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63: La temporanea restaurazione della città di Dio

Nehemia 1-13

Zorobabel e Jeshua compirono il restauro del tempio, ed Esdra fece in modo che l’autorità della legge fosse ripristinata. Ora Nehemia lavorò per restaurare la città e regolare la vita sociale e politica dei giudei. Le mura di Gerusalemme furono ricostruite e la città fu resa sicura. Divenne pure abitata. Le ingiustizie sociali, come l’oppressione dei poveri da parte dei ricchi, furono rimosse per la potenza della Parola del Signore.

Tuttavia, anche questo restauro era solo temporaneo, come vediamo dal lamento di Nehemia e dei suoi collaboratori che erano schiavi di re stranieri (Nehemia 9:36). Questa restaurazione temporanea invitava la completa redenzione della vita per mezzo del Cristo il quale salva la vita in tutte le sue relazioni. Le misure prese da Nehemia furono una profezia che indicava la giustizia che avrebbe caratterizzato il Regno di Dio.

Questi ci mostra chiaramente che Nehemia è un tipo del Cristo. Impone la restaurazione malgrado l’opposizione.

È comprensibile che Nehemia indichi continuamente la sua giustizia. Ciò che intende con questo non è un supplicare sulle basi della giustizia fondata sulla legge. Quando prega: “Ricordati di me secondo la mia giustizia” (“per il bene che ho fatto”) non include per questo una ricompensa per sé. Nella parole: “Ricordati di me” udiamo una preghiera per una benedizione sul popolo in questo senso: “Dio, ti prego, guarda come non ha in mente se stesso ma si dà per il bene del suo popolo. Possa Dio ascoltare per quella ragione”. In tutto questo, in Nehemia parla il cuore del Mediatore. In lui vive lo Spirito del Cristo, in lui solamente ci fu perfetta giustizia. Il Cristo è Colui che diede se stesso per il popolo.

          Concetto principale: La città di Dio è temporaneamente restaurata come
profezia che indica avanti al Regno di Dio.

          La venuta del costruttore. Dopo la riforma sotto Esdra, il popolo in Giuda e Gerusalemme dovette nuovamente soffrire molta opposizione a causa dell’odio da parte dei samaritani. Avevano cominciato a ricostruire le mura di Gerusalemme, ma era giunto un ordine da Artaserse che la costruzione doveva essere fermata. A quanto pare Esdra si era ritirato dalla vita pubblica. Esdra era uno scriba e si stava occupando di raccogliere ed esaminare i libri che costituivano l’Antico Testamento.

In quei giorni un giudeo di nome Nehemia era il coppiere a corte di Artaserse. Era un credente che si teneva stretto alla Parola del Signore. Questo Nehemia ricevette una comunicazione da qualcuno che era tornato da Gerusalemme e che riguardava lo stato miserabile della città e del popolo. Profondamente colpito,  decise di intercedere presso il re in favore di Gerusalemme.

Aspettò alcuni mesi mentre si preparava in preghiera fondando la sua costante supplica sulle promesse che il Signore aveva fatto al suo popolo. Non aveva il Signore promesso di riportare indietro il suo popolo dalla dispersione e di concedere loro gloria a Gerusalemme? Pregò anche che il Signore mettesse nel cuore del re di fargli misericordia. Dopo tutto, anche il re era un uomo il cui cuore il Signore poteva guidare.

Un giorno, mantre Nehemia stava facendo il proprio lavoro di coppiere, il re gli chiese perché fosse così triste. Il re non era abituato a vederlo in quello stato. Ora Nehemia dovette dire cosa lo deprimesse. Tremando di paura, riuscì a raccontare al re che era triste per la situazione in cui versava la città in cui erano sepolti i suoi padri. Quando poi il re gli chiese cosa dunque volesse, Nehemia rispose, col cuore che invocava il Signore per aiuto, che desiderava che il re lo mandasse a Gerusalemme per  ricostruire la città. Quant’era azzardata quella richiesta! Era stato proprio Artaserse a dare l’ordine di fermare i lavori di ricostruzione!

Evidentemente il re contemplò la richiesta mente la regina era seduta accanto a lui. È probabile che la sua presenza abbia aiutato il coppiere a ricevere una risposta favorevole. Che tensione deve aver avuto Nehemia mentre aspettava! Ma Dio toccò il cuore del re, ed egli concesse la richiesta di Nehemia dopo aver fissato un determinato limite di tempo alla sua assenza.

