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43: La dimora di Dio

Esodo 25-31, 35-40

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Non sarebbe saggio discutere in dettaglio la costruzione del tabernacolo, principalmente perché il nostro interesse primario è la rivelazione di Dio in Cristo. Pertanto non c’inoltreremo nel significato simbolico di tutti i dettagli benché molte caratteristiche della costruzione del tabernacolo debbano decisamente essere spiegate una per una.

Dobbiamo partire dalla situazione originale, una situazione che un giorno sarà ripristinata. Un tempo la terra intera era la dimora di Dio e un giorno lo sarà di nuovo. Quando fu sparso lo Spirito santo Dio cominciò di nuovo a dimorare tra gli uomini. Ciò è avvenuto nel Cristo. Per mezzo di lui Dio ora dimora in quelli che sono suoi e nella terra intera. In principio, lo spargimento dello Spirito santo è la santificazione di tutta la creazione — anche se è solo temporanea.

Prima che Cristo avesse fatto espiazione per il peccato, il santuario non poteva essere ripristinato sulla terra. Per questa ragione, Dio ne diede al suo popolo un simbolo profetico: il tabernacolo. Poiché la dimora di Dio tra gli uomini è stata resa possibile nel Cristo, l’intero tabernacolo è una prefigurazione di Cristo. In lui il suo significato è compiuto.

Mosè vide un modello del tabernacolo quand’era in cima al monte e lo costruì secondo il disegno che gli fu dato. Secondo la lettera agli Ebrei, il tabernacolo — quanto il modello — era un’immagine di cose celesti. Il dimorare di Dio tra le sue creature è perfetto in cielo e un giorno, quando cielo e terra saranno stati uniti, sarà perfetto sulla terra. Ma dobbiamo ricordare che in cielo c’è libero accesso a Dio mentre nel tabernacolo questo accesso era interrotto. Nel tabernacolo fu insegnato a Israele come Dio fosse separato dagli uomini.

Pertanto il tabernacolo riflette la situazione in cielo, ove la dimora di Dio è tra gli uomini. In aggiunta, il sacrificio e la missione del sommo sacerdote col sangue dentro al santissimo erano profezie del sacrificio di Cristo e del suo ingresso nel santuario celeste.

Si dovrebbe evidenziare che un Israelita poteva comprendere queste cose solo per fede. Diversamente, tutta questa disposizione gli sarebbe divenuta una pietra d’inciampo, una ragione per confidare nella carne. Di fatto, è esattamente ciò che divenne per molti in Israele.

          Concetto principale: Il rinnovato dimorare di Dio tra gli uomini nel Cristo,
e per mezzo di lui nel mondo,
è simboleggiato
nel tabernacolo
.

          L’offerta volontaria. Quando Dio creò l’uomo e la terra santi, desiderava vivere nel cuore dell’uomo. Il mondo intero era per lui come una casa, era la casa di Dio, vale a dire il suo tempio. (Noi chiamiamo tempio la casa di Dio.) Come risultato del peccato, i nostri cuori e il mondo sono stati dissacrati e noi abbiamo scacciato il Signore via dal mondo. Non poteva trovare riposo da nessuna parte, non c’era posto ove potesse dimorare.

Tuttavia aveva deliberato di fare di nuovo della terra il suo tempio. Ma in chi avrebbe dimorato? Prima avrebbe dimorato nel Signore Gesù Cristo, perché il suo cuore era un tempio. Per mezzo di lui, per mezzo dell’espiazione che egli fece per il peccato degli uomini, Dio poteva fare un tempio anche del cuore degli uomini. Per la sua potenza poteva rendere la vita dei credenti così santa che avrebbero servito lui con tutto quello che c’era sulla terra. Pertanto intese fare di tutta la vita e di tutto il mondo nuovamente il suo tempio.

Sfortunatamente, oggi questo è possibile solo in principio perché il peccato rimane una realtà con cui fare i conti. Quando Cristo ritorna purificherà la creazione intera dal peccato e dalle sue conseguenze. Allora l’intera creazione sarà di nuovo un tempio di Dio.

In principio questo avvenne mediante il Signore Gesù Cristo e lo spargimento dello Spirito. Israele non aveva ancora imparato della venuta di Cristo. Perciò Dio non potè ancora mandare il suo Spirito a dimorare in Israele. Volle però dare lo stesso a Israele un segno di ciò che era a venire; volle mostrare loro con una figura come sarebbero state le cose per mezzo di Cristo. Per mezzo di questa figura volle conferire a Israele molta della sua presenza di grazia.

