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03. Il patto di Grazia di Dio 

Genesi 3

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Ho deliberatamente intitolato questo capitolo “Il patto di grazia” anziché “La caduta”. Certamente la caduta merita la nostra attenzione, ma se vi poniamo eccessiva enfasi, la rivelazione della grazia di Dio potrebbe diventare un mero rimedio postumo. Quando scorriamo lungo Genesi 3 vediamo che la caduta è descritta in sei versi solamente mentre il resto del capitolo è dedicato alla grazia di Dio. Ancor più importante per i nostri scopi è il fatto che la Scrittura non è un libro di azioni degli uomini ma il libro della rivelazione di Dio. Qui in Genesi 3 Dio ci mostra come contrastò il peccato e lo conquistò con la sua grazia quand’esso entrò nella sua creazione. Questo capitolo ci ricorda di parlare ai fanciulli in termini positivi raccontando loro della grazia di Dio. Pertanto la caduta non dovrebbe ricevere l’enfasi principale.

Ancora una volta vediamo che Dio andò incontro all’opera delle sue mani quando avrebbe dovuto invece voltarle le spalle. Cosa possiamo fare per far sì che i fanciulli si rendano conto di che significato ebbe quella libera azione di Dio? Avrebbe potuto usare il suo giudizio per distruggere il peccato con ciò lasciando perire il mondo. Nella sua grazia onnipotente scelse invece un altro corso. Qui, ancora una volta, ci dà abbondante ragione per lodarlo.

Dovremmo notare che prima della rivelazione della grazia, Adamo e sua moglie camparono delle scuse per quello che avevano fatto — ma non confessarono la loro colpa. La rivelazione del giudizio di Dio non ci porta a pentirci e confessare i nostri peccati; per questo abbiamo bisogno della rivelazione della sua grazia. Quando nel giudizio pronunciato sul serpente emerge l’elemento di grazia, Adamo ed Eva mostrano di credere confessando la loro colpa. La fede nella grazia di Dio implica sempre la confessione della colpa.

Genesi 3 non ci parla dell’istituzione del patto di grazia perché questo patto fu stabilito non con Adamo ma con Gesù Cristo. Perciò dobbiamo qui parlare della rivelazione del patto di grazia. (Questo patto era già stato trattato nel capitolo precedente).

          Concetto principale: Il patto di grazia viene rivelato all’uomo cosicché
                                                  possa credere.

          Il mondo perso nel peccato. Dio aveva creato i cieli e la terra perfetti. Aveva sottoposto la terra all’uomo e stabilito con lui un patto. Ma Dio aveva un nemico nel mondo, un angelo che era caduto, che si era allontanato da Dio ed era divenuto un diavolo. Con questo angelo caduto, che si era guadagnato il nome satana, caddero anche molti altri angeli che si allontanarono da Dio e divennero diavoli.

Tutta l’esistenza di satana è odio verso Dio. Il suo solo scopo è distruggere tutto ciò che Dio ha fatto. Perciò bramava vedere il mondo rovinato. Ma sapeva che il mondo era stato assoggettato ad Adamo. Egli perciò decise di non sferrare il suo attacco verso Adamo che aveva ricevuto il comando direttamente da Dio e aveva una responsabilità completa come capo del mondo. Si avvicinò invece alla prima donna, sperando di raggiungere Adamo per mezzo di lei.

Ma come tentare la donna? A quel tempo egli non poteva fare ciò che fa ora, e cioè suggerire pensieri peccaminosi direttamente. Ora i nostri cuori sono aperti alla sua influenza, ma il cuore di quei due esseri umani senza peccato erano chiusi nei suoi confronti. Perciò fu costretto a tentare un approccio indiretto.

