INDICE:

1. Il conflitto con lo stato

Negli anni recenti, sotto l’influenza da un lato dell’umanesimo e dall’altro del pietismo, la chiesa si è ritirata da molte delle sue storiche funzioni basilari. Ora che la chiesa comincia a rivitalizzarsi e a riprendere il dovuto ministero, ne risulta il conflitto con lo stato umanista. È importante perciò esaminare alcuni dei doveri storici necessari della Chiesa Cristiana.

La chiesa può essere compresa in parte dalle parole Bibliche utilizzate per descriverla nella Bibbia. La parola fondamentale nel Nuovo Testamento è il Greco ecclesia, assemblea o congregazione, che nel Vecchio Testamento era qahal e edah. La chiesa è anche descritta in Giacomo 2:2 come una synagoge, o sinagoga. Nel vecchio Testamento, il governo della sinagoga era esercitato da anziani o presbiteri; questo ufficio continua nella sinagoga cristiana, con gli stessi requisiti basilari per quell’ufficio richiesti dalla sinagoga (1Tm. 3:1-13, ecc.). La forma Veterotestamentaria fu preservata con tale cura dalla chiesa che la parola inglese priest [prete-sacerdote] è una contrazione di presbyter, e il Collegio dei Cardinali fu per secoli un concilio laico di 70, come il Sinedrio (Nm. 11:16), con il papa, come il sommo sacerdote Giudaico quale settantunesimo. Anche Gesù creò un corpo di governo-servizio di 70, una sorta di diaconato (Lc. 10: 1,17) quale “sinedrio” della chiesa, la quale chiamava se stessa “l’Israele di Dio” (Gal. 6:16).

Il clero del Vecchio Testamento era diviso in due classi, sacerdoti e Leviti. Il lavoro del sacerdote era ieratico essendo le sue funzioni essenziali il sacrificio e le offerte. Per i cristiani, questo aspetto del ministero dell’Antico Testamento terminò con Cristo. Perfino quelle comunioni che chiamano i loro chierici sacerdoti lo fanno con una differenza tale che il sacerdozio del Vecchio Testamento è considerato finito. La funzione del ministero Levitico era l’istruzione (Dt. 30:10). Come risultato, l’educazione era basilare alla vita della sinagoga e del ministero Levitico. Il noto proverbio Ebraico dichiara che un uomo che non abbia insegnato al proprio figlio la Torah (cioè il Vecchio Testamento) e un mestiere gli ha insegnato ad essere un ladro. Di conseguenza, Israele era unica nell’antichità in virtù dell’educazione pressoché universale prodotta dal ministero della sinagoga.

Giuseppe  Flavio dichiarò che la scuola Ebraica ebbe le proprie origini con Mosè  (Giuseppe Flavio: “Antichità dei Giudei” , 4.8.12). In “Contro Apione” (2025),  Giuseppe Flavio  disse di Mosè: “Egli comandò di istruire i figli negli elementi della conoscenza, ad insegnare loro a camminare secondo le leggi, e di conoscere le opere dei loro padri. Quest’ultima, affinché potessero imitarli, la prima affinché crescendo con le leggi, potessero non trasgredirle ne avere la scusa dell’ignoranza.”  Mentre la maggior parte degli studiosi sarebbero scettici riguardo ad un’origine Mosaica per le scuole, è chiaro che Deuteronomio è largamente interessato all’istruzione sia di adulti che di bambini.

