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Ricchezza, il Tempo e la Storia.

Il furto è un reato che sempre più sta creando un generale senso di disagio tra le gente. Il suo prevalere sta intimorendo molti. Una donna, politicamente di sinistra, ha reagito emotivamente alla vista della propria casa razziata dai ladri: “Mi sono sentita personalmente violentata.” Questa è una reazione molto comune. Una casa violata insieme alla sua privacy e sicurezza lascia disagio fisico e paura. Il furto è un fatto fin troppo comune al nostro tempo.

Questo disagio ha conseguenze drammatiche in molte direzioni. Una di queste è nella vita di città. Fino a poco tempo fa, le élite vivevano in centro città. Attorno alla piazza centrale erano incastonate la chiesa principale, il municipio o palazzo, e le grandi dimore dei ricchi e delle famiglie potenti. Il centro città ere il luogo di libertà e sicurezza. I poveri vivevano ai margini o nei sobborghi della città. Si guardi a quasi ogni città e le evidenze della vicinanza al centro dei grandi palazzi è chiaramente visibile, solo che adesso questi palazzi sono o uffici o abitazioni da bassifondi. Tasse e illegalità hanno derubato la città del suo antico carattere.

Il furto, comunque, non è solo di beni materiali. Può includere il furto del tempo e della storia. Per quanto brutto sia stato l’aumento della criminalità, il furto del tempo e della storia è stato molto più grande e più devastante. È cominciato coi filosofi e gli storici ed è stato mordacemente applicato dagli educatori statali.

Edward Gibbon (1737-1794) è una figura di spicco in questo sviluppo. Il suo “Declino e Caduta dell’Impero Romano” (1776-1788), rifletté lo spirito dei Nouvelle Philosophes francesi, che egli considerò suoi maestri. I Philosophes derisero il cristianesimo e considerarono il passato una lunga notte dalla quale la ragione li aveva liberati. Essi eressero una premessa fondamentale del pensiero moderno che da allora ha distorto la storiografia. Tutto del passato deve essere visto con cinismo e ogni male del passato deve essere magnificato, fatto essere un prodotto del cristianesimo; il cristianesimo deve essere sinonimo di superstizione, e la ragione e la modernità devono essere esaltate. Come risultato, oggi, se una qualche cosa del passato è esaltata, è usualmente perché era ostile al cristianesimo. Voltaire ne è un esempio. Come scrittore e pensatore fu poco degno di nota e generalmente disonesto nella sua presentazione dei fatti. Questo, però, è esattamente il motivo per cui Voltaire è considerato importante: ebbe successo come nemico del cristianesimo.

Gibbon assunse questa premessa dei philosophes e l’applicò rigorosamente alla storia. Venerò le antichità romane solo per denigrare il cristianesimo. L’importanza di Gibbon e della sua opera è nel fatto che lavorò seriamente e metodicamente (diversamente dai philosophes francesi), per ricostruire la storia e il passato in termini radicalmente non cristiani. L’uomo doveva da ora in poi essere spiegato e compreso solo nei termini dell’uomo, non di Dio. Fu costruito lo scenario per una visione “scientifica” dell’uomo in termini puramente naturalistici, come forniti 75 anni dopo da Darwin.

Gibbon fu ancora gran parte un prodotto del passato cristiano. Concepì la storia moralisticamente, in termini di bene e di male. Ne risultò un moralismo umanista che portò al fervore liberale del XIX Secolo di raddrizzare tutti i mali. Il nuovo umore portò anche ad una nuova gioia nella scoperta, la scoperta di un passato non cristiano. Dappertutto nel mondo, fondi, energie e zelo furono riversati in ricerche archeologiche e d’altro tipo dentro al passato pagano. Egitto, India, Cina e le Americhe videro un intensa ricerca dentro ad un passato “innocente” del cristianesimo e del Dio della Bibbia. Il XIX Secolo vide una ricerca monumentale e la pubblicazione di letteratura quale i “sacri” libri dell’Oriente.

L’umanesimo, comunque, continuò il suo sviluppo logico. Molto presto, Max Stirner vide che ogni moralità, tutte le idee di bene e di male, rappresentavano un’incombenza del passato biblico. Nietzsche richiese una vita al di la del bene e del male, e, negli anni 70, Walter Kaufmann logicamente attaccò le idee di bene e di giustizia come rimasugli della bibbia e chiamò la premessa del tentatore in Genesi 3:1-5 il vero fondamento della vita umana.

Gli storici rifletterono lo stesso sviluppo. Cominciarono a parlare dell’insignificanza della storia. La storia sotto la provvidenza di Dio non fu per loro nemmeno una opzione possibile.  Il mondo o universo era scaturito dal nulla senza significato; non aveva né scopo né direzione, e il suo destino è la morte universale. Tali uomini trovarono la dichiarazione cristiana di significato totale un fatto particolarmente offensivo. (Ad una conferenza collegiale, un professore di un’importante università fu profondamente offeso e raccapricciato perché nel mio discorso avevo parlato della totale razionalità della creazione e della storia, in quanto opera del Dio totalmente razionale. Egli sostenne che l’universo avesse in sé solamente un sottile e temporaneo angolo di razionalità nella mente dell’uomo.)

