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In Canaan

56: Portato dentro Canaan

Giosuè 1-5:12

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Non parliamo d’Israele che entra in Canaan ma che è portato dentro Canaan. Il Signore portò Israele dentro Canaan col suo braccio forte. Questo evento è una rivelazione del Signore Gesù Cristo, specialmente quando Israele è condotto attraverso il Giordano. Questo si può vedere particolarmente nell’arca del patto, il segno della presenza del Signore in mezzo a Israele. Il segno dell’arca fu adempiuto nel Cristo che bloccò le acque del Giordano (Gs. 3:14-17). Pertanto non possiamo ignorare il significato simbolico di questo evento. Eppure dobbiamo presentarlo in modo tale che i fanciulli lo comprendano.

Il passaggio del Giordano non deve essere considerato un evento isolato. Noi siamo spiritualmente uno col popolo di Dio di quell’epoca, e la loro esperienza è anche la nostra. L’esperienza di quel popolo deve prima di tutto essere vista come l’esperienza di Colui che è il loro capo — Gesù Cristo. Egli passò attraverso le acque dell’ira di Dio per poter godere una vita di eterna comunione con Dio.

Anche noi passiamo attraverso le acque. Ma dobbiamo stare attenti a non identificare le acque con la morte e Canaan col cielo! Canaan è la terra di comunione con Dio; è il Regno di Dio di cui dobbiamo essere cittadini in questa vita.

Passare attraverso le acque è morire con Cristo in modo da vivere con Lui eternamente. Passiamo attraverso un tracciato che non abbiamo incontrato ieri o l’altro ieri — il tracciato strano, precedentemente nascosto, lungo il quale la grazia di Dio ci conduce. Pertanto anche noi siamo portati attraverso il Giordano: il Cristo era in mezzo a quel popolo e noi eravamo in Lui. Per Israele e per noi, il passaggio attraverso il Giordano è la via della fede nel Cristo, il quale va davanti a noi e prepara la via.

In Giosuè 5 ci è raccontata la circoncisione di un’intera nazione. È evidente che la circoncisione fu negletta nel deserto dopo la disobbedienza del popolo (vedi vs. 5-6). I pochi Israeliti che avevano 40 anni o più erano stati circoncisi ma non la generazione più giovane. Al tempo il Signore non aveva rotto il patto dopo il peccato di Israele. Condusse lo stesso il popolo nella colonna di nuvola e di fuoco, e mandò loro la manna lo stesso. Tuttavia, la piena comunione pattizia goduta nei segni pattizi fu sospesa per un periodo. Dopo che ebbe portato il popolo dentro Canaan, Dio conferì loro di nuovo la sua piena comunione e il vituperio degli egiziani fu refutato.

Ghilgal significa girare o cerchio. Questo nome riflette lo scherno che benché Dio aveva fatto uscire il suo popolo dall’Egitto, non poteva portarlo dentro Canaan e lo avrebbe lasciato morire nel deserto. Inoltre, a Ghilgal la Pasqua fu osservata di nuovo per la prima volta. In questo modo ambedue i sacramenti riassunsero la loro rilevanza per Israele.

          Concetto principale: Il Signore conduce Israele per fede
dentro
la terra di Canaan.

          La vocazione di Giosuè. Mosè non c’era più. A causa della sua disobbedienza non gli era stato concesso di condurre il popolo dentro Canaan. Ad ogni modo il Signore aveva scelto un successore di Mosè, cioè Giosuè che era stato per lungo tempo suo assistente. Perciò, quando i giorni del lutto per Mosè furono terminati, il Signore parlò al cuore di Giosuè dicendogli che avrebbe dovuto condurre il popolo dentro Canaan. Il Signore avrebbe ora dato al popolo l’intero paese e sarebbe stato con Giosuè come leader della nazione.

