INDICE:

19. Amare Dio per puro amore.

Giobbe 1

Apri il video di questo episodio

Il libro di Giobbe ebbe origine in un circolo di uomini saggi che vissero al tempo di Salomone — lo stesso circolo responsabile dei contenuti di Proverbi, Ecclesiaste e Canto dei Cantici. Questi sapienti si interrogarono con le questioni ultime della vita e della morte. Cercarono una risposta a queste domande alla luce data da Dio, la luce della sua grazia e del suo patto.

Ad un certo punto, la lunga familiare storia di Giobbe fu messa per iscritto da questi sapienti. Il libro che produssero affronta in modo particolare il “perché” della sofferenza.

Giobbe stesso, probabilmente un contemporaneo di Abrahamo, visse a Uz, a Est della Palestina. Giobbe fu come Melchisedek  in quanto nel suo ambiente la pura conoscenza di Dio era stata preservata. Conosceva Dio proprio come molte altre persone prima che le nazioni fossero disperse a Babele. Fino a quel periodo della rivelazione particolare o speciale era pervenuta a tutti gli uomini.

Questo spiega la differenza tra tra Giobbe e Abrahamo. Nella vita di Abrahamo vediamo la rivelazione speciale svilupparsi a mano a mano che è gettata maggior luce sulla relazione pattizia. Nella vita di Giobbe, questa speciale conoscenza del patto del Signore non è presente. Nondimeno, il combattimento di Giobbe è un’andare a tastoni alla ricerca del patto. Di fatto, l’intero libro di Giobbe può essere letto come una chiarificazione del significato del patto.

Nel primo capitolo di Giobbe, che ci racconta della disputa tra Dio e satana, la questione in ballo è se ci sia qualcuno sulla terra che ama Dio senza secondi scopi — per puro amore. Satana nega che tale amore esista quando chiede: “È forse per nulla che Giobbe teme Iddio?” Dio lo contraddice e indica il suo servo Giobbe come un esempio.

Alla fine del capitolo tale amore è dimostrato quando Giobbe dice: “L’Eterno ha dato, l’Eterno ha tolto, sia benedetto il nome dell’Eterno”. Certamente, quell’amore era possibile solo mediante il Cristo, che si aggrappò a Dio anche quando fu abbandonato da Lui e da chiunque altro. Fu per Cristo che tale amore viveva nel cuore di Giobbe, dietro al quale vediamo la persona del Cristo.

Gli angeli e satana giocano un ruolo ben definito in questa storia. Quando leggiamo al verso 6 che ci fu un giorno in cui gli angeli comparvero davanti a Dio ci rendiamo conto che le loro attività sono viste e descritte in termini terreni. Eppure, Giobbe 1 ci da una rivelazione della relazione tra Dio e i suoi angeli e inoltre ci mostra come comunichi con satana nel suo (di Dio) governo di questo mondo. Ai giorni nostri in cui la trascendente maestà di Dio riceve un’enfasi pesante, noi sembriamo avere meno problemi a credere negli angeli e nel loro operare.

In questo capitolo vediamo satana impegnato a negare tutto. Contende che non ci sia nessuno sulla terra che ami Dio per amore di Dio. Tale amore, dopo tutto, è opera stessa di Dio. Questa critica satanica non proviene solo dalla bocca di satana: la troviamo anche nel mondo. Le si contrappone una critica che procede dalla fede. Con la fede come nostro punto di partenza, non possiamo criticare abbastanza tutti i peccati che ci sono nella chiesa e nel mondo. Tuttavia dobbiamo diffidare da ogni criticismo che distrugga solamente.

          Concetto principale: Dio prende piacere quando l’uomo lo ama
                                                  solamente per ciò che è.

          L’amore di Giobbe per il Signore. Al tempo di Abrahamo c’era un uomo chiamato Giobbe che viveva a Uz, a Est di Canaan. Mentre tutte le persone intorno lui erravano sempre più lontane dalla conoscenza di Dio, egli preservava con cura la conoscenza del Signore che l’umanità possedeva prima che fosse costruita la torre di Babele. Giobbe serviva il Signore con tutto il suo cuore.

