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53: Benedetti dal Signore

Numeri 21:10-24:25

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Dopo che gli Israeliti ebbero aggirato Edom, conquistarono la terra di Sihon re degli Amorei e di Og re di Bashan. È evidente che gli Amorei si erano spinti a oriente fuori da Canaan, al di là del Giordano ed avevano conquistato la porzione settentrionale del territorio dei Moabiti. In origine, quest’area del Transgiordano, che era stata nelle mani dei Moabiti, non apparteneva alla terra che Dio aveva promesso ad Israele. Ma ora che gli Amorei ne avevano preso possesso, era divenuta parte dell’eredità d’Israele.

Fintantoché Israele viaggiò lungo i confini orientali di Moab, Moab trattò Israele gentilmente. Forse al tempo i Moabiti speravano che Israele avrebbe perso la battaglia con Sihon. Ma dopo che Israele ebbe conquistato Sihon e Og, i Moabiti presero timore del prospetto d’avere Israele come confinante benché Israele non avesse intenzione d’attaccare Moab.

A quanto pare, Balaam proveniva da una linea di indovini e maghi, ma aveva sentito parlare dei potenti atti di Dio in favore di Israele. Le voci su Israele si erano sparse fino in Mesopotamia. Le parole di Balaam ci ricordano anche di profezie dei tempi dei patriarchi. Non sappiamo se queste parole erano giunte fino a Balaam o gli furono suggerite dallo Spirito dal Signore senza che Balaam sapesse che erano state pronunciate in profezie in epoche precedenti.

Comunque sia, Balaam aveva qualche conoscenza del Dio vivente. Non si deve pensare di questa conoscenza come di mere voci riguardo alle azioni di Dio in favore di Israele; era radicata in una più generale conoscenza di Dio che era stata preservata da tempi antichi.

È curioso che l’Angelo del Signore sia apparso a Balaam e non gli fosse sconosciuto. È evidente che l’Angelo del patto non apparve per la prima volta ad Abrahamo; questa manifestazione era già conosciuta ai popoli antecedenti il tempo di Abrahamo. Ecco perché anche Elihu potè parlare di questo Angelo (Gb. 33:23). Per questo dobbiamo tenere a mente che il Signore si era rivelato a Balaam in precedenza, forse per mezzo dell’Angelo del patto.

Vediamo Balaam esitare tra due posizioni. Da un lato fa l’indovino e il mago ma dall’altro riceve rivelazioni dal Signore. A quanto pare il Signore non si era ancora separato completamente dalle nazioni. Qui abbiamo gli ultimi segni del combattimento tra la rivelazione della grazia di Dio nel patto e le tenebre del paganesimo. Non dovremmo neppure dimenticare che Dio concesse questa rivelazione a Balaam perché avrebbe benedetto Israele.

Balaam, però, non si sottomise alla rivelazione di Dio. Al contrario, cercò di manipolare anche questa rivelazione cadendo nella tipica trappola di chi pratica la magia. L’intento reale della magia è ottenere padronanza delle potenze divine e con ciò sulla divinità per poter imbrigliare la divinità per i propri scopi. Come Balak, Balaam pensava ancora di avere tanto benedizioni che maledizioni nelle proprie mani. Ma sulla strada per incontrare Balak, l’apparizione dell’Angelo del Signore gli insegnò che era invece sottoposto alla Parola del Signore e poteva dire solo ciò che Dio gli avrebbe comandato  di dire.

Balaam benedì Israele tre volte. Numeri 23:23 dovrebbe probabilmente rendere: “Non c’è sortilegio in Giacobbe, non c’è divinazione in Israele. Al tempo appropriato è detto a Giacobbe e a Israele cosa Dio compie”. Balaam, perciò, stava profetizzando delle rivelazione di Dio in Israele, in contrasto con la divinazione, il sortilegio e le arti magiche che si trovavano tra i pagani.

Quando Balaam profetizzò la quarta vota, parlò di “Ciò che questo popolo (Israele) farà al tuo popolo negli ultimo giorni”. Alla luce della prospettiva profetica, dobbiamo comprendere la frase gli ultimi giorni con riferimento tanto alla prima che alla seconda venuta di Cristo. Balaam disse: “Lo vedo, ma non ora; lo contemplo, ma non vicino” (Nu. 24:17). Qui stava profetizzando degli ultimi giorni, quando una stella sarebbe uscita da Giacobbe.

