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La Grande Paura e la Grande Fede

Otto J. Scott, ne Robespierre, The Voice of Virtue, richiama l’attenzione su un fenomeno di capitale importanza della Rivoluzione Francese: La Grande Paura. Ad un certo punto, quando la corrosione cominciò a distruggere tutte le forme di ordine sociale, dicerie folli circolarono attraverso tutta la Francia. Paura d’invasioni, di disintegrazione e caos “distrussero il senso di stabilità e di sicurezza essenziale a forme di civiltà e a percorsi ordinati”. Sembrò che il male si fosse incarnato e fosse divenuto dominate sulla la storia. “C’era una sensazione generale, inespressa che fosse comparso qualcosa di veramente diabolico, un male che mandò un brivido attraverso il paese. Uomini che avevano da tempo dimenticato Dio cominciarono a credere che il Diavolo fosse reale” (p. 69s.)

La Bastiglia cadde il 14 luglio, 1789, per il resto di quell’estate, anche il popolo francese cadde, nel loro caso dentro la Grande Paura, La Grande Peur. Nessuno dei timori era vero, ma il loro contenuto, come ha indicato Eugen Rosenstock-Huessy, non era il fatto significativo: “Lo fu questa completa paralisi della volontà e della ragione, la profonda convinzione che nessuno più era sicuro nel paese” (Out of Revolution, p. 31; Argo Books). Fu il segno della disintegrazione: male e follia presero il potere, perché c’era disperazione riguardo a qualsiasi bene. La Francia susseguentemente entrò nel Regno del Terrore, ma il terrore era cominciato ben prima nelle menti della gente con la Grande Paura.

Secondo Rosenstock-Huessy, ogni rivoluzione comincia con una Grande Paura; essa comparve prima della rivolta contadina dei tempi di Lutero, e di nuovo comparve in Germania nel 1930, precedendo Hitler. Federico II nel 1227 descrisse la Grande Paura dei suoi giorni, essa fu talmente intensa che, egli disse: “La stessa potenza dell’amore, per la quale sono governati cielo e terra, sembra essere agitata, non nel suo susseguente fluire, ma proprio alla fonte”.

La Grande Paura è il primo segnale della disgregazione dell’essere interiore dell’uomo. Il suo modo di vivere è frantumato. In tali epoche e oggigiorno gli uomini vivono di capitale preso in prestito, dell’eredità ricevuta dal passato. Assumono vecchi standard e valori religiosi senza veramente credere in essi. La vecchia fede di una società declina da imperativo religioso a convenzione o usanza accettata. Poi la superficie comincia a crepare e gli uomini si trovano improvvisamente senza le risorse religiose per affrontare la crisi. Diventano timorosi e pieni di colpa, e trasalgono per un ombra.

La disgregazione interiore precede quella esteriore. Il collasso comincia nell’anima dell’uomo e si estende rapidamente  nella sua società che comincia a disintegrarsi e prende fuoco. Di fatto, le fiamme della distruzione diventano a quel punto la sola e potente forza sociale.

Nelle rivolte estive del 1981 in Inghilterra, i gruppi musicali rock ebbero un ruolo importante nel preparare la gioventù a mettere in atto distruzione e rottura. Significativamente, Jonny Rotten dei Sex Pistols ha riassunto la prospettiva “hard rock” della vita: “Noi siamo il futuro, nessun futuro”. La cultura giovanile moderna, col suo amore per la musica rock e le droghe, è determinata che non ci sia futuro.

La vecchia generazione osserva ciò con orrore e priva fede. La guerra contro l’Establishment è più che questo: è guerra contro ieri oggi e domani, contro passato, presente e futuro. I giovani cantano di appartenere alla “generazione pagina bianca” ad un mondo privo di significato e di direzione.

Anche la Bibbia parla della fine e dei risultati della Grande Paura: è la morte (Pr. 8:36). Nostro Signore dichiara che verranno i tempi quando gli uomini diranno alle montagne: “Cadeteci addosso, e alle colline, copriteci”, (Lu. 23:30) mentre cercheranno invano di sfuggire al giudizio di Dio. In Rivelazione 6:16 ci viene di nuovo dato il grido degli uomini in preda alla Grande Paura, dicono alle montagne e alle rocce: “Cadeteci addosso e nascondeteci dalla faccia di colui che siede sul trono, e dall’ira dell’Agnello”. Ancora, in Rivelazione 9:6, leggiamo: “E in quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; desidereranno morire, ma la morte fuggirà da loro”.

La Grande paura comincia, come vide Rosenstock-Huessy, nella coscienza dell’uomo. È un fatto religioso ed è una manifestazione dello stato spirituale dell’uomo. Come disse nostro Signore: “Gli uomini verranno meno per la paura” (Lu. 21:26).

