INDICE:

 

La Legge nel Nuovo Testamento 

7. Il Mandato Culturale

 

Nel 1970, il Trentaquattresimo Sinodo Generale della Bible Presbyterian Church, riunito venerdì 9 ottobre, presso il Christian Admiral Hotel, Cape May, New Jersey, adottò una risoluzione. Questa misura, la Risoluzione n° 13, con la paternità del dr. McRae e del dr. Carl McIntire, concerneva “Il Mandato Culturale” e dichiarava:

Risoluzione N° 13

IL MANDATO CULTURALE

Noi, i membri del 34° Sinodo Generale della Bible Presbyterian Church, riuniti a Cape May, New Jersey nell’ottobre del 1970, desideriamo esprimere la nostra opposizione alla falsa dottrina talvolta chiamata “il mandato culturale”. Il mandato sotto cui i cristiani obbediscono il loro Signore è il Grande Mandato di Matteo 28:18-20, il quale richiede che insegniamo e onoriamo tutte le cose “che io vi ho comandate”. Questo cosiddetto “mandato culturale” istruisce erroneamente la propria causa su Genesi 1:28 prima della Caduta* e della promessa di redenzione nella progenie della donna. Le condizioni di Genesi 1:28 non saranno mai più a disposizione dell’uomo fino a dopo il ritorno di Cristo e la rimozione del peccato. Il mandato culturale dichiara che sia dovere del cristiano perseguire queste realtà pre-Caduta*, proprio come è loro dovere predicare l’Evangelo. Questo stesso comando fu rinnovato a Noè (Genesi 9) dopo il Diluvio senza alcun riferimento al comando “e rendetevela soggetta”. Inoltre, il verso non ha nulla a che vedere con la cultura, nel senso attuale del termine. Il cosiddetto “mandato culturale” è basato interamente su una parola del verso, la parola tradotta “e soggiogatela”. Come tutte le parole della Scrittura, questa parola dovrebbe essere interpretata nel contesto. Qui il contesto è quello di riempire la terra di persone. Dice che la terra deve essere messa a coltivazione per permettere a queste persone di sopravvivere e di moltiplicarsi. Quello, e solo quello è il significato. Calvino non vide in questo verso né un mandato, né nient’altro correlato alla cultura, e lo stesso vale per gli altri grandi esegeti della storia cristiana.

Noi ci opponiamo al “mandato culturale” anche perché dà una falsa idea della collocazione del cristiano in quest’era di peccato, e tronca il nervo della vera opera missionaria e dell’evangelismo.
I cristiani hanno un diritto di godere dei frutti dei vari sviluppi culturali sotto la grazia comune e di partecipare di tutte le buone cose che Dio ha create. Ma il sommo dovere dei cristiani tra la Caduta* e il Ritorno di Cristo è di testimoniare della giustizia di Dio in tutte le cose, di vivere vite pie, e di usare ogni sforzo per portare individui alla conoscenza del salvatore, che possano essere redenti mediante il suo prezioso sangue e possano crescere nella grazia e in conoscenza della sua parola.

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Adottato all’unanimità, venerdì 9 ottobre, 1970, dal 34° Sinodo Generale della Bible Presbyterian Church, riunita al Christian Admiral Hotel, Cape May, New Jersey, Ottobre 5-9, 1970.

Prima di analizzare questa misura, esaminiamo il termine mandato culturale. Cultura significa: “Educare o raffinare; coltivare. 1. La coltivazione di piante o di animali, specialmente con in prospettiva il miglioramento. 2. L’addestramento, miglioramento, e raffinamento di mente, morale o gusto; illuminazione …”. Mandato significa: “Un requisito autorevole; un comando; ordine, incarico”. Il mandato culturale è quindi l’obbligo dell’uomo pattizio di soggiogare la terra e di esercitare su di essa il dominio sotto Dio (Ge. 1:26_28). La legge è il programma per quel proposito e provvede il mezzo ordinato-da-Dio per migliorare e sviluppare piante, animali, uomini e istituzioni nei termini del loro dovere di compiere il proposito di Dio. In ogni epoca, gli uomini hanno il dovere d’obbedire Dio e di educarsi e migliorarsi; ovvero di santificarsi nei termini della legge di Dio. Tutti i nemici di Cristo in questo mondo decaduto devono essere conquistati. San Paolo, nel richiamare i credenti alla loro vocazione, dichiarò:

Perché le armi della nostra guerra non sono carnali, ma potenti in Dio a distruggere le fortezze, affinché distruggiamo le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all’ubbidienza di Cristo, e siamo pronti a punire qualsiasi disubbidienza, quando la vostra ubbidienza sarà perfetta (2 Co. 10:4-6).

