INDICE:

Se non c’è Dio, non c’è Legge

Il tedesco Karl Schurz, venne negli Stati Uniti dopo il fallimento della rivoluzione del 1848. Egli trovò che la natura degli Stati Uniti era drammaticamente diversa dall’Europa: “Qui in America si può notare quanto poco le persone abbiano bisogno di essere governate. Di fatto, la cosa che in Europa non è nominata senza un brivido: l’anarchia, esiste qui in grande rigoglio.” (David Tyack and Elizabeth Hansot: Managers of Virtue, p. 19). Ciò che Schurz intendeva era che il governo civile era al minimo, specialmente a livello statale e federale. Non c’era quasi alcun governo oltre l’auto-governo dell’uomo cristiano.

Oggi, nel 1983, i poteri dello stato sono aumentati largamente. Gli Stati Uniti hanno lo stesso tipo di governo civile che aveva allora solo nel senso più nominale della definizione. Da un governo civile quasi non esistente, gli Stati Uniti sono andati verso uno stato di potere onnipresente, altamente centralizzato. Da una repubblica libera e una blanda federazione di stati, è diventato sempre più un ordinamento fascista. (Il fascismo è quella forma di socialismo che mantiene la facciata della proprietà privata e del libero mercato mentre controlla tutte le cose con regolamenti in modo da socializzare tutte le cose.)

Allo stesso tempo, anche le “leggi” sono aumentate ad un ritmo fenomenale, leggi fatte dall’uomo a rimpiazzare il governo della legge di Dio. L’aumento delle leggi non ha portato a nessun aumento dell’ordine. L’aumento dell’illegalità e del crimine sono stati fenomenali.

Allo stesso tempo, lo stato moderno è diventato umanistico e quindi determinato ad agire nel ruolo di Dio. Questo ha significato che il suo obbiettivo è diventato sempre più il potere e il controllo totale. Poiché lo stato vede se stesso come assoluto, non riconosce che nessuna legge superiore e nessun Essere superiore abbiano su di esso alcun potere vincolante. Lin Piao, il capo rivoluzionario cinese, espresse la fede dello stato moderno molto schiettamente: “Il potere politico è uno strumento mediante il quale una classe ne opprime un’altra. È esattamente la stessa cosa con la rivoluzione e la contro-rivoluzione. Come io lo vedo, il potere politico è il potere di opprimere altri.” (Paul Johnson: Modern Times, p. 556). Quando leggiamo gli scritti di capi marxisti e fascisti, diventa evidente che la visione di George Orwell in 1984 era accurata quando descriveva l’obbiettivo dello stato umanistico come: il potere, e il proposito di quel potere come “uno stivale che schiaccia per sempre un volto umano.”

In tale società non può esserci legge. La legge presume un ordine più alto, una giustizia superiore sull’uomo e sullo stato che entrambi devono servire. Walter Kaufmann, in Without Giult and Justice (1973), fu logico: negando il Dio delle Scritture, negò pure colpa e innocenza, e giustizia o ingiustizia, come non valide; erano semplicemente implicazioni e aspetti della fede in Dio e nel suo ordine superiore. L’uomo umanistico deve essere al di là del bene e del male. Ciò significa pure che l’uomo umanistico è al di là della legge. Non può esserci alcuna legge superiore che governi o vincoli l’uomo.

Come notò Paul Johnson, non esiste una filosofia di legge Marxista. Evgeny Pashukanis, un teorico giuridico sovietico, perseguì la questione in modo logico e dichiarò che in una società veramente socialista “La Legge sarebbe stata rimpiazzata dalla Pianificazione” (Paul Johnson: Modern Times, p. 697). Negli anni 30, la Pianificazione portò, tra le altre cose, alla morte di Pashukanis.

Aveva, comunque, ragione. La società sovietica è governata non mediante la legge, ma mediante pianificazioni. È sempre più  così anche nel resto del mondo. La maggior parte delle “leggi” oggi sono regole burocratiche create da qualche agenzia o commissione per la pianificazione federale, statale, regionale, o comunale. In paragone, il numero di leggi emesse dalla Camera dei Deputati è molto piccolo. Il potere si sta spostando dai corpi legislativi alle agenzie di pianificazione che essi hanno creato.

Questo porta ad un fatto curioso. Il numero di avvocati sta proliferando, la pratica giurisprudenziale tradizionale sta lasciando il posto alla giurisprudenza burocratica. La legge sta cessando di essere legge nel suo senso storico.