Nehemia arrivò a Gerusalemme con una scorta di uomini a cavallo. Era armato di lettere di raccomandazione nelle quali si stipulava che che i governatori dovessero aiutare Nehemia con tutto ciò di cui avesse bisogno per il programma di ricostruzione. Colui che doveva restaurare Gerusalemme nel nome del Signore era arrivato! Era stato dato da Dio stesso. Nello stesso modo, il Cristo ci fu dato per la restaurazione della nostra vita.

          La costruzione della città. Nehemia non aveva fatto sapere agli ufficiali e ai nobili della città la ragione della sua venuta. Prima voleva fare un’indagine in proprio. Dopo qualche giorno di riposo, fece il giro esterno delle mura di notte, accompagnato solo da qualche uomo per investigare le condizioni delle mura Evidentemente era una notte con una luna brillante. Trovò distruzione dovunque. In un certo luogo c’erano talmente tante macerie che il cavallo che stava cavalcando non riuscì a passare.

Quando ritornò, radunò gli ufficiali e i nobili della città è sottolineò lo stato deplorevole delle mura. Ora rivelò loro lo scopo della sua venuta. Raccontò anche di come il Signore avesse toccato il cuore del re in suo favore. Queste parole di Nehemia fecero presa nei cuori del popolo. Lo Spirito del Signore aveva dato potenza alle sue parole. La gente vide che la grazia di Dio stava di nuovo volgendo verso di essa. Perciò furono subito pronti a cominciare il lavoro.

Che Nehemia fosse stato saggio ad agire in segreto all’inizio divenne  presto chiaro. I governanti delle nazioni che vivevano in Canaan e nelle zone circostanti vennero subito a Gerusalemme quando udirono le voci di questa attività. Derisero Nehemia per il lavoro che stava facendo e lo accusarono di ribellione contro il re. In risposta, Nehemia disse soltanto che il Dio del cielo avrebbe fatto prosperare il lavoro. I giudei avrebbero continuato a costruire. I loro nemici li disprezzavano per quest’opera in cui si erano impegnati perché non c’era niente che li unisse a Gerusalemme o alla grazia che Dio aveva concesso e rivelato a quella città.

Sotto la supervisione di Nehemia il lavoro procedette. Tutti, grandi e piccoli si impegnarono; ogni famiglia costruì una sezione delle mura sotto la propria responsabilità. La sicurezza sarebbe tornata a Gerusalemme e la vita lì sarebbe stata ripristinata.

Nehemia fu un tipo del Cristo, che rende la vita sicura e la restaura. Al suo servizio, però, dobbiamo tutti lavorare in stretta comunione gli uni con gli altri per restaurare la vita, per renderla di nuovo una vita in cui la giustizia di Dio prevale. Allora ci sarà sicurezza.

Solo alcuni leader rifiutarono di esserne coinvolti. Erano troppo alti e potenti per essere servi della grazia che Dio aveva largito al suo popolo. Che abominio! Fortunatamente ce ne furono altri che lavorarono il doppio. Perfino le donne aiutarono con i lavori.

          Progresso a dispetto dell’inimicizia. L’odio dei nemici dei giudei crebbe. E dentro Gerusalemme c’erano dei traditori che li tenevano informati di ciò che accadeva. Questo accadde perché alcuni dei nemici erano sposati con donne di Gerusalemme. Fu ordito un complotto per attaccare Nehemia e i suoi uomini, ma il piano fu scoperto. Così Nehemia armò i suoi uomini. La metà serviva come guardie armate; l’altra metà da costruttori, ma tenevano la loro spada al fianco. Quelli che portavano mattoni avevano una lancia in una mano. Gli uomini di Nehemia erano d’accordo di mobilitarsi tutti per difendere la città al suono della tromba.

Nehemia non si lasciò scoraggiare dall’opposizione. La sua fede stette salda in questa prova. Incoraggiò anche il popolo dicendo che Dio avrebbe combattuto per loro. La sua fede non fu vana, perché quando i nemici seppero che il complotto era stato scoperto, si tirarono indietro. Nondimeno, era essenziale stare in guardia.

