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38: Resurrezione

Esodo 12-13:16

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Gli Israeliti erano nell’imminente pericolo di diventare asserviti alla vita dell’Egitto. Lì avevano già costruito le città deposito. Insieme all’Egitto erano destinati a perire. In una certa misura erano intrappolati nella morte dell’Egitto; l’Egitto stava minacciando di diventare la tomba di Israele. Perciò la liberazione di Israele dall’Egitto fu una resurrezione dai morti. In quel senso, la liberazione fu realmente Pasqua (resurrezione). La nostra Pasqua è il compimento del Passaggio, la Pasqua di Israele.

Il Signore rivendicò specialmente tutti i primogeniti di Israele perché li aveva risparmiati in Egitto. Tuttavia, mediante questi primogeniti, Dio rivendicò per sé il popolo intero come suo figlio primogenito. Quei primogeniti, e quindi Israele nel suo insieme, erano finiti sotto il suo giudizio, ma Dio li accettò per la sua grazia. Qui abbiamo l’interdetto nel senso di mettere da parte, o per il giudizio di Dio o per il suo servizio. La redenzione dei primogeniti doveva essere per Israele un costante ricordo che era stato separato non per il giudizio ma per il servizio. Questo, per Israele, significò resurrezione.

La Pasqua fu sia sacramento sia sacrificio per Israele. Dobbiamo assicurarci di distinguere chiaramente questi due elementi. L’agnello, il cui sangue fu spalmato sugli stipiti e sull’architrave, fu il sacrificio che copre e fa espiazione. La cena pasquale, la cena di comunione col Signore, si basa sul sacrificio.

Che nessuna parte dell’agnello dovesse essere rotta simbolizza l’unità di Israele, un’unità che Israele sperimentò nella sua  comunione col Signore. Che nessun osso di Cristo sia stato rotto allude alla stessa cosa.

Alla cena pasquale, gli Israeliti avrebbero dovuto mangiare pane azzimo. Avevano mangiato pane azzimo durante i giorni immediatamente successivi alla partenza dall’Egitto perché partirono di gran fretta. A quanto pare solo successivamente Dio istituì la festa del pane azzimo. L’annuncio di quella istituzione, però, fu collegata immediatamente con l’annuncio dell’istituzione della Pasqua stessa. Il pane azzimo rappresenta la nuova vita, la quale è libera dal lievito del peccato.

          Concetto principale: Dio resuscita Israele dai morti.

          Sacrificio e sacramento. Dio aveva già fatto molti miracoli in Egitto, ma Israele era ancora in schiavitù. Israele aveva contribuito alla grandezza dell’Egitto costruendo le sue città. L’Egitto era sotto condanna a morte perché non temeva il Signore, e sembrava come se Israele fosse un giorno destinato a perire insieme all’Egitto. A quanto pare, in Egitto Israele era intrappolato nella morte e nella tomba. Tuttavia, il Signore aveva promesso di condurre Israele fuori dell’Egitto, come una forma di resurrezione. Ora, dopo la nona piaga, quella promessa stava finalmente per avverarsi. Dio lo aveva annunciato al popolo per mezzo di Mosè.

Ora diede al popolo uno strano comando: dovevano fare di quel mese il primo mese di un nuovo anno perché per Israele stava per cominciare una nuova era, un’era in cui, per così dire, Israele sarebbe risuscitato dai morti. Il decimo giorno di quel mese, ciascuna famiglia doveva separare un agnello dal gregge, scegliendone uno senza difetto. E nel quattordicesimo giorno dovevano uccidere quell’agnello e prepararlo senza rompere nessun osso o lessarlo, dovevano arrostirlo sullo spiedo. Il sangue di quell’agnello doveva essere spalmato sugli stipiti e sull’architrave usando un ramo d’issopo. Dopodiché gli Israeliti dovevano mangiare l’agnello. Se l’agnello era troppo per una famiglia dovevano dividerlo con un’altra. Non dovevano esserci avanzi; se ne fosse avanzato doveva essere bruciato. Inoltre, con l’agnello dovevano mangiare pane azzimo ed erbe amare.

Questa era infatti una strana serie di comandi. Che cosa significava tutto questo? Nella notte del quattordicesimo giorno, il Signore avrebbe visitato l’Egitto in giudizio uccidendo tutti i primogeniti. Ora, gli Israeliti erano peccatori tanto quanto gli Egiziani. Quando Dio vedeva il sangue sugli stipiti, l’Angelo del Signore sarebbe passato oltre. Quel sangue dell’agnello era un segno del sangue del Cristo per il quale avrebbero ricevuto il perdono dei loro peccati e sarebbero stati salvati dall’ira di Dio.

Una volta che i loro peccati erano perdonati per amore di Cristo, Dio avrebbe potuto abitare in mezzo a loro ed essi avrebbero avuto il privilegio di cenare col Signore ad una e la stesso tavola. Quando mangiavano quell’agnello, sarebbe stato come se Dio fosse il padrone di casa che dispensava loro il suo cibo e la sua amicizia.

