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L’amore per la Morte

Una delle frasi più efficaci delle Scritture è Proverbi 8:36 “Ma chi pecca contro di me, fa male a se stesso; tutti quelli che mi odiano amano la morte.” Questo significa che l’amore per la morte è il marchio di ogni persona e cultura che sono contro Dio nel peccato: sono suicidi. Questo fatto, dichiarato così chiaramente da Salomone, non è senza conferme lungo le generazioni. In questo secolo Sigmund Freud, su basi non bibliche, sostenne che la volontà di morte è il fatto basilare e dominante nella vita di tutte le persone, e di conseguenza egli aveva scarse speranze per il futuro della civiltà.

La bibbia ci dice che c’è un collegamento inseparabile tra il peccato e la morte. Il peccato separa da Dio, il Creatore e datore di vita: è ribellione contro la legge e il governo di Dio. La conseguenza di questa separazione dalla Fonte di ogni la vita è la morte, e ogni peccato dimostra un amore e un dipendenza (assuefazione) per la morte. Gesù Cristo dice: “Io sono la risurrezione e la vita; chiunque crede in me, anche se dovesse morire, vivrà. E chiunque vive e crede in me, non morrà mai in eterno” (Gv. 11:25-25). Accettare l’espiazione di Cristo e la sua signoria significa che ci separiamo dal peccato e dalla morte, alla vita e alla rettitudine o giustizia, e per noi ha inizio all’istante la vita eterna, talché la potenza della morte è spezzata (1 Co. 15:55-57).

Nel frattempo, tutto intorno a noi, il mondo è caratterizzato da una volontà e un’amore per la morte. Ogni giorno di più la scena del mondo economico mostra questa volontà di morte. L’inflazione è la distruzione pianificata del denaro e dell’economia.

In anni recenti, alcune persone hanno agito come se fosse stato appena scoperto che un’abitudine relativamente distruttiva, cioè il fumo, fosse dannosa. Ma la gente lo sapeva più di una generazione fa, quando furono pubblicati i lavori del Dottor Pearl. Prima del tempo di Pearl lo sapevano anche gli asini a scuola e le sigarette erano chiamate “chiodi della cassa da morto!” Per certo non era una mancanza di conoscenza. Lo stesso vale nella sfera economica. Molto chiaramente, quando fu chiesto a Keynes delle conseguenze delle sue ricette economiche nel lungo termine, egli rispose: “Nel lungo termine siamo tutti morti.” Uomini suicidi richiedono economie suicide, e lo stesso tipo di politiche.

I discorsi elettorali del presidente Reagan hanno elencato le conseguenze del finanziamento a deficit, della moneta a corso forzoso, del finanziare ed aiutare il Marxismo mondiale e molto altro, tutte cose che sta al presente facendo e difendendo. Le politiche della morte prevalgono a Washington e in tutte le altre capitali del mondo. I moribondi non fanno progetti per domani o l’anno prossimo, la politica della morte pensa solo nei termini di oggi.

George Orwell, nel suo 1984, ha dipinto chiaramente  le conseguenze delle politiche della morte. Purtroppo, non essendo un uomo dalla fede biblica, ha mancato di vederne le radici. L’uomo moderno ha negato il Dio trino ed ha insistito che l’universo è un prodotto del caso e del tutto fortuito. Il suo universo, anziché avere un significato cosmico e totale è un universo assolutamente senza significato. Se la sola razionalità che c’è nell’universo è nella mente dell’uomo, e se la mente dell’uomo, a partire da Freud è semplicemente il prodotto irrazionale dell’inconscio umano, allora la mancanza di significato è assoluta e totale. A quel punto, aver fame di verità e significato è segno di stupidità e d’irrazionalità. Il paganesimo greco-romano vide questo vuoto cosmico come motivo d’edonismo: “Mangiamo, beviamo e divertiamoci, perché domani si muore.” La celebrazione più grande e l’evento più amato nell’Impero Romano era il “circo” coi suoi gladiatori che combattevano a morte, con cristiani gettati ai leoni, e la morte in molte altre maniere, fatta diventare spettacolo sportivo di grade popolarità. Il grido dei gladiatori quando entravano nell’arena: “Ave Cesare! Morituri te salutant!” È l’epitome dello spirito di Roma. La morte era un gioco e tutti la corteggiavano a modo proprio, e la glorificavano nell’arena. Come dice il Signore: “Tutti quelli che mi odiano amano la morte.”

