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55. La Parola è molto vicina a te

Deuteronomio 29-34

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Da un lato Mosè disse al popolo: “Ma fino a questo giorno l’Eterno non vi ha dato un cuore per comprendere, occhi per vedere e orecchi per udire” (De. 29:4). Dall’altro lato disse: “Ma la parola è molto vicina a te; è nella tua bocca e nel tuo cuore, perché tu la metta in pratica” (De. 30:14). Quest’ultimo verso è citato da Paolo in Romani 10:8. Significa che la grazia non è guadagnata da noi in nessun modo ma è concessa solamente da Dio. Finché non lo vediamo, finché non siamo conquistati dalla Parola di Grazia, non possiamo comprendere la Parola del Signore o le sue potenti opere, e il patto ci è difficoltoso. L’idea della Parola che è molto vicina a noi governa questa intera sezione, nella quale a Israele è detto ancora una volta cosa implichi il patto.

Il cantico di Mosè era inteso come un cantico del futuro. Perciò gli Israeliti dovevano impararlo. Nel futuro avrebbe testimoniato contro Israele. Tuttavia la fine del cantico profetizza della vendetta del Signore sui nemici di Israele e quindi il trionfo della grazia di Dio nel patto. Qui abbiamo la stessa idea, ovvero, che la grazia avrà l’ultima parola nel patto perché è garantito dalla fedeltà del Signore. Ovviamente questo non esclude l’utilizzo dei mezzi della grazia. La designazione di Giosuè come successore di Mosè, il comando che la legge fosse letta ogni sette anni, la stesa predizione dell’apostasia da parte del Signore, e il cantico di Mosè, sono tutti mezzi della grazia.

Quando Mosè benedì le tribù d’Israele le vide alla luce della venuta del Signore al Sinai. Lì Dio aveva incontrato il suo popolo nel patto. Poiché quando benedì gli Israeliti Mosè procedette dall’istituzione del patto, fu capace di vedere tanta luce nella futura storia delle tribù. La fedeltà  di Dio avrebbe permesso loro di vivere.

La morte di Mosè deve essere vista nel suo significato non solo per Israele ma anche per lo stesso Mosè. Perfino nella sua morte, la certezza della Parola che è molto vicina a Israele è rivelata.

Quando leggiamo qui della “Parola” dovremmo pensare anche dell’eterna Parola (Giovanni 1), cioè, Colui che mantiene la comunione pattizia tra Dio e il suo popolo, Colui che guidò Israele nel deserto come l’Angelo dell’Eterno. Poiché è la sua Parola, ha il potere di sottomettere Israele e può essere nella bocca e nel cuore del suo popolo, a volte perfino prima che ne siano consapevoli.

          Concetto principale: Nel patto di Dio la Parola è molto vicina
                                                   al suo popolo.

          Il rinnovamento del patto. Prima di congedarsi dal popolo Mosè ripetè agli Israeliti  la legge del Signore e parlò delle benedizioni e maledizioni del Signore. Quando ebbe finito, raccolse tutti gli Israeliti accampati nelle campagne di Moab per rinnovare il loro patto col Signore.

Mosè cominciò a parlare al popolo: “Voi avete visto tutti i grandi miracoli che il Signore ha fatto davanti ai vostri occhi in Egitto e successivamente. Tuttavia, fino a questo giorno non li avete compresi. Non avete ancora compreso che il Signore vuole essere tutto per voi, che  vi  arrendiate completamente a Lui, e che non confidiate affatto sulla vostra forza. Venite, rinnoviamo ora il nostro patto col Signore, il patto che ha fatto con noi al Sinai. Vedete cosa il Signore è stato per noi e cosa intende essere — e accettiamo la sua grazia. Rinnoviamo questo patto non solo per noi stessi ma anche per gli stranieri che dimorano in mezzo a noi e per le generazioni che verranno”.

“Se non osserverete il patto il Signore distruggerà il luogo ove dimorate proprio come distrusse Sodoma e Gomorra, e vi disperderà tra le nazioni. Tutti quelli che lo vedranno ne parleranno perché sarà per loro una testimonianza e diranno: ‘Le cose occulte, cioè ciò che intende fare col suo popolo Israele in futuro, appartengono al Signore nostro Dio, ma le cose rivelate, cioè questa distruzione di Israele, sono una testimonianza per noi e per i nostri figli affinché osserviamo il patto col Signore’”.

