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Vivere nel passato

Vivere nel passato è il passatempo preferito e volontariamente scelto per molte persone dappertutto. Individui e classi, nazioni e razze, regioni e località, tutti sono assuefatti e dipendenti dalla loro versione dell’Epoca d’Oro del passato. 

Non è tutto. Essendo in molti casi circondate  dalle conquiste e le glorie del passato le persone assumono che queste cose siano loro realizzazioni. Uomini privi di fede hanno vissuto vicino alle cattedrali del Medio Evo e altri monumenti del passato e agito come se in qualche modo questa grandezza del passato fosse maturata da loro. Negli Stati Uniti i monumenti di una cultura Puritana sono trattati dai discendenti e da attuali abitanti come fossero merito loro, anche proprio mentre disprezzano la fede Puritana. Attraverso tutto il mondo occidentale, abbiamo troppi pigmei che vivono tra le rovine e le reliquie del passato come se la grandezza passata significasse anche la loro grandezza.

Europa e America non sono sole in tutto questo. In tutto il mondo, alcuni segmenti di varie culture guardano indietro al passato, un passato che non hanno mai creato né possono replicare, e si comportano come se il passato fosse una loro conquista. Allo stesso tempo, tali persone sono un ostacolo per lo sviluppo di un oggi e un domani migliore.

Roma, nei giorni in cui stava morendo era sicura che un passato così grande assicurasse un durevole futuro, ma Roma era morta e non lo seppe mai. In molte culture “il vecchio ordine” è un handicap proprio per quei valori in cui professa di credere. Come mi disse tristemente una volta un americano di origini coloniali e di solide radici: “Le nostre vecchie famiglie agiscono contrariate per ciò che sta accadendo qui, ma esse stesse sono l’elemento peggiore perché hanno potere eppure usano il potere per cospirare contro il nostro futuro. Ogni orrendo gruppo di potere è pieno di persone ‘della nostra razza’”.

Ma non è tutto. Regolarmente, quelli che reclamano d’essere gli eredi della grandezza passata inventano un passato mitico che si adatti alle loro fantasie. Ne è un triste esempio l’Irlanda. La grandezza della sua chiesa primitiva è un fatto entusiasmante, ma il nazionalismo irlandese del tardo 1800 la trascurò in favore di un passato inventato. I romantici del folklore che cominciarono il loro lavoro in Germania ebbero un profondo effetto su alcuni romantici irlandesi. Fu inventato un passato irlandese pieno di piccole persone, gnomi, streghe, folletti, bestie nere, malocchio e altro. Ogni più piccolo ritaglio di credenze campagnole fu trasformato in tesoro nazionale. A tempo debito, sempre più persone di discendenza irlandese divennero convinte che cose come la “chiaroveggenza” scorressero “nel loro sangue”. Uomini come George Russell e William Butler Yeats crearono una nuova immagine dell’irlandese e da allora molti hanno cercato di vivere nei termini di quell’immagine.

Gli irlandesi non furono affatto soli in questo. Ciò che rende così evidente il cambiamento irlandese è che è avvenuto in una nazione che era così devota alla propria fede. Tuttavia, l’Irlanda fu convertita da una cultura Cattolica verso una nazionalistica che evidenziava le qualità mistiche del sangue irlandese.

Allo stesso tempo, naturalmente, il carattere nazionale di molte nazioni europee fu fucinato dentro a nuove caratteristiche dagli impulsi folkloristici e nazionalisti.

Questo movimento non è mancato negli Stati Uniti, una nazione di immigrati. Molti degli immigrati cambiarono i loro nomi una volta arrivati sulle rive americane per rabbia o risentimento per ciò che la loro nazione d’origine era diventata. I loro discendenti ora romanticizzano il paese d’origine e hanno fatto una emigrazione spirituale nelle nazioni a cui i loro antenati rinunciarono. A distanza di sicurezza dalla povertà e dall’oppressione del passato, questi eredi possono volare comodamente ai luoghi d’origine e parlare con disinvoltura del loro retaggio. Ad ogni modo, più gli uomini vivono nel passato meno rilevanti sono per il futuro.

Infatti, noi abbiamo bisogno di vedere i cambiamenti come opportunità mandateci dalla grazia di Dio. Per citare solo due esempi, il sud e l’ovest degli Stati Uniti sono cambiati drammaticamente e radicalmente dalla Seconda Guerra Mondiale. Per quanto ci sia potuto piacere il passato, dobbiamo riconoscere che se n’è andato, e che il presente proviene dalla mano di Dio ed è una sfida verso nuova crescita e nuova grandezza. Se non siamo in Cristo siamo persone morte, e tutti i nostri oggi e i nostri domani evidenzieranno solamente il fatto che siamo morti e irrilevanti.