Si sarebbe dovuto costruire una casa, o meglio, una tenda speciale. Questa tenda sarebbe stata usata finché gli Israeliti avrebbero viaggiato nel deserto.  Il Signore avrebbe dimorato nella tenda e l’avrebbe usata come esempio. Questa tenda speciale o tabernacolo sarebbe stata una profezia di come Dio voleva dimorare nel mondo intero nel Cristo. Pertanto il tabernacolo era un tipo del Cristo e del mondo intero completamente santificato come un giorno sarebbe stato.

Perciò il tabernacolo doveva essere costruito esattamente come il Signore aveva specificato. Dio diede a Mosè precise istruzioni per la sua costruzione. Si ricorderà che Mosè stette con Dio sul monte per 40 giorni mentre più sotto Israele stava facendo il vitello d’oro. Dopo quell’episodio, egli trascorse altri 40 giorni sul monte col Signore. Dio gli diede istruzioni dettagliate su come costruire il tabernacolo e gli mostrò perfino un modello. Senza queste indicazioni Mosè non avrebbe potuto costruire il tabernacolo.

Una volta che Mosè ebbe ricevuto tutte le sue istruzioni, radunò gli Israeliti come il Signore aveva comandato e chiese un’offerta volontaria di oro, argento, bronzo, stoffe fini di colore blu, viola e scarlatto, pelli di animali, legno trovato nel deserto, olio, spezie e pietre preziose. Chiese anche che ogni uomo o donna abili nei lavori donassero della manodopera per la costruzione del tabernacolo. Bezaleel e Oholiab, due uomini che avevano ricevuto da Dio talenti speciali per i lavori artistici furono chiamati ad un servizio speciale.

Per mezzo delle loro offerte gli Israeliti avrebbero dimostrato il loro desiderio che Dio che dimorasse in mezzo a loro e il loro anelito per la comunione ancor più meravigliosa e intima che Dio avrebbe elargito loro quando il Redentore promesso sarebbe venuto. Il popolo portò le offerte volontariamente, mosso dallo Spirito del Signore. Vollero che le loro offerte dimostrassero che avevano detto basta al peccato che avevano appena commesso. Il Signore si compiacque  di dimorare nel loro mezzo — non nella forma del vitello d’oro ma nel tabernacolo. Pertanto tutto il popolo si mise all’opera.

          Il santissimo. La tenda fu fatta con delle intelaiature di legno ricoperto d’oro. Le intelaiature furono coperte con quattro strati di stoffe; quella inferiore, visibile nel tabernacolo, era di lino fino ed era splendidamente ricamata. Era rettangolare, lunga 30 cubiti, larga 10 e alta 10. Con questa forma il tabernacolo rappresentava la terra intera su cui un giorno il Signore avrebbe dimorato.

La tenda era divisa in due parti, con una cortina che separava la parte anteriore da quella posteriore. Quella posteriore era lunga 10 cubiti e quindi formava un cubo. Perfetta nelle sue misure, parlava della perfezione della dimora di Dio. Quella è la perfezione che devono avere i nostri cuori e il nostro mondo.

L’arca, un baule di legno ricoperto d’oro, con un coperchio d’oro puro, era tenuta in questo luogo. Sul coperchio dell’arca c’erano le figure di due angeli collocate ai lati, affacciate l’una all’altra con il capo chino in modo tale che le punte delle ali si toccavano.  Quest’arca col suo coperchio d’oro puro rappresentava il trono di Dio — il luogo della sua dimora nel mezzo d’Israele.

Se un animale veniva scannato come espiazione per i peccati del popolo, il suo sangue doveva essere spruzzato su questo coperchio d’oro. L’animale era stato ucciso per i peccati del popolo e il sangue, così santificato, sarebbe stato ora alla presenza di Dio. Questo sangue santificato avrebbe fatto espiazione davanti a Dio per i peccati del popolo. Perciò il coperchio era giustamente chiamato il propiziatorio perché il sangue (di Cristo) propiziava la riconciliazione con Dio. Il termine ebraico, comunque significa copertura .

