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I detentori della Verità

La storia della chiesa cristiana è una storia assai straordinaria. Ci racconta di uomini di fede che hanno portato il vangelo in tutto il mondo, trasformando uomini che erano selvaggi e barbari in uomini di Dio, e che trasformò i popoli del Nord Europa, molti dei quali praticavano sacrifici umani, in costruttori di cattedrali e architetti della civiltà. Malgrado gli attacchi dei suoi nemici, le grandi conquiste della chiesa sono ovvie e chiare.

Ciò non significa che la chiesa non sia stata colpevole di grandi sbagli, né che tutte le critiche siano in errore. Gli anni che abbiamo davanti ci promettono, se l’andamento attuale continua, una straordinaria ripresa  del potere e della cultura cristiana. Se i cristiani come individui e come chiese vorranno esercitare il giusto tipo d’influenza, e dare inizio al giusto tipo d’azioni, dovranno imparare dal passato, e questo significa sia riconoscere i nostri peccati e i nostri errori, sia ristabilire le nostre radici nella parola di Dio.

Il nostro interesse qui è per un errore particolare e per le sue implicazioni. Prima di farlo, bisogna citare il collegamento tra peccato ed errore. Anni fa, seppi la storia di un uomo che acquistò la sua prima automobile e, essendo un uomo di successo, rifiutò il tentativo del venditore di insegnargli alcune cose pertinenti alla manutenzione. Il suo atteggiamento fu: quando avrò bisogno che l’auto faccia manutenzione, la riporterò da voi. Lo fece molto presto, trainato dai cavalli, per ignorante negligenza di un fatto molto semplice. Fece uno stupido errore perché nel suo peccato fu troppo arrogante per imparare alcuni semplici fatti. Il peccato distorce la nostra prospettiva, e il risultato è spesso l’errore.

Un grande errore delle chiese lungo i secoli e fino ai primi anni dell’era moderna ha le sue radici nella dottrina della chiesa. La chiesa è il corpo di Cristo; è un fatto soprannaturale, creato da Dio in Cristo, la cui vita comincia in noi con la grazia soprannaturale e rigenerante di Dio.

Inoltre, i teologi hanno parlato della chiesa come Militante e Trionfante. La Chiesa Trionfante  è la chiesa in cielo, la grande assemblea dei redenti dall’inizio della storia fino ad ora. La Chiesa Militante è la chiesa nella storia, al lavoro per portare tutte le cose nel reame di Cristo e sotto il suo governo, per fare discepole le nazioni e insegnare loro la totalità della parola di comando di Dio. La Chiesa Militante non può essere recisa dalla Chiesa Trionfante, ma non può neppure essere identificata con questa.

Fonte di grande errore è stata la credenza che per definizione ci possa essere solo una vera chiesa. In un senso molto reale, ciò è vero. Fuori da Cristo non c’è salvezza. Pietro dichiarò: “In nessun altro vi è la salvezza, poiché non c’è alcun altro nome sotto il cielo che sia dato agli uomini, per mezzo del quale dobbiamo essere salvati” (At. 4:12). Questo fatto è il fondamento del cristianesimo.

Il problema nasce quando postuliamo ciò ch’è vero della chiesa in Cristo per la chiesa come una istituzione nella storia con uomini peccatori e fallibili come membri e ufficiali della stessa. Ciò ch’è vero di Cristo non è vero di noi, e ciò che la chiesa è nell’eternità non è ancora sulla terra.

La credenza che la “nostra” chiesa sia l’una vera chiesa ha contrassegnato Oriente e Occidente, chiese latine e chiese ortodosse in modo eguale, Cattolici e Protestanti, quanto pure gli Anabattisti. Ha portato a persecuzioni perché se la “nostra”chiesa è la sola vera chiesa, non possiamo vedere false chiese con occhi benevoli.

A causa di questa credenza nella vita della chiesa avvenne un graduale cambiamento. In precedenza, gli uomini cercarono di formulare credi, confessioni e trattazioni teologiche per correggere errori e far progredire la verità.  La risposta all’errore era d’ampliare la conoscenza della fede e proclamare la verità come correttiva dell’errore.

Ad ogni modo, nel tempo, ciascun gruppo ha identificato se stesso con la sola vera chiesa, ne seguì che si videro come i soli detentori della verità. Lungo i secoli, ciascuno ha visto le “fallacie” nelle posizioni di altre chiese mentre rimaneva confidente in se stesso come il solo vero corpo e voce di Cristo.

