INDICE:

46: Per amore di se stesso

Numeri 11

Apri il video qui

Nel deserto di Paran, che fu il luogo del primo accampamento, il popolo peccò subito. Nella loro caparbietà peccarono del continuo. Avevano nostalgia dell’Egitto il che significava che avevano rigettato la loro santa vocazione e avrebbero verosimilmente abbandonato il patto. In questa situazione la mediazione di Mosè fallì. Leggiamo che quando Mosè udì il popolo piangere con le loro famiglie, ciascuno all’ingresso della propria tenda, non aveva più niente da dire loro. Questa crescente marea d’iniquità lo rese impotente e paralizzato.

D’altro lato, egli sapeva che l’ira del Signore si stava infiammando. Ma non aveva più niente da dire neppure al Signore; non poteva più pregare il Signore che passasse sopra al peccato del popolo. La bibbia ci dice che era peccato anche agli occhi di Mosè. Era turbato e sgomento ma non poteva più far fronte alla situazione.

In un caso come questo, cosa avrebbe potuto persuadere il Signore a perdonare il popolo e ad accoglierlo ancora nella sua grazia? Dio sembrava averne avuto abbastanza. Non c’era niente in questo popolo che lo potesse commuovere. Ora poteva solo aver pietà di loro per amore di se stesso, per glorificare la sua fedeltà e la sua grazia verso il suo popolo. Li svergognò dando loro le quaglie mentre però li visitò a causa del loro peccato.

Evidentemente Mosè, come mediatore, non aveva ancora visto chiaramente che la vocazione di questo popolo risiedeva solamente nell’elezione di Dio, che Dio voleva glorificare se stesso nella sua grazia salvandoli. Anche in quest’aspetto la mediazione del Signore Gesù Cristo è di molto superiore a quella di Mosè. Da un lato Egli si identifica completamente con il peccato del suo popolo e, dall’altro, può sempre intercedere presso il Padre.

Poiché Mosè non poteva portare da solo il peso di questo popolo, furono scelti 70 anziani. A loro Dio diede qualcosa dello Spirito che era in Mosè. Ovviamente questo non detrasse dallo Spirito che era in Mosè, ma li abilitò ad avere comunione con lui. I 70 anziani avevano una duplice vocazione: rafforzare Mosè nella sua intercessione con Dio e sostenerlo nella sua influenza sul popolo. Questo conferimento dello Spirito ai 70 fu una profezia che additava avanti al giorno in cui tutti i credenti avrebbero condiviso con Cristo nello Spirito. Questa è la ragione per cui Mosè rimproverò Giosuè.

          Concetto principale: Il Signore perdona il peccato del suo popolo
                                                   per amore di se stesso.

          Piangersi addosso. Dopo tre giorni di marcia gli Israeliti giunsero nel deserto di Paran e vi rimasero per qualche tempo. Cominciarono subito a piangersi addosso. Che deserto brullo! Per quanto si sarebbe andati avanti così? Nemmeno insieme al Signore erano capaci di affrontare il deserto. La comunione col Signore non valeva, per loro, abbastanza da rendere qualsiasi luogo, anche il deserto più solitario, un paradiso. Possedere il Signore non sembrava abbastanza. Quanto spesso anche noi abbiamo un concetto superficiale del Signore e del suo amore!

Il Signore udì le loro lamentele. Nella sua grande pazienza a volte sembra non udire le nostre lamentele di ribellione e di autocommiserazione. Però, viene il momento in cui decide di ascoltare attentamente e allora la sua ira s’infiamma. È quel che accadde a Israele. Ai margini dell’accampamento alcune tende furono consumate dal fuoco. Se il vento avesse fatto spandere il fuoco l’intero accampamento sarebbe andato in fiamme.