L’educazione statale è sempre più l’educazione per la morte, la morte nazionale. Jonathan Kozol, nel suo Prosoners of Silence,  e il U.S. News Report, 17, maggio 1982, pp. 53-56: dicono: “Ci Aspetta una nazione di Analfabeti?” documentando la triste condizione degli Stati Uniti. L’economia sta richiedendo lavoratori sempre più istruiti e specializzati e le scuole statali stanno  producendo analfabeti che non possono essere assunti in questi ruoli. Gli analfabeti e quasi analfabeti (o analfabeti funzionali) sono tra i 57 e i 63 milioni [queste cifre sono aumentate di molto dal 1982 n.d. T.]. Questo analfabetismo (e disoccupazione) costituisce “una forma di dinamite sociale.” La situazione peggiora di anno in anno, e gli attacchi contro la Scuola Cristiana perché provvede un alternativa ed un’educazione superiore aumentano d’intensità. In molti circoli, criticare le scuole statali è marchio di fascismo, superstizione, bigottismo religioso, ed altro. Gli amanti della morte sono offesi dalla possibilità che ci sia vita e futuro per qualsiasi segmento della nazione.

Da ogni lato, la voglia di morte è con noi, organizzata con intense crociate e movimenti. Popolazione a crescita zero, crescita economica zero, e così via. Si noti la passione con cui il movimento anti-ordigni nucleari esagera il potenziale di tali ordigni, la sua prontezza a credere nella distruzione totale del mondo (e nel trovare piacere in un film che la dipinge), mentre allo stesso tempo persegue politiche di disarmo che inviteranno la guerra.

All’interno della chiesa, è stucchevole vedere la passione con cui delle persone difendono escatologie di morte. La storia, insistono tali persone, non può terminare con la vittoria del Signore e il dominio dei santi da Polo a Polo ma solo nella sconfitta. Le cose andranno di male in peggio, dicono queste persone, fino alla fine del mondo. In qualche modo, vedono il credere in un’escatologia di vittoria come qualcosa di non spirituale e di non cristiano. Al posto di una fede gioiosa e trionfante tali persone manifestano una fede rancida e che suona la ritirata.

L’amore per la morte è molto chiaro nel movimento abortista. I suoi sostenitori sono suicidi in diverse maniere. Mentre non ho modo di poter verificare questa informazione, diverse persone familiari con le “cliniche” abortive mi hanno detto che c’è un alto tasso d’utilizzo di narcotici e un eccessivo utilizzo di alcol tra gli operatori.

È importante notare che i Dieci Comandamenti, nella parola o legge concernente la vita, dice: “Tu non ucciderai.” Alcuni lo traducono con “assassinerai”, ma c’è un’altra parola ebraica, come nel Salmo 10:8 per uccidere, harag, colpire o uccidere con intenzioni letali. In Esodo 20:13, la parola è ratsack, da una radice ‘fare a pezzi’, uccidere, o metter a morte; questa parola può significare anche assassinare, ma è in qualche modo più generica. Il significato di “Tu non ucciderai” è che qualsiasi uccisione è proibita eccetto ove sia permessa dalla parola di Dio, ed esempio: nell’esecuzione di una persona legittimamente condannata a morte, in auto-difesa in una guerra difensiva, nell’eliminare quegli animali e parassiti che ostacolano l’agricoltura e l’allevamento di bestiame, ecc., nell’uccidere per cibo, e simili. In altre parole, ogni vita è creata da Dio, e il togliere qualsiasi vita deve essere sottoposto alla parola-legge di Dio. Poiché noi non apparteniamo a noi stessi, ma siamo creazione e proprietà di Dio, non possiamo toglierci la nostra vita, perché siamo proprietà di Dio.

Uno dei segni di una sana fede è un amore per la vita e un pio uso di essa, mentre un uso suicida e distruttivo della nostra vita e della vita di altre persone e creature manifesta un fondamento alieno.

Il suicidio è pertanto, normalmente un fatto religioso. Questa qualificazione “normalmente” è necessaria ai nostri giorni, perché molte sostanze amministrate come medicine hanno effetti collaterali mortali, e quando se ne assuma più di una, producono risultati mortali e spaventosi.

Molte religioni hanno assunto una visione favorevole del suicidio, e l’hanno persino esaltato come un percorso onorevole e dignitoso. In alcune culture, quando il re moriva, mogli e servitù competevano per il privilegio d’essere sepolti vivi col monarca. H. J. Rose, nella su panoramica del suicidio tra le religioni non cristiane (Hasting’s Encyclopedia of Religion and Ethics, vol. XII, p. 23.), sosteneva che “Probabilmente la ragione principale se non l’unica per questa (religiosa opposizione al suicidio) tra le razze primitive è semplicemente il terrore dello spettro. Il suicida doveva aver subito grandi maltrattamenti o essere stato travagliato in qualche modo, altrimenti non avrebbe fatto quell’azione, perciò il suo spettro sarebbe stato uno spirito vendicativo, particolarmente molesto.” Però, il fatto è che in quelle culture tutti gli spiriti dei morti sono temuti come ostili. La vita è vista come un reame di ostilità e sospetti, e la morte può perfino aggravare questo fatto. Da questo, tali religioni manifestano un timore della vita in quanto tale ed esse non vedono una fuga da queste ostilità cosmiche neppure nella morte. Il cosmo è il reame delle guerre di dèi, uomini e spiriti.