La Versione Berkeley rende il verso 6 in questo modo: “Siamo anche pronti ad amministrare giustizia su qualsiasi disobbedienza quando la vostra obbedienza sarà completamente dimostrata”. Moffat esprime la forza di questo verso ancor più chiaramente: “Io sono pronto a processare in corte marziale chiunque rimanga insubordinato, una volta che la vostra sottomissione è completa”. Moffat rende il verso 5: “Io demolisco teorie e qualsiasi bastione innalzato per resistere la conoscenza di Dio, io faccio prigione ogni progetto per farlo obbedire a Cristo”.

San Paolo stava parlando del mandato culturale. Prima della Caduta il compito era meno complicato. Ora l’uomo ha bisogno della rigenerazione. Pertanto, il primo passo nel mandato è portare persone alla parola di Dio affinché Dio le rigeneri. Il secondo passo è demolire qualsiasi tipo di teoria: umanistica, evoluzionistica, idolatrica, o altre, e qualsiasi bastione o opposizione al dominio di Dio in Cristo. Il mondo e gli uomini devono essere portati in cattività a Cristo, sotto il dominio del regno di Dio e sotto la legge di quel regno. Terzo, ciò richiede che, come Paolo, processiamo in corte marziale o “amministriamo la giustizia su qualsiasi disobbedienza” in ogni area di vita ove la incontriamo. Negare il mandato culturale è negare Cristo e arrendere il mondo a Satana.

Il mandato culturale non può essere equiparato alla visione di cultura e di progresso dell’uomo naturale. Non si riassume in opere, comodità fisiche, o puerili indulgenze con se stessi. Clemente di Alessandria ci dà alcuni divertenti esempi dei tentativi dei decadenti romani di esibire la loro cultura e la loro ricchezza con dimostrazioni assurde:

È una farsa, e una cosa che fa scoppiare dal ridere, infatti gli uomini fanno portar dentro vasi per l’urina d’argento e vasi da notte di cristallo mentre fanno entrare i loro consiglieri, e perché sciocche ricche donne si fanno fare ricettacoli d’oro per gli escrementi; talché, essendo ricchi, non possono neppure alleggerirsi se non in modo superbo [1].

Nell’Unione Sovietica, e sempre più nel mondo occidentale la cultura è identificata col balletto, un teatro dell’opera, e una galleria d’arte, che potranno pure essere leggermente migliori dei vasi da notte d’oro delle donne romane, ma è comunque falsa.

La cultura è la religione esternalizzata*, ed è lo sviluppo dell’uomo e del suo mondo nei termini della legge della sua religione. Le leggi di Roma non avevano un fondamento ultimo e assoluto; erano relativistiche e pragmatiche; erano il prodotto degli eventi, non leggi date-da-Dio forgiatrici di eventi. Nel parlare di questo ambientalismo* romano, della fede nel Fato, Tatiano, un cristiano d’Assiria della metà del secondo secolo, dichiarò:

Ma noi siamo superiori al fato, e al posto di demoni errabondi, noi abbiamo imparato a conoscere un Signore che non erra; e, poiché non seguiamo la guida del Fato, rigettiamo i suoi legislatori. …
E com’è che Cronos, che fu messo in catene ed espulso dal suo regno, è costituito amministratore del Fato? Come può dare regni se non regna più egli stesso?[2]