L’influenza di questa regola di vita fu grande. Hillel sosteneva che: “Un uomo ignorante (ignorante cioè della Torah) non può essere veramente pio…maggiore l’insegnamento della Legge, maggiore la vita, più scuola, più saggezza; maggiore il consiglio e più ragionevole l’azione” (Detti dei Padri, 2.5, 2.7). Questo livello educativo, notò Barclay: “Lasciò il proprio marchio profondamente impresso sul mondo, perché in ultima analisi mira ad educare il bambino in modo da renderlo adatto ad essere un servo di Dio, è un’educazione di figli per Dio” (William Barclay “Train Up a Child. Educational Ideals in the Ancient World” p. 48 ;1959)

La chiesa primitiva, la chiesa Medievale, la chiesa della Riforma e le chiese fondamentaliste e ortodosse contemporanee, cercano di continuare questo antico mandato educativo. Come E. Schweizer ha indicato in “Church Order in The New Testament” (7b, 92) la chiesa è “Il reame di dominio in cui il Signore risorto continua ad operare” (Citato in Colin Brown, editore. “The New International Dictionary of New Testament Theology” Vol. 1, p. 300. 1967, 1975.

La chiesa primitiva entrò in conflitto con Roma, la quale cercava di autorizzare, regolare, controllare e tassare tutte le religioni perché la chiesa rifiutò di sottomettersi ai controlli. La sua resistenza era basata sulla signoria o sovranità di Cristo: il dominio di Cristo non può essere sotto il dominio di Cesare. Cesare è sotto Cristo il creatore e Signore, non Cristo sotto Cesare. La chiesa perciò intraprese diverse attività non autorizzate:

  1. Teneva riunioni che erano incontri d’istruzione e di adorazione, senza permessi.
  2. Raccoglieva bambini abbandonati (come parte della sua opposizione all’aborto), e li dava a varie famiglie della chiesa, li allevava ed istruiva; venivano mantenuti anche degli orfanotrofi.
  3. A motivo della natura Levitica della chiesa molto presto cominciarono ad essere costruiti centri d’istruzione, biblioteche e scuole. Più tardi si svilupparono scuole cattedrali e università.

La dottrina della libertà accademica è un cimelio dei giorni in cui l’accademia era parte della chiesa e delle sue funzioni e perciò aveva diritto alle relative immunità. Quanto seriamente questo aspetto fosse considerato come basilare alla vita della chiesa appare dal fatto che, non appena venivano costruite delle chiese (non possibile nei primi due secoli), biblioteche (e scuole) ne facevano parte. Joseph Bingham, in “The Antiquities of the Cristian Church” (1850), scrisse “C’erano tali luoghi anticamente attigui a molte chiese, dal tempo in cui le chiese cominciarono ad essere erette tra i cristiani”. (Libro VIII, cap. VII, sez. 12.) Bingham citò alcuni degli antichi riferimenti a queste scuole e biblioteche: (Euseb. Libro 6, cap. 20, Girolamo Catalog Sireptor. Eccles. c.TS “Gesta Purgat, at calcem Optati, p. 267; www.path.ne.jp/~millnm/strife.html.    Agostino de Haeres c. 80, Basilio Ep. 82.t. 3., p 152; Hospinian: De Templis. Libro 3, c. 7., p.101, ecc). Bingham fa riferimento anche ad un canone attribuito al Sesto Concilio Ecumenico, a Costantinopoli nel 680-681 d.C. il quale richiedeva che i presbiteri in città e villaggi rurali mantenessero scuole per tutti i bambini. Egli aggiunse, riassumendo tutte le evidenze: “Possiamo concludere che le scuole erano anticamente molto comunemente accessorie sia alle cattedrali che alle chiese di campagna” (Libro VIII, cap. VII, sez. 12). Si può trovare difetto nell’affermazione di Bingham solo sul merito che non erano “accessorie” ma un aspetto basilare della vita della chiesa, sia che fossero separate dalla chiesa o al suo interno. Le tendenze altamente ecclesiastiche di Bingham lo portarono a sottolineare maggiormente la vita liturgica della chiesa piuttosto che quella educativa. Molti studiosi critici negherebbero che le scuole esistessero ad una data così precoce; troppo spesso le loro premesse assumono una chiesa senza radici, cioè una chiesa senza sullo sfondo il fatto della sinagoga e del Levita quale sua origine e, al presente, quale rivale e memento. Inoltre, non bisogna dimenticare che il cristianesimo è la religione del libro, la Bibbia.  Alfabetismo e educazione erano perciò concomitanti naturali della conversione. Ma non è tutto. Essere la religione del Libro significò che traduzioni furono fatte in varie lingue e per fare in modo che le traduzioni fossero lette fu sollecitata l’istruzione. In Armenia fu creato un alfabeto per la traduzione della Bibbia, e una nuova cultura si sviluppò come risultato del nuovo apprendimento in quel nuovo alfabeto della Bibbia. Vero che invasioni, guerre, l’arretratezza di molti dei popoli appena convertiti (come nel Nord Europa) a volte fecero dello sviluppo di scuole e dell’apprendimento un procedimento lento, ma è chiaro che (1) il cristianesimo considerò l’educazione o istruzione basilare alla sua vita e una necessaria funzione della chiesa, e (2) l’educazione nel mondo Occidentale è uno sviluppo unico nella storia e una figlia della chiesa.

