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Ricchezza e lo Stato

Un aspetto chiave dell’idolatria è quando un aspetto di questo mondo che sarebbe legittimo viene fatto diventare assoluto. Molto comunemente, lo stato, che ha una posizione molto limitata ma legittima sotto Dio è fatto diventare un idolo e diventa, nei termini di Hegel: Dio in terra. Questa è idolatria. Però, è altrettanto falso vedere lo stato come il male assoluto e la fonte di peccato. È il cuore dell’uomo ad essere la fonte di peccato, e lo stato riflette i nostri peccati e i nostri desideri dettati dall’invidia.

Lo stesso vale per la ricchezza. In se stessa non è né buona né cattiva. È l’uomo a fare della ricchezza o un bene o un male. La ricchezza può essere una benedizione di Dio e uno strumento mediante il quale possiamo benedire altri, o può essere un testimone della nostra brama di potere e una maledizione per altri. La ricchezza privata può capitalizzare una società, come ha fatto nella cristianità, o può de capitalizzare una società, come anticamente in India dove le immense ricchezze dei ragià servirono solo i loro piaceri.

I tentativi, pertanto, di pensare la ricchezza separatamente da Dio e dai suoi propositi ci conduce prontamente nell’idolatria. La ricchezza è fatta diventare un bene assoluto o un male assoluto, e quest’ultimo sta diventando fin troppo comune ai nostri giorni. Per qualche religioso il male assoluto è essere ricchi, specialmente ricchi cristiani in un mondo affamato. Alcuni pastori hanno effettivamente dichiarato che è un peccato per qualsiasi persona essere pagata più di 20.000 dollari l’anno, o secondo un altro, più di 40.000, che può essere il suo modo di dire che è peccato guadagnare più di me!

La ricchezza, come ogni altra cosa, deve essere compresa nei termini dei propositi di Dio. Qualsiasi considerazione separata da questo non è fedele alla Scrittura. La bibbia parla continuamente dell’interesse di Dio per i poveri, e ci viene detto che il povero è nostro fratello, ma sarebbe assurdo concludere che la povertà sia da vedere come un felice obbiettivo per l’uomo! Ci viene detto, invece, che se il popolo di Dio è fedele alla sua legge: “Non vi sarà tuttavia alcun bisognoso tra di voi, poiché l’Eterno ti benedirà grandemente nel paese che l’Eterno, il tuo DIO, ti dà in eredità, perché tu lo possieda, solo però se tu ubbidisci diligentemente alla voce dell’Eterno, il tuo DIO, avendo cura di mettere in pratica tutti questi comandamenti, che oggi ti prescrivo” (De. 15:4-5). Dio designa così l’abolizione della povertà come l’obbiettivo della sua parola-legge. Per evitare la forza di Deuteronomio 15:4-5 un sacco di persone citeranno Matteo 26:11 “Perché avrete sempre i poveri con voi, ma non avrete sempre me.” Tutto ciò che questo verso significa è che il Signore disse ai suoi discepoli che, durante la loro vita, avrebbero avuto sempre opportunità di ministrare ai poveri, ma non alla sua persona e presenza fisica.

Continuamente, la bibbia sottolinea il fatto che la progenie pia ha da ereditare le ricchezze, e che il proposito di Dio nel tempo è che tutte le ricchezze del mondo si riversino nel regno di Dio: “Voi godrete le ricchezze delle nazioni, e la loro gloria passerà a voi” (Isa. 61:6). Il proposito di Dio è che la ricchezza capitalizzi i pii, e attraverso di essi, il suo regno. Questa capitalizzazione del regno di Dio significa: conversione, conoscenza, tecnologia, e un pio progresso in ogni area di vita e di pensiero.

Il mondo moderno, però, è profondamente dedicato alla de-capitalizzazione perché vi regna l’invidia. L’invidia dice: Se io non posso essere ricco, non lo sia nessun altro. La moderna politica economica è governata dall’invidia, e l’invidia si cela sotto le spoglie della previdenza sociale con particolare riferimento ai poveri.

Il mondo sta vedendo le conseguenze economiche della de-capitalizzazione. Mediante tassazione ed inflazione, i beni della gente sono stati diluiti e de-capitalizzati. Sentiamo molto parlare della ricchezza delle “grandi” società di capitali e troppo poco della loro precaria esistenza. Martin D. Weiss, in “The Great Money Panic” (1981), sottolinea che nel 1973 la General Motors e i suoi consociati avevano un costo in interessi di 36 centesimi ogni dollaro di guadagno netto. Nel 1979 il costo degl’interessi era di 93 centesimi per dollaro di guadagno netto. Il costo del denaro preso in prestito era quasi eguale al denaro guadagnato. Da allora la situazione è peggiorata. In gradi diversi tutte le 500 società di capitali più grandi degli Stati Uniti meno una, sono nella stessa situazione. Probabilmente la più grande delle società di capitali americane è la General Motors. Quanto “grande” è? La stampa, l’università, il pulpito e i media promuovono l’idea di gigantismo come se le nostre società di capitali più grandi fossero rivali degli Stati Uniti per misura o ricchezza. Comunque, come ha sottolineato Michael Novak, in “Toward a Theology of the Corporation” (1981): “Far funzionare una compagnia di capitali tra le prime 500, nella maggior parte dei casi è praticamente uguale a far funzionare un’importante università.” La più piccola delle 500 ha solo 529 addetti; la più grande, General Motors ne ha 14.000 nel Michigan; anche se a questo si aggiungono le sue più di 200 unità in ogni distretto, General Motors ancora non raggiunge la grandezza e ricchezza l’Università di California. Il problema con le società di capitali non è stata la loro misura e il loro potere ma la loro codardia di fronte al governo centrale e la loro troppo frequente arrendevolezza.

