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44: Consacrati a Dio

Levitico 8-10:7

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Non è chiaro esattamente quale sia stato il peccato di Nadab e Abihu. La Scrittura dice che portarono all’altare del fuoco illecito (ND) estraneo (NR). Che abbiano forse preso il fuoco per l’incenso dall’altare dell’olocausto? O hanno offerto incenso in un momento in cui il Signore non lo aveva ordinato? Non abbiamo modo per saperlo con certezza. In ogni caso c’era un’intenzione non buona in ciò che fecero. Probabilmente si erano fatti cogliere dall’entusiasmo del popolo quando il Signore aveva consumato l’offerta e poi decisero di consacrare la gioia del popolo nel sacrificio usando incenso per un rito spontaneo, fatto dall’uomo. Per quanto quella decisione possa sembrare generata da buone intenzioni, rappresentò arbitrarietà da parte loro. Il Signore non poteva tollerarla nei suoi sacerdoti.

Nel silenzio di Aaronne dopo la morte dei suoi due figli vediamo la completa costernazione. La domanda probabilmente sorse anche nel suo cuore: chi dunque può fare il sacerdote? Questo rese ancor più grande ai suoi occhi il significato dell’unzione perché l’olio dell’unzione era un simbolo dello Spirito santo. Solo mediante lo Spirito l’uomo può servire come sacerdote. Mediante lo Spirito il Cristo offrì se stesso un sacrificio immacolato a Dio. Solo se partecipiamo nella sua unzione possiamo offrire noi stessi come sacrificio.

Mosè proibì ad Aaronne e ai suoi figli di portare il lutto pubblicamente. Lo sgomento del popolo per questa calamità avrebbe potuto facilmente tramutarsi in mormorio contro Dio. Perciò il sacerdote non avrebbe dovuto prendere parte nel lutto del popolo per poterlo santificare anche in questa afflizione. C’è stato solo Uno che ha potuto partecipare pienamente nell’afflizione del popolo e rimanere lo stesso completamente consacrato al Signore.

          Concetto principale: Mediante l’unzione l’intero servizio sacerdotale
                                                  è consacrato al Signore.

          La consacrazione dei sacerdoti e del santuario. Quando la santa dimora di Dio fu terminata e il Signore l’ebbe riempita con la sua gloria, il servizio sacerdotale ebbe inizio. L’umanità stessa era intesa in origine come un real sacerdozio che riveriva il Signore nel tutto della vita ma a causa del peccato abbiamo tutti perso questo privilegio. Perciò il popolo aveva bisogno di un sacerdozio speciale che mediasse tra Dio e loro — che riconciliasse il popolo con Dio e che riportasse tutto il popolo al servizio del Signore.

Il Signore scelse la tribù di Levi per questo servizio sacerdotale dando a questa tribù l’incarico del servizio nel santuario. Aaronne sarebbe stato il sommo sacerdote, dopo di lui il suo figlio più vecchio, e poi il figlio di suo figlio e così via. Tutti i figli di Aaronne, la sua intera linea sarebbero stati sacerdoti. Dio non aveva scelto Aaronne e la sua linea, e l’intera tribù di Levi, perché erano migliori del resto del popolo: davanti a Dio non erano più degni degli altri. Uno solo fu santo da poter servire propriamente come sacerdote per il popolo, questi è il Signore Gesù Cristo. Fu lui a renderli degni del loro ufficio e a qualificarli per esso.

Nel giorno designato dal Signore, Mosè chiamò tutto il popolo nel cortile esterno. Aaronne e i suoi quattro figli stettero davanti al santuario. Lì li lavò con acqua dalla conca. Poi vestì Aaronne con la tunica bianco sacerdotale  con una cintura. Sopra la tunica Aaronne indossò un mantello blu, e sopra ancora l’efod, una giacca con una cintura che aveva un meraviglioso intreccio. Sul petto appese il pettorale (con dentro l’Urim e Thimmim ).

Aaronne stette davanti al popolo in tutto il suo splendore. Dal paramento blu pendevano i melograni e le campanelle (Vedi Es. 39:24-26); Aaronne era un simbolo della Parola di Dio che risuona dal cielo. Sulle sue spalle e sul pettorale erano incisi su pietre preziose i nomi delle dodici tribù d’Israele: le avrebbe portate alla presenza di Dio quando entrava nel santuario. Sul capo indossava il turbante sacerdotale che sulla sua fronte  aveva una placca d’oro con l’iscrizione “Santo al Signore”.