Nehemia e i suoi aiutanti non si spogliavano mai, giorno e notte. Nehemia si era completamente dedicato al suo popolo e al suo lavoro. Con lui c’era sempre lo Spirito del Cristo che diede se stesso per il suo popolo in un senso molto più alto. Nella sua fedeltà, il Cristo sopportò ogni inimicizia.

          Il ripristino della giustizia sociale.  Nehemia dovette superare ancora altre difficoltà. In una certa parte del popolo sorsero grandi bisogni perché molte persone erano state tolte dai loro campi. In più, sembra che l’agricoltura avesse sofferto degli insuccessi. La gente cominciò a lamentarsi. I ricchi stavo opprimendo i poveri benché tutti, come membri dell’unico popolo di Dio, fossero fratelli.

Tre categorie di persone si stavano lamentando. Quelli che non avevano possedimenti furono costretti a vendere figli e figlie in schiavitù. (Questa dura pratica fu incoraggiata dai ricchi.) Poi c’erano quelli che avevano dovuto vendere i loro terreni per pagare i debiti. Infine, c’erano quelli che, per fare fronte ai tributi che il re di Persia imponeva, avevano preso denaro in prestito impegnando i loro beni ed erano finiti sotto interessi così alti da non possedere praticamente più nulla.

Questo angustiò Nehemia. Radunò i ricchi e li rimproverò perché il popolo di Dio era ancora una volta diffamato tra i pagani per colpa loro. È evidente che la giustizia non prevaleva nel popolo di Dio e che la vita nel suo mezzo veniva oppressa.

Ancora una volta le parole di Nehemia fecero presa nei loro cuori e promisero di agire diversamente. Li fece giurare che lo avrebbero fatto. Dopo che ebbero giurato, egli prese la sua veste per i lembi formando un sacco. Poi lasciò andare i lembi e fece un gesto come a scuotere il sacco, e disse: “Così scuoterà il Signore l’uomo che non mantiene il suo giuramento”. L’intera assemblea rispose “Amen” e lodò il Signore. Erano tutti felici per l’emancipazione della vita che avrebbe avuto luogo da quel momento in poi. E tutti mantennero la loro parola.

Nehemia non accettò la ricompensa che gli spettava come governatore del re persiano. Contribuì personalmente all’opera di costruzione delle mura. Inoltre, alla sua tavola mangiavano 150 uomini, giudei che erano ritornati dalla dispersione (Nehemia 5:17). Egli pregò: “Ricordati di me, o mio DIO, per tutto il bene che ho fatto per questo popolo” (5:19). Voleva che il Signore notasse che tutto quello che aveva fatto, lo aveva fatto in integrità per il popolo, e che non aveva cercato il proprio interesse. Anche il Cristo, nel suo Regno, intende ripristinare la giustizia sociale.

          Il rinnovamento del patto. Nel settimo mese dell’anno in cui le mura furono ricostruite, il popolo si riunì a Gerusalemme per celebrare la Festa delle Capanne (dei tabernacoli). Durante questa festa Esdra lesse le legge a tutto il popolo, e i leviti spiegarono alla gente il significato. Qui Esdra tornò alla ribalta, vicino a Nehemia.

La lettura della legge fece una grande impressione sulle persone che cominciarono a piangere e fare cordoglio per i loro peccati. Esdra e i leviti le ammonirono e dissero loro che non dovevano piangere alla festa ma gioire del favore del Signore. Nell’essere felici nel Signore sarebbero stati rafforzati. Per la prima volta, dai tempi di Jeshua, celebrarono la festa in capanne fatte di rami.

Dopo il periodo di digiuno, tennero un giorno di festeggiamenti e di preghiera, un giorno in cui confessarono i loro peccati davanti al Signore in umile preghiera. Poi rinnovarono il loro patto col Signore promettendo di camminare nelle sue vie. Non si sarebbero mescolati con le altre nazioni e avrebbero osservato i sabati. Promisero di dare dei contributi per la casa del Signore e fu regolato il servizio dei sacerdoti.

