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24. Rehoboth

Genesi 26

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La permanenza di Isacco a Gherar avvenne probabilmente prima della nascita di Esaù e Giacobbe: se ci fossero stati dei bambini nella tenda di Rebecca sarebbe stato difficile farla passare per sua sorella. Pertanto, prima della morte di Abrahamo, Dio condusse già Isacco a Gherar, lungo la strada che Abrahamo aveva preso anni prima.

Isacco era per conto suo. Benché fosse vissuto a lungo all’ombra di suo padre, ora doveva agire da solo come erede della promessa e cominciò a svolgere un ruolo indipendente in Canaan. In Gherar maturò la sua indipendenza.

Sicuramente Isacco non era un innovatore. È stato descritto come capace di fare nulla di più che scavare i pozzi che aveva scavato suo padre e dare ad essi gli identici nomi che aveva dato suo padre. Eppure Dio apparve a Isacco a Gherar e gli passò la promessa fatta ad Abrahamo. Nel tempo della sua oppressione avrebbe dovuto imparare a vivere per la promessa. Dio gli apparve in modo che si rendesse conto di essere effettivamente l’erede della promessa.

Nella valle di Gherar Isacco lasciò pozzo dopo pozzo nelle mani dei pastori di Abimelek, cosa che dimostra che lui non fosse ancora pienamente consapevole di essere l’erede della promessa. Neppure osò rivendicare il patto fatto in precedenza tra Abimelek e Abrahamo. (Che questo fosse lo stesso Abimelek o il suo successore non fa differenza. Il patto sarebbe stato valido per il successore di Abimelek quanto per Isacco in quanto figlio di Abrahamo.)

Il reale centro del combattimento non era Isacco in quanto Isacco ma Isacco in quanto erede della promessa. La questione in ballo era la promessa — e in definitiva il Cristo. Fintanto che Isacco non avesse afferrato quella promessa in ferma fede, poteva solo fare ritirata. Quando fu scacciato di pozzo in pozzo, portò l’immagine di tutto il popolo di Dio e anche l’immagine di Cristo, che fu scacciato e infine gettato nelle tenebre più profonde.

A tempo debito Isacco giunse a una chiara consapevolezza di fede benché questo non sia avvenuto che al terzo pozzo.  Quando i pastori di Abimelek non contesero il suo diritto riguardo a quel pozzo, Isacco esclamò: “Rehoboth! Or l’Eterno ci ha messi al largo e noi prospereremo nel paese”. Ma fu solo a Beer-Sheba che trovò realmente spazio, dopo che il Signore gli fu di nuovo apparso. Lì costruì un altare al Signore e invocò il nome del Signore in pubblica adorazione. Poi piantò le sue tende in pace e i suoi servi trovarono l’acqua. Il quel posto Abimelek andò a cercarlo per fare alleanza con lui riconoscendolo apertamente come il benedetto dal Signore. Mediante la sua fede Isacco trovò finalmente spazio.

          Concetto principale: Il Signore appare a Isacco a Gherar in modo che riconosca
di essere l’erede della promessa.

          Sulle orme di Abrahamo. Prima che Isacco e Rebecca avessero figli ci fu una carestia nel paese che fece prospettare a Isacco l’idea di traslocare in Egitto per un periodo. Per cominciare andò a Gherar, nel paese dei Filistei, dove anche suo padre Abrahamo aveva trascorso del tempo. Gherar era il luogo ove il Signore aveva miracolosamente protetto Sara. A quel tempo era stata fatta un’alleanza tra Abimelek il re e Abrahamo. Dio intendeva dare quel paese alla sua progenie. Isacco fu informato che la sua progenie sarebbe stata come le stelle nel cielo, e che tutti i popoli della terra sarebbero stati benedetti mediante la sua progenie.

Questa fu la prima apparizione del Signore a Isacco. Ovviamente, Isacco sapeva che aveva da ereditare la benedizione di Abrahamo ma fino a quel momento aveva sempre seguito le orme di suo padre. Ora avrebbe dovuto agire da sé in Canaan, che significa che la sua fede avrebbe dovuto maturare. A Gherar Dio gli fece la promessa con le stesse precise parole che aveva usato nel parlare ad Abrahamo. Questa volta, però, Dio aggiunse che avrebbe sicuramente adempiuto la promessa perché Abrahamo aveva obbedito al Signore in fede.

Così Isacco seguì le orme di Abrahamo e divenne il portatore della benedizione di Abrahamo. Dovette condividere la fede di Abrahamo e formare un legame spirituale con suo padre. Fu lo Spirito di Cristo in Abrahamo a renderlo obbediente e lo stesso Spirito ora desiderò dimorare in Isacco. La cosa da fare per Isacco era afferrare la promessa in fede e con ciò diventare indipendente. Ma non aveva ancora raggiunto quel punto.