          Concetto principale: Il Signore rivela che Israele è l’uno che è
                                                  benedetto per sempre.

          Si trama una maledizione. Dopo che gli Israeliti avevano girato intorno a Edom, procedettero lungo il confine orientale di Moab. Anche i Moabiti avevano una parentela con Israele via Lot (Ge. 19:30-37). Ad Israele non era stato promesso il possesso di questa terra perciò gli Israeliti non invasero il territorio dei Moabiti.

La parte più a nord del regno di Moab però, era stato conquistato da un Canaanita: Sihon, il re degli Amorei. Gli Amorei attaccarono Israele ma Dio diede il potente Sihon nelle loro mani. Gli Israeliti conquistarono anche il territorio più a nord, la terra di Og, re di Bashan.  In questo modo, con l’aiuto di Dio, una vasta area del Transgiordano finì in loro possesso. Dio promise anche questa come loro eredità.

Per gli Israeliti dev’essere stata una stupenda sensazione camminare su una terra che sarebbe stata loro benché non fossero ancora in Canaan stesso. Il Signore diede letteralmente i nemici nelle loro mani. Fu frantumata perfino la potenza del più forte di essi.

All’inizio Moab aveva permesso a Israele di passare in pace lungo i suoi confini. Ma ora Israele s’era accampato proprio a nord del territorio di Moab, vicino al Giordano. A causa di quelle sorprendenti vittorie contro su Sihon e Og, Balak, il re di Moab, cominciò a temere Israele. C’era in Israele una potenza che non poteva essere conquistata con la forza delle armi. Balak si consultò con gli anziani dei Midianiti che vivevano nelle sue vicinanze: “Israele divorerà tutto ciò ch’è intorno a noi, come il bue divora l’erba dei campi”.

Discussero il prospetto di importare un’altra potenza che fosse in grado di spezzare quella d’Israele. Il loro pensiero di volse a Balaam, un profeta e indovino che viveva in Mesopotamia. In quest’uomo c’era la strana combinazione della divinazione che si trovava nei circoli pagani e la rivelazione del Dio vivente. A quanto pare il Signore si rivelava a Balaam e allo stesso tempo gli permetteva di continuare con la sua divinazione.

Il Signore aveva dei progetti sorprendenti per Balaam. Per mezzo di lui sarebbe stata rivelata a tutti i popoli la benedizione di Dio su Israele. Ma questo profeta sperava di usare la rivelazione del Signore a proprio vantaggio proprio come usava la sua magia e la sua divinazione. Il Signore aveva altri piani: i ruoli sarebbero stati rovesciati: il Signore avrebbe usato Balaam!

La Parola del Signore non ci è data perché la usiamo per far progredire il nostro interesse. È invece lì per possederci. Balaam non poteva e non voleva arrendersi alla Parola del Signore Continuava ad aggrapparsi alla sua divinazione con la quale sarebbe perito.

Questo era l’uomo che decisero di chiamare. Israele era benedetto dal Signore il che costituiva la sua forza. Balaam, pensarono, aveva potere su benedizione e maledizione; la sua maledizione poteva spezzare il potere della benedizione.

Quando i messaggeri di Balak giunsero da Balaam con magnifici doni, egli li fece attendere dicendo loro che a avrebbe interpellato il Signore durante la notte. Proprio qui Balaam cominciò a sbagliare. Non sapeva forse che la petizione gli veniva fatta da nemici del popolo del Signore che erano anche i nemici del Signore? Non gli era permesso dare loro i suoi servigi. Ma Balaam non aveva intenzione di servire il Signore, lui serviva solo se stesso.

