INDICE:

L’Ottavo Comandamento

10. La nascita verginale e la proprietà

 

La forte vena di manicheismo nella chiesa l’ha portata a trascurare il mondo materiale per quello spirituale o, nel caso dei modernisti, a scegliere l’ordine materiale su quello spirituale. Quelli che disprezzano il mondo materiale diventano degli antinomiani; per loro il vangelo non ha legge per il mondo materiale perché quel mondo deve perire e deve essere disconosciuto. Il mandato di sottomettere la terra, le promesse riguardanti una creazione restaurata, e, alla fine, della resurrezione dei corpi non sono presi seriamente. Il mondo e la carne sono posti fianco a fianco col diavolo in una empia trinità.

I modernisti affermano un mondo di materia e rinunciano alla legge per una ragione simile. Secondo la teologia manichea i due mondi alieni di spirito e materia non possono essere collegati insieme. Il mondo materiale pertanto è la propria fonte di legge e la conseguenza è un vangelo sociale, un vangelo derivato dalla società anziché da Dio, e un’etica situazionale; una moralità governata dal momento esistenziale, materiale.

Il modernista trasforma la narrativa della nascita di Cristo in un mito; gli evangelici convertono la storia in una favola mielosa fuori dal mondo. La realtà di quella storia è invece totalmente anti-manichea e totalmente rilevante per il tempo e per l’eternità. La mente manichea ha infettato il mondo occidentale talmente tanto che scrivere o parlare de “La nascita verginale e la proprietà” giunge come un colpo: le due non dovrebbero incontrasi mai.

L’annunciazione (Lu. 1:26-38) dichiarò che a Gesù sarebbe stato dato “il trono di Davide suo padre e regnerà sulla casa di Giacobbe in eterno, e il suo regno non avrà mai fine” (Lu. 1:32-33). A questo punto gli ecclesiastici (sono sempre tentato di tradurre “baciabanchi”) s’affrettano a dirci che questo trono e regno sono spirituali e non fanno riferimento a questo mondo, fatta eccezione per quanto serve a salvare delle persone e farle entrare nell’arca della chiesa. Che il significato includa una cornice di riferimento spirituale ed eterna può essere concesso totalmente e deve esserlo. Ma non c’è sostegno per l’esclusione di un riferimento al tempo e alla storia. Chiaramente, Gesù Cristo sarà signore e sovrano delle nazioni nei termini delle profezie messianiche. Egli viene a reclamare il suo reame, la sua proprietà come sovrano signore.

Maria lo comprese chiaramente così, come acclara il Magnificat (Lu. 1:45-56). Il Magnificat è semplicemente una gioiosa recitazione di profezie del Vecchio Testamento sul soggetto. È di fatto, “costituito quasi interamente di citazioni dal Vecchio Testamento.”[1]

La vergine Maria celebrò “Il potente rovesciamento delle cose che in principio è già stato compiuto con l’ingresso di Dio nel corso della storia e nella vita dell’umanità, mediante i Messia che stava per venire, il suo Figlio promesso”[2]  Questo “potente rovesciamento delle cose” è il rovesciamento del dominio del peccato sull’uomo e la storia. È il potente ri-ordinamento di tutte le cose sotto il dominio del Re, Gesù il Messia, perché “la misericordia si estende su coloro che lo temono di generazione in generazione” (Lu. 1:50):

Egli ha operato potentemente col suo braccio; ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai loro troni ed ha innalzato gli umili
ha ricolmato di beni gli affamati e ha rimandato i ricchi a mani vuote. Egli ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia come aveva dichiarato ai nostri padri, ad Abrahamo e alla sua progenie, per sempre (Lu. 1:51-55).

È piuttosto ovvio che Maria intese che la storia avrebbe visto un potente rovesciamento delle cose a causa della nascita di suo Figlio. Per la sua forza, le vane immaginazioni degli uomini sarebbero state confuse. I potenti sarebbero stati detronizzati, e i beati miti del Signore, esaltati. Il popolo affamato di Dio sarebbe stato saziato, e i ricchi peccatori sarebbero stati gettati fuori a mendicare. Tutto questo sarebbe stato in compimento della profezie fatte ai patriarchi e ai profeti che dicono che, per mezzo della progenie di Abrahamo e di Davide, l’Israele di Dio avrebbe posseduto l’intera terra materiale.

Dire che Maria credette questo, ma che invece Dio intendeva un compimento “spirituale” è scherzare con le Scritture. Il chiaro significato di Maria non può essere travisato. Se le sue parole possono essere spiritualizzate in un compimento non-materiale, allora anche la narrazione della creazione e il resoconto della nascita verginale possono essere spiritualizzati in un compimento non-materiale. O la Scritture significa ciò che dice, o non significa nulla.