Alcuni anni fa, quando cominciai gli studi che portarono alla stesura di The Messianic Character of America Education (1963), fui fortemente interessato al ruolo degli uomini del new England nello sviluppo degli Stati Uniti. Nei primi anni, la fede Puritana del New England ebbe il proprio impatto sulle colonie, nella stessa Inghilterra, e nella formazione degli Stati Uniti. Già dai primi anni del 1800, l’influenza del New England era passata da Cristo alla politica nei termini di una nuova speranza di salvezza mediante l’azione politica e sociale. Nel 1830, 36 deputati, un ottavo del Parlamento, erano nati nel Connecticut, e quello stato quanto a popolazione era solo un quarantatreesimo degli Stati Uniti. Di questi 36 deputati, 31 provenivano da stati occidentali a cui erano migrati. Gli uomini del New England si stavano spostando verso ovest per assumere il comando nei veri stati in politica, e poi nell’istruzione. Molto del radicalismo dell’ovest era radicalismo del New England.

In California, gente del New England come John Swett, sovrintendente della scuola statale, 1863-1868, uno dei tanti che si spostarono a ovest, lasciarono il loro nomi sulla toponomastica e sulle istituzioni, e portarono anche l’Unitarismo in California e altri posti. Il motto di Swett preso da Horace Mann, un altro Unitariano fu: “Vergognati di morire finché tu non abbia conquistato qualche vittoria per l’umanità”. Questo era adesso il nuovo dio del New England, non Cristo ma l’Umanità. Swett vide la proprietà privata come proprietà dello stato, e i figli in California come “figli dello stato”. I figli dei Puritani divennero Yankee e statalisti.

In precedenza gli uomini del New England avevano abbandonato Cristo per il vangelo della salvezza mediante lo stato o per la salvezza attraverso l’istruzione. Ora fu fatto un altro passo, la ricerca del potere.
[…]
L’epoca della fede, che stabilì la grandezza degli Stati Uniti lasciò il passo alla fede non-cristiana, statalismo, azione politica come salvezza. … 

Questi riformatori umanistici a loro volta cedettero il passo agli sfruttatori, boss politici, e opportunisti in un area dopo l’altra. Boston, un tempo centro del Puritanesimo divenne dopo alcune generazioni una città nota per la corruzione politica.

In tutto il mondo, persone come quelle del New England, inglesi, tedeschi, olandesi, francesi, spagnoli, italiani, austriaci ed altri, siedono come pigmei tra le rovine di un grande passato che stanno scomparendo. Con tutta la loro meschinità, trivialità e mancanza di fede si identificano con la grandezza passata come se onore e grandezza si ereditassero insieme a terreni e palazzi. Ho passeggiato attraverso il giardino di college e università famose dove professori mi hanno parlato con orgoglio di glorie passate come se fossero state un fatto presente, quando una conoscenza  solo superficiale della scuola aveva messo in evidenza la sua bancarotta intellettuale e morale.

Vivere nel passato è molto comodo. I suoi problemi non ci sono più e rimangono solo i suoi monumenti. In ogni nazione, gli uomini vivono orgogliosamente e nostalgicamente nei termini del loro passato. Negli Stati Uniti, quelli del New England, quelli dell’Est, del Sud e perfino qualcuno dell’Ovest che hanno molto poco passato, possono dirvi com’erano meravigliose le cose prima che “loro” arrivassero e le distruggessero. È un modo di vivere superficialmente comodo, ma promette la morte. Fermare il passato in qualunque nazione o luogo è farne un cimitero o al massimo un museo. Questo sembra essere l’obbiettivo di gran parte del mondo occidentale. Un’espressione di qualche anno fa dichiarò adeguatamente questa cornice di pensiero: “Fermate il mondo. Voglio scendere!” Questa è una volontà suicida.

Non si può vivere sotto Dio senza vivere nei termini del presente e del futuro, benché con rispetto nei confronti del passato. Alcuni anni fa, Nathan R. Wood, in The Secret of the Universe (1936,1955), parlò dello scorrere del tempo dal futuro al passato: “Domani diventa oggi. Oggi diventa ieri. Il futuro diventa il presente. Il presente diventa ieri. Il futuro diventa il presente. Il presente diventa il passato. Il futuro è la scaturigine, è la riserva di tempo che un giorno diventerà presente,  e poi passato … il Passato scaturisce, procede dal futuro, attraverso il presente”.

Questo concetto è stato formulato da alcuni scrittori in termini di teorie scientifiche. Per noi, deve essere un fatto teologico. Data la dottrina di Dio e del suo piano di predestinazione, l’obbiettivo futuro del Dio trino determina il presente e il passato. La crocifissione, la Seconda Venuta, e la Nuova Creazione determinano tutta la storia all’indietro fino ad Adamo, e oltre Adamo al giorno uno della creazione. Vivere in Cristo è quindi vivere nei termini del presente e del futuro. I cimiteri della storia sono luoghi per quelli che vivono nel passato. Noi abbiamo un futuro,  e proviene dal Signore. 

R. J. Rushdoony (Gennaio 1986)

(Ho tagliato una parte centrale dell’articolo perché relativa solo alla storia americana. Credo che il lettore si renda conto che una svolta dalla fede in Cristo alla fede nella politica e nell’istruzione c’è stata anche nella nostra nazione ad un certo punto della sua storia anche se con differenze rispetto a quella americana. N.d. T.) 


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