Certamente quello che il Signore diede a Giosuè era un compito difficile. Se Mosè aveva sofferto sotto quel peso come avrebbe potuto portarlo Giosuè? Di conseguenza, il Signore gli comandò ripetutamente di essere forte e coraggioso perché nessuno dei suoi nemici sarebbe stato in grado di resistergli. Ad ogni modo, non doveva esser frettoloso o temerario come sono gli increduli. Tutto il suo coraggio doveva essere tratto dalla sua fede che il Signore sarebbe stato con lui. Allora sarebbe stato di cuore fermo non solo davanti ai nemici di Israele ma anche quando confrontato con i desideri malvagi dello stesso Israele. Se il popolo avesse voluto seguire vie di propria scelta egli avrebbe dovuto attenersi alla parola del Signore come il Signore l’aveva fatta conoscere specialmente per mezzo di Mosè. Avrebbe dovuto meditare su quella Parola ogni giorno in modo che essa avrebbe dimorato nel suo cuore e gli avrebbe dato il coraggio della fede.

Giosuè entrò immediatamente nella vocazione che Dio gli aveva dato perché credeva la Parola del Signore. Ordinò agli ufficiali del popolo, il cui compito era tenere il registro genealogico e delle nascite delle tribù, di preparare provviste per diversi giorni perché il Signore ora stava per portarli dentro Canaan. Inoltre, si rivolse alle tribù che avrebbero dovuto continuare a vivere di là del Giordano, dicendo loro che avrebbero dovuto mantenere la promessa di aiutare le altre tribù a combattere per Canaan. La risposta fu che avrebbero fatto quello che Giosuè avrebbe comandato loro proprio come in precedenza avevano obbedito a Mosè. In più, dissero che chiunque avesse disobbedito a Giosuè sarebbe stato messo a morte.

Nel rispondere a Giosuè usarono proprio le stesse parole che aveva usato il Signore: “Sii forte e coraggioso”. Come dev’essere stato meraviglioso per Giosuè! Aveva accettato la vocazione del Signore in fede ed ora il Signore aveva fatto sì che il popolo lo accettasse come loro leader. La vocazione di Giosuè toccò un tasto sensibile nel cuore del popolo, e tutti dissero amen a quella vocazione.

Felice il popolo che ha ricevuto un capo dal Signore, e che dal Signore sono vincolati al loro capo! Tale popolo è sicuro. Dio ci ha dato un Capo ancor più meraviglioso, cioè il Signore Gesù Cristo. E Dio vuole che il suo Spirito faccia posto per questo Capo nei cuori di tutti quelli che credono. Noi seguiamo lui attraverso la vita e perciò siamo al sicuro.

          Preceduti dallo Spirito del Signore. Il Signore aveva promesso di dare al suo popolo la terra di Canaan ma ciò non significa che Giosuè e il popolo non avrebbero dovuto combattere per averla. Ecco perché Giosuè inviò due spie a ispezionare il paese, specialmente la città di Gerico che stava proprio sulla loro via. Le spie attraversarono il Giordano, entrarono in Gerico e trovarono alloggio nella casa di una prostituta, pensando che lì non sarebbero stati scoperti. Ma l’arrivo dei due stranieri non passò inosservato: furono immediatamente sospettati di essere spie israelite.

Il re di Gerico mandò alcuni uomini alla casa di Rahab, la donna che li aveva accolti, per catturare le sospette spie. Ma i due israeliti ebbero un’esperienza straordinaria. Rahab temette di essere scoperta e li nascose sul tetto sotto degli steli di lino. Raggirò i messaggeri del re dicendo che le spie erano uscite dalla porta verso sera. Sicuramente potevano ancora raggiungerli se si affrettavano!

Rahab aveva detto una bugia innocente per salvare le spie. Come ogni altra bugia fu un peccato. Ma c’era qualcos’altro da considerare. Questa donna tradì il proprio popolo e il proprio re scegliendo di proteggere le spie israelite. Questo potrebbe sembrare un tradimento. A quanto pare temeva che i canaaniti sarebbero stati conquistati e sperava di salvarsi la vita aiutando le spie.