Ovviamente il sangue di animali non poteva fare espiazione per i peccati degli uomini. Solo il sangue del Signore Gesù Cristo, la sua vita data volontariamente al posto nostro, poteva farlo. Quel sangue dell’animale non era niente più che una figura del sangue del Cristo, della sua vita e volontaria obbedienza che offrì a Dio al posto nostro. Quando ascese al cielo con la sua santa vita che aveva offerta al posto nostro, si presentò davanti al trono di Dio. Questo era simbolizzato dallo spruzzamento del sangue sul trono di Dio nel santissimo.

Quel dimorare di Dio in mezzo al suo popolo fu veramente meraviglioso! Eppure Egli viveva lì ancora nascosto dietro la tenda che separava il santissimo dalla parte anteriore del tabernacolo. Nessuno poteva entrare lì o dare un’occhiata eccetto il sommo sacerdote quando vi spruzzava il sangue una volta l’anno nel grande Giorno dell’Espiazione. Quanto lontano era ancora Dio dal popolo e il popolo da Lui! Il Signore Gesù Cristo non aveva ancora sparso il suo sangue e fatto espiazione per il peccato. Ora che il suo sacrificio è storia, tutti i credenti hanno libero accesso a Dio per mezzo di lui e possono godere della più intima comunione col Signore. Quando preghiamo siamo nella sua immediata presenza. Egli si compiace perfino di dimorare in noi per mezzo del suo Spirito.

          Il luogo santo. Il resto del tabernacolo costituiva il luogo santo. Anche qui non era permesso l’ingresso al popolo benché fosse permesso invece ai sacerdoti. Costoro, col sommo sacerdote come loro capo, rappresentavano Dio al popolo e il popolo a Dio. Erano pertanto mediatori tra Dio e il popolo. I sacerdoti dovevano essere nel luogo santo ogni giorno perché era lì che offrivano incenso ogni mattina e ogni sera sull’altare ricoperto d’oro. L’incenso che si innalzava verso Dio simboleggiava le preghiere dei sacerdoti per il popolo. Perciò il sacerdote pregava insieme alla presentazione del sacrificio. Siccome era stato con Dio e aveva chiesto la benedizione di Dio sul popolo, poteva benedire il popolo che lo stava aspettando quando usciva.

Similmente, il Signore Gesù Cristo è il nostro intercessore in cielo. Egli prega quotidianamente alla presenza di Dio. Per quella ragione può benedirci dal cielo.

Nel luogo santo c’era anche il tavolo dei pani di presentazione, con sopra pane e vino. Questi pane e vino provenivano dal raccolto del popolo ma era come se fosse il Signore ad offrire pane e vino al popolo. Quel pane e quel vino dopo tutto non erano il frutto del lavoro degli uomini ma un dono da Dio. Dio manteneva la vita di Israele. Sosteneva il popolo anche a vita eterna. La sua grazia ci da forza più del miglior cibo.

Questo luogo santo conteneva anche il candelabro d’oro con i suoi sette bracci, nel quale bruciava dell’olio di notte. Il popolo di Dio doveva essere una luce al mondo proprio come quella lampada illuminava il santuario. Ciò era possibile solo perché il Signore lo rendeva tale. L’olio nella lampada testificava del ruolo del Signore perché l’olio era un simbolo dei doni dello Spirito santo (cioè fede, speranza e amore) mediante i quali noi diventiamo una luce nel mezzo del mondo.

Quant’era gloriosa l’intenzione di Dio verso Israele! Tuttavia, anche questo luogo santo era chiuso al popolo. Che grande distanza c’era ancora tra Dio e il popolo! Non era loro permessa nemmeno un’occhiata a quell’oro luccicante e a quel meraviglioso servizio di culto; non ebbero la possibilità di vedere la maestà e la gloria di Dio lì. Noi siamo oggi molto più vicini, nel Cristo infatti abbiamo il privilegio di ammirare la gloria di Dio nello Spirito.

          Il cortile esterno. Attorno al tabernacolo c’era un grande cortile esterno delimitato da un pesante drappeggio. Qui il popolo poteva venire. In effetti poteva vedere parecchio se guardava con occhi di fede.

In questo cortile esterno c’era la conca di bronzo nella quale i sacerdoti dovevano lavarsi per prepararsi a cominciare il sacro servizio. Nemmeno i sacerdoti, separati dal popolo per questo sacro servizio, erano uomini santi; erano impuri a causa del peccato. Questo dovevano dimostrarlo volta dopo volta mediante il loro lavacro rituale.

