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Nono Comandamento

15. Ordalia e la legge della natura

 

L’ordalia ha avuto una storia lunga e importante nelle leggi di molte nazioni; comparve in tradizioni primitive, in culture arabe e islamiche, tra babilonesi, celti, cinesi, greci, indù, birmani, iraniani, malgasci, romani, slavi e teutonici. Fu usata anche durante il medio evo.

L’ordalia sottoponeva la persona accusata ad una spaventosa prova fisica tipo immergere la testa in acqua bollente, bere veleno, trasportare un ferro rovente e cose simili; ferirsi era prova di colpevolezza. In Africa orientale l’ordalia era il metodo preferito per fare un processo.

L’ordalia ha avuto opposizioni. Il Corano la proibì. La legge romana l’evitò completamente anche se tuttavia ha persistito tra i romani. Fu, comunque, comune tra celti, teutoni e slavi che furono responsabili d’averla usata nel medio evo. La chiesa la oppose; nel 1215, il capitolo 18 del Quarto Concilio Laterano escluse il clero dalla partecipazione a ordalie. I re Normanni dell’Inghilterra l’opposero tenacemente e non c’è ricordo che sia stata usata dopo il regno di Giovanni [1].

L’ordalia implicava essenzialmente una fiducia nella natura come normativa. La convinzione era che la prova o processo sarebbe risultata nella conferma dell’innocente e nella reiezione del colpevole da parte della natura. La prova o processo a volte era psicologicamente valida. Così, alcune tribù africane favoriscono l’ordalia col veleno; l’innocenti, convinti
dell’assoluzione, vomitano immediatamente il disgustoso veleno mentre i colpevoli, tesi e impauriti, sono incapaci di vomitare e muoiono. In questo modo l’ordalia ha avuto una documentazione di limitato successo.

Il suo presupposto di base, comunque, è sbagliato, e anche la maggior parte dei suoi risultati sono necessariamente stati sbagliati. La storia di tali ingiustizie è lunga, ma non rientra nel nostro interesse. Piuttosto, la domanda è: l’ordalia ha una collocazione nella legge biblica?

L’unico passo della Scrittura che sembra indicare qualche sorta di ordalia è il processo per gelosia: Numeri 5:11-31. Kelsen ha brutalmente denunciato questa legge come “altamente ripugnante” [2].  Selbie, d’altro canto, riconobbe che c’è qui una differenza: “È evidente che l’efficacia dell’ordalia descritta è considerata dovuta interamente all’intervento divino: gli ingredienti utilizzati sono innocui” [3].

Questo è il nocciolo della faccenda. Il processo mediante ordalia richiedeva che la natura salvasse la parte innocente con un intervento miracoloso; secondo il processo per ordalia la natura è normativa e la legge della natura è perfetta. Di conseguenza, la persona accusata ingeriva il veleno o immergeva la testa nell’acqua bollente, nella supposizione che la natura avrebbe protetto l’innocente.

Nella legge biblica sulla gelosia, non è la natura a fare da giudice ma Dio. Vengono ingeriti acqua santa e polvere, ingredienti che non hanno il potere di far male. L’acqua e la polvere del santuario rappresentavano ambedue la santità di Dio. La pena per il reato della donna (ovvero la sua colpa sessuale) consisteva in seri problemi al suo apparato riproduttivo; se innocente veniva benedetta con fertilità. Questo rituale veniva usato dove mancassero interamente altre prove d’adulterio, ma rimanesse il sospetto. Questa legge è pertanto correlata a Deuteronomio 22:13-21, e la pena per il marito era identica. Può esserci qualche evidenza, nel significato della parola ebraica per “amara” che vi sia implicato “un potenziale effetto fatale dell’acqua” [4].

Interessante anche la scopertura del capo della donna durante il rito (Nu. 5:18), ovvero, non solo la rimozione della copertura del capo ma anche lo scioglimento dei capelli. (Si compari 1 Co. xi. 5-10) [5].  Durante il processo, i segni della sua sottomissione al proprio marito e alla dovuta autorità venivano rimossi da lei per simboleggiare le implicazioni del processo. Se ella era innocente, e la gelosia del marito le aveva falsamente negato l’autorità e la protezione che le erano dovute, allora ella veniva permanentemente restituita alla sua autorità e sostegno senza che fosse a lui concesso alcun diritto di divorzio (De. 22:19).

Poiché l’adulterio implica più che meramente una relazione tra un uomo e una donna, il processo non limita la questione a marito e moglie. Il marito doveva portare un’offerta, e la moglie reggeva l’offerta durante una porzione del processo (Nu. 5:25) per significare il fatto che ambedue, l’adulterio e la falsa gelosia sono reati contro l’ordinamento di Dio.

Tornando al contrasto tra l’ordalia e questa legge biblica: nell’ordalia la natura è normativa, non decaduta, innocente, e perciò il malfattore viene rigettato. Nella legge biblica, l’uomo e la natura sono ambedue similmente decaduti e perciò non sono normativi ma anzi sotto giudizio. Solo il diretto intervento di Dio rendeva efficace il processo per gelosia.

