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31: La parola della grazia è rivelata

I Re 18

La parola della grazia, nella persona di Elia, fu nascosta agli occhi di Israele, ma questo occultamento non ebbe l’effetto desiderato su Achab. Non ammise che Israele sarebbe stato pienamente benedetto solo se fosse dipeso dalla Parola della grazia. Al contrario, si inasprì. Sguinzagliò i suoi uomini per cercare dappertutto quello che considerava il piantagrane.

Questa clandestinità era solo una preparazione per una più gloriosa rivelazione della Parola della grazia. Questo doveva avvenire con gli eventi di I Re 18. Occultamento e rivelazione, giudizio e grazia avrebbero insieme introdotto fede e pentimento.

Col fuoco che consumò il sacrificio, Dio non solo rivelò se stesso come l’onnipotente che può fare qualsiasi cosa, ma mostrò ancora una volta che era disposto ad accettare l’offerta di Israele. Il popolo non era ancora stato rigettato. Qui abbiamo la rivelazione della grazia nel patto.

Benché le energie di Elia fossero dirette al regno delle dieci tribù, eresse un altare di dodici pietre. In questo contesto il nome Israele è usato con riferimento a Giacobbe. Il regno delle dieci tribù rappresenta la massa d’Israele, che sarà persa; il residuo che sarà salvato è il vero Israele tra tutte dodici le tribù. L’altare di dodici pietre fu una simbolica chiamata a ritornare alla comunione del patto.

Non occorre dilungarsi sull’obiezione che sarebbe stato impossibile per Elia trovare acqua da versare sull’altare visto che c’era stato un lungo periodo di siccità. Nelle vicinanze c’era probabilmente un pozzo che non s’era ancora prosciugato.

Nella forza dello Spirito, Elia corse a Jezreel davanti al carro di Achab. Qui mostrò di essere sia l’araldo che il servitore del re. Per Achab quella fu una rivelazione della grazia. La Parola del Signore non aveva ancora rigettato il re; ad Achab era ancora permesso essere il capo e conduttore del popolo. In quanto tale era sostenuto da quella Parola.

Ci fu qualcosa di rimarchevole nel fatto che Elia abbia pregato sette volte con la faccia tra le gambe per quella pioggia che egli stesso aveva  appena annunciata. Questo illustra la vera natura della preghiera. La preghiera non serve a muovere Dio a fare qualcosa: in preghiera dobbiamo ricevere da lui ciò che ha già pronto per noi. Quando Elia pregò con la testa tra le gambe stava scandagliando il proprio cuore e umiliando se stesso davanti a Dio.

In I Re 18:1 leggiamo che la Parola del Signore venne ad Elia “nel terzo anno”. Dobbiamo leggerlo come il terzo anno della permanenza di Elia a Sarepta. Questo testo non è in conflitto con ciò che leggiamo in Luca 4:25, ovvero, che la siccità durò tre anni e mezzo.

          Concetto principale: Il Signore rivela la sua Parola della grazia in modo
                                                  che Israele torni a lui in fede.

          La rivelazione nella riapparizione di Elia. Nel terzo anno della permanenza di Elia a Sarepta, il Signore gli comandò di presentarsi ad Achab. Il Signore era finalmente pronto a dare di nuovo la pioggia a Israele.

Gli uomini di Achab avevano cercato Elia per lungo tempo, ma non erano riusciti a trovarlo. Achab li aveva fatti cercare dappertutto. Non che volesse confessare ad Elia i suoi peccati; tutto quello che voleva era era estorcere a Elia la parola che mettesse fine alla siccità. Ma Elia era rimasto nascosto, e in lui la Parola della grazia fu tenuta nascosta a Israele. Il Cristo aveva voltato le spalle al suo popolo e questa era la ragione per cui c’era la siccità. Solo nel tempo da lui voluto il Signore avrebbe fatto di nuovo parlare la Parola della grazia, non certo per la peccaminosa coercizione di Achab. Ora, dopo un castigo durato diversi anni, il Signore volle lasciare che la Parola parlasse in modo che il suo popolo credesse in lui.

Achab aveva mandato il suo maggiordomo Abdia in una direzione in cerca di erba per le mandrie, mentre egli stesso sarebbe andato nell’altra. Era così secco che le mandrie erano nell’imminente pericolo di morire.