È pertanto ovvio che un compimento molto reale e materiale sia il solo valido significato qui. In senso molto generale, perciò, questo significato è come segue: Primo, la terra è proprietà di Gesù Cristo perché Egli è sia il Re messianico, il vero Figlio di Dio sia il regale Figlio di Davide.

Secondo, questo Re ha il Dominium Eminens[3], la signoria assoluta e può fare ciò che vuole della sua proprietà. Può scacciarne gli empi e dare il regno a coloro che gli obbediscono. Come Gesù dichiarò: “Perciò io vi dico che il regno di Dio vi sarà tolto e sarà dato a una gente che lo farà fruttificare” (Mt. 21:43). Lo scopo della sua venuta è di spossessare la presente leadership mondiale e di dare il dominio al suo popolo.

Terzo, ciò significa che il popolo di Dio deve aspettare il suo regno, mettere in atto le sue leggi, ed essere fedele al mandato creazionale di sottomettere la terra ed esercitare il dominio su di essa (Ge.1:26-28).

Quarto, “Per mezzo del Messia, Dio detronizzerà tutti i nemici”.4 Questo significa chiaramente la vittoria totale. Il Magnificat profetizza chiaramente la vittoria totale di Gesù Cristo e lo sradicamento del regno dell’uomo. Gli empi saranno palesemente confusi e scacciati, e il popolo di Dio altrettanto palesemente sarà condotto al potere e alla vittoria. Israele, il popolo pattizio di Dio, verrà stabilito a pieni poteri. Non varrà dire, come ha fatto Lenski:

“E Maria disse” non suggerisce l’ispirazione divina; per il contenuto di questo cantico non era necessaria né questa né la rivelazione. Diversamente da quello di Elisabetta, non contiene profezia né prova di conoscenza che sia comunicata in modo soprannaturale. Il cantico di Elisabetta è diretto a Maria, e giustamente; quello di Maria è diretto a Dio, e nuovamente più che correttamente. Quello di Elisabetta è la continuazione del discorso di Gabriele a Maria, quello di Maria è una continuazione e un’espressione della sua breve replica a Gabriele. Mentre quello di Maria è più bello nella prosa e nella forma, si colloca però ad un livello inferiore rispetto a quello di Elisabetta.[5]

Contrariamente al Lenski, il Magnificat molto chiaramente contiene ed è profezia. Se nella bibbia solo quello che è etichettato come ispirato è ispirato, allora molti profeti devono essere declassati. Maria profetizzò; o non era ispirata e fu meramente stravagante ed emotiva, o chiaramente profetizzò nello Spirito di Dio. L’annunciazione (Lu. 1:26-35) indica chiaramente che Dio mise da parte più che il grembo di Maria per il suo santo scopo, e fa violenza alle Scritture limitare l’opera di Dio al grembo di Maria. Il fatto che Lenski abbia aggiunto, dopo l’affermazione di cui sopra, che “Maria stessa non fornisce ragione per la mariolatria” rende chiaro il suo proposito: svalutare Maria. Fare giustizia alle Scritture non è mariolatria.

Quinto, la legge: “Non ruberai” significa anche che l’uomo non può derubare Dio delle sue prerogative, né della sua proprietà. Dio getta i ladri fuori dalla sua vigna (Mt. 21:33-34) e trita in polvere i suoi nemici.

La nascita verginale perciò è la conferma della legge di Dio e un’enfatica affermazione dei diritti di proprietà di Dio sull’uomo e sulla terra. Questo miracolo suona la nota della vittoria e della restaurazione.

Note:

1 Norval Geldenhuys: Commentary on the Gospel of Luke; Grand Rapids: Eerdmans, 1951, p. 84. 2 Ibid., p. 86.

3 Ho tradotto col latino “Dominium Eminens” Eminent Domain che è generalmente usato per il diritto d’espropriazione dello stato per bene pubblico. Che questo diritto che appartiene prima di tutto a Gesù Cristo non abbia un corrispondente nella nostra lingua denuncia la sua carenza dal lato teologico/biblico, che sia applicato solo allo stato dichiara chi è il dio di questa nazione. (N. d. T).

4 William F. Arendt: The Gospel According to St. Luke; Saint Louis: Concordia, 1956, p. 60.

5 R. H. C. Lenski: The Interpretation on St. Luke Gospel; Columbus, Ohio: Wartburg Press, 1948, p. 84.


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