Qui c’era anche l’altare di bronzo degli olocausti sul quale venivano offerti sacrifici. Questa era la cosa più stupenda che gli Israeliti potevano vedere nel cortile. Sebbene Dio vivesse dietro il velo, gli Israeliti potevano vedere un po’ della sua presenza a questo altare degli olocausti perché qui i sacrifici venivano portati alla sua presenza. Da qui si sarebbe rivelato al popolo.

Talvolta un animale ucciso veniva completamente consumato dal fuoco sull’altare. Questo tipo di sacrificio era chiamato un olocausto. Cibo e bevanda erano sacrificati insieme. Quando un israelita guardava tutto questo in fede vedeva che proprio come il sacrificio bruciando saliva interamente al Signore, la vita del suo popolo e la sua propria vita erano date interamente al Signore.

In questo modo il sacrificio indicava la consacrazione di tutta la vita. Strettamente parlando, però, nessuno può o è in grado di dedicare la propria vita interamente al Signore perché è una vita di peccato. La sola eccezione fu il Cristo, il quale esercitò questo privilegio, fino alla morte. Per il suo Spirito, egli vuole anche insegnarci ad offrire la nostra vita a Dio come un  olocausto.

Altre volte era consumata dal fuoco solo una porzione dell’animale. Il rimanente era poi mangiato dai sacerdoti. Questo avveniva nel caso del sacrificio per la colpa e di sacrifici di ringraziamento che sarebbero stati portati per espiare il peccato del popolo. Qui l’Israelita doveva comprendere in fede che il sangue dell’animale era sparso al posto suo perché lui stesso  meritava la morte eterna. Pertanto il sangue dell’animale additava al sangue del Redentore che un giorno sarebbe stato sparso per lui.

Altre volte ancora era principalmente il grasso dell’animale ad essere bruciato. Colui che aveva portato l’animale avrebbe a quel punto mangiato il rimanente in un pasto sacrificale nel cortile insieme con gli altri membri della sua famiglia. Era come se mangiassero alla presenza stessa di Dio, come se Dio stesso sedesse al tavolo come padrone di casa. Che magnifica comunione godevano col Signore! Un tale sacrificio era chiamato offerta di ringraziamento.

Prima che l’animale venisse ucciso, colui che l’aveva portato a sacrificare poneva la sua mano sul suo capo come ad indicare che l’animale stava lì al suo posto. Questo illustra meravigliosamente ciò che il Signore Gesù Cristo è per noi! Possiamo porre le nostre mani su di Lui e dire: “È stato al nostro posto nel giudizio di Dio”.

          La presenza di Dio nella sua dimora. In questo modo il tabernacolo e tutti i servizi svolti lì additavano a ciò che Dio voleva essere per il suo popolo nel Signore Gesù Cristo; dava al popolo un’indicazione di come egli desiderava dimorare col suo popolo. Ma Dio non era ancora venuto a quel tabernacolo e non l’aveva ancora riempito con la sua gloria.

Il primo giorno del primo mese, esattamente un anno dopo l’esodo dall’Egitto, Mosè eresse il tabernacolo. Quando tutto fu al suo posto, la nuvola lo coprì. La gloria del Signore riempì il tabernacolo così completamente che Mosè non vi potè entrare. Il tabernacolo divenne ora la tenda di convegno nella quale il Signore incontrava il suo popolo per mezzo del Mediatore.

Com’era bello che Dio vivesse in mezzo al suo popolo! Tuttavia, che distanza ancora c’era tra Dio e il popolo! È ancora più bello oggi, ora che il Cristo ha fatto espiazione per i peccati del popolo e ha eliminato quella distanza. Nel suo nome, tutti noi possiamo avvicinarci a Dio arditamente e Dio non ci rigetterà. Desidera vivere non solo in mezzo a noi ma in noi mediante il suo Spirito. In questo modo il nostro cuore e la nostra intera vita diventano dimora di Dio.

Per mezzo della nuvola Dio dava a Israele anche il segnale di partire. Quando la nuvola si alzava da sopra il tabernacolo il popolo cominciava di nuovo il viaggio ma quando la nuvola vi rimaneva sopra essi restavano lì. In questo modo Dio stesso dettava i ritmi di marcia.


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