Per l’ordalia, la natura è la fonte della legge perché la legge è un prodotto della natura e perciò ineludibile in ogni contesa con la natura. (la dottrina della giustizia poetica è correlata a questo concetto dell’ordalia e ne è una versione sofisticata) [6].  In questa prospettiva il giudizio proviene dalla natura, e la natura alla fin fine raddrizzerà ogni stortura.

L’ordalia in gran parte scomparve in Europa durante il medio evo, ma non la fede che le sta dietro. Il concetto di legge naturale succedette all’ordalia come rappresentativo di questa fede nella natura. A sua volta, il concetto di legge naturale ha lasciato il passo al positivismo nella legge il quale vede lo stato come la fonte della legge e pertanto normativo.

In termini di legge biblica, l’ordalia non ha posto ed è completamente aliena alla sua dichiarazione della sovranità di Dio. La bibbia non ha un termine come “Natura”. Non la natura ma Dio è la scaturigine di ogni fenomeno naturale. “Natura” è semplicemente un nome collettivo per una realtà non collettivizzata; il mito della natura è un prodotto della filosofia ellenica [7].

Se la natura è normativa, allora anche l’uomo, in quanto parte del mondo della natura, diventa normativo nella misura in cui egli è “naturale”. Questo è basilare per Rousseau e per l’esistenzialismo, e per il credere nella democrazia: la divinità dell’uomo comune. C’è oggi una diffusa credenza da parte di molte persone di essere qualificate per agire da agenzie di giudizio precisamente perché rappresentano i livelli più bassi della società. In questo modo, gli studenti, perché sono giovani, credono di portare una sapienza speciale e fresca che ha peso nelle questioni. I neri, perché sono bassi sulla scala sociale, sono sempre più imbevuti con questo misticismo di naturalità e primitivismo. Gli operai comuni sono spesso convinti che solo loro sanno come dovrebbero essere fatte funzionare le cose. Il 4 giugno, 1970, un trasportatore di prodotti da forno sequestrò un aereo di linea e richiese un riscatto di 100 milioni di dollari prima che l’FBI riuscisse ad arrestarlo. Il suo atteggiamento dopo l’arresto fu descritto come arrogante e di sfida. Questo camionista disoccupato, prima del suo arresto, mandò via radio questo messaggio al presidente Nixon e al dipartimento di stato: “Voi non sapete come contare il denaro e non conoscete neppure le regole della legge” [8].  Questa lezione sulle “regole della legge” proveniva da un uomo che stava minacciando d’uccidere passeggeri e personale, e già nell’atto di furto e sequestro. Questo stesso quarantanovenne aveva perso il lavoro sette anni prima.

B — fece causa al sindacato cui era iscritto (Teamsters Union) quando non lo sostenne in una causa col suo datore di lavoro. Vern Case, il segretario-tesoriere del sindacato, distaccamento 274, disse che i problemi di B provenivano dal suo sentire che “lui era il solo che sapeva come far funzionare la compagnia di trasporti”[9].

La moglie lo difese dicendo: “Lui è un uomo che crede nella sua nazione. Ha creduto in ciò che faceva quando combatté nella Seconda Guerra Mondiale, e ora guardate come l’hanno ridotto”[10].  Non c’è qui nessuna espressione di senso di colpa, ma piuttosto un credere nella “verità” dell’uomo comune e della sua opinione. Il retroterra di questo modo di pensare è l’accettazione della natura come normativa.

La prospettiva e la legge biblica negano che né la natura né l’uomo siano normativi. Non ci si deve fidare né dell’uomo comune, né di un’aristocrazia, né dell’intellettuali. Tutti hanno peccato senza eccezione, e tutti sono allo stesso modo sotto il giudizio di Dio se non sono rigenerati in Cristo (Ro. 3:9-18). Non l’uomo ma Dio e la legge di Dio sono normativi, e la sua legge deve essere il criterio con cui giudicare. Il processo per la gelosia è una legge che parla chiaramente contro l’intero principio dell’ordalia.

Un libro del talmud: il Sotah è ampiamente dedicato al processo per gelosia. Il processo era efficace solo quando il marito era innocente, e il processo fu abolito nel primo secolo a.C. perché l’adulterio da parte dei mariti era diventato assai comune [11].  Il processo era invalidato se il marito aveva coabitato con la moglie dopo aver fatto le accuse e prima del processo. Alcuni commentatori rabbinici hanno visto un riferimento a questa legge nel Salmo 109:18. Il Sotah rende chiaro che era richiesto più che la mera gelosia per dare vita al processo. Doveva esserci una documentazione che la moglie aveva avuto una relazione troppo stretta con un altro uomo; il marito doveva aver emesso un avvertimento contro la relazione. A quel punto la faccenda aveva riferimento a un’effettiva situazione presente: tale relazione era innocente, o era colpevole? Il marito era ingiustamente geloso o i suoi sospetti avevano fondamento? In tali casi non esistevano testimoni di male fatto, ma, d’altra parte, mere sensazioni da parte del marito erano una base insufficiente; una relazione esistente, innocente oppure no, era la base del suo reclamo.