Mosè vide il pericolo e lo riconobbe come un segno che l’ira del Signore era divampata contro il popolo. Il Signore stava facendo loro vedere cosa sarebbe successo se si volgeva contro di loro. Perciò Mosè cadde faccia a terra davanti al Signore e pregò. In risposta a questa intercessione il fuoco si ritirò. Israele chiamò quel luogo Taberah, che significa luogo del fuoco.

          La cupidigia del popolo. Dopo che questa minaccia fu scampata e il popolo aveva visto la gloria di Dio, cominciarono a lamentarsi di nuovo. Non si erano ancora liberati della loro autocommiserazione. Se siamo consumati da autocommiserazione diventiamo sempre meno capaci di vedere ciò che abbiamo e diventiamo sempre più consci di ciò che non abbiamo. Se Dio non è la nostra gioia sviluppiamo un insaziabile desiderio per le cose buone della vita. Pensiamo anche di essere costantemente turlupinati e diventiamo creature miserevoli che meritano solo pietà.

Le lamentele cominciarono tra i forestieri che avevano lasciato l’Egitto insieme agli Israeliti. Persistettero pervicacemente nelle loro lamentele nonostante la rivelazione della gloria del Signore nella distruzione di alcune tende ai margini dell’accampamento e il susseguente estinguersi di quel fuoco. Gradualmente il loro spirito infettò tutto il popolo al punto che tutti cominciarono a lamentarsi: “Ci ricordiamo dei pesci che in Egitto mangiavamo gratuitamente, dei cetrioli, dei meloni, dei porri, delle cipolle e degli agli”.

In questo modo il popolo disprezzò la manna che il Signore dava loro. Dichiararono che si erano stufati di tutta la faccenda perché non videro le ricchezze del favore di Dio.

La fede nel Signore governa il modo in cui recepiamo i doni di Dio fino al punto del gusto in bocca. Quanto ciechi possiamo essere! Il popolo avrebbe preferito i cibi dell’Egitto senza il favore di Dio a questa manna insieme al suo favore. Cosa valutiamo di più nella nostra vita? Buttiamo via l’oro per qualcosa che non ha nemmeno il valore del bronzo.

          Il fallimento del mediatore. Mosè non era più in grado di far fronte alla situazione. Udì il popolo piangere nelle loro tende. Si stavano veramente piangendo addosso. Non avrebbero più dato ascolto ad alcuna parola di Mosè; niente che avesse potuto dire sarebbe più arrivato al loro cuore. D’altro lato, egli si rese conto che a causa delle loro lamentele, Dio poteva solamente arrabbiarsi con loro sempre più.  Purtroppo non aveva più niente da dire nemmeno al Signore; non poteva più pregare per il popolo. Non aveva più il controllo della situazione, era infatti soverchiato e sconvolto dall’iniquità del popolo.

La sola cosa che poteva fare era lamentarsi col Signore di non poter più gestire la situazione e che il peso era troppo per lui. Mosè si stava piangendo addosso — ma a causa del popolo. Era vicino al collasso sotto il peso del loro peccato. Protestò: “Sono forse figli miei? Devo portarmeli in braccio fino alla terra che hai loro promesso? Posso io forse dare loro carne da mangiare? Perché hai messo questo peso su di me? Se ancora vuoi questo da me di prego di uccidermi adesso in modo che io non abbia a vedere la mia rovina”.

Qui Mosè fallì come mediatore. C’è un solo Mediatore che potè portare pienamente i peccati del suo popolo: Gesù Cristo. Egli ebbe sempre qualcosa da dire a Dio e potè pregare per il suo popolo anche quando fu confrontato col loro peccato più orribile. Quanto siamo fortunati di conoscere un Mediatore che non fallisce mai!

          La comunione dello Spirito. Per prima cosa Dio venne incontro a Mosè a mezza via. Gli comandò di radunare 70 anziani d’Israele e di portarli alla tenda di convegno. Quando furono radunati lì, il Signore venne a loro in una nuvola, toccandoli con lo Spirito che aveva dato a Mosè cosicché profetizzarono ogniqualvolta lo Spirito era su di loro.