Recentemente, l’Associazione degli Avvocati Americani ha espresso costernazione per la cattiva immagine che gli avvocati hanno presso il pubblico. Non sono i soli ad avere questa cattiva immagine. I politici sono comunemente disprezzati, i banchieri non godono di fiducia, lo stesso vale per i medici; i chierici non hanno buona reputazione e così via. Virtualmente ogni vocazione è tenuta in disprezzo o comunque vista con sospetto. Poiché tutti sono stati infettati dal relativismo, tutti sono visti con diffidenza.

In giurisprudenza, irrilevanti tecnicismi di forma invalidano le richieste sostanziali della giustizia, una condizione non limitata alla giurisprudenza, benché particolarmente mortale dove la giustizia sia in questione.

La Pianificazione sta rimpiazzando la Legge, e la Pianificazione è un concetto umanistico. Rappresenta il concetto d’ordine ad hoc dell’uomo, e la Pianificazione non ammette dissenso perché si crede che non esista legge superiore con cui giudicare la Pianificazione. Come disse uno degli economisti di Stalin, S. G. Shumilin: “Il nostro compito non è studiare l’economia ma cambiarla. Non siamo vincolati da legge alcuna” (Johnson, p. 267).

La parola legge nella sua origine e nel suo significato ancora corrente è ciò che è definito, dettato, o fissato; fa riferimento ad un criterio stabilito. Ma non è più vero che la legge ci da un criterio fisso; al massimo è un metro di gomma. Nei primi anni 70 un avvocato rimarcò con disgusto che troppo spesso non sapeva cosa fosse la legge finché non fosse giunto in tribunale e avesse sentito il giudice dare alla legge un nuovo significato. Gli uomini non cercano più di conformare se stessi e la società alla legge superiore di Dio anzi, conformano la legge alle richieste della società.

Tale attitudine non è nuova. È stata l’obbiettivo della tirannia per molti secoli. Non dimentichiamoci che la radice della parola tirannia è governo mediante la legge dell’uomo. W. P. M. Kennedy notò, di Regina Elisabetta I: “L’ideale elisabettiano in religione era l’unità nazionale” (Studies in Tudor History, p. 223). Il dispotismo dei Tudor portò sotto la supervisione dei propri agenti di spionaggio perfino le devozioni familiari fatte in privato. Le case venivano regolarmente perquisite alla ricerca della più piccola evidenza di religione cattolica; più tardi fu dimostrato lo stesso interesse nello scoprire evidenze di religione puritana. Ambedue, cattolici e puritani rifiutarono di riconoscere la supremazia della monarca sulla chiesa. Nelle parole del Kennedy: “Schernire la sua carica di Governante della Chiesa era un’esperimento pericoloso. Ella era in un senso molto reale ciò che Lord North diceva che fosse: ‘Nostro Dio sulla terra,” e un appellarsi puritano alle Scritture era, ai suoi occhi, eresia politica perché disonorava la Chiesa Nazionale di cui ella era il Governatore Supremo. L’insulto era un insulto al trono — e il trono era un trono Tudor” (p. 242s.). Si può aggiungere che, ad un grado molto alto, anche la legge era legge Tudor.

Il problema non era nuovo. Era un atteggiamento comune per l’antichità pagana. Dario di Persia quantomeno qualificò il proprio potere dichiarando: “Per grazia di Ahuramazda, io sono re,” ma gl’imperatori romani non fecero questa qualificazione quando si sviluppò la teologia imperiale. Il culto centrale di Roma “Fu l’adorazione di Roma stessa” (Michael Grant: The Climax of Roma, p. 164).

La persistente tendenza della teologia politica lungo i secoli è stata di rendere assoluto lo stato (Dio in terra) e di farne la fonte della legge. Questo obbiettivo non ha mai avuto maggior ansia di giustificazione e maggior giustificazione filosofica che nell’era moderna. È degno di nota che i due concetti basilari di quest’epoca sono completamente assenti dalla Costituzione Americana. Né la parola sovranitànazione compaiono in quel documento.

La sovranità era considerata un attributo esclusivo di Dio, e la nazione-stato non era vista come la norma. Piuttosto, il concetto prevalente dei Padri della Costituzione era di uno stato di libertà e di giustizia. Oggi la Costituzione degli Stati Uniti ha un significato radicalmente diverso, ed è stata reinterpretata e riscritta per includere a tutti gli effetti la sovranità federale e l’identità nazionale.

Allo stesso tempo, la vita è stata politicizzata. Vivere sotto il governo della legge è una cosa, ma vivere sotto il governo della politica e della pianificazione è decisamente un’altra cosa. John Lukacs l’ha sintetizzata molto chiaramente: “Quella dell’amministratore anziché quella del produttore è diventata la tipica (e rispettata) occupazione americana” (John Lukacs: A New History of the Cold War, p. 295). Il trionfo dell’amministratore è un trionfo in ogni sfera, in politica, industria, chiesa, educazione e altrove. È il trionfo della pianificazione sulla legge perché lo scopo dell’amministratore non è un dato ordinamento ma il controllo di tutti i fattori nei termini del suo piano.