In questo modo, per l’uomo moderno, poiché il mondo e il passato sono senza significato, lo sono altrettanto presente e futuro. Questo atteggiamento s’è infiltrato nella mente moderna attraverso i programmi di studi sociali della scuola statale e del loro relativismo radicale.

Il risultato è il grande furto, la grande rapina di tutta la storia: l’uomo moderno trova la vita derubata del significato. Anziché un universo creato, governato e riempito dal Dio trino e popolato dell’esercito celeste di Dio e di angeli custodi, è un mondo vuoto. Nessun padrone di casa, che ritorni trovandola spogliata delle sue cose di valore, trova un’abitazione più vuota di quella dell’uomo moderno. Quando termina il suo percorso d’istruzione, il mondo è per lui una stanza vuota. Anche in un luogo affollato è circondato, non da uomini e donne creati ad immagine di Dio e sotto il suo governo, ma facce vuote e menti vacue. La vita è piena di chiacchere e furore che non significano nulla.

L’uomo moderno, in questo modo, benché abbia ereditato una grande storia di tecnologia e sviluppo, è molto povero. Non ha una storia significativa e propositiva. Il disagio percepito dalle persone la cui casa è stata derubata è un esempio dell’inquietudine che l’uomo moderno sente quando considera la vita, il tempo e la storia. È la sensazione che un tempo segnò la morte della Grecia e di Roma, e che esprime se stessa nel vecchio proverbio: Mangiamo e beviamo che domani si muore.

Il cristiano oggi è comunemente infetto da questo stesso umore. Lo spirito dell’epoca ha una vasta contaminazione. Il cristiano contemporaneo può credere in Dio e nella bibbia dalla prima all’ultima pagina, ma il Signore sembra lontano, il Comunismo e l’Agenzia delle Entrate molto vicini, e cosa dovrebbe fare? La reale presenza del Signore non gli è molto significativa; è la reale presenza del diavolo che sembra essere quella più importante a troppi cristiani.

All’inizio di questo secolo (il XIX), Hollbrook Jackson, in “The Eighteen Nineties (1913), caratterizzò abilmente il nuovo spirito. Egli vide contenuto nel famoso poema di  Ernet Dowson su  Cynara l’intero atteggiamento della nuova decadenza. Lo chiamò “Quell’insaziabile appetito di un’anima satollata col cibo che non nutre, e che cerca il sollievo che può trovare in un’estasi di desolazione.” Nella stessa epoca, Oscar Wilde espresse la moderna voglia di perversità nella sua vita e nei suoi epigrammi. Uno di tali epigrammi è assai significativo: “Non mi piacciono i romanzi che finiscono bene. Mi deprimono così tanto.” E perché no? Se la vita non ha felici conclusioni perché è insignificante, perché dovrebbe averne un romanzo? Nei miei giorni da studente, un professore prese del tempo a imperversare contro le fini felici come irrealistiche e non corrispondenti alla realtà; la sua stessa vita manifestava una volontaria distruzione di qualsiasi possibilità di felicità.

Vediamo le conseguenze nella letteratura moderna. É una lunga battaglia contro il significato, un attacco alla moralità in quanto mito, e una dichiarazione di guerra contro chiunque sostenga la fede biblica. La letteratura moderna manifesta un odio per il progresso e per l’industria, per il patriottismo, la fedeltà, e l’amore che contrappone alla sessualità. La nuova frontiera per la letteratura era ora la clandestinità morale e l’uomo sommerso. (Underground) Nel 1871, Edward Goncourt manifestò il nuovo umore nel suo commento: “La marmaglia ha per me la particolare attrazione di razze sconosciute e mai scoperte, qualcosa di quell’esotica qualità che i viaggiatori cercano in terre lontane al costo di molti disagi.” Altri uomini erano ancora entusiasmati dall’antica Troia, Egitto, India e Cina, ma l’artista e  lo scrittore avevano adesso un nuovo mondo da esplorare, il mondo dell’underground. Di qui, per Jean Paul Sartre, Jean Genet divenne San Genet. Norman Mailer rese celebre  un condannato, procurò il suo rilascio e il risultato fu un assassinio. L’underground morale è diventato terra santa per gli scrittori moderni, e la solo cosa che accende la loro ira è la fede e la moralità bibliche.

Il mondo vuoto fu fatto ancor più vuoto da poeti e scrittori che cominciarono ad insistere che il significato fosse anatema per un’opera d’arte. Il simbolismo cominciò ad essere popolare, ampiamente rinforzato dal Freudismo e la dottrina dell’inconscio. Il significato razionale e coerente doveva lasciare il posto a una vaga espressione di impulsi ed intenzioni sommerse. Non solo era stato svuotato il mondo, ma ora anche la mente! L’Erodiade di Mallarme disse: “Io aspetto una cosa ignota,” una strofa espressiva perché l’uomo moderno aspetta continuamente l’ignoto, mai la mano sicura di Dio. Arthur Rimbaud, in una lettera a Paul Demeny, 15 maggio 1871, scisse: “Il poeta si fa veggente mediante un intenso e ragionato disordinare di tutti i sensi.” L’obbiettivo di molta letteratura da allora è stato di produrre in tutti noi lo stesso disordine.