Con la sua citazione di Cronos, Tatiano indicò con precisione il dilemma romano: come possono uomini o dèi, che sono essi stessi prodotti e governati dal fato e dall’ambiente governare quell’ambiente? Sono forse qualcosa di più che marionette o azioni di riflesso? La psicologia del Marxismo è derivata da Pavlov; è condizionante; l’uomo è governato da azioni di riflesso ed è socialmente condizionato. La filosofia del Marxismo è materialismo dialettico; uomini ed idee sono prodotti socio-economici. La giurisprudenza sovietica è pertanto in contraddizione con se stessa: insiste, in pratica, sulla colpa individuale mentre afferma, in teoria, il condizionamento totale. Gli uomini sono in pratica ritenuti responsabili, mentre in teoria sono interamente vittime. Un giurista sovietico ha detto:

Solo quando tutti quanti sono pienamente consapevoli di ciò che significhi essere un cittadino sovietico non ci sarà più crimine. …
Non esiste una cosa come la natura umana. L’uomo è il prodotto di ciò che lo circonda, del sistema socio-economico che lo modella. Si cambi lo stampo e si cambia l’uomo. E questo è ciò che stiamo facendo. Voi sapete che la chiesa era abituata a parlare a lungo e a voce alta di peccato originale; fu una buona idea per tenere le masse al loro miserabile posto. Ma noi abbiamo buttato via quell’idea molto tempo fa.
Stiamo facendo qualcosa, stiamo facendo molto, per rimuovere gli arrangiamenti societari artificiali che promuovono il crimine, e qui è dove io credo che il socialismo dimostri i maggiori vantaggi sul capitalismo. … Vedete, l’uomo è essenzialmente buono; solo la proprietà privata e tutto ciò che da essa ha imparato l’hanno corrotto. Noi stiamo ripristinando la sua bontà e allo stesso tempo lo stiamo rendendo infinitamente più ricco in ogni maniera. Non ne vedete la gloria? [3]

La legge umanistica occidentale ha adottato basilarmente gli stessi presupposti di quella sovietica e in alcuni casi l’ha praticata più rigorosamente e sistematicamente. Ma tutta questo è la loro religione rivelata; la cultura dell’uomo moderno è una cultura di resa all’ambiente*, al fato. L’Umanismo*, che sia nelle sue forme liberale o Marxista, non ha mandato culturale ma anzi una resa culturale; è un’aggressiva filosofia della resa.

La dichiarazione della Bible Presbyterian Church non è migliore; anch’essa chiama ad arrendere il mondo al diavolo.

Le implicazioni della resa sono però anarchia e caos sociale. Dove l’uomo è un trasgressore del patto, l’anarchia è un problema importante e perfino terrificante. In quella situazione la prospettiva dell’uomo è la guerra da parte di ogni persona contro tutte le altre. La sua risposta è lo stato.

L’Imperium è una necessità, altrimenti il mondo dell’uomo va in pezzi in a bellum omnium contra omnes. Quello, per così dire, fu il testamento politico degli imperi mondiali orientali fino al tempo di Alessandro, un testamento che fu eseguito in un modo unico e nuovo nell’impero mondiale di Roma. Ovunque andasse l’imperium romanum, lì giungeva anche la pax romana. Fintantoché  l’imperium durò il mondo fu protetto dal caos. Quella era la ragione per cui l’imperium doveva durare finché durava il mondo stesso, e anche la ragione per cui l’impero romano avrebbe dovuto essere un impero eterno 4.

Poiché l’uomo ha nuovamente negato il mandato culturale, cerca protezione dal caos per mezzo dell’impero: l’Impero Sovietico, Le Nazioni Unite, e varie altre alleanze e sforzi. L’aggressione sostituisce fede e legge come difese degli uomini contro l’anarchia.

La risposta di Dio a questa crisi dell’uomo è la sua grazia sovrana: l’incarnazione. Il commento di Stauffer qui è sul punto:

Ci sono due richieste che la storie pre-cristiana del concetto di destino ha da fare alla soteriologia della chiesa. Il mondo intero è così coinvolto col peccato di Adamo che la situazione può essere redenta, semmai, solo da Dio stesso. Poi il destino di questo mondo è così radicalmente vincolato con quello dell’uomo che l’effettiva opera di liberazione* può essere effettuata solo nei termini di una vita umana. Ambedue le richieste hanno compimento nella venuta di Cristo [5].