In un senso molto reale, quest’identificazione ebbe radici pagane. Il paganesimo, come l’umanesimo oggi, assolutizza il temporale, e questa è idolatria. Nei termini della legge di Dio l’idolatria è un peccato terrificante. Una particolare chiesa potrà essere più vicina alla verità su ceri particolari, ad esempio una dottrina specifica, una forma di governo, e qualche altra sfaccettatura della vita della chiesa, ma nessuna chiesa da questo lato del cielo può essere definita la sola vera chiesa. Quando Dio dice: “Non avrai altri dèi davanti a me” (Es. 20:3), non ci chiede con ciò di giudicare le altre chiese ma di ripulire la nostra vita e di separarci da qualsiasi idolatria di chiesa, nazione, razza, persona e così via.

Dai tempi del Vecchio Testamento, comunque, il popolo di Dio ha guardato a se stesso anziché a Dio per definire il vero ordine. Dio chiese ad Israele mediante il profeta Amos: “Non siete voi per me come i figli degli Etiopi, o figli d’Israele?” (9:7). Israele, come la chiesa, si reggeva solo per la verità di Dio.

Data questa propensione a credere di essere il solo detentore della verità, ne conseguì che ciascun gruppo ebbe la percezione che il proprio controllo su di un popolo facesse tutta la differenza tra la vita eterna e l’eterna dannazione. Secondo la Scrittura, è Cristo, non la chiesa, a fare la differenza.

L’assolutizzazione di una prospettiva, gruppo, o poteri è il problema costante della storia. È uno dei marchi dell’intellighenzia apostata dell’epoca moderna. Nel XVIII Secolo i Philosophes Francesi credevano nella “onnipotenza del criticismo”. I nostri moderni intellettuali utilizzano un linguaggio più modesto, ma ciò che credono non è diverso.

Nella sfera politica, uomini e nazioni sono inclini spesso a considerare le loro nazioni come le portatrici di civilizzazione talché il benessere dell’umanità dipende dalla loro sopravvivenza  e dal loro trionfo. Il Signore Iddio fece molto bene quando le nazioni moderne non esistevano, farà ancora meglio quando se ne saranno andate!

Nostro Signore ci dice: “Io sono la via, a verità e la vita. Nessuno viene al padre se non per mezzo di me” (Gv. 14:6). Non disse: ‘La chiesa è la verità, e nessuno può andare al Padre se non per mezzo della chiesa’.

Quando una chiesa cade nell’idolatria e si considera il detentore della verità, sposta il proprio ministero dalla signoria di Cristo alla signoria di pastori, anziani, vescovi, diaconi, o quali che possano essere le sue autorità. Tale chiesa idolatrica a quel punto mette al centro del suo rapporto con i propri membri non lo scostamento dalla Scrittura ma il disaccordo con le oziose ed oppressive pontificazioni dei piccoli cesari della chiesa.

San Paolo, benché ispirato da Dio e chiamato personalmente all’apostolato per la rivelazione di Gesù Cristo, scrisse egualmente con umiltà: “Non che io abbia già ottenuto il premio, o sia già arrivato al compimento, ma proseguo per poter afferrare il premio, poiché anch’io sono stato afferrato da Gesù Cristo” (Fl. 3:12).

Non siamo noi ad essere la verità di Dio, né come individui, né come chiese. Il Dio trino non potrà mai essere contenuto e limitato da un’istituzione, per quanto grande possa essere.

Salomone trattò questa questione alla dedicazione del tempio. Il tempio aveva ciò che nessuna chiesa ha mai avuto: la dimorante presenza di Dio nel Santissimo. Ma Salomone disse: “Ma è proprio vero che DIO abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti; tanto meno questo tempio che io ho costruito!” (1° Re 8:27). Se il tempio non potè essere considerato come l’unico detentore di Dio e della sua verità, come può una qualsiasi chiesa fare tale rivendicazione? La chiesa diventa grande servendo Cristo, non esaltando se stessa.

Rimpicciolire le affermazioni della chiesa non è né rimpicciolire la verità di Dio, né la sua assoluta rivendicazione di noi stessi, né la verità esclusiva della sua rivelazione. Anzi, è riconoscere il ruolo di servitori di chiese ed individui.

Abbiamo bisogno di renderci conto che più gli uomini  e le istituzioni sono umanistici, più si considerano come la voce della verità. Avendo negato una verità che li riguarda, la loro sola verità è, insieme con Hegel, ciò che s’incarna nella storia come lo stato e i suoi governanti elitari. Meno siamo biblici, più diventiamo idolatri. Non dovrebbe sorprenderci che il Marxismo sia radicalmente idolatrico. Assolutizzare il temporale è sempre idolatria ovunque si manifesti.

Stolti uomini di chiesa si sono spesso visti come la verità (e anche l’ira) di Dio. Questa è idolatria, e Dio giudicherà tali uomini. Non la chiesa, né l’uomo, ma Gesù Cristo è la verità di Dio, ed Egli solo è il nostro redentore.

R. J. Rushdoony (Dicembre, 1986)


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