Dio lo aveva benedetto in modo molto speciale: gli diede sette figli e tre figlie. In più, Giobbe aveva più possedimenti di chiunque altro in quell’intera regione. Era ricco di bestiame e di servi.

I suoi figli pranzavano assieme ogni giorno. Nel primo giorno della settimana mangiavano a casa del più vecchio di loro, nel secondo giorno a casa del secondogenito e così via per tutta la settimana. Invitavano anche le loro sorelle a mangiare con loro dimostrando un meraviglioso legame famigliare.

Giobbe era intensamente dedicato ai suoi figli. Il primo giorno di ogni settimana si alzava presto al mattino e offriva olocausti per tutti loro, pregando per loro e ri-dedicandoli al Signore. Giobbe temeva che potessero aver rinnegato il Signore in qualche modo o spezzato il legame con lui durante i loro pranzi e feste.

Perché Giobbe pregava così assiduamente per i suoi figli? Per cominciare, egli amava i suoi figli intensamente ed era spaventato al pensiero che uno di essi potesse essere perduto. Ma ancor di più, combatteva col Signore in preghiera per i suoi figli per puro amore di Dio. Amava il Signore sopra qualsiasi altra cosa. Come sarebbe stato terribile se i suoi figli non avessero temuto il Signore perché il Signore deve essere servito da tutti gli uomini. Questa era la lotta di Giobbe in quel tempo.

          Critica satanica. La parola del Signore ci da ora uno spaccato del cielo. Ci fu un giorno in cui gli angeli (i figli di Dio) si presentarono davanti al Signore. Il Signore usa gli angeli nel governo del mondo. Li riconosce volentieri che lavorano per Lui e a loro volta essi devono riconoscere Lui nel loro servizio. Perciò ogni tanto compaiono alla sua presenza.

Satana venne anch’egli con gli angeli. Anche lui è in mano al Signore ed è usato da Dio nel governo del mondo. Anche satana deve riconoscere Dio, anche se contro la propria volontà. Ecco che prese posto alla presenza di Dio.

Il Signore  chiese a satana: “Dove sei stato?” Ovviamente il Signore sapeva già degli spostamenti di satana ma lo considerava un nemico e non desiderava riconoscerlo. Ecco il motivo della sua domanda.

Satana replicò che aveva percorso le varie regioni della terra. Satana vaga in lungo e in largo questo mondo e usa il potere che Dio gli ha dato per scopi distruttivi. Però, nel suo operare è uno strumento di Dio — contro la propria volontà. Un giorno Dio farà uscire qualcosa di buono perfino dall’opera di satana.

Il Signore richiamò quindi l’attenzione di satana su Giobbe: “Hai notato il mio servo Giobbe? Poiché sulla terra non c’è nessun altro come lui, che sia integro e retto, tema Dio e fugga il male”. Dio contrapponeva satana prendendo un’ovvia gloria in Giobbe. Giobbe amava il Signore e il Signore gioiva nel suo amore e ne godeva. Tuttavia questo amore non aveva origine in Giobbe, infatti il Signore stesso lo aveva suscitato nel cuore di Giobbe. Nondimeno, il Signore conosceva la propria opera e si deliziò in essa. Nel cuore di Giobbe, si poteva trovare il vero amore che ricerca Dio solamente perché è Dio.

Ma satana si beffò di questo amore e dichiarò: “Giobbe non ti cerca  solo per puro amore ma per quello che gli hai dato. Lo hai benedetto in tutto. Non meraviglia che ti voglia servire! Togligli tutto e presto vedrai se ti vuole servire veramente. Allora vedrai che che non è tuo servitore solo per amore disinteressato”.

Il Signore rispose consegnando Giobbe a satana. Gli fu permesso privare Giobbe di tutto, ma Giobbe stesso doveva lasciarlo illeso. Perché il Signore fece questo passo? Per amore di se stesso. Vuole essere acclamato e onorato per l’amore che può istillare in un cuore umano. Permette perfino che i suoi figli soffrano per portare a galla il loro amore per lui. Attraverso la sofferenza i credenti sono santificati nel loro amore.