In che modo doveva mostrarsi alla donna? Come poteva parlare senza essere immediatamente riconosciuto come il nemico di Dio? Decise che il serpente avrebbe parlato per lui. Certamente lui non poteva distruggere le creature della terra finché l’uomo era ancora re, ma poteva usare una di queste creature per i propri scopi. Scelse il serpente perché è il più astuto di tutti gli animali. Senza dubbio il serpente sarò apparso diverso allora. Il serpente poteva benissimo essere stato parte dell’habitat dell’uomo, parte della vita di tutti i giorni della donna. Forse il serpente aveva risposto all’amore dell’uomo per la creazione. Ancora oggi rimane qualche relazione e mutua comprensione tra l’uomo e gli animali. In ogni caso, satana decise di parlare alla donna per mezzo del serpente.

Satana sapeva del comando-probatorio di cui abbiamo discusso precedentemente, e lo colse come una sua opportunità. Dio stesso aveva diretto l’uomo alla prova; satana ora si propose di incoraggiare l’uomo a rompere con Dio. Se avesse avuto successo avrebbe potuto rovinare tutto quel bel mondo per mezzo  dell’uomo.

Il serpente avvicinò la donna chiedendo: “Ma Dio vi ha messo in questo giardino e non vi ha permesso di magiare il frutto di quegli alberi meravigliosi?” Qui satana stava intenzionalmente mal rappresentando gli scopi di Dio facendo sembrare quel buon comando una restrizione oppressiva. Sperava che questo avrebbe iniziato a far desiderare alla donna di disobbedire al comando. Ma la donna lo corresse immediatamente: “Di ogni albero del giardino possiamo mangiare eccetto uno. Se mangiamo di quello moriremo”. Intanto il tentativo di far nascere in lei un desiderio per ciò che Dio ha proibito era stato fatto.

Satana quindi procedette contraddicendo la Parola di Dio direttamente: “Voi non morrete affatto.” Egli stava cercando di separare l’uomo dal suo Dio facendo nascere in lui il dubbio, perché l’uomo è legato a Dio per mezzo della sua fede nella Parola di Dio. Sfortunatamente, questo approccio ebbe successo e ora il cuore dell’uomo è aperto ad ogni menzogna satana gli suggerisca.

“Sarete come Dio”. In altre parole, poteva esserci un mondo in cui Dio non è Dio, un mondo in cui l’uomo è la più alta autorità in assoluto. Provate solo ad immaginare un mondo così. Satana giocò sul dono dell’immaginazione che Dio ci ha dato. Poiché possiamo immaginare un mondo così, e poiché satana ci convince che può diventare una realtà, noi inciampiamo in un mondo di fantasia. Finché pensiamo di poter vivere senza Dio, non ci siamo lasciati alle spalle quel mondo di fantasia. La maggior parte del genere umano vive questo mondo illusorio. Ci nutriamo di questo mondo di fantasia ogni giorno, perché ci offre molte cose che sembrano invitanti.

La donna vide quindi il frutto di quell’albero in una luce interamente diversa. Quando sembrò che mangiare il frutto in disobbedienza avrebbe portato alla sua completa indipendenza, il frutto divenne improvvisamente molto più desiderabile. Satana ci ha portato fuori strada gettando sulle cose una falsa luce, facendo sembrare il male molto più desiderabile di quanto possa apparire da sé. Sapete quale sentimento ci colpisce per primo quando abbiamo peccato? Non rimorso ma grande delusione. Nel momento in cui commettiamo il peccato, la falsa luce si spegne, e l’azione di peccato non sembra più così attraente.

La donna prese il frutto e lo mangiò. Quanto squallida deve essersi sentita dopo! Eppure non volle rendersi conto di ciò che aveva fatto. Come siamo assurdi nel nostro peccato! Dov’era quel meraviglioso risultato che satana aveva promesso? Illuse se stessa pensando che la promessa si sarebbe compiuta quando anche Adamo avesse mangiato del frutto. Una volta che anch’egli si fosse liberato dai legami lei sarebbe stata libera da lui. Così ripetè ad Adamo ciò che il serpente le aveva detto. (Notate che Adamo più tardi dirà che la donna gli “diede” del frutto, mentre la donna dirà che il serpente l’ha sedotta. La tentazione della donna da parte del serpente fu seduzione, mentre la tentazione di Adamo da parte della donna fu insensatezza o auto-seduzione. Questa è la differenza fondamentale tra il peccato satanico e quello umano).

