INDICE:

Giacobbe

25. La prerogativa di Dio in elezione

Genesi 27-28:9

Quando raccontiamo ai giovani come Giacobbe ricevette la benedizione di primogenito non  possiamo evitare di parlare del peccato di Rebecca e Giacobbe. Tuttavia non dobbiamo mettere troppa enfasi su questo peccato perché potremmo lasciare ai ragazzi l’impressione che il peccato di Isacco fosse meno serio. Benché Isacco sapesse senza dubbio della profezia fatta a Rebecca prima della nascita dei suoi due figli, egoisticamente preferiva Esaù. Favoriva Esaù così tanto che voleva lasciargli la principale benedizione pattizia malgrado la profezia. A questo stadio Isacco era implicato in una lotta della carne contro la Parola del Signore. C’è inoltre il pericolo di trascurare il peccato di Esaù. Nel prendere per mogli delle Ittite Esaù dimostrò di rigettare la promessa del patto.

Quando raccontiamo questa storia dovremo prendere una posizione al di sopra di questi peccati umani. Dio mantiene la sua prerogativa in elezione. Dio la mantiene prima in opposizione a Isacco ed Esaù e più tardi la sostiene nei confronti di colui che ha scelto, quando Giacobbe deve fuggire.

Quando adottiamo questa prospettiva si possono esaminare i peccati di ambo le parti nella giusta luce. Allora saremo nella posizione di poter parlare della grazia di Dio nel mantenere la prerogativa in elezione. Riconosciamo Giacobbe come un tipo del Cristo. Dio mantiene questa prerogativa a dispetto di quelli che lo rigettano quanto di quelli che cercano di ottenere la sua benedizione nel modo sbagliato.

La benedizione data ad Esaù in Genesi 27:39 dovrebbe probabilmente recitare come fanno le versioni più recenti: “La tua dimora sarà lontana dal grasso della terra e lontana dalla rugiada dal cielo”. Pertanto Esaù non avrebbe condiviso le ricchezze della terra promesse a Giacobbe ma avrebbe abitato in luoghi aridi. Il verso successivo procede a dire che sarebbe vissuto di caccia.

Quando Isacco benedisse Giacobbe gli profetizzò che quando si sarebbe liberato avrebbe spezzato dal proprio collo il giogo di suo fratello. Nella successiva storia registrata nella bibbia gli Edomiti furono sottoposti varie volte a Israele ma in molte occasioni cercarono pure di liberarsi. Durante il periodo degli Erode un Edomita perfino regnò su Israele.

È strano udire Isacco dare ad Esaù tale benedizione dopo che Esaù pianse e implorò il padre di darne anche a lui. Se solo Esaù avesse riconosciuto la benedizione di Giacobbe e si fosse sottomesso alla primazia di Giacobbe avrebbe anch’egli ottenuto salvezza. Ma volle la propria benedizione, separata da quella di Giacobbe, ed è esattamente quello che Isacco gli diede. Nondimeno, Giacobbe avrebbe dovuto governare Esaù con misericordia come avrebbe fatto il Cristo. Anche da Edom sarebbero venuti dei credenti.

Sembra che fino alla fine Isacco non fosse stato sicuro se stava effettivamente trattando con Esaù oppure no. Tuttavia procedette a pronunciare la benedizione sulla persona che gli compariva davanti e asseriva di essere Esaù. Che abbia benedetto Giacobbe contro la propria volontà in risposta alla sollecitazione dello Spirito santo in lui? Dapprima benedì l’erede della promessa in termini molto miseri (vedi Ge. 27:28-29). Solo successivamente, quando Isacco nuovamente si arrese alla Parola del Signore e riconobbe che Giacobbe era quello che il Signore aveva scelto, comunicò la benedizione di Abrahamo a Giacobbe in un senso più pieno e deliberato (Ge. 28:3-4). Quando Ebrei 11:20 ci dice che “per fede, Isacco benedisse Giacobbe ed Esaù riguardo a cose future” deve riferirsi alle due occasioni insieme.