Quest’enfasi sulla pianificazione fatta dall’uomo ha fatto talmente tanta strada che il premio Nobel Sir Francis Crick ha detto che la pianificazione operata dall’uomo dovrebbe stabilire cosa sia umano: “Nessun neonato dovrebbe essere dichiarato umano finché non abbia superato certi test concernenti la sua dotazione genetica e … se fallisce questi test perde il diritto di vivere” (T. Howard and J Rifkin: Who Should Play God?, p. 81). Crick non è il solo ad avere questa opinione. Uno dei suoi aspetti è l’aborto. I  sostenitori dell’aborto rifiutano di riconoscere alcuna legge di Dio sopra se stessi. Per costoro, la questione essenziale è se il bambino rientri o no nei loro piani.

Abbiamo la pianificazione statale perché abbiamo la pianificazione personale che ha in disprezzo la legge di Dio. Quando gli uomini possono scegliere le loro forme di espressione sessuale in sfida alla legge di Dio, possono togliere a loro piacere la vita a bambini non ancor nati, ed assumere la prerogativa di dirigere la propria vita senza Dio, non ci sarà esitazione ad applicare gli stessi principi di pianificazione umanistica nella sfera dello stato. La legge lascia il posto alla pianificazione.

Il fatto tragico in questo procedimento è che giuristi, che dovrebbero essere i difensori della legge, sono diventati ampiamente difensori della pianificazione. Charles Moraze ha rintracciato l’inizio di questo cambiamento nell’era prima della Rivoluzione Francese. Il vecchio regime aveva estremo bisogno di contabili, “mentre tutto ciò che aveva era giuristi” non giuristi con un vero senso della legge ma giuristi la cui testa era piena di piani. Parlarono perciò dei diritti dell’uomo e procedettero a giustiziare uomini per portare a compimento la società da loro pianificata (Charles Moraze: The Triumph of the Middle Class, p. 113s.) I piani potevano essere descritti come buone intenzioni, ma le buone intenzioni dell’uomo decaduto, peccatore, hanno un effetto storpiante e malvagio sull’ordine sociale.

La grande superstizione dell’era moderna è una superstizione politica: è il credere che più potere nelle mani dello stato può portare a un Piano migliore e al trionfo dell’uomo sotto quel Piano. Nei termini di questa superstizione, l’uomo eliminerà povertà, pregiudizi, guerre e una caterva di altri mali per mezzo del Piano. Pertanto, più poteri allo stato!

Il Piano soppianta la legge, la legge di Dio. Il piano nega giustizia e rettitudine. Riconosce solo la supremazia del potere dello stato e del del suo filosofo-re (o pianificatore “scientifico”). La giustizia di Dio sta sempre al di sopra, e sta sull’uomo e sui suoi piani, il Piano opera per escludere la legge o giustizia di Dio, e perciò combatte contro la fede biblica. Se non c’è Dio, non c’è Legge, solo il Piano dell’uomo. Il Piano, di fatto, deve operare per dissociarsi dalla giustizia perché cerca di separarsi da Dio. Kaufmann derise il concetto di giustizia come postumo della sbornia biblica. Albert Camus disse: “Poiché Dio reclama tutto ciò che c’è di buono nell’uomo, è necessario deridere ciò ch’è buono e scegliere ciò ch’è malvagio” (The Rebel, p. 47).

Il moderno stato umanistico ha fatto esattamente questo. Il suo corso è auto-consapevolmente umanistico. La Corte Suprema ha legalizzato l’aborto e, nel procedimento ha evitato qualsiasi considerazione della posizione biblica. Sono stati esaminati tutti i tipi di presupposti ma non quello della Legge di Dio: non è stata data nessuna attenzione ad alcun ordine giuridico trascendente. La Legge è stata rimpiazzata dal Piano umanistico.

Le elezioni, per quanto importanti, non possono cambiare la mente e il cuore dell’uomo. La legge è in essenza una questione religiosa. Quando persino le chiese sono indifferenti alla legge di Dio, lo sarà pure lo stato. Ma essere indifferenti alla legge di Dio è negare che Dio sia Dio e che solo la sua parola-legge sia sovrana, come Egli è. Ma, se non c’è Dio, allora non c’è nemmeno legge, e non c’è giustizia.

(Novembre, 1983)


Altri Libri che potrebbero interessarti