Eva costrinse Adamo a scegliere tra Dio e lei. Anche Adamo disobbedì a Dio e si alleò a satana contro Dio.

Ora entrambi si sentirono squallidi. Non avevano più coraggio di guardarsi perché lo squallore era scritto sulle loro facce. Ora che erano cambiati si resero conto che i loro cuori erano pieni di malvagità.

Adamo ed Eva furono improvvisamente presi dalla vergogna di essere nudi in presenza dell’altro e si coprirono con delle foglie di fico. Erano divenuti estranei l’uno all’altro e la creazione intera era divenuta loro estranea; ora pericoli sembravano minacciarli da ogni dove. C’era ostilità perfino nel regno animale. Avevano paura di tutto, specialmente di Dio, benché lo avessero precedentemente amato profondamente e si fossero sentiti molto attaccati a Lui. Non solo l’uomo era perso al suo Dio, insieme a lui il mondo intero era perso a Dio.

          La vittoria sul peccato. Dio vide ciò che Adamo ed Eva avevano fatto. Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto permettere che il mondo perisse sotto il suo giudizio? Sicuramente avrebbe potuto. Invece egli si volse con favore verso la sua creazione, verso l’opera delle sue mani. C’era qualcosa in quella creazione che lo attraeva ancora o che lo muoveva ad essere misericordioso? Certamente no, poiché per lui il mondo intero era rovinato. Ciò nonostante, volle glorificare se stesso salvando il mondo. Questo è il motivo per cui scelse di essere misericordioso. Fu solo nella grazia che Dio si mise ancora all’opera nel mondo con l’intenzione di conquistare e distruggere il peccato.

Poco dopo il fatto del peccato Dio venne nel giardino poiché intendeva parlare con l’uomo e la donna. La brezza portò loro il suono del suo arrivo. Essi lo avevano sentito arrivare spesso, ma questa volta erano terrorizzati! Si nascosero ansiosi tra le foglie del giardino, pensando che l’uomo possa nascondersi da Dio. Per quanto possano sembrare sciocchi, noi stessi tentiamo la stessa impresa ripetutamente quando cerchiamo di nascondere agli occhi di Dio il male nel nostro cuore. Ma perché? Se confessiamo egli ci ascolterà!

Quando Dio chiamò Adamo, Adamo confessò la sua paura di Dio nascondendosi col pretesto della sua nudità. Senza rendersene conto stava esprimendo la propria miseria. Non aveva il coraggio di mostrarsi davanti a Dio proprio quanto voi o io non abbiamo il coraggio di farlo. Fortunatamente Dio venne in cerca di lui lo stesso.

Dio chiese come mai ci fosse un cambiamento di atteggiamento nei suoi confronti. Egli voleva sapere cosa fosse successo e se Adamo ed Eva avessero mangiato del frutto proibito. Ma Adamo non riusciva a confessare e prendersi la colpa. Non vedeva il modo di sfuggire al giudizio. Non sapeva ancora di nessuna liberazione o grazia, e perciò non riusciva a confessare. Se Dio non ci avesse mai rivelato la sua grazia, saremmo capaci di confessare i nostri peccati? “La donna che tu mi hai dato, mi ha fatto mangiare del frutto!” A quel punto la donna indicò il serpente

Perciò Dio fece sentire la sua ira a satana, poiché satana aveva usato il serpente nella sua macchinazione per rovinare l’opera di Dio. La maledizione di Dio, che ebbe effetto sul mondo intero, pose un segno sul serpente. Il suo strisciare nella polvere divenne segno della sua umiliazione e insieme dell’umiliazione di satana.