Tuttavia, non osò assecondare immediatamente i loro piani. Aveva la sensazione che si sarebbe scontrato col popolo del Signore del quale aveva sentito molto parlare. Che fosse possibile che questo popolo avesse peccato contro il Signore? Avrebbe forse in qualche modo potuto costringere il Signore a maledirli? Quanto era lungi dall’essere promosso da amore per il Signore e per il suo patto e il suo popolo pattizio! Sacrificò tutto il resto per promuovere i propri fini. Speculò sulla possibile infedeltà del popolo pattizio come se il Signore non sarebbe comunque rimasto fedele al suo popolo per sempre!

Durante la notte Dio venne a Balaam e gli chiese chi fossero quegli uomini che stavano trascorrendo la notte da lui. Con questa domanda Dio stava cercando di mostrare a Balaam il loro intento in relazione al favore che Egli stava mostrando ad Israele in modo che Balaam si rendesse conto della propria iniquità. Rispondendo alla reazione di Balaam, Dio disse che non sarebbe dovuto andare con i messaggeri a maledire Israele perché Israele era benedetto.

Ma Balak non si sarebbe arreso così facilmente. Mandò da Balaam un gruppo di delegati ancor più grande e più potente, Gli promisero una ricompensa ancora maggiore. Balak aveva supposto che il rifiuto di Balaam fosse un modo per alzare la posta. Balaam lo negò esplicitamente dicendo di non poter andare contro la volontà del Signore neppure se Balak gli avesse dato una casa piena d’argento e oro. Tuttavia fece rimanere i messaggeri per la notte, avrebbe chiesto al Signore quale fosse la sua volontà, come se il Signore non avesse già risposto una volta per tutte! Dentro di lui viveva la diabolica speranza che si potesse trovare una crepa nel muro della fedeltà di Dio che circondava Israele.

Quella notte Dio disse a Balaam di andare con i messaggeri, ma che gli sarebbe stato concesso di dire solo ciò che Dio gli avrebbe detto di dire. Il Signore non era cambiato nei confronti di Israele. Nel rifiuto iniziale Balaam e Moab erano stati risparmiati. Ora la gloria della fedeltà del Signore verso il suo popolo sarebbe stata rivelata ai suoinemici. In contrasto con la loro persistente empietà, la fedeltà di Dio sarebbe sembrata ancor più gloriosa.

Tutto il tramare dei nemici di Dio promuove il maggiore onore della sua grazia e fedeltà (pensa a Salmo 2). Israele era infatti odiato perché aveva la promessa del Redentore e perciò era al sicuro.

          Vincolato dalla volontà di Dio. A causa delle Parole del Signore ricevute durante la notte, Balaam era stato in una certa misura vincolato. Aveva capito che Israele era benedetto e che lui non sarebbe stato in grado di compiere alcunché contro la Parola di grazia che era sopra Israele. Tuttavia, mentre era in viaggio, il desiderio d’onore e ricompensa suscitarono in lui la speranza che per una ragione o un’altra sarebbe stato capace di maledire Israele.

A causa di questa malvagia speranza, l’ira del Signore divampò contro di lui. Il Signore mandò il suo Angelo a incontrarlo. Questi era l’Angelo dell’Eterno, quell’Angelo che era apparso molto spesso a Balaam, l’angelo che aveva guidato Israele nel deserto. Quest’Angelo era il Signore stesso, il nostro Signore Gesù Cristo. Egli incontrò Balaam per dirgli che il suo popolo, che aveva guidato nella via e nel cui mezzo viveva, era benedetto.

Quando l’Angelo dell’Eterno apparve davanti a Balaam sulla strada, Balaam non lo vide. A causa del suo peccato di avidità i sui occhi erano stati accecati. Benché il Signore oggi non ci appaia più come fece con Balaam, il nostro peccato ci rende ciechi alla gloria della grazia del Signore che ci appare in Gesù Cristo.

L’asina che Balaam stava cavalcando vide l’Angelo del Signore e uscì di strada. Per causa nostra, l’intera creazione è alienata da Dio, ma Dio si  rivelerà di nuovo all’intera creazione per amore di Cristo. E questa è la ragione per cui Dio potè qui mostrare la sua gloria ad un’asina.

