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12. Il Dio onnipotente

Genesi 17

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Quando il Signore in Genesi 17 si rivelò ad Abramo come il Dio onnipotente, stava indicando la sua onnipotenza non come creatore ma come colui che trasforma in realtà le promesse pattizie. Ciò che stava realmente dicendo ad Abramo nel verso 2 è: “Io darò il mio patto”. In altre parole, Dio avrebbe compiuto la promessa pattizia e l’avrebbe resa reale. Questa promessa si sarebbe avverata mediante un miracolo.

Per la prima volta Dio rivelò che Sarai sarebbe stata la madre della progenie promessa malgrado Abramo e Sarai fossero ambedue diventati vecchi. In una rivelazione della sua grazia onnipotente avrebbe fatto avverare la promessa in modo miracoloso.

Questa promessa da parte di Dio fu accompagnata dalla la richiesta che Abramo “camminasse alla sua presenza e fosse integro”. Dio disse ad Abramo che avrebbe dovuto mantenere una chiara coscienza davanti a lui e non nascondergli niente. Era una richiesta molto semplice. Lo stesso miracolo deve avvenire nella vita di tutti i credenti. Il miracolo di morire e di resuscitare dai morti. Ma può avvenire solo se conduciamo vite integre e ascoltiamo la sua Parola. Allora Dio stesso fa avvenire il miracolo.

Dopo tutto, il miracolo che avvenne nella vita di Abramo tipizza il miracolo della nascita, morte e resurrezione del Cristo. Tipizza ulteriormente il miracolo che avviene in tutti i credenti, vale a dire la loro morte per il bene della vita. Il miracolo mediante il quale il patto è realizzato è prominente nella storia della promessa della nascita di Isacco.

Quel miracolo è descritto e suggellato dalla circoncisione che simbolizza la rimozione dei mezzi fisici di peccato secondo la carne, In quell’atto la nostra vecchia natura e vita è dimostrata essere peccaminosa — specialmente nella sua origine. D’altro lato, ci viene mostrato che anche la vita e la sua origine sono santificate nel patto.

Non fa differenza se la circoncisione esisteva già tra le popolazioni dell’antico Medio Oriente e fu adottata dal Signore come segno del suo patto. Potrebbe benissimo essere che la circoncisione si sia sparsa  alle altre nazioni da Abramo e i suoi discendenti.

Che anche gli schiavi acquistati da Abramo e quelli nati in casa sua avrebbero dovuto essere circoncisi indica che la discendenza naturale non è il solo fattore che determina la posizione di una persona in relazione al patto. Il popolo di Dio verrà dall’oriente e dall’occidente. Tuttavia non dovremmo considerare la circoncisione come totalmente parallela al battesimo nei nostri tempi.  Ai tempi di Abramo, il patto fu limitato alla famiglia dei patriarchi e successivamente al popolo d’Israele. Per questa ragione trascurare la circoncisione era punito con l’espulsione. Al nostro tempo, il patto non è più vincolato a queste delimitazioni benché continui a seguire la linea delle generazioni. Essere bandito dal popolo di Dio ora significa essere espulso dalla congregazione (scomunica).

Fu ora detto ad Abramo che sarebbe diventato il padre di molte nazioni. Questa promessa non si riferiva alle nazioni che sarebbero procedute dai suoi lombi attraverso Ismaele, i figli di Ketura, e più tardi Esaù. Dio stava promettendo che sarebbe stato il Dio della “progenie” di Abramo. Quando parlò di tutte quelle nazioni che sarebbero state generate da Abramo deve aver inteso sia Israele sia il “residuo” d’Israele, ovvero tutti quelli che sarebbero diventati credenti in Cristo. La progenie di Abramo avrebbe posseduto la Canaan terrena e i credenti avrebbero proceduto a prendere possesso della Canaan spirituale. Questa Canaan spirituale, ovviamente, non è il cielo ma il dominio sulla terra. In Romani 4:13 leggiamo che Abramo e i suoi discendenti erediteranno il mondo.

          Concetto principale: A mano a mano che il patto di grazia di dispiega,
                                                  Dio si rivela come l’onnipotente.