È evidente che Mosè previde che altre nazioni sarebbero state assorbite nel patto di Dio. Quella è la situazione di oggi. Per noi la distruzione di Israele è una testimonianza. Anche la nostra vita perirà se non osserviamo il patto di Dio. Ciò che Dio intenda fare con Israele in futuro non lo sappiamo. Malgrado tutti i loro peccati Egli non ha spezzato il suo patto con quel popolo: persone che temono il Signore stanno ancora uscendo continuamente da quel popolo. Questa è una testimonianza per noi della fedeltà di Dio.

Mosè promise inoltre: “Voi sperimenterete un ritorno al Signore ed Egli vi raccoglierà — per quanto sparsi possiate essere — alla comunione del vero popolo del patto. Perciò non dite che il patto di Dio è troppo difficile per voi. Non dovete salire in cielo o attraversare il mare per afferrarlo. Dio vi darà tutto e nel suo patto lo ha portato molto vicino a voi: Ha messo la Parola della sua grazia nella vostra bocca e nel vostro cuore. Perché non accettare per fede il suo favore nel vostro cuore? Allora sarete giusti, liberi dal peccato davanti a Lui. E perché non confessare con la vostra bocca che Dio è il vostro Dio? Allora sarete benedetti in tutta la vostra vita e avrete il privilegio di servirlo in libertà”.

È come se Mosè avesse pronunciato queste parole anche alla gente del nostro tempo. Alluse perfino a quelli che sarebbero vissuti nel patto dopo il suo tempo. A noi è stato rivelato specialmente che non dobbiamo cercare la grazia da nessuna parte perché è giunta molto vicino a noi nel Signore Gesù Cristo. Nel suo patto e mediante la croce di Cristo, il Signore ha messo la grazia nella nostra bocca e nel nostro cuore.

           Il combattimento della Parola per la vittoria. Alla fine del suo discorso in questa occasione quando il patto fu rinnovato, Mosè chiamò cielo e terra ad essere testimoni contro Israele. Questa è la potenza con cui lo Spirito del Signore lottava in Mosè, per ottenere che il popolo comprendesse la fedeltà del Signore nel patto, affinché essi stessi rimanessero fedeli. Mosè avrebbe fatto di tutto per realizzarlo. Quindi presentò Giosuè al popolo come conduttore al suo posto. Il Signore sarebbe stato con Giosuè e avrebbe continuato a guidare il popolo come prima. L’Angelo dell’Eterno sarebbe andato davanti a loro e Giosuè, il conduttore stabilito da Dio, avrebbe agito congiuntamente con Lui. In questa situazione, né Giosuè né Israele avrebbero dovuto temere le nazioni che avrebbero incontrato nella via. Questo Angelo dell’Eterno è il nostro Signore Gesù Cristo, che è divenuto uomo e conduce il suo popolo nel mondo.

Dopo aver ripetuto l’intera legge al popolo, Mosè la scrisse in un libro. I leviti avrebbero dovuto tenere questo libro nel santuario. Ogni sette anni sarebbe stato letto a Israele in modo che tutte le generazioni ancora a venire avrebbero conosciuto il patto del Signore. Non possiamo mai sapere abbastanza del patto.

Dopo questo il Signore stesso apparve al popolo nella colonna di nuvola. Predisse che Israele lo avrebbe abbandonato e che di conseguenza avrebbe dovuto nascondere al popolo la sua faccia. Il Signore disse questo non per far disperare il popolo ma per far loro comprendere che in se stessi non avevano la forza e non erano fedeli — talché che tutte le loro aspettative sarebbero state realizzate dalla fedeltà del Signore.

Mosè doveva anche comporre un cantico e metterlo per iscritto. Lo Spirito del Signore ispirò questo cantico. Doveva essere cantato in Israele lungo i secoli perché sarebbe stato una testimonianza contro Israele se la nazione fosse diventata infedele. Sarebbe stato chiaro fino a che punto il Signore si era spinto per avvertire il suo popolo. In questo cantico, lo Spirito del Signore in Mosè chiamò cielo e terra a testimoniare contro Israele.