L’angelo del Signore apparve tre volte ma Balaam non lo vide. Balaam  picchio tre volte la sua asina finché essa alla fine parlò e lo rimproverò per il cattivo trattamento. Che la sua asina abbia parlato è stato un miracolo ma è un segno che la creazione inferiore è contro chi la abusa. Dio ci ha costituiti re sulla creazione affinché la usiamo al suo servizio, ma noi abusiamo la creazione perché serva le nostre avidità. Il Signore Gesù Cristo ha detto che le pietre urlerebbero volentieri di gioia la sua gloria, ma le pietre potrebbero anche parlare a nostra vergogna.

Come risultato del parlare della sua asina, Balaam si vergognò del suo desiderio e avidità che lo avevano eccitato. Questa vergogna fu il mezzo con cui Dio aperse i suoi occhi a vedere l’Angelo del Signore. Dio rimproverò Balaam per non averlo visto, per essere stato accecato dall’avidità. Ecco perché l’Angelo del Signore lo aveva affrontato come un nemico e lo avrebbe ucciso se l’asina non avesse tirato indietro. Rivelarsi a Balaam come nemico in modo che Balaam potesse inchinarsi davanti a Lui con tutto il suo cuore fu un atto di misericordia da parte dell’Angelo del patto. È altrettanto un atto di misericordia da parte del Signore Gesù Cristo venirci a fermare quando siamo sulla strada sbagliata.

Balaam fu terrorizzato. Disse di essere disposto a tornare indietro ma nella profondità del suo cuore non si era sottomesso alla Parola del Signore. Non prese le parti di Israele ma rimase indipendente, un cane sciolto. L’Angelo del Signore non richiese che tornasse indietro; richiese solo che Balaam dicesse ciò che gli sarebbe stato detto di dire. Così Balaam non avrebbe pronunciato una maledizione su Israele, solo una benedizione. Se solo Balaam avesse imparato a pronunciare quella benedizione con tutto il suo cuore!

          Benedetto tre volte. Balak ricevette Balaam con grandi onori. Andò a riceverlo fino ai confini del suo territorio e lo rimproverò per avere esitato così a lungo. Aveva forse temuto che il re non sarebbe stato in grado di dargli qualsiasi cosa desiderasse? Rammentando la lezione che aveva imparato per strada, Balaam avvertì il re che avrebbe potuto dire solo ciò che il Signore gli avrebbe detto di dire.

Balak offerse un sacrificio per il successo dell’impresa. Questo fu probabilmente un sacrificio al Signore che Balak professava di servire. Che abominio! Nell’occasione del sacrificio Balak fece servire un pasto sacrificale.

Il mattino seguente Balak portò Balaam sulle alture di Baal. Da quel punto si poteva vedere un quarto dell’accampamento d’Israele. Balaam chiese a Balak di sacrificare sette torelli e sette montoni come olocausto al Signore. Poi Balaam si ritirò per scoprire dai Presagi quale fosse la volontà del Signore. Stava così facendo ricorso ancora a vie pagane. Ma il Signore gli venne incontro e gli parlò. Balaam richiamò la sua attenzione ai sacrifici come farebbe un pagano parlando coi suoi dèi. Ma difficilmente quei sacrifici sarebbero piaciuti al Signore! Poi il Signore mise nella bocca di Balaam le parole che doveva pronunciare.

Balaam profetizzò: “Sono stato chiamato per maledire Israele. Ma come posso maledire colui che Dio non ha maledetto? Come posso accusare colui che l’Eterno non ha accusato? Come profeta vedo quel popolo davanti a me. Vivranno in mezzo alle nazioni. Mentre le nazioni periranno questo popolo sarà preservato. Chi può  contare questo popolo? Chi può contare anche solo il quarto che io vedo. E chi in futuro potrà contare tutti quelli che per fede apparterranno al popolo del Signore? È un popolo che nel patto il Signore rende giusto al suo cospetto. Possa io appartenere a questo popolo alla mia morte”.

Balak s’infuriò con Balaam perché aveva benedetto il popolo d’Israele. Tuttavia, sperava ancora che ci potesse essere una possibilità di attirare su di essi una maledizione. Perciò portò Balaam in un altro posto dal quale si poteva osservare il popolo, ovvero le alture del Pisgah. Dopo che furono fatti gli stessi preparativi, Dio venne incontro a Balaam di nuovo e gli mise in bocca le parole che avrebbe dovuto dire.