C’è sufficiente ragione per quella paura. Con la loro incredulità gli uomini hanno distrutto i fondamenti dell’ordine sociale. Il loro mondo si sta sbriciolando perché la sua base morale non c’è più; ammetterlo pienamente significa pentirsi e tornare al Signore, cosa che gli uomini non faranno. Come risultato, cercano di provvedere una giustificazione  politica, economica o militare per le proprie paure. È usualmente vero che la scena politica è malvagia, che la sfera economica è decadente e che la situazione militare è deplorevole. Sottolineare questi fattori può riuscire a coprire la disgregazione religiosa che c’è dietro ad essi. Evadere la questione religiosa, il collasso nell’uomo della fede necessaria per vivere, produce ciarlataneria: facili soluzioni che trattano le piaghe superficiali dal cancro profondamente radicato o, molto popolare oggi, come guadagnare dal disastro mondiale. (Presto! Investi in bare e lotti cimiteriali! C’è un sacco di morte che avanza e grandi profitti dall’industria che ci vive sopra!)

La Grande Paura si sta lentamente impossessando di noi, ed è evidente in forma embrionale da tutte le parti. Occultismo e un interesse nel demoniaco ne sono i precursori. Lo è altrettanto, e lo è in modo particolare l’incredulità, e una religione tiepida. La Grande Paura significa una strampalata e irrazionale propensione a credere in qualsiasi cosa. Ciò è comune in un epoca razionalistica e irreligiosa. Quando gli uomini non credono in niente sono più suscettibili a credere qualsiasi cosa e tutte le cose.  Credere in Dio e nella sua infallibile parola è limitare tutte le possibilità e le credenze nei termini di Dio e della sua parola. Se crediamo in un mondo di casualità, allora crediamo in un mondo di totale irrazionalità e in ogni tipo possibilità irrazionale. Il trionfo di umanesimo, scienza e pensiero anti-Dio ha sempre marcato l’aumento di superstizione e di credenze illogiche. In Grecia, Roma, il tardo “Medio Evo”, ed ora è stato ed è così. Se l’ordine predestinato e assoluto di Dio viene negato, allora l’uomo può solo credere in un mondo radicalmente irrazionale e illogico in cui funziona qualsiasi cosa, eccetto l’ordine di Dio. E l’uomo, quando vede  sé stesso come un prodotto casuale di un mondo cieco fatto di accadimenti generati dalla fatalità, è sull’orlo della Grande Paura.

Noi siamo sul ciglio di un’altra e della più estesa Grande Paura nella storia. Le forze corrosive dell’umanesimo hanno un’influenza mondiale.

La sola cosa che può contrastare e vincere gli effetti mortali personali e sociali della Grande Paura è la Grande Fede. La fede oggi è stata ridotta  a qualcosa di superficiale, a una mera adesione a delle dottrine e ad una professione verbale. Di fatto, una chiesa oggi, come ha fatto per molti anni, sta cacciando un capace teologo il cui solo crimine è essere d’accordo con la Scrittura che: “così è pure della fede, se non ha le opere, per se stessa è morta” (Gm. 2:17). E perché non dovrebbe esserlo? Che questo testo e questa posizione rimangano in piedi e che ci si aspetti che gli uomini di chiesa manifestino la loro cristianità in azione!

La Grande Fede manifesta la potenza di Dio nella storia (Gv. 1:12). Essa dichiara: “Poiché tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”. La Grande Fede dichiara: “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Ro. 8:31). “Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori in virtù di colui che ci ha amati” (Ro. 8:37). La Grande Fede non fa shopping ti tuniche per il rapimento ma indossa tutta l’armatura di Dio (Ef. 6:10-18).

La Grande Paura è preceduta, non solo dalla generale mancanza di significato della vita, ma anche da escapismo. Quest’ultimo prende varie forme. Certamente alcolismo e droghe sono ovvie forme di escapismo il quale è il precursore e l’accompagnatore della fine. La fine di ogni epoca è la morte della fede di quell’epoca e, senza fede, l’uomo non può vivere che sia in povertà o che viva nel lusso. Il vuoto della vita lo sopraffa dovunque egli sia e qual che sia  la sua situazione economica.