I rabbini mettevano in relazione tanto l’adulterio che la calunnia con uno spirito altero. Un rabbino ha dichiarato:

Ogni uomo nel quale c’è altezzosità di spirito, il Santo; sia Egli benedetto, dichiara: Io e lui non possiamo entrambi dimorare nel mondo; come è detto: Sterminerò chi calunnia in segreto contro il suo prossimo; non sopporterò l’uomo altezzoso di occhi e superbo di cuore (Sa. 101:5) non si legga “lui” (non lo sopporterò), ma “con lui” Io non posso (dimorare). Ci sono alcuni che applicano quest’insegnamento a quelli che dicono calunnie; com’è detto: “Sterminerò chi calunnia in segreto contro il suo prossimo” [12].

Il processo per gelosia era pertanto radicalmente diverso e direttamente in contrasto con l’ordalia. Per uno studioso come Banks dichiarare, di Numeri 5:11-31, la legge della gelosia, che: “La successiva pratica dell’ordalia in occidente fu basata sull’istituzione del Vecchio Testamento” è il peggior tipo di falsa testimonianza 13. Nei casi in cui viene ignorato il retroterra pagano europeo del processo per ordalia, e sia accusata d’ordalia la legge biblica che le è ostile, siamo giustificati nel vedere una radicale ostilità verso Dio e verso la sua parola-legge.

La parola ordalia è d’origini anglosassoni e nel mondo di lingua inglese le occasioni più note in cui compare sono di derivazione anglosassone.

Secondo E. B. Taylor, in certi casi l’ordalia “è strettamente collegata al giuramento talché i due si sfumano l’una dentro l’altro”[14].  In questo c’è una misura di vero. Ambedue l’ordalia e il giuramento invocano una maledizione o una benedizione, a seconda della veridicità della persona sotto giuramento. Il giuramento, però, riserva il giudizio ultimo a Dio, o alle corti di giustizia da Lui istituite ove lo spergiuro sia scoperto, mentre l’ordalia sosteneva che la natura avrebbe immediatamente confermato la verità o la falsità di un giuramento su una richiesta di giudizio riguardo ad un’accusa. C’è pertanto una similarità molto reale quanto una marcata differenza. Il giuramento in termini di legge biblica presuppone il definitivo (ultimo) e infallibile supremo tribunale di Dio. Il giuramento e ordalia della legge pagana presuppone l’immediato e infallibile tribunale della natura. In questo senso i due sono mutualmente esclusivi e in radicale contraddizione.

Una parola conclusiva sulla legge per la gelosia. Un commento interessate nel Sotah rende chiaro che il processo non funzionava, né l’intervento soprannaturale di Dio avveniva quando l’uomo non era libero da iniquità. Allora “l’acqua non prova sua moglie”. La base per questo era nelle Scritture, Osea 4:14: “Non punirò le vostre figlie se si prostituiscono, né le vostre nuore se commettono adulterio, perché essi stessi si appartano con le prostitute e offrono sacrifici con le prostitute dei templi; perciò la gente che non ha intendimento perirà” [15]. A quel punto il loro destino è il giudizio.


Note:

1 Vedi Hastings ERE, IX, pp. 507-533.
2 Hans Kelsen: What Is Justice? Justice, Law and Politics in the Mirror of Science; Berkeley: University of Claifornia Press, 1957, p. 28 s.

3 J. A. Selbie, “Ordeal” (Hebrew), in ERE, IX, 521.

4 Martin Noth: Numbers, A Commentary; Philadelphia: The Westminster Press, 1968, p. 51.

5 C. J. Elliott: “Numbers” in Ellicott, I, 498.

6 Vedi R. J. Rushdoony: The Biblical Philosophy of History; Nutley, New Jersey: Presbyterian and Reformed Publishing Company, 1969, pp. 77-86.

7 Vedi R. J. Rushdoony: “The Mith of Nature” in The Mythology of Science; Nutley, New Jersey: The Craig Press, 1967, pp. 96-98.

8 “Shootout Ends ‘Ransom’ Skyjack” Los Angeles Herald Examiner, venerdì 5 giugno, 1970, p. 12.

9 “Hijacker’s Troubles Started When He Lost His Job”, Los Angeles Herald Examiner, venerdì, 5 giugno, 1970, p. A-2.
10 Ibid.
11 Selbie, op. cit., p. 521.
12 Sotah, 5a; p. 19 s.
13 J. S. Banks, “Jealousy” in James Hasting, editore: A Dictionary of the Bible, II, 554. 14 E. B. Taylor, “Ordeal” in The Encyclopedia Brittanica; Chicago: 1892, XVII, 819.
15 Sotah, 47b; p. 251 s.


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