Satana verrà conquistato — da un Uomo! Proprio come un uomo distrusse il mondo al principio, un altro Uomo lo ricostruirà. A questo scopo Dio distrusse l’alleanza tra l’uomo e satana, rimpiazzandola con inimicizia. Attirando nuovamente l’uomo dalla sua parte, Dio fece patto con lui contro satana. Quell’inimicizia tra l’uomo e satana durerà per sempre. Benché satana avrebbe continuato a fare molto del male all’uomo, un giorno sarebbe nato un Uomo che lo avrebbe sconfitto completamente e avrebbe salvato il mondo.

Le parole di questa maledizione su satana promisero all’uomo liberazione e grazia. Quando Dio si rivolse all’uomo e alla donna, non ci fu maledizione, né Dio si mise a giudicarli. Colpì duramente la vita dell’uomo, ma solo come mezzo per ricondurlo a Dio. Alla donna fu detto che avrebbe avuto bambini con dolore. Questo sarebbe stato il suo destino, ed ella avrebbe imparato a invocare Dio. Fu anche soggetta al governo del proprio marito. Se mai avesse disobbedito cercando di liberarsi dal governo del proprio marito, avrebbe scoperto cosa significa soffrire! Solo con l’obbedienza poteva di nuovo diventare veramente libera, libera di essere per suo marito un aiuto convenevole.

La vita dell’uomo divenne dura. Aveva una responsabilità quasi insopportabile per la vita della famiglia. Gli sarebbe ora stato difficile provvedere alle necessità della propria famiglia perché la terra, che prima governava, si sarebbe ora rivoltata contro di lui producendo spine e triboli.

La vita stessa sarebbe stata piena di spine e triboli di ogni sorta. In più, la vita ora sarebbe stata turbata dalla paura della morte poiché l’uomo era destinato a ritornare polvere. Dio usò la sentenza di morte per tarpare le ali delle folli aspirazioni dell’uomo, forzandolo a volgersi verso il proprio Creatore e invocarlo per avere liberazione.

          Vivere per fede. Appena l’uomo udì la promessa, credette. Egli intese l’elemento di grazia contenuto nel giudizio. La vita umana sulla terra avrebbe continuato, ma con dolore. Ora che le ali dell’uomo erano state tarpate, egli avrebbe imparato ad invocare il Signore, il suo alleato nella lotta contro satana. Perciò Adamo chiamò sua moglie Eva (nome che è molto vicino alla parola ebraica “vita”). Scegliendo questo nome dimostrò di credere nella promessa

Adamo ed Eva si resero conto dell’immensità di ciò che avevano commesso, ed erano affranti. Il Signore li ricoprì entrambi dando loro delle vesti fatte con pelli di animali. Provvide loro anche dei mezzi per spegnere i fuochi del peccato.

Adamo ed Eva erano ancora nel paradiso (una parola persiana che significa giardino di piacere o parco reale), dove tutto testimoniava dell’ininterrotto favore di Dio. L’albero della vita era un segno speciale di ininterrotta comunione. Ma quella comunione era nei fatti stata frantumata. Benché Dio avesse un tempo guardato all’uomo con favore, la relazione originale, perfetta, era stata perduta.

L’uomo avrebbe ora dovuto imparare a vivere per fede. Il nostro peccato e la miseria nel mondo facevano sembrare che l’uomo non potesse più aspettarsi alcun favore da Dio. Per la verità, l’uomo aveva vissuto per fede anche in paradiso, ma lì il suo credere aveva perfettamente senso. Dopo la caduta, l’uomo avrebbe dovuto vivere per sola fede. Dio mandò l’uomo fuori dal paradiso e incaricò un angelo di custodire l’accesso all’albero della vita. A quel punto cominciarono le prove del vivere per sola fede. Nondimeno l’uomo godeva ancora il privilegio della fede nel continuato favore di Dio.


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