Questi 70 uomini dovevano sostenere Mosè nella sua conduzione del popolo. Benché stessero tra il popolo, condividevano lo Spirito che era in Mosè. Perciò potevano rafforzare la sua comunione col popolo e la sua influenza si di esso. Inoltre, potevano stare dalla sua parte in modo che avesse maggiore forza per andare a Dio in favore del popolo.

Come fu grato Mosè per questo dono di Dio! A quanto pare il Signore aveva scelto due uomini in più come profeti perché in mezzo al popolo si trovarono due uomini che profetizzavano, due che non appartenevano ai 70. Quando Giosuè lo venne a sapere chiese a Mosè che lo proibisse loro ma Mosè lo rimproverò seriamente. Perché non era felice che due uomini in più avessero ricevuto una porzione dello Spirito del Signore? Fossero tutti profeti nel popolo dell’Eterno! Dopo tutto, il dono di profezia era stato elargito a questi due dal Signore stesso. Perciò Mosè ne fu deliziato.

Lo Spirito che era in Mosè fu dato a quegli anziani in modo che potessero sostenerlo. Allo stesso tempo, questo dimostrò chiaramente l’unità mediante lo Spirito che avrebbe unito tutto il popolo di Dio. Lo Spirito che è nel Signore Gesù Cristo è dato a tutto il suo popolo — non perché lo sostenga, perché Lui non ne ha bisogno, ma per abilitarci a servire il Signore in comunione con Lui.

          Soddisfazione e vergogna. Così il Signore venne incontro a Mosè a metà strada. Ma cosa avrebbe fatto col popolo che disprezzava il suo patto e bramava ritornare in Egitto per raccogliere i benefici della terra lì senza la sua grazia? Umanamente parlando, questo fedifrago abbandono del suo patto avrebbe dovuto distruggere il piacere che Dio aveva nell’elevare il suo popolo. Ma come li avrebbe considerati ora? Non c’era assolutamente nulla in loro che potesse muoverlo a volgersi nuovamente in loro favore. Se avesse ancora pensato a loro lo avrebbe fatto per amore di se stesso, per glorificare la sua fedeltà e la sua grazia verso di loro. Fu per quello scopo che aveva anche tenuto Mosè come mediatore e gli aveva dato il sostegno dei 70 anziani.

Il Signore comandò a Mosè di informare il popolo che il giorno seguente avrebbe dato loro carne a sufficienza per un mese intero. Sul momento Mosè non comprese. Non fu capace di aggrapparsi alla sua fede nel Signore. Di qui il suo dubbio: “Come farai a dare loro un mese di carne?” A quanto pare Mosè temette che questo fosse troppo difficile per il Signore!

Il mattino seguente il vento portò talmente tante quaglie che coprirono l’area di un giorno di cammino tutti intorno al campo. Ne caddero a terra talmente tante da fare un mucchio alto un metro. Il popolo mangiò un po’ delle quaglie ed essiccò le altre per uso futuro.

Tuttavia, mentre mangiarono quelle quaglie, non furono ripieni di  vergogna e di rimorso per la loro ingratitudine e infedeltà. Anzi, si comportarono come se fosse semplicemente loro dovuto. Perciò l’ira del Signore divampò contro di loro mentre stavano ancora mangiando! Fece venire su di loro una grande piaga. Quando questa terminò, chiamarono quel luogo Kibro-th-Hattaavah, che significa tombe di concupiscenza, infatti, quelli che furono seppelliti lì avevano dimenticato il Signore nella loro concupiscenza.

Sarebbero presto partiti. Molti dovettero strapparsi dalle tombe dei loro cari seppelliti lì. Dio è misericordioso ed esalta la sua grazia verso il suo popolo, ma anche li disciplina e purifica.


Altri Studi che potrebbero interessarti