.

         5. Ai bisognosi e agli indifesi: Questi compaiono nella precedente classificazione, ma sono lo stesso indicati specificamente dalla legge, e così Galer giustamente ci da’ questa categoria di legislazione come distinta.8 Deuteronomio 24:14 e 27:19 sono stati già citati. Levitico 19:14: “Non maledirai il sordo e non metterai alcun inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo DIO. Io sono l’Eterno” pure è stato citato precedentemente in un altro contesto.

6. A schiavi e servi:

Se compri uno schiavo ebreo, egli ti servirà per sei anni; ma il settimo se ne andrà libero, senza pagare nulla. Se è venuto solo, se ne andrà solo; se aveva moglie, la moglie se ne andrà con lui. Se il suo padrone gli dà moglie e questa gli partorisce figli e figlie, la moglie e i figli di lei saranno del padrone, ed egli se ne andrà solo. Ma se lo schiavo apertamente dice: “Io amo il mio padrone, mia moglie e i miei figli, e non voglio andarmene libero”, allora il suo padrone lo farà avvicinare a DIO e lo farà accostare alla porta o allo stipite; quindi il suo padrone gli forerà l’orecchio con un punteruolo; ed egli lo servirà per sempre (Es. 21: 2-6).

Deuteronomio 24: 14, 15 (citato sopra).

Se un tuo fratello ebreo o una sorella ebrea si vende a te, ti servirà sei anni; ma il settimo, lo lascerai andare da te libero. Quando poi lo manderai via da te libero, non lo lascerai andare a mani vuote; lo fornirai generosamente di doni del tuo gregge, della tua aia e del tuo strettoio; gli farai parte delle benedizioni di cui l’Eterno, il tuo DIO, ti avrà ricolmato; e ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che l’Eterno, il tuo DIO, ti ha redento; perciò oggi io ti comando questo (De. 15:12-15).

I poveri dovevano essere aiutati nei loro bisogni, ma l’aiuto non poteva essere un sussidio. A motivo della loro incapacità di pagare i debiti, alcuni divennero servi per non più di sei anni fino all’anno sabbatico successivo o piccolo giubileo. Il servo non solo doveva essere trattato bene, ma doveva essere liquidato con una paga generosa per il suo servizio. (Questo sistema di servitù era parte della legge Inglese, e molti americani provengono da antenati che riuscirono a raggiungere l’America solo vendendo se stessi come servi per un sabato di anni.) Il servo, comunque, non poteva avere il meglio di entrambi i mondi, il mondo della libertà e il mondo della servitù. Una moglie significava responsabilità: per sposarsi un uomo doveva avere una dote come dimostrazione della sua capacità di condurre una famiglia. Un uomo non poteva ottenere i benefici della libertà, una moglie, e allo stesso tempo ottenere i benefici della sicurezza sotto un padrone. Se mentre servo sposava un’altra serva, o una schiava, sapeva che nel farlo abbandonava o a libertà o la sua famiglia. O rimaneva permanentemente uno schiavo con la sua famiglia e si faceva forare l’orecchio in segno di subordinazione (come una donna), o abbandonava la sua famiglia. Se se ne andava e abbandonava la sua famiglia, poteva, se avesse guadagnato abbastanza, redimere la sua famiglia dalla servitù. La legge qui è umana ma non sentimentale. Riconosce che alcune persone sono per natura schiave e lo saranno sempre. Richiede sia che siano trattati in modo pio, sia che lo schiavo riconosca la sua posizione l’accetti con grazia. Il Socialismo, al contrario, cerca di dare allo schiavo tutti i vantaggi della sua sicurezza con i benefici della libertà e, nel farlo, distrugge ambedue il libero e l’asservito. Il vecchio principio di legge, derivato da questa legge, che il ricettore di welfare non ha diritto di voto e altri diritti relativi di un libero cittadino, è ancora valido.

       7. Riverenza per gli anziani: “Alzati davanti al capo canuto, onora la persona del vecchio e temi il tuo DIO. Io sono l’Eterno” (Le. 19:32). Di nuovo, i deboli sono protetti dalla legge. La protezione si estende pertanto dai giovani (orfani) agli anziani.

8. Costruire parapetti:

Quando costruirai una casa nuova, farai un parapetto intorno al tuo tetto, per non attirare una colpa di sangue sulla tua casa, se qualcuno dovesse cadere dal tetto (De. 22:8).

Studiosi che amano trovare paralleli con la legge biblica in antichi codici giuridici sono incapaci qui (come altrove) di trovare un parallelo. Qui è dichiarato un principio di sicurezza nella costruzione di edifici quanto un principio di responsabilità generale. I tetti piatti del tempo venivano comunemente utilizzati nella vita estiva; il tetto doveva avere parapetti o ringhiere per prevenire cadute. Un proprietario immobiliare aveva in questo modo una responsabilità generale di rimuovere occasioni di danno alle persone che stessero legittimamente nella sua terra o in casa sua. L’obbligo di “far vivere” è il dovere di rimuovere le potenziali fonti di danno.