Quelle erbe amare dovevano ricordare loro dell’amara oppressione in Egitto. Ma ora il Signore avrebbe tolto la loro afflizione e mostrato loro il suo favore mediante la loro liberazione dall’Egitto. Da quel giorno in poi avrebbero dovuto celebrare quella cena ogni anno. Avrebbero goduto regolarmente del privilegio di cenare col Signore ad un unica tavola. Come sarebbero stati vicini Dio e il suo popolo!

A tutt’oggi quel segno non è mai stato abolito. Anche ora abbiamo nella chiesa una cena in cui il Signore è il padrone di casa, dove i credenti siedono con lui ad una tavola: è la cena del Signore. Noi non mangiamo più agnello con pane azzimo ed erbe amare. Mangiamo invece pane che è stato spezzato e beviamo vino che è stato versato come segni del corpo rotto e del sangue versato del Signore Gesù Cristo. In questa cena, Dio è vicino ai suoi quanto lo fu agli Israeliti.

Il Signore aveva anche istruito gli Israeliti di mangiare quel pasto in piedi, vestiti da viaggio, ciascun uomo col suo bastone in mano. Dopo la cena avrebbero lasciato l’Egitto in fretta.

Quando Mosè informò gli anziani di tutto questo, essi s’inchinarono in adorazione della grazia del Signore che ora stava per manifestarsi a loro. Credettero che ciò che il Signore aveva promesso stava per avverarsi. Senza fede, quella cena non avrebbe avuto per loro nessun significato, ma mediante la loro fede poterono vederla come come un segno del favore di Dio. Senza fede nessuno può beneficiare nemmeno della santa Cena, ma per chi crede è ancora un segno della fedeltà di Dio nel suo patto.

Quando gli Israeliti avrebbero celebrato quella cena in anni successivi, avrebbero dovuto insegnare ai loro figli il suo significato. Che gioia deve aver portato loro, specialmente quando avessero creduto, perché solo allora avevano  realmente compreso che il sangue dell’agnello era un pegno del perdono dei loro peccati. L’agnello, servito intero, simboleggiava il fatto che erano privilegiati di essere uniti come popolo se fossero rimasti in comunione col Signore.

          Egitto e Israele messi da parte. Gli Israeliti  fecero come il Signore aveva comandato loro. Eccoli lì quella notte del quattordici, in piedi che mangiavano l’agnello. Nello spirito erano vicini al Signore e il Signore era vicino a loro.

Mentre stavano mangiando, l’angelo della morte del Signore stava percorrendo il paese d’Egitto, uccidendo i primogeniti di uomini e bestie. Il Signore mise da parte quei primogeniti, consacrandoli al suo giudizio. La consacrazione dei primogeniti per il giudizio era un segno che l’intero paese d’Egitto era sotto giudizio. Un giorno quel giudizio venne, proprio come verrà per tutti i non-credenti alla fine del mondo. Allora Dio li consacrerà per la sua ira.

Quando l’angelo della morte vedeva il sangue sugli stipiti delle case degli Israeliti passava oltre. Anche in quelle case i primogeniti erano messi da parte, non per l’ira di Dio ma per il suo favore e il suo amore. Essi ebbero il privilegio di servire il Signore, non perché erano meglio dei primogeniti dell’Egitto ma perché Dio aveva perdonato i loro peccati in conto del sangue di Cristo. E quando questi primogeniti furono messi da parte per il Signore  con essi fu consacrata a lui l’intera nazione d’Israele.

Nel tempo gli Israeliti avrebbero sempre ricordato cos’era avvenuto in Egitto. Ogni primo figlio maschio doveva essere riscattato perché in realtà era designato per un servizio speciale al Signore. Inoltre, tutti i primogeniti degli animali dovevano essere consacrati al Signore. Nel caso di un animale impuro, il primo nato avrebbe dovuto essere redento con un animale puro o ucciso (spezzato il collo).

Tutto e tutti devono essere consacrati al Signore, vale a dire, messi da parte per la sua ira e il suo giudizio o per il suo favore e il suo amore. Se abbiamo ricevuto il perdono mediante il sangue di Cristo, possiamo essere consacrati al favore del Signore nella totalità della nostra vita.

          Una nuova vita in libertà. Ci furono molti lamenti quella notte nel paese d’Egitto, infatti tutti i primogeniti Egiziani erano morti, anche il figlio più vecchio di Faraone. Nessuno dormì quella notte, e Faraone convocò Mosè e Aaronne per informarli che gli Israeliti potevano partire immediatamente e portare con loro tutto ciò che avevano. Questo fu un addio definitivo. Faraone comprese bene questa cosa perché aggiunse: “Benedite anche me!” In altre parole voleva che Mosè e Aaronne pregassero il Signore per lui. Sentiva che una maledizione gli era caduta sopra.