          Il padre di una moltitudine. Per un lungo tempo Dio non si rivelò ad Abramo. Per tredici lunghi anni Abramo dovette vivere con la rivelazione che Dio gli aveva dato in precedenza. Durante quegli anni osservò la crescita di suo figlio Ismaele. Quante volte Abramo deve essersi interrogato su come Dio avrebbe compiuto la sua promessa! Come sarebbe Abramo diventato una grande nazione che avrebbe temuto Dio e osservato il patto del Signore? Quella nazione sarebbe forse nata da suo figlio Ismaele la cui madre era una schiava egiziana? E come avrebbe Dio fatto posto per quel popolo in mezzo a tutte le nazioni idolatre?

Poi il Signore apparve ad Abramo di nuovo, benché non sappiamo in quale forma. Proprio la prima parola che disse deve aver risposto alle domande che erano nel cuore di Abramo: “Io sono il Dio onnipotente”. Il Signore stava dicendo ad Abramo: “Non c’è niente che io non possa fare per far diventare reale la promessa del mio patto”. Ti mostrerò che sono l’onnipotente. Gli eventi prenderanno la più misteriosa delle svolte. Solo rimani integro davanti a me e non nascondermi il tuo cuore o ritirarlo da me. Se tu continui integro davanti a me mi conoscerai nelle mie vie e vedrai la mia onnipotenza. Realizzerò il mio patto con te completamente facendo di te una grande nazione”.

Abramo cadde sulla sua faccia davanti al Signore e lo adorò. Credere è adorare il Signore nella grandezza della sua opera, potenza e gloria. Se oggi noi avremo fede in Dio crederemo nel suo potere di redimere. Le sue potenza e sapienza sono al di là della comprensione umana. Perciò credere implica sempre adorare. 

Una volta che Abramo ebbe dimostrato la sua fede, il Signore gli mostrò come lui lo aveva sempre visto e procedette a rivelargli i suoi piani per lui. Cambiò il suo nome in Abrahamo che significa padre di una moltitudine. Fin dal principio, dunque, il Signore aveva pianificato di fare di Abramo il padre di molte nazioni. E ora ad Abramo era concesso portare il nome Abrahamo e di conoscere lo scopo della sua vita. Questo privilegio fu ottenuto mediante la sua amicizia col Signore.

Il Signore è disposto a trattarci allo stesso modo. Se conosciamo il Signore e camminiamo con lui, anche noi possiamo giungere a conoscere noi stessi e lo scopo della nostra esistenza. 

In più, quel nome era anche la conferma della fede di Abrahamo. Egli sentì che se il Signore lo aveva sempre considerato il padre di una moltitudine ed ora gli aveva dato un nuovo nome, egli sarebbe più che sicuramente diventato il padre di una moltitudine di nazioni.

Il Signore fu esplicito riguardo al futuro di Abrahamo. Non solo ripetè la promessa che nazioni e re sarebbero usciti da Abrahamo, dichiarò anche che desiderava essere il Dio della progenie di Abrahamo. Dio sarebbe rimasto fedele a quella progenie che avrebbe avuto il privilegio di servirlo. Infine il Signore  avrebbe dato a quella progenie la terra promessa.

Il Signore rimase fedele al popolo d’Israele indipendentemente dalla loro caparbietà. Il Cristo infine nacque da quel popolo. Per mezzo di lui ci sono milioni di persone che hanno il privilegio di credere in Dio. Tutti loro sono figli spirituali di Abrahamo.

Ora possiamo vedere come la promessa fatta ad Abrahamo è stata adempiuta perché il Signore diede la terra di Canaan al popolo d’Israele. In aggiunta, ha dato ai figli spirituali di Abrahamo (il Signore Gesù Cristo e tutti quelli che gli appartengono) non solo una nazione ma il mondo intero. Può non sembrare così in questo momento perché i re di questa terra non sono credenti. Ciò nonostante, il Signore Gesù Cristo, il figlio di Abrahamo, è già re su tutte le cose. Perciò i credenti non possono essere vinti da nessuna potenza al mondo. Un giorno governeranno con Cristo.

Il Signore sta certamente compiendo la sua promessa fatta ad Abrahamo. Questo ci dimostra che Dio è effettivamente l’onnipotente, colui che mantiene la sua Parola di grazia onnipotente e dà al suo popolo tutto quello che ha  loro promesso.