In sé Aaronne non era degno d’essere un sacerdote, che è la ragione per cui erano necessari questi finimenti. Solo in queste vestiti diventava  santo al Signore e meraviglioso. Il Cristo non ebbe bisogno di tali paramenti; era rivestito della propria giustizia e della propria santità. Portò i nomi di quelli che gli appartengono non sulle sue spalle o sul petto ma nel suo cuore.

Dopo di questo Mosè prese l’olio dell’unzione e unse la dimora di Dio e tutto ciò che vi era in essa. Niente sulla terra era adeguato per essere usato nel servizio del Signore. Tutto era stato profanato dal peccato. Perciò per consacrare la dimora di Dio fu usato olio dell’unzione.

Mosè versò pure di quell’olio sacro sul capo di Aaronne. Quest’olio lo separò per l’ufficio di sommo sacerdote. Inoltre, l’olio dell’unzione era un simbolo dello Spirito santo, il quale lo avrebbe qualificato per il suo ministero sacerdotale.

Nostro Signore Gesù Cristo fu similmente unto con lo Spirito santo — ma non perché avesse bisogno di essere consacrato. Con la sua unzione fu designato come nostro Sommo Sacerdote e ricevette la potenza dello Spirito santo. Questo lo rese capace di adempiere il formidabile compito di fare espiazione per il suo popolo e di santificarlo.

Mosè poi vestì da sacerdoti anche i figli di Aaronne e mise un turbante sul loro capo. Poi furono offerti sacrifici per Aaronne e per i suoi figli — un sacrificio per il peccato e un olocausto mediante il quale furono ripristinati alla comunione con Dio e consacrati al Signore. Mosè mise del sangue dal sacrificio per l’ordinazione sull’estremità dell’orecchio di ciascuno, sul pollice destro e sull’alluce destro. Le loro orecchie dovevano essere consacrate per ascoltare la Parola di Dio, le loro mani per l’opera sacerdotale e i loro piedi per stare nel santuario.

Fu un servizio meraviglioso. Questi sacerdoti sarebbero stati mediatori tra Dio e il popolo, avrebbero fatto espiazione per il popolo continuamente per ripristinare la comunione pattizia col Signore. Tuttavia il loro ministero rimaneva imperfetto perché i sacerdoti stessi avevano bisogno di espiazione e di santificazione.

Come trascende il loro ministero quello di  nostro Signore Gesù Cristo! Egli è ora il nostro Sacerdote, che fa espiazione per noi e ci santifica. Vuole fare di tutti noi dei sacerdoti, dandoci lo Spirito santo, mediante il quale siamo consacrati a Dio e abbiamo il privilegio di servirlo. Noi pure offriamo sacrifici perché diamo la nostra vita intera, il nostro ringraziamento e la nostra adorazione.

          L’iniziazione del sacro servizio. Dopo che Aaronne e i suoi figli furono consacrati per l’opera, offrirono il loro primo sacrificio per il popolo e lo consacrarono. Per la prima volta Aaronne alzò le mani per benedire il popolo.

Qui cominciò il ministero sacerdotale di Aaronne. Mosè dovette presentare Aaronne al Signore come sommo sacerdote, Mosè era infatti  a quel tempo l’effettivo mediatore tra Dio e il popolo. Insieme entrarono nel santuario e lì pregarono per l’opera del sacerdozio e per il popolo intero. Quando uscirono, alzarono insieme le loro mani e benedirono il popolo ancora una volta.

Poi la colonna di nuvola che era posata sul santuario cambiò. La gloria del Signore risplendette in essa e tutto il popolo lo vide. Fu come se il Signore si fosse mostrato al popolo, pieno di maestà, ma anche pieno di grazia e di misericordia. Questo è il modo in cui avrebbe sempre considerato il popolo a motivo di questo ministero sacerdotale.

Del fuoco apparve davanti al Signore che consumò tutta la carne e il grasso che stava bruciando sull’altare dell’olocausto. Tutto il popolo gridò di gioia perché intese questo avvenimento come un segno che il sacrificio era stato accettato, che espiazione per loro era stata fatta, che erano graditi al Signore. Caddero sulle loro facce in adorazione e ringraziamento.