Ma questo onore del Cristo non è un’usurpazione auto-glorificante, non è un demonico impossessarsi dell’onore di Dio, è invece un servizio alla gloria dei che Dio stesso ha voluto.
Matteo e Luca nelle prefazioni ai loro vangeli cercano un altro modo per esprimere il duplice interesse della cristologia del Nuovo Testamento. Natale è il giorno della nuova creazione, e l’ora della nascita di Cristo è la lungamente attesa ora critica della storia cosmica. Perché? Lo Spirito di Dio menzionato in Genesi 1:1 entra in azione in una nuova Genesi (Mt. 1:18), e un miracolo divino (Lu. 1:37) crea un uomo nuovo che realizza la promessa di Genesi 3:15 e compie le speranze frustrate di Genesi 4:1. Come il primo uomo: Adamo (Lu. 3:38), il nuovo uomo proviene direttamente da Dio. Ma egli non fu solo, come Adamo, semplicemente il recipiente del divino alito di vita. Egli fu concepito di Spirito santo nella Vergine Maria (Lu. 1:35; Mt. 1:18). Così Gesù è insieme e allo stesso tempo tanto figlio di Adamo che di Dio [6].

Lo scopo del nuovo Adamo è di disfare l’opera della caduta, ripristinare l’uomo come osservante del patto, fare dell’uomo nuovamente un fedele cittadino del regno di Dio, e abilitare l’uomo di nuovo a compiere la sua vocazione di sottomettere la terra sotto Dio e di restituire tutte le cose alla legge e al dominio di Dio. Coloro i quali si sottomettono a questa vocazione e dominio ereditano la terra (Mt. 5:5).

La gioiosa novella della nascita di Cristo è questo ripristino dell’uomo alla sua vocazione originale con l’assicurazione della vittoria. Questo è stato per lungo tempo celebrato negli inni di Natale. Nel 1719 Isaac Watts scrisse, in “Joy to the World”

Non crescano più i peccati e i dolore,

Nè infestino il suolo le spine:

Egli viene a far scorrere le sue benedizioni

Ovunque si trovi la maledizione.

Nel 1671 Johannes Olearius, in “Comfort, Comfort Ye My People” scrisse:

Poiché la voce del messaggero sta gridando

Nel deserto vicino e lontano

Chiamando tutti gli uomini a pentimento,

Perché il regno ora è qui.

Oh, quel grido d’avvertimento obbedite!

Preparate ora una via per Dio;

S’alzino le valli per incontralo,

E le colline s’inchinino a salutarlo.

Fate dritto ciò che fu per lungo tempo storto,

Spianate i luoghi scabrosi;

Siano i vostri cuori veraci e umili,

Come s’addice al suo santo regno.

Poiché la gloria del Signore

Ora è sparsa su tutta la terra

E ogni carne vedrà la prova,

Che la sua parola non è rotta mai.

Il mandato culturale e il postmillennialismo sono o espliciti o impliciti negli inni natalizi. Nel 1850, Edmund H, Sears scrisse: “It Came Upon a Midnight Clear” che conclude in questo modo:

Poiché ecco, s’affrettano i giorni

Predetti dai bardi dei profeti

Che gli anni in sempiterno circolo

Giungon vicini all’epoca d’oro;

Che pace su tutta la terra

Scaglierà nel suo antico splendore,

E tutto il mondo ripeterà il cantico

Che adesso cantano gli angeli.

[Per l’ovvio motivo storico per cui l’Italia non ha mai visto una Riforma, nella nostra lingua è più difficile trovare inni con la stessa convinzione. Non manca comunque qualche ‘perla’:

A te l’impero

il Padre diè

su l’orbe intero

per ogni età;

e l’alto tuo potere

noi celebriam, Gesù,

con le potenti schiere,

col popol tuo quaggiù.

Gloria, a te gloria

In cielo e in terra, sia a te la vittoria

O Emmanuel!