Isacco seguì anche le debolezze di suo padre, temendo che uno dei Filistei avrebbe potuto volere Rebecca per moglie e uccidere lui per avere lei,  fece passare Rebecca per sua sorella. Come suo padre non osò affidarsi solamente  alla promessa.

Ma l’inganno fu scoperto quando Abimelek vide come Isacco e Rebecca si comportavano nell’intimità della loro tenda. Abimelek rimproverò Isacco, indicando quanto facilmente uno dei Filistei avrebbe potuto prendere per sé la moglie di Isacco e qual colpa ne sarebbe di conseguenza venuta sui Filistei. In queste parole percepiamo un persistente ricordo di ciò che Dio aveva fatto ad Abimelek e alla sua casa quando Abimelek aveva voluto fare di Sara sua moglie. Abimelek era ben conscio che c’era una speciale relazione tra il Signore e il figlio di Abrahamo e perciò disse alla sua gente che nessuno avrebbe dovuto volersi prendere Rebecca come moglie. In questo modo il Signore protesse Isacco e Rebecca in Gherar perché essi avrebbero dovuto avere un figlio dal quale alla fine sarebbe nato il Cristo.

          La resistenza a Isacco. Tuttavia, la lotta tra Abimelek e Isacco era ancora a venire. Questo Abimelek, che era probabilmente il successore di quello incontrato da Abrahamo, non aveva ancora visto il braccio del Signore. Dio preparò Isacco per quella lotta  riversando su di lui benedizioni speciali. Quando Isacco seminò a Gherar raccolse il centuplo cosa che era non usuale. Normalmente un contadino avrebbe raccolto 30 o 50 volte il seme seminato. Ma un raccolto del 100 era effettivamente molto raro.

In questa abbondanza Isacco potè sentire la speciale benedizione del Signore. La terra gli diede il suo ricco frutto perché lui era l’erede della promessa, colui la cui discendenza avrebbe ereditato Canaan, a dispetto del fatto che gli empi  a quel tempo avessero lì la meglio. Pertanto la sua fede fu rafforzata.

Dio benedisse anche il bestiame di Isacco, in misura tale che il suo accampamento dovette essere allargato. Ma a motivo della sua prosperità i Filistei lo invidiavano. Turarono tutti i pozzi che Abrahamo aveva scavato e che Isacco stava ora usando. Infine Abimelek gli chiese di lasciare il paese perché era diventato più potente dei Filistei. Tutto questo era contrario all’alleanza che Abimelek aveva fatto con Abrahamo: in quell’alleanza c’era il chiaro accordo che i pozzi scavati da Abrahamo gli appartenevano.

Era una questione della sopravvivenza di Isacco come uomo di possedimenti. Con le sue mandrie e greggi doveva vivere sfruttando i pascoli e l’acqua del paese. Ma era coinvolta anche la sua fede. Suo padre Abrahamo aveva goduto l’uso di quella terra che vide come conferma che quel paese un giorno sarebbe appartenuto alla sua discendenza. Ma Isacco non era forse l’erede della promessa? Ora gli era chiesto di andarsene. Non era quella terra anche per lui, per amore del Redentore che un giorno sarebbe venuto?

Isacco era ben conscio che i Filistei non solo invidiavano le sue ricchezze ma anche lo odiavano per la sua speciale promessa. Ora avevano un’occasione per fargli del male. Qui Isacco stava combattendo il combattimento della fede. Era la promessa realmente per lui? E lui sarebbe stato forte nella sua fede nella promessa?

Nella stessa maniera fu perseguitato il Signore Gesù Cristo. Di fatto, tutti i figli di Dio incontrano opposizione. Ma quell’opposizione insegnerà loro a vivere e stare saldi nella fede. Isacco lo avrebbe dovuto imparare nella sua situazione.

          La reazione di Isacco. Isacco non era ancora saldo nella fede. Quando Abimelek gli negò l’uso del paese, si spostò nella valle di Gherar. Non pronunciò una parola di protesta riguardo la violazione dell’alleanza con Abrahamo.