Il nome del Signore sia lodato perché la sua opera è sempre gloriosa. Egli è un rifugio per il suo popolo. Quando disperse i popoli a Babele e diresse le nazioni stava pensando al popolo del suo patto. Queste persone sono il fulcro di tutte le nazioni; sono la benedizione di tutta la terra, Dio infatti prende piacere in essi. Per questa ragione li ha benedetti così tanto. Ma quando Dio li avrà arricchiti, essi andranno a servire altri dèi e allora Dio li disperderà. Non li abbandonerà mai completamente, però, perché i loro nemici potrebbero vantarsi di essere più potenti del popolo in cui Dio, per amore di Cristo, si è compiaciuto. Un giorno Dio sconfiggerà i nemici di Israele, essi sono infatti i suoi nemici, e in quel giorno esalterà il suo popolo.

Questo è quanto Mosè disse nel suo cantico e gli Israeliti lo cantarono dopo di lui. Lo possono ancora cantare. Essi vivono con la promessa che la grazia di Dio avrà l’ultima parola. Anche noi possiamo cantare questo cantico perché è il cantico del popolo di Dio di tutte le epoche. Questo cantico testimonia contro di noi, e anche cielo e terra testimoniano contro di noi se rigettiamo il Signore. Tuttavia la parola finale sarà la sua Parola di grazia per il suo popolo quando passerà il giudizio sugli increduli. La Parola della grazia sarà l’ultima cosa che si sentirà perché non è stata pronunciata invano. Questa Parola è la vita del suo popolo.

          La benedizione profetica. L’ultima cosa che Mosè fece come mediatore prima di morire fu benedire le tribù d’Israele nel nome del Signore proprio come Giacobbe aveva benedetto i suoi figli. Posò la benedizione sul popolo nel nome del Signore, ed è rimasta in vigore lungo tutta la storia di Israele. Non c’è uomo che possa conferire tale benedizione, solo il Cristo. Lo Spirito del Cristo, comunque, stava allora operando in Mosè, proprio come questo Spirito aveva un tempo operato in Giacobbe.

Profetizzò molte cose buone per le tribù. Tuttavia, come ha potuto farlo visto che la storia di queste tribù sarebbe stata una di peccato e squallore? Potè farlo perché vide questa storia alla luce del patto che era stato stabilito al Sinai. A motivo della fedeltà del Signore, la grazia avrebbe sconfitto il peccato del popolo volta dopo volta e le tribù sarebbero appartenute al regno di Dio per sempre, indipendentemente da quanti avrebbero apostatato.

“Il Signore vi è apparso al Monte Sinai” dichiarò Mosè. “A quel tempo la sua gloria illuminò tutta l’area. Egli era circondato da miriadi di angeli. Veramente, tutto ciò che vedemmo fu maestà.

Colui che comanda agli angeli di andare e di servire, ama le nazioni. Questa è la ragione per cui vi è apparso e vi ha dato il suo patto e la sua legge per mezzo mio. Mediante questo patto e legge voi diverrete una benedizione per tutte le nazioni. Nella sua grazia ha cercato voi e attraverso di voi, tutte le nazioni. Egli è Colui che ci ha benedetti al Sinai. Ora io trasmetto quella benedizione a ciascuna tribù”.

Poi Mosè procedette a benedire la tribù di Ruben, il figlio maggiore di Giacobbe. In quella tribù c’era una grande quantità di peccato e poco che mostrasse l’influenza dello Spirito di Dio. Eppure, la tribù di Ruben sarebbe vissuta davanti al Signore e avrebbe udito e perseguito la sua chiamata, anche se i suoi membri erano pochi di numero. Mediante la punizione Dio avrebbe santificato la vita in quella tribù.

Dopo questo Mosè passò direttamente a Giuda, la tribù regale. Un giorno da Giuda sarebbe nato il vero Re d’Israele. Giuda avrebbe guidato Israele. Levi era la tribù sacerdotale e avrebbe insegnato a Israele il patto di Dio. Beniamino era l’amato di Dio, portato dal Signore sulle sue spalle. Giuseppe fu benedetto con grande prosperità. E così Mosè continuò, predicendo il futuro delle tribù alla luce del patto di Dio. Concluse dichiarando che Israele era benedetto perché il Signore era il suo Re e continua protezione.

