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49: Il capo del popolo viene sostenuto

Numeri 16:1-40

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La ribellione di Kore, Dathan e Abiram è uno dei ritagli di storia relativi ai 40 anni in cui Israele vagò nel deserto. A quanto pare il suo scopo è raccontarci come la vecchia generazione di Israeliti vi morì.

Il peccato dei tre cospiratori fu il loro rigetto di Mosè come capo del popolo. Rigettando Mosè come mediatore e capo stavano rigettando anche il patto di Dio. La conseguenza di tale rigetto avrebbe significato la distruzione di Israele come popolo di Dio. Questo rigetto di Mosè è paragonabile al rigetto del Cristo che sta ancora causando distruzione nella vita umana. La vita di uomini e nazioni può fiorire solo se Cristo è riconosciuto come Capo.

Mosè stava lottando per la sua posizione nel popolo, per un riconoscimento della sua legittimità e vocazione come colui che è ordinato da Dio. Ma questa lotta era anche un combattimento per la preservazione del patto e con ciò della salvezza di Israele. Rigettando Kore e i suoi compagni cospiratori, Dio sostenne il capo d’Israele e con ciò preservò il legame pattizio col popolo.

A quanto pare la ribellione cominciò con Kore. In quanto membro della tribù di Levi tentò di prendersi il sacerdozio. Ad ogni modo convinse i Rubeniti Dathan e Abiram a unirsi a lui. Da Rubeniti questi due uomini erano gelosi della tribù di Levi che, mediante Mosè ed Aaronne, forniva la leadership della nazione. Ma erano pronti a unirsi al Levita Kore contro Mosè, mediante il quale Dio aveva parlato richiedendo obbedienza pattizia. La ribellione fu proprio contro il capo che Dio aveva costituito, e perciò contro il Signore stesso. Pilato ed Erode divennero amici nel rigettare Gesù.

La punizione fu conforme al peccato. Una voragine si aprì nella terra e i tre uomini scesero vivi nello Sceol (per usare le parole della Scrittura), insieme ai loro nuclei famigliari e tutti i loro compagni cospiratori.  Questa è una vivida illustrazione che non c’era posto per loro nel popolo del patto. Furono sradicati con le loro famiglie. Il loro nome terminava con loro e la loro tomba non sarebbe stata segnata.

          Concetto principale: Il Signore preserva il capo della nazione.

          Il Rigetto del capo. Seguendo l’ordine del Signore gli Israeliti erano ritornati nel deserto. Avrebbero girovagato per 40 anni, tutti quelli che avevano più di 20 anni vi sarebbero morti. Può darsi che a causa di questa punizione alcuni di loro siano tornati al Signore e siano stati salvati per l’eternità. Ma ce ne saranno stati altri che indurirono il loro cuore.

Ora che non c’era nessuna Canaan in vista, li aspettava solo la morte nel deserto. La speranza non li spingeva più avanti né li teneva insieme. I legami tra gli Israeliti devono essere diventati sempre più flebili. Similmente, deve essersi indebolito anche il legame che li univa a Mosè, il loro capo, mediante il quale il Signore li aveva guidati. La loro vita individuale era piena di difficoltà, la vita famigliare si corrompeva, la loro vita nazionale minacciava di disintegrarsi. Alla fine rigettarono il loro capo.  Con tutto il loro lamentarsi e complottare, finalmente raggiunsero il punto di non ritorno.

Kore era un Levita (un membro della stessa tribù di Mosè e Aaronne) che divenne geloso della loro posizione di capi del popolo. Se solo avesse lui potuto essere sommo sacerdote un giorno! Allora la vita gli avrebbe dato qualche gioia anche se doveva girovagare per il deserto. Avrebbe almeno potuto godere di qualche lustro esteriore e di qualche onore. Da solo non era nella posizione di sfidare Mosè e Aaronne e pertanto sollevò una sorta di ribellione. Si fece aiutare dalla tribù di Ruben, il primogenito di Giacobbe, una tribù che invidiava il ruolo di guida che era stato affidato alla tribù di Levi. Complottò con due Rubeniti: Dathan e Abiram. Kore sarebbe stato sommo sacerdote e i 250 uomini che si unirono a lui nella ribellione sarebbero stati sacerdoti. A Dathan e Abiram sarebbe stata affidata la leadership degli affari non spirituali.