Le società di capitali sono state de-capitalizzate da controlli, tasse, e inflazione, lo stesso vale per la gente. Fintantoché continueranno inflazione e creazione di denaro, questa de-capitalizzazione continuerà. Ogni successiva presidenza ha fatto progredire questa de-capitalizzazione nel supposto tentativo di porvi rimedio. Per derubare la gente, ogni politico canaglia invoca una grande preoccupazione per i poveri e i bisognosi, mentre essi non danno mai verso alcun bisogno prendendolo dalla loro, spesso considerevole, ricchezza.

La colpa principale, comunque, appartiene alla chiesa. Difficilmente si trova un seminario dove non sia insegnata la Teologia della Liberazione, che è una forma sentimentale di Marxismo. I seminari e le agenzie missionarie, cattoliche e protestanti sono troppo spesso pozzi neri di Teologia della Liberazione.

Anche il pulpito è radicalmente delinquente. Dove si sentono sermoni su Matteo 23:14: “Guai a voi, scribi e farisei ipocriti! Perché divorate le case delle vedove e per pretesto fate lunghe preghiere; per questo subirete una condanna piú severa.”? Nostro Signore qui tuona contro un male che era piccolo raffrontato con ciò che è comune oggi: la nostra confisca di proprietà che appartengono di diritto a vedove e orfani mediante tasse sugli immobili e di successione. È facile, in questi casi contemporanei, provare una rabbia contro l’Agenzia delle Entrate, ma questo è non cogliere il punto. L’Agenzia delle Entrate è l’agenzia dell’invidia dei votanti. Mediante il parlamento noi promulghiamo l’invidia facendola diventare legge, ed ora che l’invidia ficca le sue mani nella nostra tasche, siamo arrabbiati. Questo non equivale a dire che l’Agenzia delle Entrate sia senza colpe ma che la colpa principale è del parlamento e della gente. Il fatto è che per invidia la maggioranza della gente vuole veder danneggiati i loro superiori, anche se significa un danno per se stessi. Un amico, mentre era in una nazione europea, stava discutendo la tassazione ai limiti della confisca di quella nazione e richiamò l’attenzione sulla sua distruttività. I suoi padroni di casa difesero la tassazione mentre concordarono sulla sua pericolosità. La loro ragione? È bello vedere umiliati i grandi ed i potenti.

Octavio Paz, in “The Labyrinth of Solitude” (1961) disse: “Marx ha scritto che ogni radicalismo è una forma di umanesimo, perché l’uomo è la radice sia della ragione sia della società. Pertanto ogni rivoluzione cerca di creare un mondo nel quale l’uomo, finalmente liberato dalle pastoie del vecchio regime, può esprimere se stesso veramente e compiere la propria condizione umana. L’uomo è un essere che può realizzare se stesso, ed essere se stesso, solo in una società rivoluzionaria.”

Questa società rivoluzionaria è l’obbiettivo di ogni stato umanistico. Alcuni sperano di conseguirla mediante la violenza, altri mediante un cambiamento democratico. In entrambi i casi, l’obbiettivo è lo stesso: l’uomo come dio o, più specificamente, lo stato umanistico come dio. Poiché uno degli attributi di Dio è la capacità di creare, lo stato moderno cerca di creare ricchezza, sicurezza dalla culla alla tomba, e anche di creare denaro. Il moderno denaro, la cartamoneta a corso forzoso, o denaro-fiat, è il risultato. È denaro creato dallo stato che è usato per erodere tutte le altre tradizionali forme di ricchezza, e di collocare tutta la ricchezza sotto lo stato. Oggi vediamo piccole fattorie a conduzione famigliare, proprietà della stessa famiglia per generazioni, che vanno vendute a causa delle tasse. Questo disastro sta avvenendo anche in Gran Bretagna e altrove.

La ricchezza pia, nella Scrittura, è nei termini del fedele sviluppo delle potenzialità sotto Dio. Dio ha creato il mondo, e ha creato la possibilità della ricchezza attraverso le sue risorse naturali, la fertilità della terra e la mente dell’uomo. La creazione e tutti i suoi ingredienti sono opera del Dio trino e di nessun altro. È la sua legge, pertanto, ad essere la sola vera base per la ricchezza pia. Il Signore condanna ogni fiducia nella ricchezza come una forma di umanesimo, una sorta di adorazione della creazione delle nostre mani piuttosto che del Creatore di tutto.