Tutti gli Egiziani sollecitarono gli Israeliti a lasciare il loro paese in fretta perché temevano che sarebbero morti tutti. Nella loro fretta gli Israeliti non ebbero il tempo di far lievitare la pasta che avevano preparato per il viaggio. Perciò durante quei primi giorni fuori dall’Egitto mangiarono pane azzimo.

Il Signore aveva detto loro che quando sarebbero partiti dal paese d’Egitto avrebbero dovuto chiedere agli Egiziani oro, argento, abiti e vasi  preziosi. Dopo tutto, avevano servito gli Egiziani col loro duro lavoro. E Dio fece in modo che gli Egiziani dessero loro ciò che avevano chiesto in cambio della loro frettolosa partenza.

Gli Egiziani fecero uscire dal loro paese il popolo del Signore non perché volevano che fossero liberi ma perché avevano paura di loro. Il Signore, attraverso il suo popolo, è una maledizione per quelli che non credono in lui. Gli Israeliti lasciarono la casa di schiavitù carichi dei tesori d’Egitto. In questo modo il Signore li onorò, non perché fossero migliori degli Egiziani ma perché erano il suo popolo al quale aveva accordato il suo perdono mediante il sangue. Un giorno, alla fine del mondo, anche noi avanzeremo coronati d’onore, quando per fede avremo ricevuto la piena remissione dei nostri peccati.

Gli Israeliti viaggiarono fino a Succoth dove eressero il primo campo e passarono la notte. Immediatamente Mosè diede loro precetti riguardanti la Pasqua, la notte in cui l’angelo della morte passò oltre, la notte in cui furono resuscitati dai morti. Tra le altre cose, Mosè disse loro nel nome del Signore che benché stessero ora mangiando pane azzimo a causa della frettolosa partenza, da quel giorno in poi avrebbero dovuto mangiarlo ogni anno per un’intera settimana durante la celebrazione della Pasqua.

Mangiare pane azzimo era un segno anche per loro. Il lievito contiene sempre un elemento di decomposizione. Che tutto il lievito dovesse essere bandito dalle loro case per sette giorni era per loro un segno che ogni corruzione del peccato doveva essere esclusa dalla loro vita. Avrebbero dovuto vivere una nuova vita davanti al Signore.

          Quanti il Signore ne chiamerà. Migliaia e migliaia di uomini lasciarono l’Egitto quella notte. Se aggiungiamo donne e bambini vediamo che gli Israeliti erano di fatto un grande esercito. Questo ci mostra come Dio li aveva fatti crescere in Egitto. In più, una moltitudine di persone partì con loro. È possibile che queste persone si siano aggregate perché avevano visto qualcosa dell’onore e della grazia del Dio d’Israele. Forse alcuni di loro andarono semplicemente perché avevano relazioni di sangue con gli Israeliti.

Queste persone non sarebbero certamente state gli unici stranieri che avrebbero vissuto tra gli Israeliti in futuro. In che modo avrebbero dovuto trattarli? Si doveva presumere che anche loro dovessero partecipare della Pasqua? Sarebbe stato loro permesso godere del favore di Dio nel suo patto?

Se gli stranieri erano disposti a ricevere il segno del patto: la circoncisione, sarebbero stati annoverati come popolo pattizio. Queste persone furono una profezia delle molte persone attirate da tutte le nazioni che al principio erano al di fuori del patto e perciò non appartenevano al popolo di Dio ma che furono incorporate in quel popolo perché riconobbero il Signore Gesù Cristo come loro Re. È meraviglioso che noi possiamo appartenere a quel popolo, che per fede possiamo ricevere il perdono dei peccati per il sangue di Cristo e anche prendere il nostro posto alla tavola del Signore.

Considerate la Pasqua in Egitto il “passare oltre”. L’angelo della morte passò oltre le case degli Israeliti. Ogni primogenito in Israele, infatti ogni Israelita fu, per così dire, resuscitato dai morti. Ogni Israelita fu liberato dalla morte che regnava in Egitto. Benché tutto l’Egitto un giorno perirà, gli Israeliti furono resuscitati ad una nuova vita nella libertà.

Israele fu salvato dalla morte e resuscitato a nuova vita per mezzo del sangue dell’Agnello sacrificale: il Signore Gesù Cristo. Un giorno Cristo sarebbe morto al posto del suo popolo. Ma sarebbe anche resuscitato dai morti. Perciò, nella nostra Pasqua, noi ricordiamo la resurrezione del Signore Gesù Cristo. La liberazione di Israele dall’Egitto fu una profezia della Pasqua.

Per la potenza del Signore Gesù Cristo, il Signore farà risorgere i suoi a nuova vita anche ai nostri giorni. Per fede in Cristo sperimentiamo la resurrezione già adesso. Se viviamo nei nostri peccati, siamo legati dai legami della morte, nella quale per certo periremo. Mediante la fede nel Signore Gesù Cristo siamo salvati da quella morte. Così riceviamo vita eterna qui ed ora. Non perderemo mai questa vita, nemmeno quando moriremo. Un giorno saremo glorificati con Cristo per sempre.


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