C’è un altro sacrificio che fu completamente consumato e accettato dal Signore — il sacrificio di Cristo. Per quel sacrificio noi grideremo a Dio in gioiosa adorazione. Per quel sacrificio tutti quelli che credono hanno i peccati perdonati e sono graditi davanti a Dio.

          La necessità di perfetta obbedienza. Presi dall’entusiasmo del popolo, Nadab e Abihu presero un turibolo, vi misero del fuoco, vi sparsero dell’incenso e cercarono di entrare con esso nella dimora di Dio per offrire la gioia del popolo come sacrificio al Signore. Ma prima che potessero entrare, del fuoco uscì dalla presenza del Signore e li consumò. I loro cadaveri giacquero sulla soglia della dimora di Dio.

Orribile! Perché questo fatto dovette accadere? Nadab e Abihu avevano voluto consacrare al Signore la gioia del popolo. Tuttavia avevano preso un’iniziativa in modi e tempi contrari al comando del Signore. Un sacerdote non può fare come gli piace; deve fare ogni cosa in perfetta obbedienza. Il Signore sarà onorato nel modo in cui egli stesso sceglie — non a modo nostro. A causa della loro arbitrarietà, Nadab e Abihu non poterono essere sacerdoti. Nella loro morte il Signore glorificò se stesso, la sua volontà e la sua legge.

Aaronne, il padre dei due sacerdoti morti rimase in silenzio, completamente distrutto. Il suo cuore deve essere stato spezzato! Ma nel suo orrore deve essersi chiesto, come il popolo sicuramente si stava chiedendo: Chi dunque può servire come sacerdote se il Signore è così severo?

In effetti non c’è nessuno che possa servire come sacerdote — nessuno eccetto il Cristo, nel quale non ci fu alcuna arbitrarietà. Cristo offrì se stesso immacolato al Signore. Il suo intero sacrificio avvenne secondo la volontà di Dio. Lo Spirito santo, con cui era unto, lo qualificò per quel servizio. Cristo ci da anche il suo Spirito, abilitandoci a imparare a servire il Signore nel modo in cui Egli vuole essere servito — e non secondo i nostri desideri. Solo per lo Spirito tale servizio è possibile.

Nella sua unzione, Aaronne deve aver trovato la risposta alla domanda che era nel suo cuore. Se si fosse aggrappato strettamente alla sua unzione confidando nella potenza del Signore e informandosi della sua volontà, avrebbe potuto servire come sommo sacerdote.

Al comando di Mosè, i sacerdoti deceduti, con ancora addosso i paramenti che erano stati contaminati dal loro peccato e dal giudizio che era loro caduto addosso, furono portati fuori dal campo e seppelliti. Nadab e Abihu non erano stati uomini particolarmente peccatori; c’era stata in loro solo una vena di arbitrarietà. Quanto spesso anche noi siamo colpevoli dello stesso peccato!

Mosè proibì ad Aaronne e altri due suoi figli, Eleazar e Ithamar di scoprire il loro capo o stracciare le loro vesti in segno di lutto. Indipendentemente da quanto questo giudizio li avesse toccati personalmente, dovevano essere prima di tutto sacerdoti. Quest’ordine fu dato non perché il Signore rifiuti di riconoscere alcun posto per il dolore nel suo servizio; il problema era semplicemente che dolore e lamento avrebbero facilmente potuto degenerare in mormorio contro il Signore. Perciò il popolo intero avrebbe dovuto poter vedere questi sacerdoti stare davanti a Dio nel loro più grave lutto con le loro vesti intatte e il loro dolore sotto controllo.

Solo un uomo potè entrare completamente nelle nostre afflizioni, partecipando nel nostro dolore ma allo stesso tempo rimanendovi al di sopra. Il suo lamento davanti a Dio non divenne mai un’accusa, neppure quando gridò: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Quanto prontamente le nostre lamentele diventano accuse contro Dio! Non dovremmo volgere il nostro sguardo a questo nostro Mediatore che non accusò mai Dio? In quel modo supereremmo il nostro dolore e allo stesso tempo saremmo confortati perché sappiamo che lui può compartecipare pienamente al nostro dolore.


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