Non molto tempo fa ho scritto nel numero 25 “Il problema con la Sicurezza Sociale.” Fu ripubblicato in svariati notiziari e settimanali, e la ripubblicazione ha generato delle risposte interessanti. Al presente, la Sicurezza Sociale è bancarotta, sia moralmente che economicamente. Arlo Sederberg ha recentemente commentato: “Con l’invecchiare dell’America, una delle bombe ad orologeria nella guerra monetaria è il sistema di Sicurezza Sociale che potrebbe far sembrare i problemi della Chrisler o di International Harvester, giochi da bambini” (Arlo Sederberg, “Moneyline”, in Los Angeles Herald Examiner, martedì 21 agosto, 1982, p. A-8). Il sistema non è sano economicamente, ma con pensionati che costituiscono il 20% di tutti i votanti, non viene fatto niente di costruttivo. È facile vedere perché. Le persone che mi scrissero erano anziani in pensione sociale; i fatti per loro non contavano nulla. Consideravano qualsiasi “interferenza” con il sistema pensionistico come “non cristiana”. La Sicurezza Sociale  ha spinto la Francia dentro un malessere economico e al socialismo e, se l’andazzo presente continua anche qui, porterà a una disfatta anche in America. Nessuno vuole discutere le questioni economiche, e neppure quelle morali. Ogni rifiuto di affrontare la piena realtà, comunque, è suicida.

L’amore per la morte è un fatto culturale e personale. Se gli uomini non hanno vera espiazione, cercano l’auto-espiazione, che significa attività masochiste. Il risultato è che la cultura è orientata alla morte anziché alla vita. Però, non c’è onesta in questo orientamento. Tipica di questo fatto, la vita di un giovane, un artista con enormi abilità, che non amava nulla di più che sproloquiare contro chiese e cristiani per la loro supposta mancanza di qualsiasi amore o godimento della vita. Rifiutò di vedere la sua propria voglia di morte e il proprio amore per la morte nella parte che giocò nella rivoluzione sessuale, nella cultura della droga, e nel suo vivere in flagrante disprezzo per il buonsenso. Era già morto prima dei trenta e fino all’ultimo insistendo che era un a difensore della vita e della libertà.

Dall’altro lato, l’amore per Dio è l’amore per la vita. L’obbedienza a Dio è l’obbedienza alle leggi delle vita. Cercare di vivere senza legge, senza la legge di Dio, è cercare la morte. I morti in un cimitero vengono integrati col mondo naturale. Quelli che sono vivi nel Dio trino esercitano il dominio su quel mondo nei termini della parola-legge di Dio. Non si conformano né alla cultura di questo mondo, né agli impulsi “naturali” perché, essendo stati creati ad immagine di Dio, è alla sua immagine che devono conformarsi. L’immagine di Dio, nel suo senso ristretto, è definita così nel Catechismo Minore di Westminster, n° 10: “Dio creò l’uomo maschio e femmina, secondo la sua immagine, in conoscenza, giustizia e santità, col dominio sulle creature” (Ge. 1:26-28; Cl. 3:10; Ef. 4:24). Nel suo senso più ampio, l’immagine di Dio include di più: la sua rivelazione nelle Scritture è una manifestazione della sua immagine, della sua sapienza, rettitudine (o giustizia), santità, dominio, gloria, legge, grazia, giudizio e altri ancora.

Pertanto, conformarci all’immagine di Dio, anziché al piano del tentatore d’essere il nostri proprio dio (Ge. 3:5), significa vivere per ogni parola che procede dalla bocca di Dio (Mt.4:4). Non c’è vera vita per il solo pane, ma piuttosto per la grazia sovrana di Dio per mezzo di Cristo, e fedeltà dunque alla sua parola. Gesù Cristo è dichiarato essere “Parola di vita” (1Gv. 1:1). È Lui che ci mostra “il sentiero della vita” (Sa. 16:11), e questo è presentato nella totalità della sua parola. Noi non possiamo dire di amare la vita e trascurare il Signore e datore di vita, e la sua parola che presenta il sentiero della vita.

Il sentiero della vita, e l’amore per la vita, significa la via ordinata da Dio in ogni area di vita e di pensiero. L’essenza della prospettiva moderna è che l’uomo reclama di essere autonomo e cerca la sua libertà dal Dio trino. Fin troppi frequentatori di chiese professano attaccamento al Signore della vita mentre affermano una via autonoma nella maggior parte della cose. Questo è antinomismo, è anche amore per la morte.

Ora dunque, figli, ascoltatemi; beati quelli che osservano le mie vie! Ascoltate l’ammaestramento e siate saggi, e non respingetelo! Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte e custodendo gli stipiti delle mie porte. Poiché chi mi trova, trova la vita, e ottiene favore dall’Eterno” (Pr. 8:32-35). 

(Dicembre 1982)


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