Eppure, quello non era tutto ciò che stava succedendo nel suo cuore. Una volta che si fu sbarazzata dei messaggeri del re, parlò con le spie sul tetto, raccontando loro ciò che sentiva dentro di sé. Li informò che i canaaniti avevano paura; tutto il loro coraggio era scomparso ora che Israele stava per conquistare Canaan. Erano ben consapevoli di ciò che il Signore aveva fatto per Israele, come aveva diviso le acque del Mar Rosso e fatto in esso una strada per il suo popolo. Sapevano che Israele aveva sconfitto i due potenti re amorei. “Il cuore di tutti i canaaniti è venuto meno” disse Rahab. Per se stessa confessò: “L’Eterno il vostro Dio è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra. Paragonati a Lui i nostri idoli sono nulla”.

Nel suo cuore scelse il vero Dio che era in grado di salvare il suo popolo. Si schierò per l’onore del Dio d’Israele e i diritti del suo popolo contro il proprio popolo nel cui peccato aveva vissuto. Perciò non stava solo cercando di salvarsi il collo mediante il tradimento; stava cercando la protezione del Dio d’Israele quando chiese che fosse risparmiata la sua vita e quella dei suoi famigliari il giorno in cui Gerico sarebbe stata catturata. Benché lei stessa vivesse ancora nel peccato, nel suo cuore era libera dal peccaminoso paganesimo che la circondava. Deve aver pensato queste cose da molto tempo. In più, deve aver visto come una speciale provvidenza che le spie avessero cercato rifugio in casa sua. Senza dubbio più tardi ottenne una comprensione ancora migliore della meravigliosa via di grazia in queste faccende.

Come dev’essere sembrata meravigliosa alle spie tutta questa vicenda! Non solo avevano saputo che i canaaniti avevano perso il coraggio e la forza di resistere, incontrarono anche una confessione del Dio d’Israele mentre si trovavano in territorio nemico. È evidente che lo Spirito del Signore li aveva preceduti. Lo Spirito del Signore Gesù Cristo, che viveva nel mezzo d’Israele, non solo aveva spogliato i canaaniti della loro potenza ma aveva stabilito legami tra Israele e Rahab di cui loro non sapevano nulla. Aveva terrorizzato i loro nemici e portato una peccatrice canaanita a confessare il Dio d’Israele. Come fu straordinaria per le spie questa divina rivelazione! Dio era già all’opera in mezzo a quel paese pagano!

Le due spie promisero alla donna che la sua fiduciosa richiesta sarebbe stata accolta: lei e la sua famiglia sarebbero stati risparmiati. Rahab aveva richiesto specificamente che suo padre, sua madre, i suoi fratelli e le sue sorelle fossero risparmiati insieme con lei. Com’era diversa in spirito dagli altri canaaniti! Quando le spie giurarono che lei a la sua famiglia sarebbero stati risparmiati posero tre condizioni: che non avrebbe tradito le spie, che tutti i membri della sua famiglia sarebbero stati in casa con lei quando sarebbe venuto il momento, e che lei avrebbe reso possibile l’identificazione della sua casa, che era appoggiata alle mura della città, appendendo una cordicella scarlatta alla finestra.

Poi Rahab fece scendere le spie da casa sua mediante una corda. Su suo consiglio rimasero nascosti per tre giorni sulle colline attorno a Gerico. Quando i messaggeri del re smisero di cercarli, le spie scesero dalle colline e guadarono il Giordano per tornare da Giosuè e raccontargli ciò che avevano visto e udito. Giosuè comprese che lo Spirito del Signore era in mezzo ai nemici d’Israele i quali consideravano certa la vittoria d’Israele. Pertanto, tutto ciò che Giosuè e Israele avrebbero dovuto fare sarebbe stato seguire il Signore e ricevere ciò che aveva già preparato per loro.