          Concetto principale: Dio mantiene la sua prerogativa in elezione.

          Macchinazioni peccaminose di Isacco ed Esaù. Quando Esaù aveva 40 anni sposò due donne ittite, cosa che causò ad Isacco e Rebecca un  sacco di amarezza spirituale. Facendo questo passo Esaù dimostrò di nuovo che disprezzava la chiamata e la promessa del patto perché era disposto far sì che la razza santa si mescolasse con la gente che viveva nel paese di Canaan.

Tuttavia Isacco continuò a rimanere attaccato a Esaù, il suo favorito. Sapeva che Giacobbe avrebbe ereditato la promessa del patto ed era anche consapevole che Esaù disprezzava la promessa mentre Giacobbe la desiderava. La volontà di Dio gli fu resa chiara nel modo in cui i suoi figli si svilupparono. Eppure, contrariamente alla volontà di Dio, voleva dare la benedizione a Esaù. Col suo favoritismo contrastò la scelta di Dio che era Giacobbe.

Isacco era diventato vecchio, così vecchio che era quasi completamente cieco. Pensava che la sua morte non fosse molto lontana, ma si stava sbagliando perché visse molti anni ancora. Nondimeno, pensò che fosse giunto per lui il tempo di benedire i suoi figli. Si sarebbe assicurato che Esaù ricevesse la benedizione pattizia.

Chiamò Esaù e gli chiese di andare a caccia. Voleva che gli preparasse un po’ di selvaggina e gli promise la benedizione. Esaù procedette  a fare ciò che suo padre gli aveva chiesto. Sembrava che Esaù fosse ansioso di ricevere la benedizione. Disprezzava il patto, ma voleva i vantaggi temporali che ne derivavano, ovvero il vantaggio di essere primogenito.

In questo modo Isacco ed Esaù erano uniti nella loro opposizione al decreto del Signore. Rigettarono Giacobbe come colui che il Signore aveva scelto e cercarono di rovesciare i piani di Dio. A quanto pare non volevano la benedizione che si può ricevere solamente sottomettendosi alla volontà di Dio. Allo stesso modo oggi la gente rigetta Colui che Dio ha scelto e la volontà di Dio per lui.

          Macchinazioni peccaminose di Rebecca e Giacobbe. A quanto pare, Rebecca era al corrente di ciò che Isacco voleva fare. Isacco potrebbe perfino averne parlato con lei in precedenza, rifiutando i suoi sforzi di fargli cambiare idea. Rebecca sapeva che le speranze di Isacco non potevano essere realizzate. Senza dubbio la sua preferenza per Giacobbe contribuì a formare questa convinzione, ma lei si stava anche sottomettendo in fede alla profezia riguardo i suoi due figli. Temendo ciò che avrebbe potuto accadere, origliò la conversazione tra Isacco ed Esaù. Poi chiamò Giacobbe e gli disse di ingannare suo padre.

Giacobbe temeva l’imbroglio, aveva paura di essere pescato. Sarebbe allora stato maledetto anziché benedetto. Ma Rebecca si assunse ogni responsabilità e gli disse che la maledizione poteva solo influire su di lei. Ovviamente Giacobbe non avrebbe dovuto permettere che ciò determinasse le sue azioni.

Rebecca non temeva quella maledizione. Era fermamente convinta che alla fine tutto sarebbe riuscito al meglio perché era volontà di Dio che Giacobbe ricevesse quella benedizione.

È sorprendente come fede e peccato fossero mescolati in Rebecca. Era così forte nella sua convinzione che riuscì a convincere Giacobbe. Progettò perfino un piano astuto per far riuscire l’imbroglio.

Nondimeno il suo imbroglio era profondamente peccaminoso. È vero che il suo punto di partenza era corretto ma dopo che non era riuscita a far cambiare idea ad Isacco riguardo al dare la benedizione a Esaù, avrebbe dovuto lasciare il resto nelle mani del Signore, che avrebbe fatto in modo che la sua parola trionfasse. Nessuno può cercare di ottenere la benedizione del Signore con falsi pretesti.