Questa benedizione non è significativa solo per il popolo d’Israele; si applica anche all’attuale popolo pattizio che è uno con quel popolo di una volta. Se apparteniamo a questo popolo è come se fossimo stati presenti in questa benedizione, come se Mosè avesse levato le sue mani in benedizione anche sopra di noi. Egli lo fece nel nome del Signore Gesù Cristo, il quale è il vero Mediatore del suo popolo. Per questo la sua benedizione ha potere. La benedizione del Signore continua ad avere efficacia e non è lontana da noi se apparteniamo al suo popolo; è nella nostra bocca e nel nostro cuore. Contiamo su di essa e parliamone ad altri!

          La perenne Parola del Signore. Ora per Mosè era giunto il tempo di morire. Il Signore gli ordinò di salire il Monte Nebo, una vetta del gruppo del Pisgah che era parte della catena dell’Abarim.

Mosè salì sul monte davanti agli occhi di tutto Israele. La distanza tra Mosè e il popolo divenne sempre più grande. Devono aver fissato gli occhi su di lui finché riuscirono a vedere qualcosa. Infine sparì dalla loro vista. Non lo avrebbero visto mai più, nemmeno le sue spoglie, perché il Signore lo avrebbe seppellito.

Il mediatore e pastore d’Israele era stato tolto al popolo per sempre. Ogni carne è come l’erba — anche Mosè, benché avesse vissuto fino all’età di 120 anni senza che la sua vista si affievolisse o che la sua forza naturale si indebolisse. Il Signore lo aveva benedetto con una lunga vita e con forza. Eppure anch’egli fu come l’erba. La morte è il nostro destino a causa del peccato.

Gli Israeliti dovevano comprendere che siccome anche Mosè era morto, avrebbero dovuto fondarsi non su Mosè ma sulla Parola del Signore, che era stata pronunciata per mezzo di Mosè. Infatti, ogni carne è come l’erba ma la Parola del Signore dimora per sempre. È questa la Parola che è molto vicina al popolo del Signore nel patto.

Noi possiamo fondarci solamente sul Mediatore Gesù Cristo che è Egli stesso la Parola di Dio, che attua il vincolo di comunione tra Dio e il suo popolo. Anch’Egli morì per noi ma fu vittorioso sulla morte.

Forse Mosè fu fatto risorgere dai morti, che potrebbe essere il motivo per cui Dio stesso lo seppellì. Può essere che Mosè non vide la corruzione nella fossa. Se fu così lo fu per amore di Cristo il quale solo, con la sua obbedienza, fu capace di ottenere la vittoria sulla morte. Un giorno tutti quelli che sono suoi saranno resuscitati a vita eterna e glorificati proprio come lo furono Lui e Mosè.

Prima che Mosè morisse, il Signore gli fece accadere qualcosa di speciale. Dal monte su cui stava il Signore gli permise di vedere l’intero paese di Canaan. Il Signore rafforzò la sua vista perché vedesse tutto il paese. Questo fu un miracolo, un miracolo del favore di Dio. A Mosè non fu concesso di condurre Israele dentro Canaan ma gli fu concesso di vedere tutta la terra promessa.

Che sia stato un tormento estremo per Mosè, un’amara reminiscenza del suo fallimento come capo del popolo? Senza dubbio Mosè guardò Canaan con grande desiderio, ma ora deve aver capito che avrebbe dovuto condurre il popolo in quella terra solo nel nome di Cristo, l’Angelo del Signore. Quest’Angelo l’avrebbe fatto Egli stesso per mezzo di Giosuè.

Mosè dev’essere stato felice di arrendere la sua chiamata nelle mani di quest’Angelo dal quale l’aveva anche ricevuta al roveto ardente. Ora stava entrando in una chiamata più grande nella quale gli sarebbe stato permesso di vedere la gloria dell’Angelo dell’Eterno, la gloria del suo regno, e il suo proprio servizio in quel regno. Così tutti i desideri di Mosè furono adempiuti in un senso più alto. Una sorpresa per lui sarebbe stata la sua resurrezione. Un giorno, molto più tardi, quando l’Angelo era divenuto carne ed era sulla terra come nostro Signore Gesù Cristo, Mosè ebbe il privilegio di apparire al suo Signore e dirgli, all’inizio delle sue sofferenze, che lui, Mosè, era riuscito a guidare il popolo d’Israele solo per la forza del Cristo.

Mosè morì e il popolo lo pianse per 30 giorni. Dopo di che seguirono Giosuè, il conduttore che possedeva lo Spirito di sapienza, il leader su cui Mosè aveva imposto le sue mani.


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