Andarono da Mosè e Aaronne con più di 250 uomini sostenendo che tutti gli uomini d’Israele erano santi al Signore e gli avrebbero potuto eseguire il servizio speciale. Mosè e Aaronne furono accusati di essere interessati solo di promuovere le loro proprie carriere.

Com’era potuta succedere una cosa del genere dopo tutti i segni che il Signore aveva dato per mezzo di Mosè. Questi uomini non conoscevano il Signore né l’onoravano. Avevano già dimenticato i potenti atti del Signore. Se la nostra fede non ci abilita a vedere la grazia di Dio nei suoi atti potenti essi non lasceranno in noi un’impressione durevole. Accettare il Signore è anche ricevere colui che il Signore ha ordinato come mediatore e capo. I ribelli dissero di voler servire il Signore ma rigettando il designato dal Signore stavano rigettando anche il Signore stesso.

Ancora oggi, molte persone insistono di voler servire e onorare Dio ma rigettano Cristo, il Mediatore e Capo. Se il Cristo non è Re su tutta la nostra vita, Dio non è veramente Dio per noi.

Così Kore e i suoi accoliti rigettarono il Signore e il patto che aveva fatto con Israele. Nel popolo di Dio nessuno può guidare se non quelli che Dio ha chiamato ad una posizione di guida. Se i ribelli fossero riusciti a collocare se stessi in una posizione di leadership, il patto sarebbe stato infranto e Israele sarebbe stato distrutto come popolo pattizio. Cosa avrebbe fatto il Signore?

          Il combattimento del mediatore. Quando Mosè udì ciò che i ribelli avevano da dire cadde sulla sua faccia. Come potevano rigettare la chiamata del Signore e quindi il Signore stesso? Che ne sarebbe stato di Israele ora? Il Signore avrebbe dato sfogo alla sua ira altrimenti tutto Israele sarebbe stato distrutto.

Mosè mise i ribelli alla prova. Il mattino successivo quei 250 uomini sarebbero dovuti venire con i loro turiboli, metterci il fuoco, versarci sopra l’incenso. Allora il Signore avrebbe rivelato il sacerdote scelto. Era come se Mosè stesse ricordando loro della morte di Nadab e Abihu, i quali vollero anch’essi offrire sacrifici a modo loro ma erano stati colpiti dal fuoco uscito dalla presenza di Dio.

Mosè li mise in guardia: “Voi Leviti siete la tribù scelta per servire nel santuario benché non tutti possiate essere sacerdoti. Perché non mostrate gratitudine per quel privilegio invece di volere più di quanto il Signore vi abbia affidato? Voi non vi state ribellando ad Aaronne ma al Signore”. Ma l’avvertimento di Mosè non fu recepito: i ribelli non fecero conto del Signore né riconobbero il suo diritto di chiamare chiunque volesse scegliersi.

Dathan e Abiram non erano all’incontro, ma Mosè era stato informato del loro coinvolgimento. Li fece chiamare ma non vollero venire dicendo: “Ci hai fatto uscire dall’Egitto con una falsa promessa ed ora ci lasci morire nel deserto. Non hai mantenuto la tua promessa. Tutto quello che hai fatto l’hai fatto per importi come capo su di noi. Il tuo unico interesse è per te stesso”.

La loro risposta suscitò l’ira di Mosè. Pregò il Signore che non accettasse l’offerta d’incenso di quei ribelli rispondendo che non aveva mai cercato il proprio interesse e nemmeno di far del male al popolo. Mosè sapeva che il Signore non avrebbe accettato la loro offerta, ma ora,  pregò il Signore che li rigettasse dimostrando contro di essi la sua ira.