          Il segno del patto. Le persone che hanno fatto un patto spesso scelgono qualcosa come segno della loro unione e dedicazione. Se un uomo e una donna contraggono un patto matrimoniale, per esempio, si scambiano anelli, fedi matrimoniali. Quegli anelli sono segni mediante i quali essi promettono la loro fedeltà reciproca e sono assicurati della fedeltà l’uno verso l’altro. Similmente, i membri di un’associazione o di un sindacato possono tutti portare una spilla, un distintivo sui loro baveri come segno di unità.

Nella stessa maniera, il Signore volle qualche segno del patto che aveva fatto con Abrahamo e i suoi discendenti, un segno che doveva essere portato da tutti gli uomini che appartenevano a quel patto. Il segno che scelse fu la circoncisione che implicava il taglio di un po’ di pelle dal pene. Tutti i bambini maschi dovevano essere circoncisi l’ottavo giorno dopo la nascita. Quella era la regola, non solo per Abrahamo e i suoi figli, ma anche per gli schiavi di Abrahamo e i loro figli. Quegli schiavi, dunque, furono considerati appartenere alla famiglia di Abrahamo. Dio voleva che l’intera famiglia vivesse con lui nel patto. Se un qualsiasi membro della famiglia scelta di Dio o più tardi del popolo scelto (ovvero Israele) non avesse portato il segno, si sarebbe desunto che avesse rigettato il patto del Signore. Avrebbe pertanto dovuto essere esiliato dal popolo.

Il Signore vuole ancora che delle persone vivano con lui nel patto e ricevano il segno del suo patto. Ai nostri tempi egli usa un segno diverso: il battesimo. Oggi, quelli che non desiderano vivere col Signore nel suo patto non sono più messi a morte come ai tempi di Abrahamo. Sono invece espulsi dalla comunione della chiesa. Chiamiamo questo procedimento scomunica. Cosa farà il Signore con quelli che hanno rigettato il suo patto?

La circoncisione era un’operazione nel corpo. Simboleggiava la peccaminosità e l’empietà della vita che riceviamo alla nascita. Quella vita deve morire ed essere rimpiazzata da una vita diversa, una vita santa che Dio pianta dentro di noi. Mediante la circoncisione Dio espresse la sua intenzione di distruggere in noi quella vecchia vita peccaminosa e sostituirla con una vita diversa, una vita nuova e santa. Il Signore dice precisamente la stessa cosa a noi oggi mediante il battesimo.

Pensate alle parole di apertura di Dio ad Abrahamo in Genesi 17: “Io sono il Dio onnipotente”. Dio può fare in modo che quella nuova vita entri in noi perché lui è l’onnipotente. La potenza della sua grazia non conosce limiti. Lo credi? Se lo credi egli pianterà quella nuova vita anche in te. Lui può fare quello che vuole e lo farà.

          Vita dai morti. Dio continuò a parlare con Abrahamo dicendogli di più riguardo alle sue ragioni per essergli apparso questa volta: “Da questo momento in poi non chiamare più tua moglie Sarai. Chiamala invece Sara, che significa principessa o regina, perché sarà la madre di nazioni e di re”.

Abrahamo non riusciva a credere ai suoi orecchi! Sarai sarebbe diventata madre? Dopo che era diventata così vecchia? Secondo ogni calcolo umano questa cosa era impossibile tuttavia il Signore aveva dichiarato che sarebbe avvenuta. E Abrahamo aveva imparato da tanto tempo a prendere in parola il Signore. Perciò cadde sulla sua faccia davanti al Signore, adorandolo in fede e accettando quest’ultima Parola del Signore malgrado il fatto che non riuscisse a comprendere come quella promessa avrebbe mai potuto essere compiuta. Poiché la promessa era così contraria  a qualsiasi aspettativa umana scoppiò a ridere. La sua risata non indicò incredulità ma l’esatto opposto. La promessa del Signore, che egli non dubitò per un solo attimo, contrastava così nettamente col normale corso degli eventi che dovette ridere. Lui e sua moglie erano talmente vecchi da essere praticamente morti. Sembrava impossibile che potessero avere un figlio.