Poi i servi di Isacco cominciarono a scavare in cerca d’acqua. A suo tempo trovarono una vena e l’acqua zampillò sù. Ma i pastori di Abimelek  che stavano anch’essi pascolando le loro mandrie in quella valle, litigarono  per il pozzo e dissero che era di loro proprietà. Isacco si ritirò davanti al loro rifiuto di fare compromessi e chiamò quel pozzo Esek, che significa disputa. Quando i servi di Isacco scavarono un altro pozzo qualche distanza più in la, i pastori di Abimelek rivendicarono anche quello. Isacco di nuovo si ritirò e chiamò quel pozzo Sitnah che significa litigio. Si spostò ancora. Questa volta erano sufficientemente lontani da Gherar e non ci fu alterco per il terzo pozzo. Perciò Isacco chiamò quel pozzo Rehoboth, vale a dire: ampi luoghi o spazio, perché il Signore aveva fatto spazio per lui in quel paese così che la sua famiglia e la sua casa avrebbero potuto allargarsi.

Cosa si può pensare dell’atteggiamento di Isacco? Sicuramente ci colpisce come figura di codardo. Non divenne mai una persona realmente indipendente. Pertanto, difficilmente lo si potrebbe definire un pioniere o un apripista nel regno di Dio.

C’era poco che potesse fare riguardo alla violazione dei suoi diritti. Fintanto che la sua fede nella promessa non fosse salda non avrebbe avuto il coraggio di alzare la voce. Il centro della lotta, dopo tutto, non erano i diritti di un uomo chiamato Isacco ma i diritti dell’erede della promessa. In questione c’era la promessa della venuta del Cristo.

In questa situazione scomoda, Dio avrebbe condotto Isacco alla fede. Quando Isacco si spostò a Beer-Sheba, il Signore gli apparve di nuovo e confermò la promessa. Lì il Signore gli disse: “Non temere. Rimani saldo nella fede che tu sei l’erede e che nessun male può venirti”.

Dopo questo periodo di inimicizia e oppressione, Isacco accettò la promessa in tutto il suo valore. Poiché il Signore gli era apparso lì, gli costruì un altare. Assieme a tutta la sua casa invocò il nome del Signore in un culto pubblico. In piena convinzione piantò le sue tende a Beer-Sheba e comandò ai suoi servi di scavare in cerca d’acqua.

Il Signore non ci appare più per assicurarci che possiamo condividere nelle promesse che sono state compiute nel Signore Gesù Cristo o che attendono ancora di essere compiute. Non è più necessario perché è apparso una volta per tutte nel Cristo e poi è venuto nello Spirito santo. Adesso ci parla mediante la sua Parola dicendoci che condivideremo nella promessa se crediamo. Può succedere che dobbiamo prima sopportare dell’oppressione, proprio come il Cristo, Isacco, e a altri figli di Dio hanno dovuto sopportare, ma pure erediteremo la promessa.

          Il riconoscimento di Isacco. Sembra incredibile ma Abimelek andò a cercare Isacco a Beer-Sheba. Fu una sorpresa per Isacco che gli chiese dunque con tono di rimprovero perché fosse ora venuto da lui se lo odiava. A quel tempo Isacco era divenuto consapevole di essere il benedetto dal Signore. Abimelek quindi ammise che lui e gli altri Filistei avevano visto che Dio era con lui e proseguì dicendo che avrebbero preferito fare un alleanza con lui che essere suoi nemici. In questo modo Isacco stava già ottenendo nel paese la stessa posizione che aveva avuto suo padre Abrahamo: perfino un re voleva entrare in alleanza con lui. Abimelek fece anche chiarezza su ciò che lui e i suoi uomini avevano fatto ad Isacco dicendo che non gli avevano fatto realmente alcun male ma che lo avevano mandato via in pace. Come se non lo avessero scacciato! Abimelek fu infine costretto a dire “Tu sei IL benedetto dal Signore”.

A quel punto Isacco concordò di fare alleanza e perciò quella sera fecero una festa. Il giorno seguente suggellarono l’alleanza con un giuramento. Proprio lo stesso giorno i servi di Isacco gli dissero che avevano trovato l’acqua nell’area dove erano ora accampati. Così Isacco fu riconosciuto dal dominatore del paese mentre il Signore gli diede l’acqua come fondamento per la vita e la prosperità. Ora Isacco poteva vantarsi ancor di più che il Signore aveva fatto posto per lui e per la sua casa.

Il Cristo fu perseguitato e scacciato in maniera simile. Infine fu riconosciuto da migliaia come l’Unto di Dio, il Redentore del mondo. Dio ha ora fatto posto per Lui su questa terra e un giorno lo glorificherà. In quel giorno, tutti dovranno riconoscerlo. Similmente, i credenti sono ancora mal giudicati e oppressi oggi, ma un giorno saranno riconosciuti apertamente tanto da tutti gli uomini quanto da Dio.


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