Il tutto questo Nehemia diede loro l’esempio. Fu un tipo del Cristo, il quale vuole rinnovare continuamente il patto tra Dio e il suo popolo. Gli Israeliti di quel tempo furono ancora spinti a lamentarsi  che non avevano ancora raggiunto una posizione di completa libertà, che dovevano ancora pagare il tributo al re persiano. Anche questa restaurazione d’Israele era solo temporanea. Il vecchio patto stava giungendo al termine. La situazione di quel tempo invocava la venuta del Cristo che avrebbe portato completo restauro e completa libertà dal potere del peccato.

          La dedicazione delle mura. Ci vollero 52 giorni per ricostruire le mura. Quelli furono giorni di grande tensione a causa dell’odio che proveniva dai nemici dei giudei. Il popolo non sarebbe stato in grado di sopportare per molto quella tensione.

Durante questo periodo i nemici provarono più d’una volta ad attirare Nehemia fuori Gerusalemme col pretesto che qualcuno lo stava mettendo nei guai presso la corte persiana. Non sarebbe stato meglio conferire insieme per vedere cosa si potesse fare al riguardo? Un giorno qualcuno cercò di persuaderlo a trovare rifugio nel tempio dicendogli che la sua vita era in pericolo Nehemia vide sempre più il la di questi stratagemmi e rifiutò sempre. Quando gli fu consigliato di rifugiarsi nel tempio, rispose che non temeva per la sua vita e non avrebbe peccato entrando nel Luogo Santo. I nemici tentarono continuamente di fermare la costruzione delle mura e di indebolire l’autorità di Nehemia presso il popolo. Ma Nehemia aveva fretta per amore dell’opera stessa che stava facendo e della promessa che aveva fatto al re di Persia di ritornare.

Le mura di Gerusalemme erano ora restaurate nella loro condizione precedente. Pertanto Gerusalemme era di nuovo una grande città. Ma il numero di abitanti era piccolo. Perciò Nehemia divise il popolo e ne fece vivere una parte entro le mura. In quel modo la città divenne nuovamente popolosa.

Alla fine, venne il momento in cui le mura potevano essere dedicate. Nehemia mise due cori di ringraziamento nel lato ovest delle mura, si sarebbero incontrati di nuovo nel lato est, vicino al tempio. Fu anche offerto un grande sacrificio di ringraziamento. Il popolo intero gioì nel Signore. Ora c’era di nuovo sicurezza dentro le mura di Gerusalemme. Anche questo era solo un segno. Come sono sicuri i credenti perché il Signore, per amore di Cristo, è un muro di fuoco intorno a loro!

Dopo di ciò, Nehemia ritornò a Susa, come aveva promesso. Ad ogni modo, qualche anno dopo fu di nuovo a Gerusalemme. Anche allora si prodigò per il bene del popolo.

I nemici dei giudei che avevano reso difficile il lavoro di restauro, si erano stabiliti a Gerusalemme. A Tobia, che era parente del sommo sacerdote Eliascib per matrimonio, era stata data una stanza nel tempio, dove veniva letta la legge del Signore. La legge insegnava che i Moabiti e gli Ammoniti non sarebbero mai stati ammessi nella congregazione del Signore per il male che avevano fatto a Israele. E Tobia era un ammonita!

Mosso profondamente da ciò che diceva la legge, Nehemia buttò Tobia fuori della stanza, ne gettò fuori la mobilia e ordinò che la stanza venisse purificata. Fece anche in modo che la gente desse di nuovo la decima che avevano negletto. Discusse con quelli che facevano affari di sabato, fece chiudere le porte di Gerusalemme di sabato e non permise ai mercanti di Tiro di radunarvisi fuori le mura.

In più, Nehemia dovette combattere contro lo stesso male di Esdra: alcuni uomini avevano preso mogli straniere. Nel suo zelo Nehemia litigò con loro, li maledì, li colpì e strappò loro i capelli. Fece giurare al popolo che non avrebbe più commesso questi peccati. Scacciò Joiada, figlio del sommo sacerdote, fuori dal tempio perché uno dei suoi figli aveva sposato la figlia di Sanballat l’Horonita, che aveva contrastato la costruzione delle mura più di chiunque altro.

Così Nehemia mantenne  nel popolo la disciplina del Signore. Le mura più robuste non servono a nulla se le persone al loro interno non vivono in accordo con la legge del Signore. Solo in obbedienza alla volontà di Dio c’è sicurezza sotto la sua protezione.


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