Inoltre, dobbiamo ricordare che, nella chiesa primitiva, il servizio era Levitico o istruttivo. Alla conclusione dell’istruzione (o sermone), c’erano domande designate a mettere gli ascoltatori in grado di acclarare punti difficili o mal compresi. Poiché non tutti i partecipanti erano credenti, ma talvolta erano visitatori o il marito o la moglie non credenti di un cristiano, le domande potevano certe volte essere contenziose. Alle donne era proibito intraprendere questi dibattiti o sfidare il pastore o l’insegnante. Paolo dice:

Tacciano le vostre donne nelle chiese, perché non è loro permesso di parlare, ma devono essere sottomesse, come dice anche la legge.

E se vogliono imparare qualche cosa interroghino i propri mariti a casa, perché è vergognoso per le donne parlare in chiesa. (1 Cor. 14:34-35).

Il punto è che la chiesa stessa nel Nuovo Testamento era più una scuola che un tempio. La Riforma, e più tardi il Puritanesimo, riportarono negli incontri di chiesa questa enfasi sull’istruzione. Questa enfasi storica sta nuovamente venendo in prima linea. Ad alcuni servizi del mattino negli Stati Uniti è stato ripreso il formato domanda e risposta, esso è più comune nei servizi serali. Ancor di più, oggi molte chiese stanno stabilendo, a volte come parrocchiali altre volte come entità separate, scuole, come basilari alla vita della chiesa stessa. Queste sono spesso scuole primarie e secondarie, licei Biblici, in due casi o più, nel 1978, seminari, e così via. Queste non sono considerate innovazioni né attività estranee alla chiesa ma ad essa centrali. Ogni qual volta e ogni dove c’è o c’è stato un approfondimento del fondamento Veterotestamentario della fede cristiana, insieme con un enfasi sulla signoria e sovranità di Gesù Cristo, c’è un corrispondente e necessario sviluppo della natura Levitica del ministero. Allora l’educazione diviene essenziale al ministero. L’avvertimento di Geremia 10:2: “Non imparate a seguire la via delle nazioni” viene preso seriamente.

Viene sottolineato pure un altro fattore. Il battesimo, secondo il tipo di comunione di chiesa, implica un voto esplicito o implicito che il battezzato, sotto pena di maledizione, è proprietà di Gesù Cristo. Egli e i suoi figli devono essere istruiti nella parola del Signore. Una volta era comune richiedere a tutti i cristiani battezzati di mandare i propri figli in scuole della chiesa. Quel mandato sta ritornando ancora a motivo della fede che un bambino che sia proprietà di Cristo in virtù del suo battesimo o di quello dei genitori, non può essere posto in una scuola umanistica. Ne è risultato il Movimento delle Scuole Cristiane.

Lo storico Tedesco, Ethelbert Stauffer, nel suo importante studio “Cristo e i Cesari” (Germania 1952; U.S. 1955), mostrò chiaramente che le radici dell’antico conflitto tra chiesa e stato sono religiose. Dove lo stato dichiari di essere dio in terra, dichiarerà la propria sovranità e cercherà di controllare ogni area di vita e di pensiero. Una società libera diventa impossibile. La dichiarazione cristiana non è che la chiesa è sovrana sul mondo, poiché non lo è, la signoria o sovranità è un attributo di Dio e non dell’uomo. Ma l’ostinazione cristiana è per la libertà della chiesa, “il reame di dominio in cui il Signore risorto continua ad operare,” (E. Schweizer) dai controlli dello stato o di qualsiasi altro agente.