Il risultato di tutto questo è stato l’impoverimento dell’uomo. La ricchezza più grande e più sicura dell’uomo risiede nel reame religioso, nel significato che la fede biblica provvede. La bibbia dice all’uomo che il mondo testimonia della gloria di Dio (Sl. 19). L’arcobaleno è un segno che rammenta all’uomo che lo vede che Dio preserverà questo mondo e infine lo rinnoverà a eterna gloria. L’arcobaleno significa la pace provvidenziale di Dio anche verso la creazione inanimata.

Il sabato richiede un giorno di riposo su sette, e un anno su sette. È un segno che il futuro essenzialmente si posa, non sulle spalle dell’uomo, ma sul governo e sulla grazia di Dio. Pertanto, il futuro non è fatto dall’uomo ma è o benedetto da Dio o maledetto da Dio, in ambo i casi opera di Dio. Il sabato pertanto, chiede all’uomo di lasciare il governo sulle spalle di Dio e di riconoscere che  il Signore governa e regola la vita dell’uomo meglio di quanto l’uomo possa mai sognare di fare. I segni di Dio (arcobaleno e sabato) ci dicono che il Signore è più vicino a noi di quanto noi lo siamo a noi stessi. Non siamo soli, né in un universo vuoto. Francis Thompson (1859-1907), nel suo meraviglioso poema “The Kingdom of God, In No Strange Land” espresse questo fatto in modo sublime. Nella seconda strofa scrisse:

Does the Fish soar to find the ocean,
The Eagle plunge to find the air —
That we ask of the stars in motion
If they have any rumor of Thee there?

La povertà dell’uomo moderno è perciò molto grande. Vive in un mondo morto e vuoto, così crede, ma la morte e il vuoto sono nella sua propria anima.

Il Salmista ci dice, riguardo ad Israele nel deserto, che “Ben presto però dimenticarono le sue opere; non aspettarono fiduciosi l’adempimento del suo piano, ma nel deserto furono presi da cupidigia e tentarono Dio nella solitudine. Ed egli diede loro quanto chiedevano, ma provocò in loro un morbo consumante (Sl.106:13-15).

Il morbo consumante rode assai l’anima degli uomini moderni, per quanto grassi siano i loro corpi. Ma ora, inesorabilmente, le conseguenze della loro apostasia cominciano a tornare su di loro. Le politiche economiche dell’umanesimo portano al disastro. Il denaro a corso forzoso prima o dopo non sarà più denaro per niente, e la ricchezza creata con l’inflazione deflazionerà  in un disastro. I polli economici stanno tornando al pollaio con una vendetta. Vedremo più inflazione, e anche più sconvolgimenti. Oggi, sempre più persone non possono comprare casa o auto perché il prezzo è troppo alto. Gli umanisti stanno cercando di risolvere il problema con più inflazione, che incrementerà soltanto la distanza tra capacità e prezzo d’acquisto. Questa distanza si avrà non solo per case e automobili ma anche per tutte le altre cose.  Come conseguenza di questa distanza, un segmento dell’economia dopo l’altro cesserà di essere abbordabile a un numero sempre maggiore di persone e la disoccupazione aumenterà.

Il vuoto che l’umanesimo ha portato al tempo e alla storia diventerà un vuoto nel portafoglio e sulla tovaglia.

L’uomo moderno è singolarmente impreparato per il disagio. Ha una riserva di forza interiore troppo misera per affrontare problemi. A ciò si aggiunga che ad ogni nuova ondata di difficoltà è sempre più saccheggiato dal suo nuovo dio, lo stato. Quando lo stato andrà a rotoli, come certamente farà, e andrà a rotoli anche il suo denaro e diventerà carta straccia, la povertà dell’uomo moderno sarà molto grande, e sarà pure una povertà malvagia. I tesori dell’umanesimo sono corruttibili e si stanno sempre più mostrando per quello che sono. Noi siamo chiamati a fare diversamente: “anzi fatevi tesori in cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove i ladri non sfondano e non rubano. Perché dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore” (Mt. 6:20-21). Il nostro tesoro più grande, e il più sicuro, è Dio il Signore, la sua grazia ed il suo governo. Non siamo soli. Siamo il popolo del Re dei re e Signor dei signori (Ap. 19:16). Siamo stati chiamati alla vittoria, sapendo che “Tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede (1 Gv. 5:4).

La vittoria di Dio richiede la distruzione del presente ordine mondiale, ed egli lo distruggerà. Dio ride dei piani e delle cospirazioni dei suoi nemici: “il Signore si farà beffe di loro” (Sl. 2:4). La sua vittoria è sicura e inevitabile, e la sua presenza e il suo governo riempiono cielo e terra e trascendono ogni cosa.

Febbraio 1982


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