Ed. Tagliatela, 1875-1937. GM]

Gli scrittori di inni, mentre riflettevano sulla gloria del Natale e sulle profezie che lo riguardavano, a volte rifletterono una teologia dal contenuto più grande di quel che essi stessi sostenevano.

Nella sua ascensione Gesù sottolineò di nuovo il mandato creazionale, dichiarando:

Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt. 28:18-20, CEI).

Lenski rese “ammaestrate tutte le nazioni” con “discepolate* tutte le nazioni”. Sono citati due domini ove prevale la totale autorità regale di Cristo: cielo e terra. “L’universalità della commissione è resa chiara da … ‘tutte le nazioni della terra’. Qui abbiamo il compimento di tutte le promesse messianiche riguardanti il regno a venire” 7.

Nell’ascensione: “Il Cristo esaltato ascese al suo trono”. Secondo Stauffer:

Leggiamo che l’assoggettamento finale dei nemici di Dio avverrà solo alla fine dei giorni, benché, nel dire questo, si presupponga che l’inizio fondamentale sia già stato fatto (Mc. 14:62; Ap. 3:21; 14:14). Leggiamo ancora che l’assoggettamento ha già avuto luogo, benché qui le celebrazioni per il trionfo siano sospese fino al tempo della fine (Ef. 1:20 s.; Eb. 1:13; 10:12 s.; 12:2). Ma dovunque cada l’enfasi, una cosa è chiara: Il Signore ha da ora in poi ogni autorità in cielo e sulla terra, egli è con la sua chiesa sempre, fino alla fine del mondo (Mt. 28:18 s.) [8] .

Tutte le nazioni devono essere soggiogate mediante il battesimo e l’insegnamento, cioè per rigenerazione e la parola di Dio. In origine, il primo Adamo affrontava da assoggettare un mondo naturalmente buono e non caduto, il secondo o ultimo Adamo affrontò nazioni decadute e ribelli e un mondo caduto*, un deserto da trasformare in fertile e produttivo per Dio. Da sottomettere adesso c’era più che un giardino; le nazioni e gli imperi del mondo dovevano essere portati sotto il dominio di Cristo e dei suoi membri.

Questo mondo decaduto si mobilizza contro Cristo e contro il suo popolo. Nega Cristo e lo maledice, prima nel massacro di Betlemme, più tardi nella crocifissione, e da allora con le sue condanne. Anziché accettare la trasfigurazione di Cristo come rivelazione di Dio e del suo ordine giuridico mediante il suo Figlio unigenito, il mondo cerca di trasfigurare se stesso, talvolta esaltando le persone più miserabili. Ecco che a Roma, la basilica sotterranea di una fratellanza di culto ellenica presentava una lesbica deificata. “Sulla sua abside portava la raffigurazione della trasfigurazione di Saffo”[9].

Ma Cristo rovesciò la maledizione della croce in vittoria, e la condanna del mondo in giudizio contro il mondo.

La chiesa, perseguitata dal dragone espulso ma pure liberata da un peso tremendo, canta i suoi inni a Cristo: “Ora è giunta la salvezza, la potenza e il regno del nostro Dio e la potestà del suo Cristo, poiché è stato gettato giù l’accusatore dei nostri fratelli colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Ma essi l’hanno vinto per mezzo del sangue dell’Agnello!” (Ap. 12:10 s.). Questa è la nuova situazione del mondo a partire dalla data dell’ascensione [10].

Note:

1 Clemente Alessandrino, Il Pedagogo, Libro II, cap. iii.

2 Tatian, “Address to the Greeks”, cap. ix; Ante-Nicene Christian Library, III, 14.

3 George Feifer, Justice in Moscow; New York: Simon and Schuster, 1964, pp. 330-332.

4 Ethelbert Stauffer, New Testament Theology, trad. di John Marsh; New York: Macmillan, 1955, p. 82.

5 Ibid., p. 116 s.

6 Ibid., p. 117.

7 R. C. H. Lenski, The Interpretation of St. Mattew’s Gospel; Columbus, Ohio: The Wartburg Press, 1943, pp. 1170, 1172.

8 Stauffer, op. cit., p. 138.

9 Ibid., p 139.
10 Ibid.


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