Abdia, che temeva il Signore, incontrò Elia sulla strada. Il profeta gli comandò di dire ad Achab che era ritornato. Abdia aveva paura di eseguire quest’ordine. In quanto persona che serviva il Signore era già in una posizione pericolosa a corte di Achab. In segreto aveva nascosto 100 dei profeti del Signore. In due grotte; provvedeva loro cibo e li aveva salvati dalla persecuzione di Jezebel. Se avesse ora portato il messaggio che Elia era riapparso, Achab avrebbe potuto facilmente concludere che Elia e Abdia fossero stati in contatto tutti il tempo. Oltre a ciò, lo Spirito del Signore avrebbe potuto rimuovere improvvisamente Elia dalla scena. A quel punto  ad Achab Abdia sarebbe sembrato un bugiardo.

Elia superò tutte queste obiezioni dichiarando che il Signore gli aveva ordinato di presentarsi ad Achab. A quel punto Abdia si sottomise riconoscendo il potere sovrano di Dio di profferire la sua parola di grazia quando gli fosse piaciuto.

Quando Achab incontrò Elia, gli si rivolse come a colui che stava mettendo sottosopra Israele. Per la nostra natura peccaminosa, è Dio da biasimare quando ritira da noi la sua grazia. Per quanto riguardava Achab, il profeta del Signore era responsabile del male che si era abbattuto su Israele.

Elia gli rigettò in faccia le sue parole e dichiarò che lui e la casa di suo padre avevano messo Israele nei guai coi loro peccati. Ora il Signore intendeva rivelarsi di nuovo a Israele come il Dio di grazia. Ancora una volta il Signore volle essere quello che prende l’iniziativa. Il popolo non stava ancora gridando a Dio né si stava umiliando davanti a lui. E neppure il re, il capo del popolo, lo stava facendo.

          La rivelazione nel fuoco dal cielo. Anche prima di questo, per lo Spirito del Signore, Elia aveva agognato una nuova, meravigliosa rivelazione della misericordia di Dio, una rivelazione che avrebbe fatto abbandonare i Baal alla gente, l’avrebbe fatta inginocchiare davanti al Signore, e così ricevere la pioggia come dono della grazia di Dio. Per questa ragione chiese ad Achab di riunire tutto il popolo sul Monte Karmel insieme ai 450 profeti di Baal e i 400 di Astarte.

Su ordine di Achab, tutto il popolo e i sacerdoti di Baal si riunirono sul Karmel. Elia li arringò e insistette che prendessero una decisione. Colui che risponde alle preghiere del suo popolo è il vero Dio in cui l’uomo può confidare. Perché il popolo era lacerato tra due opinioni? A queste parole di Elia il popolo mantenne un completo silenzio. Non avrebbe ceduto prima della prova.

Elia permise ai sacerdoti di Baal di cominciare per primi e scegliere un torello. Quando Baal non rispose loro, malgrado le preghiere e le danze religiose dei sacerdoti, Elia li derise. Questo santo del Signore derise l’abominio del culto degli idoli nel popolo di Dio. Dopo di ciò i sacerdoti invocarono Baal gridando ancor più forte. Nella loro eccitazione cominciarono a farsi incisioni con coltelli.

Elia li lasciò fare fino al tardo pomeriggio. Poi costruì un altare con dodici pietre per le dodici tribù d’Israele, i discendenti di Giacobbe. Quelli che erano lì riuniti dovevano essere rammentati che il popolo del Signore consisteva di dodici tribù, e che la grazia del Signore era per il popolo nella sua interezza, non per quelli che si erano separati da quella comunione.

Elia procedette dunque a preparare l’animale per il sacrificio. Gli fece versare sopra talmente tanta acqua che anche il fosso intorno all’altare ne fu inondato. Ora sarebbe stato umanamente impossibile appiccare il fuoco al sacrificio. Elia scelse in quel modo di dimostrare che il ripristino della comunione pattizia non poteva venire da parte dell’uomo.

Elia pregò che il Signore si rivelasse come il Dio dei patriarchi, il Dio del patto, il Dio che vive in mezzo a Israele e che solo può rivendicare il possesso d’Israele. Elia voleva che Dio rendesse chiaro che lui, come profeta, aveva parlato nel nome del Signore. Allora il popolo avrebbe dovuto finalmente ammettere che l’indurimento dei loro cuori era venuto su di loro come giudizio del Signore a causa dei loro peccati. In risposta a questa ammissione potrebbe essere piaciuto al Signore togliere l’indurimento.