Essa include, inoltre, un diniego della dottrina delle sovranità dello stato. La stessa parola sovranità è assente nella Costituzione degli Stati Uniti a motivo del contesto teologico di quel periodo. Lo storico A.F. Pollard scrisse:

Le colonie erano state altrettanto ansiose di sbarazzarsi di Giacomo II nel 1688 quanto lo furono di essere liberate dal Parlamento nel 1776. La loro obiezione fondamentale era verso qualsiasi sovranità investita in qualsiasi Stato quale che fosse, anche nel proprio. Gli Americani possono essere definiti come quella parte del mondo di lingua Inglese che si è istintivamente rivoltato contro la dottrina della sovranità dello Stato ed ha, non esattamente riuscendoci, lottato per mantenere quest’attitudine dal tempo dei Padri Pellegrini al giorno presente… È questo diniego di ogni sovranità che da alla Rivoluzione Americana il suo profondo e permanente interesse. I Padri Pellegrini attraversarono l’Atlantico per sfuggire dal potere sovrano, Washington lo chiamò un “mostro”; il professore di Storia Americana a Oxford lo chiama “orco”…e il Signor Lansing scrive della Conferenza di Pace che “Nove decimi di tutte le difficoltà internazionali derivano dal problema della sovranità e dal cosiddetto stato sovrano.” (A.F. Pollard “Factors in American History”, p. 31s, 1925).

Questa affermazione è resa ancor più interessante dal fatto che Pollard fu uno studioso Inglese e ai suoi giorni una grande autorità sul costituzionalismo. Naturalmente, dai giorni di Pollard, il governo Federale degli Stati Uniti ha costantemente avanzato dichiarazioni di sovranità. Allo stesso tempo, sono diventati sempre più umanistici nella loro prospettiva della legge ed hanno fermamente stabilito l’umanesimo quale religione delle scuole “pubbliche” o statali.

La novità nel presente conflitto non è che la chiesa o la Scuola Cristiana stiano rivendicando fresche e storicamente nuove immunità, ma che i vari Stati Americani stanno rivendicando una giurisdizione mai esercitata o esistente precedentemente. La novità è da parte dello stato. È un prodotto della sua rivendicazione della sovranità. Questa rivendicazione pone lo stato in un corso di collisione con la chiesa, e ancor di più, con Dio, il solo Sovrano. Il 30 Aprile 1839, durante il “Giubileo della Costituzione” John Quincy Adams attaccò la nuova dottrina della sovranità di stato.  Come i coloni nel 1776 contro l’onnipotenza e la sovranità del parlamento si appellarono all’onnipotenza e sovranità di Dio, Adam dichiarò:

C’è la Dichiarazione d’Indipendenza, e c’è la Costituzione degli Stati Uniti, lasciatele parlare per se stesse. La dottrina gravemente immorale e disonesta della dispotica sovranità dello stato, giudice esclusivo dei propri obblighi e non responsabile ad alcun potere in terra o in cielo per la loro violazione, li non c’è. La Dichiarazione dice che non c’è in me. La Costituzione dice che non c’è in me. (S.H. Peabody, editor: “American Patriotism, Speeches, Letters, and other Papers, ecc., p.321. 1880).

Il conflitto è lo stesso conflitto religioso che vide Roma e la chiesa primitive in amara guerra e con molti cristiani martirizzati. È Cristo contro Cesare. Per il cristiano non può esserci compromesso. Ciò che è alla posta non è la sua proprietà, il suo interesse, o il suo reddito, ma il dominio di Cristo, “il reame di dominio in cui il Signore risorto continua ad operare” (Gennaio, 1979)


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