          Una benedizione per l’ingannatore. Giacobbe fece esattamente ciò che sua madre gli disse di fare. Quando Isacco udì la sua voce, gli sembrò la voce di Giacobbe ma alla fine cadde comunque nel tranello di suo figlio. Che la sua coscienza gli stesse dando fastidio? Che si sia arreso all’inganno — magari inconsciamente — perché sapeva che Giacobbe era colui che avrebbe dovuto ricevere la benedizione?

L’odore dei vestiti di Esaù, che Giacobbe aveva preso in prestito per l’occasione, mise Isacco nell’umore di dare una benedizione. Promise a Giacobbe le benedizioni della terra e potere sulle nazioni. Profetizzò anche che i discendenti di Giacobbe sarebbero stati al centro dell’attenzione nel  mondo: “Maledetto sia chiunque ti maledice e benedetto sia chiunque ti benedice!”

In questo modo Isacco diede a Giacobbe la benedizione che Dio aveva  una volta dato ad Abrahamo, ma in una forma piuttosto debole. Tutto ciò che stava avvenendo nella tenda di Isacco era sporcato dal peccato, ma il Signore fece in modo che colui che aveva scelto ricevesse la benedizione a dispetto  dei piani di Isacco e di Esaù. La benedizione non può essere tolta a colui che Dio ha scelto. Dio custodisce gelosamente la sua prerogativa in elezione.

Nella stessa maniera, Dio difende e sostiene attentamente la scelta che ha fatto quando ha eletto Cristo. In quanto scelto da Dio, Giacobbe era solo un tipo del Cristo. Poiché Cristo è Colui che Dio ha scelto, la benedizione di Dio non gli può essere tolta. Né alcuno riceverà mai nessuna genuina benedizione separatamente da Colui che Dio ha scelto. Un giorno tutte le nazioni dovranno riconoscere il Cristo come Colui che Dio a scelto e vedere come Dio lo benedice.

          Una benedizione per Esaù. Giacobbe se ne era appena andato quando Esaù rientrò dai campi. Solo allora Isacco comprese di essere stato ingannato. Poteva essere stato incerto prima ma ora era sicuro di ciò che era accaduto e vide quanto brutto era. Divenne conscio dei peccati della sua  propria casa. Forse si rese perfino conto di quanto egli stesso era stato nel peccato preferendo Esaù. Isacco deve aver visto come la Parola del Signore aveva distrutto i suoi piani e lo aveva vinto. Questa fu la ragione per cui disse immediatamente che Giacobbe era colui al quale apparteneva la benedizione.

Esaù diede voce alla sua amara tristezza e al suo disappunto indicando irritato che il nome di Giacobbe significava di fatto ingannatore.  Ma la ragione per la sua tristezza era che la benedizione del primogenito gli era sfuggita di mano. Sfortunatamente non era triste per il suo disprezzo nei confronti del patto. Al contrario, rifiutava ancora di piegarsi davanti al Signore. Se avesse accettato l’elezione di Giacobbe e la sua benedizione, ci sarebbe stata salvezza anche per lui. Ma non era quello che Esaù desiderava. Ci sarà anche un’eterno stridor di denti a motivo della vittoria di Cristo, Colui che in questa vita la gente non ha voluto riconoscere come Eletto da Dio.

Esaù chiese allora una benedizione tutta sua, separata dalla benedizione data a Giacobbe. Isacco gli dede ciò che aveva chiesto. “Diversamente da Giacobbe tu non riceverai il grasso della terra” gli disse. “Tu dimorerai in terre brulle. Lì vivrai di caccia e di spoglie. Sarai servo di tuo fratello, ma quando ti libererai, spezzerai il suo giogo dal tuo collo”.