Questa, comunque, è il solo tipo di ricchezza che lo stato moderno considera accettabile, una ricchezza umanistica, creata dallo stato. Anziché essere definita nei termini di qualche aspetto della creazione dato-da-Dio: oro, argento, terreno, o altri beni, tutta la ricchezza deve essere ridotta alla carta creata dallo stato. Oggi il valore del denaro è nella sua liquidità che lo rende pronto e facile da usare. Quando il moderno stato iper tassatore crea un’inflazione di denaro di carta, richiede con ciò che ogni altra forma di ricchezza sia egualmente liquida. La fattoria di famiglia non è più un’eredità dal passato alle future generazioni; è convertita da una forma stabile di ricchezza ad una liquida ed altamente instabile dal denaro di carta, dall’inflazione e dalle tasse. Negli anni dello stato con potere limitato la tassa su una fattoria di famiglia in molte zone era al massimo di qualche dollaro. Dopo la seconda guerra mondiale, molti agricoltori furono allibiti quando le loro tasse toccarono prima i 25 e poi i 50 dollari; ora sono di migliaia di dollari. Al presente, un numero sempre crescente di agricoltori americani è in seri guai a causa della combinazione di tasse elevate e debiti che non riescono a ripagare. Negli Stati Uniti, ogni crisi economica è stata preceduta da una crisi in agricoltura.

Oggi, la de-capitalizzazione è un fatto mondiale. Nell’Unione Sovietica il capitale è andato del tutto e non per la prima volta. Nel 1939, la Russia di Stalin era bancarotta; con la seconda guerra mondiale  ricapitalizzò se stessa mediante un atto di pirateria approvato da Roosevelt e Churchill. All’Unione Sovietica fu concesso di impadronirsi dell’Europa Centrale, cannibalizzare Polonia e Germania Est ed altro. Da allora l’Unione Sovietica è stata ricapitalizzata annualmente da aiuti dagli Stati Uniti e da banche americane ed europee. Questi prestiti hanno probabilmente portato vantaggi maggiori della confisca dell’Europa Centrale. In ogni caso, con entrambe le sue politiche, estera e interna, gli Stati Uniti hanno continuato a de-capitalizzarsi. Un’economia socialista è un’economia parassitica; il proseguimento della sua vita dipende dalla vita dell’ospite. Sia l’U.S.S.R. sia gli U.S.A. sono oggi parassiti che vivono a spese del popolo americano. Non c’è futuro per il popolo americano finché non si liberi dei parassiti, il che significa un radicale cambio di prospettiva intorno alla natura del governo civile.

A meno che abbiamo libertà sotto Dio e in obbedienza a Lui, la nostra definizione di ricchezza nasce dalla fame, non dall’abbondanza. Un americano, per lungo tempo prigioniero in Unione Sovietica, vide la ricchezza come una patata, e due patate come ricchezza inimmaginabile. Una coppia di rifugiati dalla Cambogia avevano festeggiato il loro anniversario di matrimonio con un inatteso e ben arrivato dono nella loro fame, una pelle di pantegana condiviso con loro, da bollirsi e farne del brodo. Una società de-capitalizzata (e non libera) ridefinisce la ricchezza in termini patetici. A ciascuno secondo le sue necessità, sostenne Marx, e i marxisti hanno ridotto il livello di necessita a dimensioni da fame. Hanno ridefinito la ricchezza per fare di essa la legittima proprietà dello stato e di nessun altro.

La ridefinizione è avvenuta in molte aree. Agli studenti viene insegnato regolarmente che c’è una distinzione tra consumi e investimenti. Franklin W. Ryan e il Dr. Elgin Groseclose nel loro eccellente “America’s Money Machine: The Story of the Federal Reserve System” dimostrano diversamente. (Chiamano la famiglia la più grande impresa di produzione nella società eppure oggi siamo in guerra contro la famiglia.) Se nutro me e la mia famiglia sto investendo nel nostro futuro; se uso cibo spazzatura, sto facendo un povero investimento. Qualsiasi ammontare spendo sulla famiglia o è un buon investimento  e un buon consumo o è cattivo. Incriminare l’idea di consumo è assurdo, ci sono consumi buoni e consumi cattivi.

Il punto di tutto questo è che stiamo assistendo ad un attacco e ad un’erosione della dottrina biblica della ricchezza e della sua amministrazione. Al suo posto, lo stato, come nuovo dio, vuole ricreare l’uomo e la società, e crede anche di poter creare ricchezza per legge, tasse, ridistribuzione e controlli. Ciò che lo stato moderno sta realizzando è l’erosione della vera ricchezza e insieme ad essa della moralità. Lo stato moderno è diventato il più grande divoratore di case di vedove della storia, mentre parla piamente d’amore per i poveri, e la chiesa è per la maggior parte zitta di fronte a questo male crescente. La sicura promessa di Dio a tutti questi tali è il giudizio, a meno che si separino da questi malvagi e al Signore, il quale ci dice oggi quel che disse Mosè quando Israele adorò il vitello d’oro: “Chiunque è per il Signore, venga a me” (Esodo 32: 26). 

Marzo 1982


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