Improvvisamente cadde fuoco dal cielo. Il fuoco consumò l’olocausto, la legna, le pietre e la polvere e prosciugò perfino l’acqua del fosso. Il tremendo miracolo della grazia! Il Signore aveva ancora accettato l’offerta del suo popolo; non li aveva rigettati. Guardava ancora a loro nel Cristo e voleva dare loro la sua rivelazione della grazia in modo che rigettassero i Baal e s’inchinassero davanti a lui.

Allora caddero tutti sulle loro facce e gridarono: “L’Eterno è Dio, l’Eterno è Dio”. Ecco che il popolo s’inchinava davanti al Signore. Si stavano inchinando anche i loro cuori e si sarebbero adesso arresi al Signore in fede? Possiamo umiliarci davanti al Signore solo se ci fidiamo di lui. Il futuro avrebbe rivelato ciò che stava accadendo nei loro cuori.

Elia volle ora portare a termine la decisione e rimuovere l’abominio da Israele. Comandò perciò che il popolo portasse i sacerdoti di Baal al torrente Kishon e li uccidessero. Il popolo fece come aveva comandato. Così ancora una volta la grazia aveva vinto in mezzo al popolo.

Durante questo tempo della peggiore delle apostasie tra le dieci tribù, il Signore aveva lottato per vincere i cuori della gente. Poiché avevano rotto completamente con la casa di Davide erano andati di male in peggio. Pur tuttavia il Signore non li aveva lasciati andare.

          La rivelazione nella pioggia. Dopo l’uccisione dei sacerdoti Elia disse ad Achab di mangiare presto ad uno degli alti luoghi del Karmel perché lui, nello Spirito, udiva già lo scrosciare di abbondante pioggia. Achab accondiscese e si mise a mangiare mentre Elia si avvicinò al Signore.

Elia s’inchinò davanti al Signore e si piegò con la faccia tra le ginocchia, completamente umiliato e rotto davanti al Signore. Scandagliava il proprio cuore e pensava ai peccati del popolo. Lì confessò tutta l’empietà e pregò per la grazia del Signore nella forma della pioggia. In questo modo fu un intercessore per il popolo proprio come il Cristo è l’Intercessore che ha portato egli stesso i peccati del suo popolo.

È veramente così strano che Elia abbia pregato per la pioggia che aveva egli stesso già annunciato, quella pioggia che aveva virtualmente udita nello Spirito? Nelle nostre preghiere dobbiamo richiedere quello che Dio nella sua grazia ha deciso di darci. E possiamo aspettarci che Dio ci ascolti visto che il Mediatore ha fatto espiazione per i nostri peccati.

Elia pregò sette volte. Ogni volta mandò il suo servo a guardare verso il mare se vedeva segno di qualche nuvola. Elia non smise di pregare finché vide una risposta alla sua preghiera.

Quando, la settima volta, il suo servo tornò con una risposta affermativa, Elia mandò a dire ad Achab che scendesse di corsa al suo palazzo estivo in Jezreel altrimenti sarebbe rimasto impantanato nel nubifragio. Le nubi si addensarono e ci fu un forte temporale. Achab e il popolo ricevettero questa pioggia come dono della grazia del Signore nel suo patto? Ci sarebbe ora stato un ritorno al Signore e alla sua grazia pattizia?

          La rivelazione nel servizio di Elia. Lo Spirito del Signore venne su Elia e gli diede una forza straordinaria: la forza di correre davanti ai cavalli del carro di Achab fino a Jezreel. Poteva essere data al popolo una rivelazione più chiara di questa che la pioggia era venuta per la Parola della grazia, la Parola di cui Elia era il portatore? Per mezzo della stessa azione, fu dimostrato ad Achab che il profeta del Signore non lo rigettava come re ma gli faceva da araldo presso il popolo. Oh, se solo il re, in comunione col profeta, ambedue in sottomissione alla Parola del Signore, avessero condotto il popolo in accordo con la legge!

Nella sua misericordia Dio stava ancora cercando Achab. Per amore del suo popolo, si era occupato di questo re in modo speciale. Aveva voluto usare la sua grazia per rompere la resistenza di quest’uomo ribelle. Che crimine sarebbe stato se Achab avesse  ora rigettato il Signore.


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