In realtà questa fu una terribile predizione circa il futuro di Esaù perché ribellarsi contro Giacobbe significava ribellarsi contro il Cristo. Sfortunatamente i discendenti di Esaù (gli edomiti) sono stati costanti nemici di Israele e del patto di Dio col suo popolo. Eppure devono esserci stati Edomiti che piegarono le ginocchia davanti al Cristo. Pertanto Esaù è sottoposto a Giacobbe, al Cristo, a un eterno governo di misericordia.

          L’eletto viene disciplinato. Esaù non si sottomise al decreto del Signore. Al contrario, egli odiava Giacobbe a motivo della benedizione che aveva ricevuto e si ripropose di ucciderlo non appena suo padre fosse morto. A quanto pare c’era un legame peculiare tra Esaù e Isacco. Il suo rispetto per suo padre lo trattenne finché Isacco fosse ancora vivo.

Le parole di Esaù furono riferite a Rebecca che ordinò quindi a Giacobbe di fuggire da suo fratello Labano in Haran. Pietosamente confortò se stessa e Giacobbe dicendo che la rabbia di Esaù avrebbe avuto vita breve e che presto sarebbe stata in grado di far sapere a Giacobbe che poteva ritornare.

Nel suo cuore deve aver saputo che l’assenza di Giacobbe sarebbe probabilmente durata di più e che la prossima dipartita avrebbe potuto significare un definitivo addio. Questo dev’essere stato un pensiero amaro per ambedue. Senza dubbio sentirono che il Signore era contro di loro a causa del loro inganno.

Giacobbe era certamente colui che Dio aveva scelto ma proprio per quella ragione avrebbe dovuto arrendersi completamente alla chiamata e promessa del Signore e non camminare nelle proprie vie. Questa fuga era il modo che il Signore aveva deciso per castigarlo. Mediante questo spaventoso capitolo nella vita di Giacobbe come di qualche altro evento il Signore lo avrebbe purificato della sua volontà caparbia. Giacobbe sarebbe stato costretto a seguire la strada della sofferenza. Anche in questo fu un tipo del Cristo. Però Cristo seguì la strada della sofferenza e della croce non a causa di qualche peccato che avesse commesso ma per espiare i peccati di altri.

          Sottomettersi alla volontà di Dio. Fu facile per Rebecca trovare una giustificazione per la partenza da casa di Giacobbe. Rimarcò ad Isacco che Esaù aveva sposato donne ittite e dichiarò che se anche Giacobbe si fosse mescolato col popolo di quel paese la sua vita le sarebbe diventata disgustosa. Qui stava dando espressione alla sua fede; stava dimostrando di vivere per la promessa.

Isacco perciò comandò a Giacobbe di andare a Paddan-Aram e prendersi una moglie dalla famiglia di sua madre. Sapendo e credendo che Giacobbe era l’erede della promessa lo sollecitò ora a non prendere mai una moglie tra i Canaaniti. È evidente che Isacco aveva abbandonato la sua opposizione alla Parola del Signore. Quando Giacobbe partì gli diede la piena benedizione di Abrahamo. Dio aveva riportato Isacco a riconoscere la sua divina prerogativa.

Giacobbe andò via. Si chinò sotto la croce posta su di lui a causa del suo peccato. Obbedì a suo padre e sua madre e con ciò al Signore. Si sottomise alla volontà di Dio e rigettò la prospettiva di mescolarsi con i Canaaniti.

Poiché in principio le cose erano state sistemate tra Giacobbe e i suoi genitori fresca gelosia eruppe in Esaù il quale ora prese un’altra moglie oltre alle due mogli ittite. La sua ultima moglie proveniva dalla linea di Ismaele, figlio di Abrahamo. Probabilmente pensò che questo passo avrebbe aiutato la pacificazione con i suoi genitori ma si sbagliava. Non aveva forse Ismaele disprezzato il patto di Dio con Abrahamo? Esaù non viveva in accordo col patto e pertanto non comprendeva ciò che i suoi genitori credevano e volevano. Non c’è posto per il compromesso quando si tratta di Dio e del suo patto. Vale solo la completa sottomissione, e per quanto riguardava Esaù quella era fuori discussione.


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