Questo è sempre il modo di procedere del popolo di Dio. Egli apre le vie nelle difficoltà e le ha già vinte prima che noi vi giungiamo. Rivendica il mondo intero, benedicendo e maledicendo come gli pare. Se solo noi credessimo come al tempo credettero Giosuè e il popolo d’Israele.

          La straordinaria via per Canaan. Allora Giosuè e Israele lasciarono Scittim, dove erano accampati, e vennero al Giordano dove il Signore li fece rimanere per tre giorni. Per tutto questo tempo stettero affacciati al Giordano che era in piena. Era il tempo della mietitura. Su nei monti, dove il Giordano sorgeva, la neve s’era sciolta da tempo. Poi era venuta la stagione delle piogge quando il Giordano diventava un fiume profondo con correnti così rapide che la gente non poteva nuotarci senza rischiare la vita. Il Signore fece accampare gli Israeliti davanti al Giordano per tre giorni in modo che potessero vedere tutti come fosse impossibile che un esercito entrasse in Canaan accompagnato da mogli e figli.

Finalmente il Signore si rivelò a Giosuè e gli disse che avrebbe introdotto il popolo in Canaan per una via sconosciuta, una via nuova attraverso la quale non erano mai passati prima. Guidando Israele in questa maniera straordinaria, davanti al popolo Dio avrebbe cominciato a promuovere Giosuè come successore di Mosè.

Giosuè disse al popolo di santificarsi, ovvero di lavarsi e mettere vesti pulite. Ad ogni modo, questa purificazione esteriore era solo simbolica della purificazione del loro cuore, che significa che confessarono i loro peccati davanti a Dio e ancora una volta si staccarono da quei peccati. Se non l’avessero fatto, non sarebbero stati in grado d’incontrare il Signore, il quale sarebbe apparso in mezzo a loro come loro Dio. Ricevere liberazione dal Signore non era abbastanza. In quella liberazione avrebbero dovuto conoscere il Signore e adorarlo, accostarsi ancor più a Lui.

Gli Israeliti si santificarono. Il giorno seguente, al comando del Signore, Giosuè disse ai sacerdoti che avrebbero dovuto prendere l’arca del patto e portarla davanti al popolo. L’arca del patto era un segno ai credenti della presenza di Dio in mezzo a loro. Dio è in mezzo al suo popolo anche nel Signore Gesù Cristo, che è sceso fino a noi. Così, nell’arca, il Signore Gesù Cristo stava in effetti marciando davanti a loro. Tra l’arca e il popolo avrebbe dovuto esserci uno spazio di circa un chilometro. In questo modo potevano vedere l’arca non solo quelli che stavano davanti ma anche tutti quelli che sarebbero stati nella lunga colonna dietro a loro. Tutti gli occhi dovevano essere sull’arca che era una profezia della venuta del Signore Gesù Cristo.

Nel momento in cui i sacerdoti misero i piedi nel Giordano, le acque che scorrevano da nord si interruppero, proprio come il Signore aveva promesso. Queste acque si innalzarono in un muro, mentre quelle che erano già passate scivolarono via lasciando nel letto del Giordano un passaggio asciutto sempre più ampio. Il Signore Gesù Cristo era Colui che stava creando questa strada asciutta per Israele. I sacerdoti con l’arca avanzarono fino a metà del letto del fiume e lì si fermarono. Tutti gli israeliti sfilarono di fianco all’arca quando attraversarono il Giordano talché tutti poterono vedere che aveva preparato per loro la via d’ingresso a Canaan.

Gli Israeliti entrarono dunque in Canaan per mezzo di un miracolo. Questo fu possibile solo perché credevano nel Signore che era loro vicino nel Signore Gesù Cristo. Questo è il modo in cui entrarono nel paese in cui il Signore intendeva dimorare con loro.

