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Le trattazioni in questo volume includono molti articoli del Chalcedon Report dal 1965 al 1989. La prima uscita del Report annunciava la mia preoccupazione: il bisogno di Ricostruzione Cristiana, e il termine fu usato lì per la prima volta. Al tempo fu molto criticato e da alcuni lo è tutt’ora. Il termine, però, presenta lo scopo di Chalcedon: applicare la Parola di Dio ad ogni ambito di vita e di pensiero e di chiamare tutti i redenti di Dio  alle loro responsabilità in Cristo nostro Re. L’irrilevanza di troppi uomini di chiesa per quanto concerne il mandato del dominio ha reso irrilevante la chiesa ai nostri tempi.

Ora sta avvenendo un grande cambiamento. Nel 1961, in uno dei miei primi libri: Intellettual Schizophrenia, ho concluso l’ultimo capitolo su “La fine di un epoca”, con questo paragrafo: 

La fine di un’epoca è sempre un tempo di turbolenza, guerra, catastrofe economica, cinismo, illegalità, e sofferenza. Ma è anche un tempo di enormi sfide e creatività, di questioni e della loro portata mondiale, mai un’epoca ha affrontato una crisi più ardua e più entusiasmante. Questo, dunque, sopra a ogni cosa, è una grande epoca in cui vivere, un tempo di opportunità, una situazione che richiede un pensiero vigoroso, di fatto è un tempo glorioso  in cui essere vivi.

Non era per me un periodo facile quando scrissi queste parole, né lo è ora, 29 anni dopo, ma sento sempre più fortemente che è un privilegio vivere in un tempo in cui servire il Signore può essere così significativo e importante. Amo la mia vocazione: servire il Dio Trino in qualsiasi ambito è una gioia e una benedizione, qual che siano i problemi, le ostilità e la cattiveria che si possa incontrare. Non sto dicendo che godo i miei guai! Lungi da me! Sono incline a lamentarmi quanto chiunque altro, ma cerco anche di essere fedele nell’esprimere la mia gratitudine per la redenzione e la vocazione che Dio mi ha dato. 

Rousas John Rushdoony
14, giugno 1989

Ho deciso di collocare questa collezione nella sezione Libri. Rimarrà un cantiere aperto finché vivo perché trovo sempre altre importanti pubblicazioni da tradurre ma non me la sento di terminare  qui questo progetto perché malgrado siano ormai trascorsi più di cinquant’anni dai primi editoriali, malgrado sia caduto il muro di Berlino e l’URSS non esista più, malgrado molte delle questioni qui trattate siano più immediatamente applicabili alla realtà statunitense, queste trattazioni hanno ancora molto da dire per la nostra epoca e cultura. Inoltre, la fine di quell’epoca menzionata dall’autore, la fine dell’umanesimo è oggi più vicina e quindi più pressante la necessità di prepararsi a ricostruire. Proprio alcuni giorni fa, nelle devozioni che mia moglie ed io facciamo ogni mattina presto, leggendo Ezechiele 37, un capitolo famoso che troppo spesso è spiritualizzato o collocato alla fine dei tempi, mi sono reso conto che invece il Signore promette un risorgimento della cultura giudaica in esilio: “Figlio d’uomo, queste ossa sono tutta la casa d’Israele. Ecco essi dicono: le nostre ossa sono secche, la nostra speranza è svanita e noi siamo perduti. Perciò profetizza e di’ loro: Cosí dice il Signore, l’Eterno: Ecco, io aprirò i vostri sepolcri, vi farò uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi ricondurrò nel paese d’Israele”. Che lo Spirito di Dio faccia rivivere le nostre ossa secche e ci guidi nella ricostruzione di una civiltà che lo onora.

Giorgio Modolo
23, marzo 2022


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