Mosè pregò per mantenere la propria posizione come capo della nazione ma non fu preoccupato per il proprio interesse personale. La preservazione del patto e della nazione dipendeva dal suo mantenimento come mediatore. Il rigetto dei 250 ribelli avrebbe dovuto dimostrare che Mosè doveva rimanere il mediatore. Perciò insistette di nuovo che gli scontenti comparissero la mattina dopo con le loro risposte.

È buona cosa che Mosè abbia mantenuto il suo ruolo di mediatore e capo perché in ballo c’era la salvezza d’Israele. È anche buona cosa che il Signore Gesù Cristo rimanga Mediatore e Capo, malgrado molti lo rigettino. Egli prega anche contro quelli che gli si oppongono in modo che il suo popolo sia salvato. Intende garantire il patto di Dio col suo popolo.

          Una risposta alla preghiera del mediatore. Il mattino seguente, Kore e i suoi seguaci portarono i loro turiboli all’ingesso della tenda di convegno. Come osarono? Non si ricordavano di ciò che Dio aveva fatto a Nadab e Abihu? Nella loro incredulità furono ciechi non solo alla grazia di Dio ma anche ai suoi giudizi.

Kore aveva radunato insieme tutta la congregazione d’Israele. Quando furono tutti riuniti, la gloria del Signore apparve all’intera assemblea. Il Signore comandò a Mosè e ad Aaronne di spostarsi perché intendeva  distruggere l’intera assemblea. Ma i due capi si prostrarono e pregarono: “Alcuni hanno peccato, in particolare un uomo: Kore. L’intera nazione non ha rotto con te perché noi, i rappresentanti d’Israele siamo saldi a nome di tutta la nazione. Perciò non puoi rigettarli tutti”.

Evidentemente, alla vista della gloria del Signore la gente si era ritirata nelle loro tende. Al comando del Signore Mosè comandò che si allontanassero dalle tende di Kore, Dathan e Abiram. Quando i ribelli sarebbero morti di una morte inusuale entrando vivi nello Sceol, tutto il popolo avrebbe visto che il Signore aveva ordinato Mosè come loro capo e che Mosè non si era elevato da sé a quell’ufficio.

Non aveva ancora finito di parlare che la terra si aprì. I ribelli, assieme alle loro famiglie e a tutto ciò che apparteneva loro furono inghiottiti vivi. Tutto Israele fuggì alle loro grida. Inoltre, il fuoco del Signore colpì e consumò i 250 uomini che avevano voluto fare un’offerta d’incenso in proprio. In questo modo, per il bene d’Israele, il Signore sostenne Mosè come capo del popolo, ma quei ribelli furono rimossi per sempre dalla comunione con quel capo e con la nazione.

Dio ritiene anche Gesù Cristo come nostro Capo, col quale saremo congiunti eternamente in una gloriosa unione. Rompere con Lui significa distruzione e morte. Quanti saranno distrutti perché hanno scelto di rompere con Lui?

          Un promemoria. Al comando del Signore il figlio di Aaronne Eleazar gettò lontano il fuoco e l’incenso di quei 250 turiboli. Ma i turiboli stessi dovevano essere portati davanti al Signore; erano santi malgrado gli uomini che li avevano portati fossero stati appartati per il giudizio divino. I turiboli avrebbero dovuto essere battuti in lamine e e usati per coprire l’altare degli olocausti.

Le lamine di bronzo sarebbero state per Israele un costante promemoria che il Signore aveva mantenuto Mosè come capo, che nessuno che serva il Signore può prendere alcun onore su se stesso e che tutto il popolo di Dio prospera solo in comunione col loro Capo. Assicuriamoci di non desiderare di crearci il nostro ruolo nel regno di Dio. Dovremmo invece servire con gratitudine nella posizione in cui Dio ci ha chiamato alla comunione col Signore Gesù Cristo.


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