Dovremmo tutti prenderci il tempo per pensare attentamente quella straordinaria attraversata del Giordano perché tutti i credenti in effetti seguono la stessa via che presero gli Israeliti. Perfino il Signore Gesù Cristo entrò nell’eterna comunione con Dio percorrendo quella via straordinaria: attraverso la sua morte sulla croce e la sua resurrezione. E tutti i credenti sanno che, se hanno il privilegio di vivere col Signore, la vecchia vita muore in loro e una nuova vita nasce.

Qui non sto parlando della morte, infatti non dobbiamo aspettare la nostra morte per per vivere col Signore ed avere vita eterna. Questa vita eterna in comunione con Dio può essere nostra nel qui ed ora. Se siamo pervenuti a questa vita eterna, allora abbiamo preso questa via straordinaria perché per noi esseri umani peccatori è impossibile venire direttamente a Dio. I nostri peccati e la sua ira sono frapposti tra Lui e noi. Ma il Signore Gesù Cristo ha preparato per noi una strada attraverso quella barriera — se solo crediamo in Lui! Pensate solo agli Israeliti che passarono tutti accanto all’arca e la guardarono quando entrarono in Canaan! Similmente anche tutti noi dobbiamo guardare al Signore Gesù Cristo e ottenere eterna pace con Dio.

Su ordine del Signore Giosuè ordinò che un rappresentante per ogni tribù prendesse una pietra dal letto asciutto del Giordano. Le dodici pietre furono erette al primo accampamento degli Israeliti dopo l’attraversata e vi rimasero per lungo tempo a ricordare quell’avvenimento straordinario. Giosuè fece erigere delle pietre anche nel preciso luogo ove i sacerdoti si erano fermati con l’arca in mezzo al letto del fiume. Quelle pietre sarebbero state visibili quando l’acqua del fiume era bassa. Stavano lì come monumento a rammentare a Israele gli atti potenti di Dio.

          Un altro rinnovamento del patto. Il primo luogo ove di fermarono la notte dopo l’attraversata fu Ghilgal. Qui rimasero in pace diversi giorni e il Signore diede loro la sua speciale benedizione. Rimasero indisturbati perché l’attraversata miracolosa del Giordano aveva incusso terrore nei cuori dei canaaniti i quali avevano ora tutti paura d’attaccare Israele.

Nel deserto gli Israeliti avevano peccato gravemente contro il Signore con la loro incredulità. Il Signore non li aveva abbandonati; era il loro Dio e mantenne il suo patto con loro, ma non aveva concesso loro completa comunione pattizia. I sacramenti della circoncisione e della pasqua, che erano segni del patto, non erano stati usati durante gli anni che gli Israeliti avevano trascorso vagando per il deserto. Questo fu una perdita tremenda.

Anche al nostro tempo può essere così bello quando nella chiesa ci sono comunione o battesimo. Allora il Signore è molto vicino al suo popolo e il suo amore li delizia. Questo è ciò che gli Israeliti nel deserto avevano perso. Ma qui, nel luogo del primo accampamento nella terra di Canaan, fu dato il segno della circoncisione a tutti quelli che non l’avevano ricevuto. Poi tutto il popolo celebrò la Pasqua poiché Dio diede loro la sua piena comunione di nuovo.

Com’era vicino a loro ora il Signore! Parlando loro il Signore fece di quei giorni una festa. Disse a Giosuè che avrebbe dovuto chiamare qual luogo Ghilgal, che significa girare, perché lì il Signore aveva ribaltato il vituperio degli egiziani. Mentre gli Israeliti vagarono 40 anni nel deserto, gli egiziani dissero che il Signore li aveva sì fatti uscire dall’Egitto ma aggiungevano che sarebbero morti tutti nel deserto perché il Signore non riusciva a portarli dentro Canaan.

A questo punto la manna quotidiana smise di cadere perché la gente ora poteva mangiare il frumento della nuova terra. In questo modo il Signore aveva adempiuto tutte le sue promesse in modo meraviglioso, proprio come fa sempre.


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