Infatti, il modo in cui il Signore compì la promessa andava effettivamente contro ogni aspettativa umana. Un figlio sarebbe nato a due persone vecchie. Questa nascita di vita dalla morte era un completo miracolo, proprio come la redenzione del mondo da parte di Dio è un miracolo. La nascita del Signore Gesù Cristo, il suo soffrire e morire, il suo risorgere dai morti, e Dio che si volge al mondo nella grazia per amore di Cristo è un grande miracolo.

Quell’opera di redenzione va contro ogni aspettativa umana. Il Signore la usa per dimostrare che lui è veramente Dio l’onnipotente. Crediamo in quel miracolo che Dio ha deciso di fare per redimere il mondo? Se sì, Dio farà anche il miracolo di trasformare la nostra morte in vita. La vita che riceviamo alla nascita è morte davanti a Dio perché noi non vogliamo l’amore di Dio. Ma egli pianta un’altra vita in noi, una vita che ci spinge a cercarlo.

Successivamente, quando il figlio era nato, Abrahamo deve aver riso spesso. Il suo ridere era un’espressione del rapimento e dell’estasi generata non solo dal figlio che doveva nascere ma anche dalla fedeltà e favore e potenza di Dio nel compiere la promessa e redimere il mondo. Se noi crediamo, anche noi possiamo ridere in estasi per il Signore Gesù Cristo e la redenzione che riceviamo per mezzo di lui.

Quando Abrahamo adorò il Signore stava anche pensando a suo figlio Ismaele che era ora tredicenne. Ora Abrahamo vide finalmente il pieno valore della redenzione di Dio e si rese conto ancor più chiaramente dell’impazienza  che lui e Sara avevano manifestato. A motivo di quella incredula impazienza aveva preso Agar per moglie. Ismaele era il prodotto di quella unione. Il ragazzo avrebbe forse portato la maledizione dell’incredulità di suo padre? E avrebbe adesso dovuto vivere completamente nell’ombra? Perciò Abrahamo pregò: “Deh, possa Ismaele vivere davanti a te!” Come bramava che Ismaele vivesse alla luce della presenza di Dio!

Il Signore allora ripetè la sua promessa che Sara avrebbe comunque avuto un figlio e comandò ad Abrahamo di mettergli nome Isacco, che significa riso. Quel nome avrebbe dimostrato come Abrahamo avesse riso per il miracolo che Dio stava per fare, proprio come noi ridiamo di gioia pensando ai miracoli di Dio.

Il Signore ascoltò anche la petizione di Abrahamo a favore di Ismaele. Non avrebbe trattenuto le sue benedizioni da Ismaele. Egli sarebbe diventato il padre di dodici principi e sarebbe diventato una grande nazione. Ma Ismaele non avrebbe avuto un futuro grande come quello di Isacco. Il Signore dichiarò che avrebbe stabilito il suo patto con Isacco che voleva dire che Isacco e non Ismaele sarebbe stato il padre del Redentore, nel quale il patto è assicurato. A Ismaele sarebbe stato concesso di vivere alla luce del Redentore a venire. Il Signore promise di benedire Ismaele fintantoché avesse avuto a cuore il suo legame col Signore e avesse accettato Isacco come portatore della promessa.

Dopo questo, l’incontro di Abrahamo col Signore fu terminato. Il Signore andò via e Abrahamo non lo vide più.

          Il cammino in obbedienza davanti alla faccia di Dio. Il Signore aveva detto ad Abrahamo di essere il Dio onnipotente, colui che avrebbe compiuto la promessa col suo potere miracoloso. La sola cosa che il Signore aveva richiesto ad Abrahamo era che camminasse davanti a lui e fosse integro in una obbedienza simile a quella di un bambino. Abrahamo dimostrò rapidamente il suo desiderio d’obbedire questo comando: lo stesso giorno lui e tutti i maschi della sua casa furono circoncisi. In questo modo Abrahamo e suo figlio Ismaele si sottoposero al rito insieme, quando Abrahamo aveva novantanove anni e Ismaele tredici.

Se noi crediamo che il Signore è l’onnipotente, colui che adempie la sua promessa, gli risponderemo come dei bambini. Rimbeccare è dunque fuori discussione. Neppure ritardiamo d’obbedire ai suoi comandi; obbediamo subito. Se abbiamo ancora un sacco d’obiezioni sarà chiaro che non abbiamo ancora ottenuto la fede di vedere la grazia onnipotente di Dio mediante la quale siamo redenti.


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