Balaam profetizzò per la seconda volta: “Dio non è un uomo che possa cambiare parere e maledire ciò che ha benedetto. Nel suo patto Egli è fedele alla sua promessa. Non ha ragione per maledire Israele perché malgrado il popolo sia peccatore Egli perdona i loro peccati e guarisce le miserie in cui sono caduti a causa di quei peccati. Il Signore stesso dimora in mezzo a loro. Grida di giubilo risuonano al nome di Dio il loro Re. Li ha fatti uscire dall’Egitto e sono invincibili. Non c’è magia o divinazione in mezzo a loro perché il Signore vive in comunione con loro, si rivela e parla loro”.

Fuori di sé dalla rabbia, Balak proibì a Balaam di dire altro. Tuttavia volle provare un’altra volta perché la potenza di quel popolo poteva essere spezzata solo da una maledizione. Adesso portò Balaam più vicino a loro in modo che poteva distinguere l’ordine delle tribù nell’accampamento. Furono fatte di nuovo le stesse preparazioni ma questa volta Balaam non si ritirò come prima in cerca di Presagi. Sapeva che il Signore gli avrebbe rivelato cosa dire; sapeva di essere in potere del Signore. Lo Spirito del Signore venne perfino su di lui talché potè vedere il futuro di Israele con occhi estasiati.

Per la terza volta Balaam proruppe in profezia: “Nello spirito vedo il futuro e il destino d’Israele. Quanto belle sono le tue dimore, oh Israele! Quanto sei benedetto dal Signore! Sei inconquistabile. Vincerai tutti i tuoi nemici. Sei la benedizione della terra. Chiunque ti benedirà sarà benedetto   e chiunque ti maledirà sarà maledetto”.

Disperato Balak mandò via Balaam. Lo provocò dicendo che lo avrebbe fatto ricco se avesse maledetto Israele. Il Signore, che Balaam professava d’obbedire, gli aveva impedito questo onore. In risposta Balaam indicò che aveva avvertito il re in anticipo, Israele era ora stato benedetto tre volte dal Signore, ed era stato dichiarato pubblicamente alle nazioni pagane ciò che Dio nella sua grazia desiderava per il suo popolo. In Cristo il suo popolo è indistruttibile. Questo è l’onore della grazia del Signore.

          Gli ultimi giorni. Prima di partire Balaam disse a Balak che voleva comunque dirgli ciò che Dio avrebbe fatto negli ultimi giorni. Nuovamente in uno stato estatico, Balaam vide cose che altri non potevano vedere. Ora vide nel futuro lontano.

Per primo profetizzò della relazione di Israele con Moab e Edom, le due nazioni che avevano agito con ostilità nei confronti di Israele: “Non nel futuro prossimo, ma in un futuro lontano vedo una stella, uno scettro uscire da Israele, ovvero un re che distruggerà Moab e Edom”. Così Balaam profetizzò di Davide e specialmente del grande figlio di Davide, il Messia, Colui che avrebbe conquistato tutti i nemici del popolo di Dio, Colui che sarebbe stato per il suo popolo un Re eterno.

Dopo di che parlò degli Amalekiti, la prima nazione che aveva attaccato Israele durante il suo viaggio nel deserto. Questa nazione sarebbe stata distrutta: sarebbe stata fatta diventare un esempio per tutti quelli che odiano il popolo di Dio.

Parlò anche dei Kenei, i discendenti del cognato di Mosè, Hobab. Essi si erano uniti agli Israeliti e si erano garantiti una dimora sicura all’ombra del patto di Dio. Così non sarebbero stati distrutti fino a che un impero mondiale non avrebbe soggiogato il mondo intero.

Proprio alla fine parlò del giudizio finale col quale anche gli imperi mondiali sarebbero periti. Chi avrebbe potuto sopravvivere quando Dio sarebbe venuto in giudizio? Solo il popolo di Dio avrebbe vissuto per sempre e tutti quelli che a quel popolo appartenevano.

Dopo aver detto tutto questo, Balaam andò per la sua strada. A motivo della benedizione del Signore il popolo di Dio era per sempre al sicuro.


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