      9. Spigolature e offerte condivise: Queste sono già state citate. I testi che richiedono la spigolatura/racimolatura sono Esodo 23:10,11; Levitico 17:2-9; 19:9,10; 23:22; Deuteronomio 16:10-14; 24:19-21; cf. Ruth 2. Due di questi passi non fanno stretto riferimento alla spigolatura (Le. 17:2-9; De. 16:10-14) ma si riferiscono alle offerte condivise, una forma di carità verso i poveri, gli stranieri e i Leviti. C’è un riferimento alla racimolatura nel proverbio di Gedeone: “La racimolatura di Efraim non vale forse di più della vendemmia di Abiezer?” (Gc. 8:2). L’interpretazione Caldea, o la parafrasi, dice: “Non sono i deboli della casa di Efraim meglio dei forti della casa di Abiezer?”9    La racimolatura richiedeva lavoro da parte del beneficiario. Le offerte condivise collocavano il povero, lo straniero e il Levita dentro la famiglia del donatore mentre gioivano insieme davanti al Signore. Non era interamente né essenzialmente carità, in quanto l’ospite poteva essere prospero, e il Levita benestante, benché l’orfano di padre e la vedova (De. 16:10-14) fossero spesso bisognosi. In essenza, l’offerta condivisa esprimeva la loro vita comune sotto il governo di grazia di Dio. Le offerte condivise e la racimolatura similmente servivano anche a unire gli uomini e a favorire la comunità. Come dichiarò san Paolo: “Portate i pesi gli uni degli altri, e così adempirete la legge di Cristo” (Ga. 6:2). Ma, riguardo alla responsabilità e al lavoro, come aggiunse san Paolo: “Ciascuno infatti porterà il proprio fardello” (Ga. 6:5). Gli uomini sono fatti “vivere” mediante l’aiuto pio; non sono fatti “vivere” sollevandoli dalle loro pie responsabilità. Il commento di Herman N. Ridderbos su Galati 6:5 è interessante:

Ogni uomo è responsabile per la propria condotta verso Dio. Perciò, uno dovrebbe condurre se stesso come raccomanda il verso 4. Fardello questa volta non si riferisce tanto al peso oppressivo (come nel verso 2), quanto al normale dovere che ricade sopra ogni uomo. La parola porterà connota la certezza di questa dichiarazione, quanto il giudizio venturo, dove sarà resa manifesta.10

Uomini e società sono distrutti dalla falsa carità perché: “Le viscere degli empi sono crudeli” (“Le tenere misericordie degli empi sono crudeli” KJV) (Pr. 12:10), ma una fedele adesione alla legge del Signore fa vivere.

Poiché l’uomo vive in un mondo decaduto, ha un compito di restaurazione. A lui è delegato da Dio, in ogni area d’autorità, di far morire e di far vivere in modo da ristabilire l’intero dominio che Dio ordinò per l’uomo alla creazione di tutte le cose. L’uomo non può mai stabilire il dominio senza mettere in atto entrambi gli aspetti di questo dovere sotto Dio e secondo la sua legge. Far morire solamente non compie nulla, i tiranni della storia sono solo distruttori. Con tutto il suo illegittimo uccidere Stalin non guadagnò nulla: lasciò la Russia e il mondo più poveri e più sciagurati a causa di tutti i suoi sforzi di stabilire il paradiso mediante la morte. Ma, similmente, quelli che cercano d’evitare ogni danno, ogni uccisione, come mezzo per creare un mondo nuovo riescono solo a dare la vittoria al male. Le loro tenere misericordie sono crudeli, e dando vita al male portano la morte alla società. Solo osservando fedelmente il mandato di Dio di far morire e far vivere in accordo con la sua parola-legge l’uomo può stabilire il dominio sulla terra e realizzare il richiesto compito di restaurazione.

Note:

1 Eugen Rosenstock-Huessy: Out of Revolution, Autobiography of Western Man; New York: William Morrow, 1938, p. 368.

2 Ibid., p. 386. 3 Ibid., p. 389. 4 Ibid., p. 390. 5 Ibid., p. 395.

6 Alfred Sendrey e Mildred Norton: David’s harp, The Story of Music in Biblical Times; New York: New American Library, 1964. Gli autori giustamente suggeriscono che i musici levitici furono di considerevole assistenza nello sforzo di sacerdoti, profeti e re fedeli di preservare la fede, p. 142.

7 C. D. Ginsburg: “Leviticus” in Ellicott, I, 459.
8 R. S. Galer: O.T. Law for Bible Students, p. 142. 9 F. W. Farrar: “Judges” in Ellicott, II, 215.

10 Herman H. Ridderbos: The Epistles of Paul to the Churches of Galatia; Grand Rapids: Eerdmans, 1953, p. 215.


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