L’uomo vuoto cerca di trovare significato in vuoti obiettivi e interessi a breve termine. Qualche anno addietro, un uomo alticcio mi avvicinò per scaricare i suoi pensieri casuali. (Venni a sapere più tardi che era un uomo con dei mezzi, con una bella casa in collina, alcolizzato, e omosessuale.) La vita a Berkeley, California (casa sua) era incredibilmente piatta, disse, abbastanza da portare uno al suicidio. La sola cosa che  rendeva sopportabile la vita per lui, era sapere che, quando le cose erano impossibili, poteva scappare a San Francisco per il fine settimana. Suggerii: Perché non traslocare a San Francisco? Mi guardò come fossi un idiota e disse, prima di passare oltre: Se vivessi a San Francisco, quando mi annoio non avrei un luogo adeguato dove andare, e non avrei altra scelta che commettere suicidio. La vita per lui significava avere davanti un piccolo obiettivo e basta. Ma anche gli obiettivi limitati e insignificanti diventano vuoti quando l’uomo è vuoto e il suo mondo è morto a qualsiasi significato. Questo è il preludio alla Grande Paura.

È stato detto, con qualche fondamento, che la Grande Paura fu creata da un complotto. Adrien Duport del Club Breton concepì il piano per demoralizzare la Francia. Furono messe in circolo in tutta la Francia voci che annunciavano l’arrivo di Austriaci e di Inglesi a massacrare il popolo. Il risultato fu il cedimento di legge ed ordine. Il punto, comunque, è che la gente era pronta a credere qualsiasi cosa. Non c’era un fondamento di buon senso, né una forte fede per mezzo dei quali si potessero valutare i dati.  Uno dei fatti più ovvi della Rivoluzione Francese fu la penosa prestazione del clero, cattolico e Protestante (Ugonotto). Entrambi i gruppi erano pesantemente influenzati dal modernismo del giorno o troppo incartati nel pietismo per essere rilevanti. Non c’era spina dorsale di fede per resistere l’anarchia. Se Adrien Duport non fosse mai esistito, la Grande Paura sarebbe accaduta lo stesso: era il prodotto del cedimento dell’uomo interiore, il suo mondo stava collassando e anch’egli era collassato. 

Poco sopra ho menzionato le parole di Johnny Rotten dei Sex Pistols: “Noi siamo il futuro, nessun futuro”. La musica Rock dichiara apertamente la morte di ogni significato: celebra la morte, il disprezzo per gli scopi e un risoluto rifiuto di essere altro che suicida. La guerra contro la vita e il significato ebbe inizio con la rivoluzione sessuale, o meglio uscì allo scoperto lì. Henry Miller ne mostrò il carattere in Tropico del Cancro quando dichiarò il suo libro essere “un insulto prolungato, una sputazzata in faccia all’Arte, un calcio in culo a Dio, Uomo,  Destino, Tempo, Amore, Bellezza …e quant’altro si voglia”. Col marchese De Sade l’epoca moderna dice, non: “Sia la luce”, ma siano tenebre universali e cosmiche. Ora l’epoca moderna non ha nient’altro davanti a se eccetto la Grande Paura. La cultura popolare intorno a noi è vuota e suicida. È orientata all’esistenzialismo del momento perché, per tutte le menti moderne, nient’altro è reale. L’uomo, ha detto Jean-Paul Sartre, è una futile passione, ed egli ben descrisse la mente esistenzialista. La gioventù moderna è passionale, ed è anche futile; la sua passione è orientata alla morte, nei confronti di vita e lavoro la sua reazione è di noia e fuga.

È un fatto interessante e rivelatore che in Inghilterra Oliver Cromwell e i Puritani siano in discredito. Il regime di Cromwell, malgrado gli errori, fu l’ultima esperienza dell’Inghilterra con una capitaneggiante Grande Fede. Da allora una cosa è stata chiara: l’Inghilterra è stata più propensa ad onorare le figure alla Beatles che Oliver Cromwell. Come risultato, la terra di Cromwell è una parte molto centrale del cedimento mondiale dell’uomo interiore e della società esterna.

La Grande Fede deve essere biblica. Deve conoscere ed applicare la parola-legge di Dio alla totalità della vita e del pensiero. Dio è Signore, non solo sulla chiesa e sull’anima dell’uomo, ma sul tutto della vita. Se Egli non ha parola per l’educazione, la politica, l’arte, le scienze e tutte le altre cose, allora Egli non è Dio ma uno dei tanti spiriti limitati e locali chiamati déi dai pagani dell’antichità.

La bibbia parla al tutto della vita. La premessa della Scrittura e della legge di Dio è che “La terra è del Signore e tutto ciò che contiene, il mondo e tutti i suoi abitanti” (Sa. 24:1). Come Creatore di tutto, il Signore Dio è il comandante di tutto, e la sua parola parla a tutte le cose.

La Grande Fede vive per ogni parola di Dio (Mt. 4:4), ed applica la totale parola di Dio al tutto della vita.

(Settembre, 1981, trad. italiana Feb. 2015)


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