Questo combattimento tra Dio e satana sui suoi servi fedeli procede giorno dopo giorno lungo le epoche. Se siamo figli di Dio possiamo star certi che anche su di noi è combattuta una battaglia.

          L’ora della prova. Giobbe fu colpito da una calamità dopo l’altra. Giunse un messaggero che gli disse: “I buoi stavano arando e le asine pascolavano nelle vicinanze, quando i Sabei sono piombati loro addosso, e li hanno portati via e hanno passato a fil di spada i servi”. Presto arrivò un secondo messaggero che annunciò: “Il fuoco di DIO è caduto dal cielo, ha investito pecore e servi e li ha divorati”. Un terzo messaggero riportò: “I Caldei si sono gettati sui cammelli e li hanno portati via, e hanno passato a fil di spada i servi”. Un quarto messaggero portò notizie ancora peggiori: “un vento impetuoso, venuto dal deserto, ha investito i quattro angoli della casa che è caduta sui giovani, ed essi sono morti”. 

È ovvio che il Signore aveva dato a satana il potere sugli elementi. Gli permise anche di dirigere i Sabei e i Caldei. Tutto ciò che Giobbe possedeva fu distrutto da satana.

Ma non dobbiamo perdere di vista il fatto che Dio concesse a satana questi poteri e controllava satana in tutti i suoi atti distruttivi, anche se satana avrebbe preferito avere mano libera. Anche ai nostri tempi le calamità sono opera di satana, ma è Dio che controlla satana. Quando Dio permette a satana di distruggere qualcosa lo fa per esaltare il proprio onore e incrementare la benedizione di quelli che gli appartengono.

          La prima vittoria. Dopo tutte queste terribili notizie, Giobbe si stracciò le vesti, si rasò il capo, e cadde a terra prostrato. Era risuscito a controllarsi quand’era arrivato il primo messaggero, ma quando udì che i suoi figli erano morti, crollò.

Però il suo legame col Signore non fu spezzato, né aveva perso il suo amore per il Signore. Si prostrò davanti al Signore in riverente adorazione, confessando: “Non ho nessun diritto d’avere cosa alcuna in questo mondo. Non vi ho portato nulla e tornerò alla polvere a mani vuote. Ma questa non è ragione per accusare il Signore di fare male, infatti il Signore mi aveva affidato tutti questi possedimenti senza che ne avessi diritto. Non sono mai stato il loro legittimo proprietario. E anche se adesso me li toglie tutti lo loderò lo stesso perché lo amo perché è degno del mio amore”.

Attraverso tutto questo soffrire, Giobbe non peccò, né accusò Dio di fare il male. Non si lamentò con Dio d’aver subito ingiustizia e l’idea  che Dio  si stesse vendicando di qualcosa non gli passò per la testa. Riconobbe completamente il diritto di Dio di fare come gli piace con tutto ciò che è suo, anche con quello che aveva affidato a Giobbe.

L’amore di Giobbe per Dio aveva riportato una grande vittoria. Era chiaro che amava Dio per amore di Dio e non per quello che Dio gli aveva affidato. Il suo amore puro era stato promosso e nutrito da Dio stesso. L’onore del Signore era risultato vincente in faccia a satana.

Ovviamente Giobbe era un peccatore e il suo amore per Dio non era originato nel suo cuore. C’è stato solo un Uomo che amò Dio completamente solo per puro amore e non tradì il proprio amore per Dio neanche quando fu lasciato completamente solo. Quell’Uomo, ovviamente, fu il Signore Gesù Cristo, che dalla sua suprema sofferenza emerse vittorioso. Cristo dà il suo Spirito a tutti quelli che gli appartengono. Quello Spirito era già in Giobbe: fu per mezzo di quello Spirito che Giobbe riuscì a vincere. Poiché lo stesso Spirito vive anche in noi, anche noi possiamo vincere nelle prove e nelle tentazioni più grandi della nostra vita.


Altri Studi che potrebbero interessarti